Film > Re Leone
Ricorda la storia  |      
Autore: MedusaNoir    25/01/2012    5 recensioni
- Questo lo so, branco di idioti, - si lamentò Taka, coprendosi gli occhi con la zampa per non dover ricordare quali compagni avesse scelto. - Vi siete forse dimenticati che sono suo figlio?
- Oh, scusa... Per come si stanno mettendo le cose, cominciavamo a credere che il suo unico figlio fosse Mufasa!

Prequel del "Il Re Leone", basato sulle "Six Adventures": la storia di Scar.
Quarta classificata e vincitrice del Premio Caratterizzazione a "Il Fascino del Male" contest di Dark Aeris.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mufasa, Sarabi, Scar
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Colui che non è degno

Il tramonto scivolava nella Savana, illuminando di rosso e oro la Rupe dei Re. Uru controllava che tutte le leonesse avessero accanto a loro i propri cuccioli, sbirciando se, tra di loro, riuscisse a scorgere il piccolo Taka; scosse la testa, sospirando, quando si fu accertata della sua assenza: dopo quella giornata faticosa, Ahadi non sarebbe stato affatto contento di sapere che suo figlio gironzolava ancora per le Terre del Branco, senza alcun rispetto per la preoccupazione dei genitori.
Uru, però, non poteva farci niente. Taka si era subito mostrato come un leone ribelle, tutto il contrario del fratello Mufasa, che dava segno di volersi impegnare per diventare il successore al trono della Savana. La leonessa lanciò un ultimo sguardo alla Terre del Branco e vide Ahadi e Mufasa tornare verso casa, immersi in una discussione, probabilmente inerente ai problemi di siccità che la Savana stava attraversando in quel periodo, ma di Taka ancora nessuna traccia. Voltandosi, tuttavia, si trovò faccia a faccia con il figlio: i suoi occhi verdi si riflessero in quelli identici di Taka, che mostravano una fierezza che alla madre non era mai appartenuta, e il primo pensiero che attraversò la mente di Uru non fu di sgridarlo, ma di leccare il suo muso scuro.
- Sei tornato appena in tempo, – gli disse.
Taka non rispose, ma tenne lo sguardo fisso sulla coppia di padre e figlio che lentamente, chiacchierando, tornava alla Rupe dei Re.

Come ogni giorno, Taka vagava per le Terre del Branco alla ricerca di qualche divertimento. La criniera nera stava cominciando a spuntargli sul muso marrone scuro, incorniciando gli occhi verdi cerchiati di nero: non somigliava al padre o al fratello, non dimostrava né l’eleganza né l’impegno di un membro della famiglia reale; oltretutto, preferiva passare il tempo sollazzandosi con tre iene che aveva preso in simpatia piuttosto che aiutare Ahadi a risolvere le questioni che il popolo gli poneva di fronte.
Perché soddisfare quel branco di bestie nullafacenti? Taka si ritrovava a porsi sempre più spesso quella domanda: per lui gazzelle, giraffe, elefanti e il resto delle specie che popolavano la Savana erano solamente cibo, buono per se stesso o per altri leoni, e allora perché Ahadi si impegnava tanto per mantenere la loro felicità? Non erano leoni, e di conseguenza non possedevano, a suo dire, il diritto di essere difesi.
- Ma chi si vede! – esclamò una voce conosciuta alle sue spalle.
Taka si voltò lentamente, degnando di uno sguardo annoiato Shenzi, la iena a capo del trio.

- A quanto pare mi avete trovato, – esclamò, accucciandosi a terra e leccandosi una zampa. – Che notizie mi portate?
- Pare che il re non sia affatto contento di come vadano le cose, - rispose Shenzi.
- Proprio per niente, Taka, - aggiunse Banzai, mentre Ed rideva, apparentemente divertito dalla notizia che nelle Terre del Branco imperversava la siccità.
- Questo lo so, branco di idioti, - si lamentò Taka, coprendosi gli occhi con la zampa per non dover ricordare quali compagni avesse scelto. - Vi siete forse dimenticati che sono suo figlio?
- Oh, scusa... Per come si stanno mettendo le cose, cominciavamo a credere che il suo unico figlio fosse Mufasa!
Shenzi scoppiò a ridere alle proprie parole, subito imitata dalle altre due iene; Taka scattò in piedi, irritato, e spinse via con violenza Banzai, il più vicino.
- Zitti! - li sgridò. - Solo perché il mio adorato fratellino non può fare a meno di leccare le zampe a mio padre non significa che l'erede sia già stato scelto!
- Forse no, - rincarò la dose Shenzi, soffiando via il ciuffo dagli occhi. - ma devi ammettere che Mufasa ha buone probabilità di prendere il posto di Ahadi.
Taka si accovacciò a terra, riflettendo: Mufasa era il figlio maggiore, il suo aspetto possente era degno di un re, seguiva il padre in qualsiasi momento… Cos'avrebbe potuto spingere Ahadi a scegliere il secondogenito? Se si fosse trattato di Uru, probabilmente la decisione sarebbe stata un'altra: sua madre aveva una vera predilezione per lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso. Come avrebbe potuto convincerlo a renderlo suo erede?
- Potresti farlo fuori, - scherzò Shenzi, come se gli avesse letto nella mente.
- Non dire idiozie: se lo uccidessi, il regno passerebbe comunque nelle mani di Mufasa, - sbuffò Taka, senza prenderla sul serio.
- Se uccidessi Ahadi, - precisò la iena.

Mentre il sole tornava ad illuminare di rosso il terreno erboso e gli arbusti della Savana, Taka si incamminava verso la Rupe dei Re, cercando di scacciare dalla mente le parole di Shenzi. Era impossibile, lui non avrebbe mai potuto fare del male volontariamente al fratello: voleva il trono, quello era vero, ma toglierlo di mezzo era fuori discussione. Avrebbe trovato un altro modo per farsi benvolere dal padre, nonostante tutto ciò minasse il proprio orgoglio; doveva solamente mostrarsi disponibile nel risolvere i problemi della Savana, almeno finché Ahadi fosse rimasto in vita. Ce l'avrebbe fatta, ne era certo: poteva togliersi dalla testa l'idea assurda di uccidere Mufasa.
All’improvviso una folata di vento istigò i sensi di Taka; il leone si voltò immediatamente, alla ricerca di un nascondiglio, e corse verso la prima roccia che trovò tra gli arbusti.
Rimase in attesa, trepidante, mentre gli occhi verdi si illuminavano consapevoli di ciò che, entro pochi attimi, avrebbero ammirato.

La prima ombra a spuntare fu quella della giovane Sarafina, che chiacchierando allegramente rivelava la presenza di un’altra leonessa: come se Taka non ne avesse già avvertito il profumo.

Sarabi apparve un istante dopo, nobile e slanciata, il muso in alto e le orecchie tese per ascoltare i racconti della sua amica. Taka rimase per qualche secondo immobile a contemplare le iridi castane della leonessa più orgogliosa della Savana, soffermandosi sul pelo marrone chiaro, accanto al quale tante notti aveva sognato addormentarsi: Sarabi era come lui, una creatura fiera che non avrebbe mai messo nulla davanti al proprio onore. Preparando il suo migliore sorriso, leggermente storto, scivolò fuori dal nascondiglio e si avvicinò alle due leonesse per mostrare la sua presenza.

- Buonasera, signore, - le salutò, fingendosi gentile.

Sarafina arrossì incontrando gli occhi verdi di Taka, affascinante come solo lui nelle Terre del Branco poteva essere – eccetto uno, ma era meglio non ricordarlo allo stesso Taka –, mentre Sarabi sollevò un sopracciglio, diffidente.

- A cosa dobbiamo questa gentilezza, Taka? – gli chiese. – Hai fatto una caccia soddisfacente oggi?

- E’ quello che sto tentando di fare, - rispose il leone con un ghigno, camminando intorno a Sarabi senza degnare di un solo sguardo Sarafina.

- Ritira gli artigli, principino: non c’è proprio niente da cacciare su questo terreno.

- Credo invece di avere incontrato una delle migliori prede della Savana, Sarabi, - strascicò il suo nome, soffermandosi sulla prima sillaba, alle orecchie della leonessa, che mantenne lo sguardo fiero dritto davanti a sé.

- Se permetti, ora io e Sarafina dobbiamo andare, - disse Sarabi con tranquillità, un leggero sorriso divertito sul volto. – A quanto pare, tuo padre deve fare un discorso importante stasera. Ma forse tu, abituato a passare le giornate gironzolando senza pensare ad altri che a te stesso, non lo hai nemmeno saputo.

Taka le rivolse un ghigno. – Ti sbagli, Sarabi, - mentì. – Stavo tornando anche io alla Rupe dei Re proprio per assistere al discorso di mio padre: immagino che parlerà del modo migliore per risolvere i problemi del nostro amato popolo.

Sarabi sollevò nuovamente un sopracciglio, scettica, nel sentirlo parlare del suo “amato popolo”, ma acconsentì alla successiva richiesta di Taka di tornare dagli altri leoni insieme.

 

In cima alla Rupe dei Re, mostrando il migliore sorriso per l’occasione, Taka attendeva l’arrivo del padre tra Uru, che gli lanciava fugaci occhiate d’orgoglio, e Mufasa, stupito della presenza del fratello: Taka aveva deciso di mostrarsi più responsabile e il momento più adatto per cominciare era quello, durante il discorso che il re Ahadi avrebbe tenuto sul bene della Savana. Il sole tramontava dietro le Terre del Branco, proiettando le lunghe ombre degli animali riuniti sotto la Rupe dei Re.

Papà sarà fiero di me.

Incontrò lo sguardo soddisfatto di sua madre, così felice che il figlio minore avesse deciso di presentarsi in quella importante occasione, dimostrando di essere consapevole delle proprie responsabilità.

Sarò il migliore sovrano che abbia mai regnato sulla Savana.

Il sorriso di Taka si allargò soffermandosi sul muso marrone chiaro di Sarabi, sui suoi occhi, e già il leone immaginava la magnificenza del proprio regno accanto a una regina come lei.

Capirà che non sono più un cucciolo irresponsabile, sempre in cerca dell’avventura, e allora si renderà conto di poter amare solo me.

Ahadi si fece largo tra i leoni e i suoi figli, rispettosamente, gli fecero spazio, permettendo a lui e ad Uru di fronteggiare l’enormità del loro popolo.

- Il motivo per cui siamo qui…

Non può esistere un re migliore di me, mi basterà poco tempo per dimostrarlo a mio padre.

Taka non ascoltava il discorso di Ahadi, ma continuava a sorridere riflettendo su come avrebbe mandato avanti il regno, pensando al benessere dei propri sudditi, almeno finché fosse rimasto sotto gli occhi vigili della famiglia: un giorno Ahadi sarebbe morto, lasciandogli il posto, e Mufasa sarebbe diventato un leone solitario, mentre Uru, che amava Taka profondamente, avrebbe accettato ogni sua scelta riguardante la Savana.

- I gravi problemi che ci affliggono…

Avrebbe avuto uno splendido cucciolo da Sarabi, anche due, tre, quanti più figli la leonessa sarebbe riuscita a partorire, e sarebbero stati tutti splendidi, belli come lei e intelligenti come lui, gli occhi verdi stagliati sul pelo marrone chiaro, le criniere nere incornicianti i loro musi fieri.

- E’ per questo motivo che ho scelto di avvalermi di un prezioso aiuto, - concluse Ahadi, voltandosi verso i figli. – scegliendo già da ora quale sarà il futuro re da istruire per il bene della Savana.

Taka spalancò gli occhi e il suo sorriso vacillò.

Come? Suo padre aveva già deciso chi sarebbe stato il suo erede?

No, è impossibile, è troppo presto… Non ho ancora potuto dimostrargli di cosa sono capace… E’ presto, è troppo presto per…

- Popolo della Savana, - continuò Ahadi, facendo un cenno con il muso al figlio maggiore. – acclamate Mufasa, il mio degno erede.

Rinoceronti, giraffe, gazzelle, tutti si inchinarono ai piedi della Rupe dei Re, mentre Mufasa avanzava lentamente per raggiungere il padre. Furono molte le cose che Taka fu in grado di vedere in quel momento, mentre, al contrario del fratello, indietreggiava stravolto.

Mufasa sorrideva educatamente, senza esternare alcuna emozione, perfettamente consapevole da tempo di essere lui l’erede designato.

Uru osservava il figlio maggiore con orgoglio, ignorando l’infelicità del minore.

Sarabi rivolgeva a Mufasa lo sguardo d’amore che Taka aveva tanto cercato nei suoi occhi castani e la sua fierezza non era più per se stessa, ma per il leone che avrebbe preso il posto del re della Savana.

Taka indietreggiò ancora, gli occhi sbarrati per la consapevolezza di tutto ciò che prima non aveva voluto vedere, e fuggì ricacciando indietro le lacrime.

 

- Noi te l’avevamo detto.

Taka aveva corso fino a raggiungere la tana delle tre iene, senza sapere perché stesse cercando proprio la loro compagnia: non lo avevano incoraggiato, non avevano mai creduto nella sua elezione a re, e allora perché Taka era lì, ad ascoltare Shenzi ripetere che loro sapevano che sarebbe andata proprio in quel modo?

- Sta’ zitta! – gridò Taka, facendo rabbrividire Banzai; per un istante perfino Ed smise di ridacchiare delle disgrazie del leone.

- Mufasa ti ha portato via il regno, Taka, - lo ignorò Shenzi. – E’ naturale che tu sia fuori di te dalla rabbia.

- Almeno Uru sarà stata comprensiva, - tentò di sollevargli il morale Banzai. – Sei il suo preferito, l’hai sempre detto.

Taka scattò in avanti a quelle parole, digrignando i denti di fronte alla iena, che smise immediatamente di parlare.

- Non… nominare… mia… madre!

- D’a…d’accordo, Taka, - balbettò Banzai, indietreggiando lentamente.

Mufasa, il valoroso e possente Mufasa si era portato via tutto, non solo il regno: sua madre, lo sguardo misto d’affetto e orgoglio che aveva sempre riservato a lui, e poi, come se non bastasse…

Lo sguardo di Sarabi gli invase la mente, appannandogli la vista.

Mentre la rabbia montava in lui, arrivando fino agli artigli, Taka capì perché l’istinto lo aveva portato dalle iene.

- Noi te l’avevamo detto, - ripeté Shenzi, mentre un ghigno si allargava sul volto della iena.

 

La mandria radunata attorno alla piccola pozza cercava di attingere alla poca acqua rimasta, sopportando a stento il sole cocente che bruciava le loro teste; alcuni bufali arrancavano, trascinandosi dietro i piccoli sempre più deperiti. Dietro una roccia, Taka e le iene spiavano la mandria, attendendo l’arrivo di Ahadi e Mufasa per il controllo quotidiano. Ed rideva nervosamente, rischiando di attirare l’attenzione dei bufali, e Shenzi e Banzai tentavano di coprirgli la bocca, ma Taka era immobile, in silenzio, gli occhi ridotti a fessure rivolti al punto in cui sarebbero presto apparsi i due leoni.

- Ripassiamo il piano, - esclamò dopo qualche minuto e le tre iene smisero di combattere per ascoltarlo. – Abbiamo già acceso un piccolo fuoco qua dietro: appena avvisteremo mio padre e Mufasa, bruceremo le torce e correremo intorno ai bufali, dando fuoco al terreno in modo che l’unica via d’uscita per la mandria sia correre verso di loro. Saranno spaventati, non si renderanno neanche conto di schizzare a tutta velocità verso il loro sovrano.

- Quindi hai intenzione di fare fuori anche tuo padre? – chiese Banzai per l’ennesima volta.

- Così avrò tutto il regno subito, - sogghignò Taka. La sua espressione era di euforia, sembrava che non avesse aspettato altro da anni: il dolore per la certezza dell’affetto incrollabile della madre, per la possibilità di divenire re della Savana e per la perdita dell’amore di Sarabi prima di averlo potuto ottenere, e la consapevolezza che la colpa fosse tutta di Mufasa lo rendevano cieco, spingendolo ad uccidere il sangue del suo sangue.

- Arrivano! – annunciò, afferrando la propria torcia e puntandola sul fuoco, imitato dalle tre iene. Corse intorno ai bufali, bruciando il terreno già provato dalla siccità, esaltato.

I bufali, proprio come Taka aveva previsto, si guardarono attorno spaventati e cominciarono a correre verso l’unico punto libero dal fuoco disponibile; tuttavia, per un errore di calcoli, quel punto non era quello in cui si trovavano Ahadi e Mufasa: i bufali puntarono verso Taka.

Il leone lasciò andare la torcia e cominciò a correre, ma confuso come i bufali non riuscì ad allontanarsi immediatamente dal fuoco, accorciando la distanza con la mandria impazzita. Voltandosi, si accorse che tre bufali erano vicini, troppo vicini, e lui non aveva più possibilità di scampo; si coprì il volto con le zampe, pregando che i bufali non lo calpestassero. Prima che potesse accadere altro, avvertì qualcuno spingerlo via, allontanandolo dal pericolo della mandria e delle fiamme.

Taka rimase privo di coscienza per qualche momento; quando si fu risvegliato, i leoni e tutte le leonesse erano riuniti intorno al fuoco, che stavano finendo di domare, mentre accanto a lui si trovava Mufasa, la zampa sopra la sua schiena. Taka spalancò gli occhi, incredulo, guardando il fratello che respirava faticosamente.

- Mufasa! – esclamò.

- Stai bene, Taka? – gli chiese il fratello, abbozzando un sorriso, il volto dolorante.

- Io… io…

- Vieni qui, Mufasa.

Ahadi si avvicinò al figlio e con l’aiuto di una leonessa lo trascinò lontano dal pericolo per le cure necessarie. L’ultima cosa che Taka riuscì a vedere fu Sarabi leccare la zampa di Mufasa ferita, prima che suo padre gli desse uno schiaffo in pieno volto, con una violenza che da lui non si sarebbe mai aspettato.

- Che cosa ti è saltato in mente? – lo sgridò Ahadi, stringendo i denti. – Volevi divertirti con le iene uccidendo un’intera mandria di bufali?

No, papà, non è così, avrebbe voluto urlare Taka per giustificarsi, per mostrare che non era tanto stupido da volersi procurare da mangiare in quel modo, ma come poteva rivelare che, in realtà, stava cercando di uccidere lui e suo fratello per diventare finalmente re della Savana?

Rimase in silenzio, mentre suo padre pronunciava le parole che avrebbero accompagnato Taka per tutta la vita: - Ho fatto bene a scegliere Mufasa, tu non vali neanche la metà di lui.

 

Il piccolo ruscello rifletteva la realtà di Taka: un volto percorso da una lunga cicatrice, che si apriva sul suo occhio, il volto del perdente. Il leone non avrebbe mai dimenticato quel giorno, l’umiliazione subita dal dovere la vita all’odiato fratello.

Sentì muovere le foglie dietro di lui e si mise sulla difensiva.

- Chi è là? – tuonò.

- Calma, leoncino, - rispose tranquillamente una voce. Dagli arbusti apparve una giovane leonessa che Taka non conosceva. – Sei nel mio territorio, dovrei essere io a farti questa domanda.

Il suo manto, come i suoi occhi, era dello stesso colore di quello di Sarabi, ma lo sguardo, ugualmente fiero, rivelava un accenno di follia; le palpebre erano circondate di nero, lo stesso nero che incorniciava gli occhi di Taka

- Non ti ho mai vista nelle Terre del Branco.

- Perché non appartengo a quel posto: sono Zira, una leonessa solitaria. Posso sapere il tuo nome?

Taka osservò ancora una volta il proprio riflesso nel ruscello, mentre gli occhi si illuminavano della stessa follia di Zira, una follia mista a malvagità repressa troppo a lungo e che ora spingeva per uscire. Guardò la cicatrice che gli solcava il volto.

- Scar, - rispose con un ghigno.

__________________________________________________________________________________________________________________________

Autore [ In caso di nick diverso sul forum, comunicare ]: MedusaNoir
Titolo della storia: Colui che non è degno
Personaggio scelto: Scar
Rating: Verde
Genere: Generale, Triste, Romantico (accennato)
Avvertimenti: One-shot, leggero What if?
Introduzione: Taka si accovacciò a terra, riflettendo: Mufasa era il figlio maggiore, il suo aspetto possente era degno di un re, seguiva il padre in qualsiasi momento… Cos'avrebbe potuto spingere Ahadi a scegliere il secondogenito? Se si fosse trattato di Uru, probabilmente la decisione sarebbe stata diversa: sua madre aveva una vera predilezione per lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso. Come avrebbe potuto convincerlo a renderlo suo erede?
Note dell'autore [ Se ce ne sono ]: Da leggere dopo la lettura della storia, per questo le metto alla fine.

Taka è il nome originale di Scar, che decide di cambiare in quel modo proprio dopo essersi fatto la cicatrice; Ahadi e Uru sono i nomi canon dei suoi genitori, come Sarafina (la futura madre di Nala).

I leoni solitari (si dice che Kopa, il fratello di Kiara, se non è morto è diventato un leone solitario) sono coloro che scelgono di vivere da soli lontano dal branco: ho immaginato che Zira fosse così e che, dopo l’incontro con Scar, abbiano cominciato a girare insieme.

Nelle “Sei avventure”, Taka, dopo avere scoperto che il padre aveva scelto Mufasa, decide di uccidere il fratello seguendo i consigli delle iene ed infuria un bufalo contro di lui; mentre Mufasa di salva, lui rimane preda della mandria. Il What if? è riferito al modo in cui si è fatto la cicatrice (qui dovuto allo schiaffo del padre) e all’assenza del bufalo Boma. Non ho letto l’avventura (solo l’inizio, con l’arrivo di Rafiki alla Rupe dei Re), solo il riassunto su Wikipedia.

L’ultimo “Noi te l’avevamo detto” di Shenzi è riferito all’omicidio di Mufasa.

Non ho immaginato Scar come un leone da sempre crudele, ho voluto descrivere il modo in cui è diventato cattivo: la delusione della madre, che lo aveva sempre preferito e ora si dimostra più orgogliosa per Mufasa che triste per Scar (secondo me, lei preferisce davvero il secondo figlio, ma è una madre, è naturale che sia felice per l’elezione a re del primo), l’amore per Sarabi, “rubatogli” ancora una volta dal fratello, e infine, soprattutto, la perdita dell’eredità al trono. Prima di tutto ciò, Scar era solamente un leone ribelle, che si interessava poco al popolo e bramava solo il potere (era giovane, non un cucciolo, ma la criniera stava appena spuntando); Scar diventa cattivo, secondo me, solo quando incontra Zira (non per lei, ma per tutto ciò che porta dentro)

L’ultima frase detta da Ahadi è volutamente ripresa dal film.

_____________________________________________________________________________________________________________________________

Stile e lessico: 11.85 punti

Il tramonto scivolava nella Savana, illuminando di rosso e oro la Rupe dei Re.

Non sono molto convinta del verbo “scivolare”, pensando al tramonto. Io metterei qualcosa tipo “calava sulla Savana”, per dare l'idea del sole che scende fino a scomparire.

Uru controllava che tutte le leonesse avessero accanto a sé
Il soggetto non è in terza persona, quindi il sé è sbagliato, va sostituito con “loro”.

per la preoccupazione di genitori.
Svista: dei genitori.

Se si fosse trattato di Uru, probabilmente la decisione sarebbe stata diversa: sua madre aveva una vera predilezione per lui, ma il rapporto di Taka con Ahadi era diverso.
Ripetizione.

No, è impossibile, è troppo presto… Non ho ancora potuto dimostrargli di cosa sono capace… E’ presto, è troppo presto per…
Io manterrei solo gli ultimi tre punti e sostituirei i primi con una virgola e i secondi con un punto esclamativo.

e la consapevolezza che la colpa era tutta di Mufasa lo rendevano cieco
Che la colpa fosse tutta di Mufasa.

Lo stile è molto elaborato e si denota una certa cura per il lessico, impreziosito da un buon uso di sinonimi e vocabolario. Forse ripeti un po' troppo i nomi propri, rendendo la lettura pesante in alcuni tratti, ma nel complesso niente da ridire.

Originalità: 8 punti

La storia è senza dubbio molto originale, sebbene gran parte del testo sia ripreso da racconti già esistenti. Visto e considerato che questi racconti sono solo trame e non sono più di tanto elaborati, il tuo approfondirle le ha rese più tue, più nuove. Inoltre, anche solo la scelta di basare una fanfiction su quelle, piuttosto che sul film, è da lodare. L'aggiunta del rapporto tra Sarabi e Scar è assolutamente inedita e rende la storia ancora più particolare.

Caratterizzazione dei personaggi: 9.8 punti
Il punteggio in assoluto più meritato è quella della caratterizzazione, perché ogni personaggio, e non solo Scar, è perfettamente in linea con il proprio disegno originale. Persino le iene, Sarabi e Zira, che appaiono relativamente poco, sono proprio come ce li si aspetterebbe e questo denota una grande cura per la storia. L'unica nota dolente è Mufasa, a mio avviso. Qui appare quasi come un lecchino borioso, sicuro di sé e del ruolo che andrà a ricoprire. Io ritengo che Mufasa sia più intenso di così, ma non ho tolto tanti punti, per il semplice fatto che quando questi elementi vengono sottolineati è sempre Scar a notarli e potrebbe essere una sua personale visione, distorta dall'invidia.

Apprezzamento personale: 12 punti

Storia ben scritta, originale e intensa. Mi piace pensare che Scar un tempo amasse il fratello, che non volesse fargli del male. Inoltre, trovo incredibilmente intrigante il rapporto Sarabi-Scar e lei è assolutamente perfetta. Bello il pezzo nel quale lo schiaffo gli procura la cicatrice, come se dovesse ricordargli per sempre quel tragico momento di rottura. Complimenti!

Totale: 41.65 punti
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Re Leone / Vai alla pagina dell'autore: MedusaNoir