Un nero
uccello vola nel cielo
L’associazione
Internazionale Per La Cattura Di Demoni, Anime e Streghe Cattive In
Circolazione era in crisi, perché l’organo
principale era in crisi.
L’associazione di solito sceglieva acccuratamente i Propri
missionari, ma se il
Capo avesse sbaglaito categoricamente la propria scelta per problemi
sentimentali?
Una giovane donna dai capelli rossi tagliati a
caschetto era seduta alla sua grande scrivania. Teneva le mani proprio
su di
essa e fissava le varie scartoffie posate sopra. Passò lo
sguardo anche sui
diversi fogli accartocciati e buttati per terra. Non era di certo una
maniaca
dell’ordine. No, cioè, l’ordine le
piaceva, ma non si metteva di certo a
piangere per se una minuscola macchia di caffè le cadeva sul
divano beige dello
studio.
La donna sospirò e cominciò a massaggiardi le
tempie con
due dita, lasciando andare un profondo sospiro di frustrazione. Aveva
un gran
mal di testa ed in più il pensiero di quei due imbecilli che
aveva mandato in
missione non la faceva di certo stare meglio. Sarebbe stato meglio se
fosse
andata di persona, ma lei doveva rimanere lì, incollata a
quella vecchia
scrivania di mogano mangiata dalle tarme, ad aspettare.
-Mh, capo?- una voce stanca e decisamente seccata provenì
dalla grande porta dello studio di Kristèn Red, che
alzò piano gli occhi
rossastri per guardare l’uomo biondo in piedi sulla porta,
con le mani dietro
la schiena.
-Hai un regalo per me?- chiese, sarcastica, alludendo alle
mani di Glen che rimasero per pochi secondi ancora dietro la sua
schiena, per
poi essere lasciate libere lungo i suoi fianchi dritti.
-No, non mi pagano abbastanza, Red- rispose l’altro,
mentre gli occhi dorati scintillavano, come se sperasseche
Kristèn potesse
convincere il suo capo ad aumentare lo stipendio del Cercatore di
Anime.
La donna batté un pugno sulla scrivania e poi, con voce
tremante, chiese: -Si sa nulla di Dragonfly e Celsius?-.
Sperò in un freddo sì di Glen, che
però fece un passo
indietro, storcendo la bocca. Kristèn si
abbandonò contro lo schienale della
sedia, sospirando e scuotendo la testa.
-Credi che ce la faranno?- continuò sempre lei e Glen fece
un debole sorriso e entrando nello studio a grandi passi.
-Ma sì. Infondo, se li avete mandati, capo, eravate
consapevoli che ce l’avrebbero fatta!-
Lei alzò lo sguardo stanco. –Veramente no-
Glen fece una faccia allarmata. –Ma allora perché
diavolo
li hai mandati lì, Red?-
Red lasciò cadere la testa sulla scrivania e
sospirò. –Non
lo so-
-Potrebbero mandare a monte la missione!- gridò Glen, la
voce stridula come quella di una donna.
Red alzò un po’ il capo e osservò Glen:
aveva i capelli
biondi arruffati, il volto arrossato e gli occhi dorati spalancati.
La rossa sbuffo e poggiò il mento sulla scrivania e
osservando un foglio con diversi appunti di sopra e lesse qualche
frase, senza
capire sul serio il significato.
Glen mise le mani sulla scrivania e si piegò verso Red,
che non lo degnò di uno sguardo.
-Ti ricordo che senza occhiali non leggi bene- sibilò lui,
con sguardo seccato. Lei si accigliò a quella affermazione.
-Mi chiedevo che c’entrasse la parola
“rombone” con un
rapporto riguardante l’ultima missione- sbuffò lei.
Glen spostò lo sguardo da lei al foglio, poi di nuovo
sulla donna. –Direi che gli occhiali, per te, sono di vitale
importanza. Ci
metteresti tutti nei guai, senza-
Red storse il naso. –Sta zitto, razza di imbecille, e
portami una bella tazzona di caffè invece di stare qui a
lamentarti!-
Glen si mise a braccia conserte e poi fece un sorrisetto.
–Subito, Madame Red-
-Ah, Glen?- la voce di Red fermò il biondo, che si
voltò
piano.
-Sì, capo?- fece lui titubante.
-Prendimi carta e penna e prepara Horabath per volare. Poi
preparati una sacca. Mi sa che si parte- la donna scattò in
piedi. –Non
possiamo lasciare la missione in mano a quei due imbecilli-
-Ma Red, Dragonfly non è poi così imbecille!-
esclamò
Glen, mettendosi le mani sui fianchi.
-Ma Celsius sì!- esclamò la donna esasperata
–Tu comunque
preparami quello che ti ho detto, mentre io riordino-
Il
capo passa
all’azione,
pensò Glen allarmato. Poi sorrise e uscì dallo
studio.
-Allora, tu ora mi prendi in
braccio e mi sollevi in volo
fin oltre le mura, ok?- Celsius fece il segno del pollice
all’insù, e Dragonfly
storse la bocca.
-Quindi ti posso lasciar cade anche a venti metri da
terra, giusto?- chiese la ragazza, mentre Celsius cominciava a scuotere
la
testa, allarmato.
-Preferirei che mi portassi a un massimo di un metro da
terra- fece lui, mettendosi le mani sui fianchi. A Dragonfly
sembrò che Celsius
volesse diventare un anfora, con quella posa.
-Non credi che potremmo chiedere di entrare e basta?- ora
era diventata lei quella pigra e Celsius quello intraprendente. In
fondo le
mura erano altissime e lei poteva volare, ma Celsius no. Infondo lui
volava
solo di notte.
-Ma sei matta? E che gli dovremmo dire per convincerli?-
Celsius fece una smorfia piuttosto brutta, come sempre. Aveva il naso
arricciato, la fronte aggrottata e, a questo punto, anche le labbra.
-Sembri un cretino- sbuffò lei e Celsius sembrò
offendersi.
–Comunque, potremmo dirgli che siamo due viaggiatori che
cercano riposo-
Celsius sembrò pensarci, poi scosse la testa.
–Pessima
idea-
-E invece è un’ottima idea! Sei tu che sei scemo e
non
capisci niente!- sbuffò lei, offendendosi e girando le
spalle a Celsius.
Lui alzò gli occhi al cielo e notò un grosso
corvo volare
sulle loro teste.
Quello
è
Horabath? Si
chiese Celsius, mentre il corvo atterrava sicuro sulla spalla di
Dragonfly.
Pochi secondi dopo la ragazza leggeva un piccolo
bigliettino.
-Che c’è scritto?- chiese Celsius, tendendo le
mani per
prenderlo.
-“Stiamo arrivando.
Tenete duro”. Lo ha scritto Madame Red, credo.
C’è scritto anche di entrare
stanotte, così possiamo volare entrambi-
-Visto, avevo ragione io!- fece Celsius con una faccia
sbruffona.
Dragonfly scosse la testa, sapendo che Madame Red,
comunque, li avrebbe cacciati ancora più nei guai.
Ora di Arte. Pervinca odiava Arte.
Strisciò per il corridoio, lanciando gemiti a destra e a
manca, mentre Babù e Flox chiacchieravano.
Avevano lasciato Grisam davanti alla sua classe, e, quando
il ragazzo era entrato, Vì si era ricordata di avere arte.
-Che tortura- gemette lei, arrivata davanti alla classe.
-Tortura? Tu? Noi abbiamo la De Transvall!- mugolò Flox,
diventando pallida come un lenzuolo.
Pervinca, senza dire niente, entrò in classe, alzando
semplicemente una mano in segno di saluto.
Passò mezz’ora di noia totale. Noia
“rotta” dai diversi
starnuti di Acanti e dal cadere di penne e matite.
Ma la noia di Vì fu interrotta davvero nel momento in cui
un grosso corvo nero beccò alla finestra vicino al suo banco.
-I covvi. Bvutto segno- aveva mormorato Acanti.
Nulla di più vero, soprattutto se il corvo in questione
proviene dalla L’associazione
Internazionale Per La Cattura Di Demoni, Anime e Streghe Cattive In
Circolazione.
Angolo dell'Autrice!
TORNATAAAA!
XDD Infondo, gente, è iniziata la scuola. Non che non sia
contenta di parlare con le mie amiche e scambiarmi volumi di manga con
gli altri otaku come me, ma, insomma, a me piace ronfare xDD Me lo
lasciassero frae in pace D: Comunque, ringrazio a tutte voi che avete
recensito, o che leggete semplicemente *_____* Siete voi che mi portate
avanti *_____________*
Ci
si scrive, cari miei! *ritorna nel suo buco personale*