Timeline:
quindici anni prima, quindi Elena e Bonnie dovrebbero avere all’incirca tre
anni. L’ultimo pezzetto è tratto invece dalla 3x12.
Challenge: tabella #6 – Relazioni @ vampiregeometry, col prompt #2 – Genitori.
Avvertimenti:
ho messo come avvertimento “OOC” non perché penso che Abby e Miranda siano
fuori carattere in questa one-shot, ma perché effettivamente si sa poco e
niente di loro due. Perciò non me la sento di non mettere l’avvertimento, non
sapendo molto su di loro non vorrei ci fossero degli strafalcioni. *mette le mani avanti*
Note: Abby non mi
convince. Per niente. E quando un personaggio di un telefilm non mi convince di
solito ci scrivo sopra, quindi ecco qua! Il titolo è un verso della canzone
“Best Friends Forever” delle KSM.
Disclaimer:
I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero
sarei taaaanto felice, sì :D).
I’ll be there, I will always be around
«Ti
prego, devi fare qualcosa. Non posso permettere che mi porti via Elena.»
Abby
Wilson era sempre stata dell’opinione che l’amicizia venisse prima di tutto:
prima del lavoro, prima dei doveri famigliari, prima ancora dei suoi problemi
addirittura. Fin da quando conosceva Miranda, il suo obiettivo era stato quello
di preservare il loro legame e fare in modo di esserci sempre per lei. La loro
amicizia sembrava quasi una barzelletta agli occhi degli altri, ci avevano
scherzato molto sopra sostenendo che sembrasse una di quelle da telefilm per
adolescenti: cresciute insieme, diplomate nello stesso liceo e fidanzate nello
stesso periodo.
Per
loro sarebbe stato così semplice e naturale condividere anche l’amore per le
proprie famiglie. Abby non si era mai sentita all’altezza di essere madre, non
si reputava capace di donare affetto o sapere sempre quale fosse la cosa
migliore da fare, come faceva invece Miranda. Da quel punto di vista l’aveva
molte volte invidiata.
Tuttavia,
mentre fissava Bonnie intenta a giocare nel salotto di casa Gilbert con Elena,
non poté fare a meno di pensare che nonostante tutto essere madre e crearsi una
famiglia era ciò che l’aveva resa completa negli ultimi anni.
«Cosa
posso fare?» le domandò, con un sospiro.
Miranda
strinse tra le mani una tazza contenente una forte tisana che l’aiutasse a
distendere i nervi e mettere a fuoco tutto ciò che era successo nelle ultime
ore: un uomo – un vampiro – si era
presentato dal nulla chiedendo di poter vedere Elena. Senza giri di parole o
allusioni Mikael – il suo nome
sarebbe rimasto per sempre marchiato a fuoco nella memoria di Miranda – aveva
sostenuto di essere lì per la doppelgänger. Se non fosse stato per la presenza
di suo marito non sarebbe riuscita a chiudere la porta e affrontare quell’uomo.
«Io
non lo so, ok?» sbottò facendo accigliare Abby nel trovare l’amica così
spaesata e ignara di cosa potesse fare.
Lei era quella che sapeva
tutto, lei era quella che riusciva a
rimanere calma nelle situazioni peggiori, lei
l’aveva aiutata ad accettare i suoi poteri nonostante non fosse suo compito.
Era incredibile come l’arrivo di qualcuno in grado di distruggere tutto quello
che aveva creato potesse sconvolgerla e renderla così instabile.
«So
solo che quell’uomo tornerà, prima di quanto pensiamo. Non voglio perdere mia
figlia, Abby.» le sussurrò, portandosi una mano alla fronte nel tentativo di
calmare il mal di testa e riordinare ancora una volta le idee, «Ci deve essere
un modo… qualcosa che possiamo fare!»
Abby
scosse la testa, «Con un incantesimo potrei tenerlo lontano da Mystic Falls… ma
dovrei cercare, non sono neanche sicura di essere abbastanza forte.» la
informò.
«Non
puoi farti aiutare da Sheila?»
«Non
ho intenzione di mettere in mezzo mia madre.» la bloccò subito Abby.
«Perché?
Sicuramente conosce qualche incantesimo in grado di…»
Abby
incrociò le braccia al petto, risoluta, «Preferisco tenerla fuori da tutto
questo. Troverò qualcosa, fino ad allora non fare parola con nessuno di Mikael.
Neanche con il Consiglio.» le disse, con un cipiglio nervoso nello sguardo e
nel tono di voce, «Non devono sapere chi è Elena e non devono venire a
conoscenza di tutta questa storia. Peggiorerebbe solo le cose.»
«Forse
potrebbero aiutarci, invece.» mormorò Miranda.
«Miranda,
smettila!» ribatté Abby facendo sobbalzare l’amica, che rimase sorpresa un attimo
da quel repentino cambiamento nel tono di voce. Era abituata al carattere
testardo di Abby – a volte diventava anche scorbutica, ma solo quando era
nervosa e preoccupata come in quel momento – ma non si aspettava si mettesse ad
alzare la voce proprio di fronte alle figlie.
Bonnie,
infatti, si voltò verso di loro mentre teneva tra le mani una barbie ricevuta
il Natale prima, rivolgendo alla madre un’occhiata piena di infantile
confusione. Abby le rivolse uno sguardo amorevole, prima di abbassare la voce e
voltarsi di nuovo verso Miranda.
«Il
Consiglio pensa solo ai propri interessi, nell’ultimo periodo. E non potrebbero
fare niente per aiutarti.» sospirò, poggiandole una mano sulla spalla in segno
di conforto, «Lo so che sei preoccupata per tua figlia… ma non puoi permettere
alla paura di prendere il sopravvento. Devi essere forte e fidarti di me.»
cercò di convincerla, con un debole sorriso di incoraggiamento in volto.
«Non
voglio che qualcuno faccia del male alla mia famiglia, Abby.» sospirò Miranda,
appoggiando la schiena contro il muro e rivolgendo uno sguardo alla figlia che,
ignara di tutto, rideva e giocava con Bonnie.
«Io
non lo permetterò.» promise Abby, «Andrà tutto bene… te lo prometto.»
Miranda
annuì lentamente, sorridendo alla sua migliore amica. Sapeva che le promesse
che Abby faceva nei suoi confronti venivano sempre mantenute e rispettate. Si
fidava ciecamente di lei.
«Tornerò
a casa, per consultare un po’ di libri.» affermò Abby, prendendo la giacca e la
borsa abbandonate sul divano, «Posso chiederti di tenere con te Bonnie? Suo
padre non è a casa e io ho bisogno di un po’ di concentrazione.»
«Sì,
non c’è nessun problema.» la tranquillizzò Miranda, «E anche se tentassi di
allontanarla da Elena, non ci riusciresti.» le fece notare con un sorriso
divertito, dimenticando per un momento i problemi imminenti.
Abby
sorrise a sua volta, «Sì, hai ragione. Ho come la sensazione che diventeranno
molto amiche da grandi.»
«Vorrà
dire che Elena avrà sempre qualcuno su cui contare e di cui fidarsi.» le disse
Miranda. L’amica sorrise di più, abbracciandola per infonderle tutta la sua
amicizia e il conforto di cui Miranda aveva bisogno in quel momento.
Bonnie
e Elena, che le guardavano sedute sul tappeto, si scambiarono uno sguardo
veloce, prima di aprirsi in due larghi sorrisi e allargare le braccia
contemporaneamente per abbracciarsi.
Quando
Abby si staccò da Miranda, trovandole a rotolare sul tappeto in un abbraccio
pieno di risate e ingenuità, non riuscì a fare a meno di pensare che avrebbe
fatto di tutto per proteggere la sua famiglia. A costo della vita.
***
“Abigail, non puoi dire sul serio. Devi
tornare a casa!”
Abby
si morse un labbro, appoggiandosi alla portiera della macchina, “Non posso
tornare… non posso, Miranda. Ho fatto quello che mi hai chiesto, ho rinchiuso Mikael…” si fermò un attimo, meditando le parole da usare.
Era stata una lunga battaglia interiore, la sua, ma non riusciva a fare a meno
di pensare che fosse la decisione migliore, “Ho salvato tua figlia. E sono
quasi morta, per questo.”
“Ti
avevo detto che se c’erano dei rischi, dovevi chiedere a Sheila!” la sgridò
Miranda dall’altra parte del telefono, “Non avrei mai voluto che tu perdessi i tuoi poteri.”
“Io
sì.” la interruppe Abby, “Perdere i poteri è stato quasi…
liberatorio, ecco. Sai quanto non mi
andasse a genio la magia e sai quanto mi mettesse in contrasto con mia madre.”
“Hai
una famiglia, Abby.” cercò di persuaderla Miranda, “Tuo marito, Bonnie… me.”
“E
non hai idea di quanto mi faccia male lasciare tutto quanto.” disse Abby,
asciugandosi velocemente gli angoli degli occhi arrossati, “Ma ora che non ho
più i poteri mi sento libera di poter vivere una vita normale, una vita lontana
dalla magia…”
“È
una stupidaggine!” sospirò Miranda, “Non puoi lasciare tua figlia da sola… non te lo perdonerà mai.”
“Credi
che non ci abbia pensato?” replicò Abby frustrata da quella decisione che aveva
preso, totalmente consapevole dei pro e dei contro, “Non sono mai stata in
grado di fare la madre, lo sai meglio di me. Mia madre crescerà perfettamente Bonnie… meglio di me.”
“Nessuno
può crescere sua figlia meglio di una madre!” affermò l’altra, “Abby, dico sul
serio… torna a casa.”
“Quella
non è più casa mia.” mormorò Abby, “Rimarrò nei paraggi per assicurarmi che
l’incantesimo fatto a Mikael regga. Non sparirò definitivamente e se avrai
bisogno di me saprai come trovarmi.”
“Non
puoi farlo.”
“Lo
sto già facendo, Miranda.” prese un grosso respiro, “Ti voglio bene… abbi cura
di te.” riattaccò il telefono senza lasciare all’amica possibilità di replica.
Osservò
la strada deserta per un momento, a braccia incrociate, con lo sguardo di chi
stava per prendere un cammino totalmente estraneo e non condiviso da altri.
Pensò per un attimo a Bonnie, a quanto le sarebbe mancata. A quanto
probabilmente l’avrebbe odiata, quando sarebbe diventata più grande, quando
avrebbe saputo quello che aveva fatto.
Abbandonarla
non era mai stato nei piani, ma non appena aveva perso i poteri una nuova vita
le si era aperta davanti agli occhi, una strada che avrebbe percorso a testa
alta cercando di avere finalmente una vita normale, lontana dai drammi di
Mystic Falls.
Si
mise al volante qualche minuto dopo, decisa ad allontanarsi da lì il prima
possibile. Ad allontanarsi dai ricordi, dalla vita che si stava lasciando alle
spalle. Tuttavia, il viso di sua figlia le apparve davanti riempiendole di
nuovo gli occhi di lacrime.
***
Sapeva
che un giorno Bonnie sarebbe venuta a bussare la sua porta – si era ritrovata a
sperarlo, in quei quindici anni
– ma trovarla effettivamente davanti a
sé, seduta al tavolo di casa sua, la sconvolse e la paralizzò per un momento.
«Sono
Bonnie, tua figlia.»
Gli
occhi pieni di aspettative e quel pizzico di delusione che sapeva di averle
dato. Un vuoto enorme allo stomaco confermò il suo pensiero di tutti quegli
anni, un pensiero fisso, una constatazione che non sarebbe mai riuscita a
scacciare.
«Ciao,
Bonnie.»
Bonnie
sarebbe stata per sempre il suo più grande rimpianto.