Nick Autore:
Only_ (Only_Me)
Titolo:
Luna e stella.
Coppia
scelta: Remus/Sirius
Pacchetto:
Lupo Mannaro
Genere:
sentimentale,
introspettivo
Rating: verde
Avvertimenti:
Raccolta,
DoubleDrabble, Slash
Luna e stella.
Sorriso.
Quando Sirius mi
sorrise la prima volta, sentii una strana sensazione nel petto; il
mio cuore aveva cominciato a battere più in fretta, pompando
il
sangue nelle vene con più velocità, ma allora
avevo solo undici
anni e non pensavo che mi sarei potuto innamorare di un altro
maschio, di uno dei miei migliori amici, poi.
Quando lui e
James mi costrinsero a rivelare il mio segreto, pensai che non avrei
più rivisto le sue labbra piegarsi in quel modo; invece,
stupendomi,
James cominciò a battere le mani, esaltato, e Sirius sorrise
e mi
mozzò il fiato per alcuni, infiniti secondi. James mi
rivelò che da
tempo lui e suo
fratello
lo sospettavano e ribattezzò la mia licantropia: decise che
da quel
momento si sarebbe chiamata piccolo
problema peloso.
Riuscì a far
sorridere anche me, anche se credo che la presenza di Sirius mi
avesse fatto sciogliere più di quanto all'epoca pensassi:
non avevo
mai scherzato sulla mia maledizione, prima, mi
odiavo per
causa sua.
Sirius, con i
suoi sorrisi ed i suoi ghigni più o meno rassicuranti, mi
aveva
ubriacato; era diventato difficile pensare a me stesso senza lui al
mio fianco, nonostante lo conoscessi solo da due anni.
Cuscino.
Un pomeriggio
d'aprile, proposi ai Malandrini di studiare insieme per i G.U.F.O..
Peter e James
avevano accettato subito, mentre Sirius, invece, si era
categoricamente rifiutato. Diceva che era inutile sprecare belle
giornate come quella sui libri, che era meglio allenarsi per la
partita contro Serpeverde.
Alla fine, grazie
anche all'intervento di James, l'avevo avuta vinta io: eravamo andati
nel parco muniti dei nostri libri di Trasfigurazione, ci eravamo
trovati un posto all'ombra sotto un grosso, vecchio albero ed avevamo
cominciato a studiare. Oh, almeno, io
l'avevo fatto.
James aveva
cominciato a giocare con un boccino preso da chissà dove,
Peter si
era messo a sbuffare subito dopo la prima pagina e Sirius... dopo
alcuni minuti di perfetto silenzio ed occhiate storte, mi aveva
ordinato di spostare il libro che tenevo in grembo – io,
da perfetto idiota, l'avevo fatto –
e aveva deciso di usarmi come cuscino,
appoggiando la testa sulle mie gambe e sorridendo soddisfatto per la
posizione comoda in cui si trovava.
Inutile dire che
non avevo studiato praticamente nulla – troppo
concentrato a distogliere i pensieri dai suoi movimenti per
memorizzare davvero ciò che leggevo.
Da quel giorno
non avevo più cercato di costringere Sirius ad assecondarmi.
Bacio.
Un giorno, poco
dopo essere uscito dalla biblioteca ed aver imboccato il corridoio
che mi avrebbe portato alla torre di Grifondoro, qualcuno mi aveva
afferrato per un braccio e mi aveva spinto dietro ad un arazzo. Ero
certo che si trattasse di Sirius e uno dei soliti scherzi cretini, ma
quando mi ero voltato per dirgliene quattro, le parole mi erano morte
in gola. Aveva un'espressione esageratamente seria sul viso, una
strana scintilla che non avevo mai visto prima negli occhi grigi.
Avevo sentito,
forte, il desiderio di baciarlo; prendendo a due mani tutto il
coraggio e mandando al diavolo tutte le preoccupazioni, mi ero
allungato verso il suo viso ed avevo appoggiato le labbra sulle sue.
Sirius si era irrigidito, avevo avuto il timore di essermi giocato
un'amicizia lunga anni con uno stupido gesto dettato dall'istinto, ma
dopo pochi secondi avevo sentito la sua bocca schiudersi e qualcosa
di umido sfregare sul mio labbro inferiore, come a chiedere il
permesso. Mi ero rilassato appena, capendo di non aver osato troppo.
James ci aveva
trovati così, proprio dietro quell'arazzo, intenti ad
assaggiarci
per la prima volta. Aveva sbottato un alleluia, facendoci
l'occhiolino, poi si era volatilizzato lasciandoci di nuovo soli.
Calore.
L'ultima notte
del settimo anno, Sirius ed io avevamo deciso di trascorrerla per
conto nostro, fuori dal dormitorio.
Mentre
aspettavamo che James e Peter si addormentassero – avevamo
già fatto il nostro ultimo, memorabile scherzo –,
Sirius si era coricato nel mio letto. Sentivo il suo calore
attraverso il tessuto sottile dei pigiami e non riuscivo a smettere
di pensare alla sensazione della sua pelle contro la mia.
Sirius sfregava
il naso contro il mio collo, ci posava di tanto in tanto qualche
morbido bacio; i suoi capelli mi solleticavano una guancia.
Anche quando
James e Peter si addormentarono, Sirius ed io restammo sdraiati nel
mio letto, mandando al diavolo i nostri programmi per la nottata. Non
riuscivo ad impedirmi di accarezzare la sua schiena liscia da sotto
la maglia di lino, come lui non riusciva a smettere di baciarmi
e mordicchiarmi la pelle appena sotto l'orecchio, graffiandomi un
poco con l'accenno di barba che rendeva tutto persino migliore.
Non facemmo nulla
– anche
volendo non avremmo potuto,
visti i possibili spettatori –,
restammo soltanto abbracciati finché il sonno non ci avvolse.
La mattina dopo
mi svegliai con il calore del suo respiro contro il collo.
Cicatrice.
Sono passati
tanti anni.
Sirius ci ha
traditi e ancora non me ne capacito; come ha potuto vendere James e
Lily a Voldemort? Come ha potuto uccidere Peter e tutti quei Babbani?
Pensavo che fosse
sempre così teso, quando eravamo insieme, perché
sospettasse di me;
in realtà, come avevo scoperto col tempo, aveva paura che lo
smascherassi e gli rovinassi i piani.
Il mio corpo è
pieno di cicatrici. Le vedo tutte le volte che mi guardo allo
specchio, come in questo momento. Il mio viso è sfregiato,
il mio
petto è un'intricata ragnatela di linee biancastre.
Dopo ogni
plenilunio, nuove ferite mi squarciano la pelle; ferite che non fanno
mai
male quanto il suo tradimento. Ferite che non possono competere con
quelle della mia anima maledetta.
Osservo il mio
volto dallo specchio, cerco di sorridere; le labbra si tendono in una
smorfia che di allegro non ha nulla, la lunga cicatrice sulla guancia
risalta più del solito.
Domani tornerò a
Hogwarts, insegnerò.
So che sarà dura
rivisitare, da
solo,
tutti quei luoghi che mi avevano riservato tante gioie, che mi
avevano fatto comprendere l'importanza dell'amicizia e dell'amore; ma
sento di doverlo fare, sento che qualcosa di importante mi attende.