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Autore: AlexysBlack    25/01/2012    1 recensioni
Inizia tutto con una preda, e ancora non so come finirà.
Collocata in un tempo alternativo rispetto al telefilm, tempo in cui anche le vittime sono importanti, questa è la storia di una di queste.
Una preda tutta particolare che ancora non si sa a cosa porterà.
Per quanto il sangue di una preda potesse essere analgesico ed anestetizzante non faceva dimenticare davvero.
Non lo aveva fatto per centoquarantacinque anni, e continuava a non farlo.
Soprattutto da quando quella voce contuava a ricordargli quanto dimenticare fosse impossibile, soprattutto attraverso il sangue di persone innocenti. Eppure, nonostante la coscienza gli urlasse di interrompersi, il cacciatore voleva ancora sentire la sinfonia di una vita spezzata, per l'ennesima ultima volta e adesso, con i canini affondati nel collo purpureo di una ragazzina di diciassette anni, con il sangue dolce, puro, e delizioso, lui non faceva che ricordare.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Veins of Glass Veins of Glass

Le tue vene sono di vetro, Stella del Vespro.

Damon si svegliò nel bel mezzo della notte, agognando un lungo sonno ristoratore che naturalmente non sarebbe mai arrivato.
I suoi sensi lo avvertirono presto della causa del suo risveglio, e il vampiro si stupì che non fossero solo i sensi di colpa a turbare le sue notti senza tregua. Il battito cardiaco di Elena era musica per le sue orecchie, e ancora più piacevole fu per Damon percepire la ragazza scivolare timorosamente dentro la stanza, in punta di piedi, una ninnananna sussurrata con dolcezza.
"Pensavo avessimo deciso di non parlarci", disse il vampiro fissando il soffitto, felice e al tempo stesso disperato a causa di quella visita decisamente inaspettata. Elena si immoblizzò un secondo, prima di sorridere al buio di fronte a lui.
"Veramente sei tu che non mi parli, non-morto", fece la giovane incrociando le braccia al petto.
Damon si voltò, scrutando i contorni vitrei e surreali della ragazza. "Non che tu sia stata particolarmente loquace in questi ultimi giorni, ragazzina."
Elena sorrise, spudoratamente divertita dalla loro conversazione, e comprese che la sua voce le era davvero mancata come credeva.
"Sono qui per rimediare, infatti", disse avanzando e sedendosi sul bordo del letto.
Damon scivolò indietro, facendole spazio nell'ampio letto, troppo freddo e vuoto anche per uno come lui.
"Non ho detto che ho voglia di parlarne", precisò il vampiro mentre la ragazza si stendeva accanto a lui.
Da quella sera non avevano più comunicato verbalmente: solo lunghi sguardi pieni di calore, sogni e visioni col profumo dei loro corpi,  sfioramenti occasionalmente voluti.
Elena lo cercò, perché fisicamente sentiva di essere diventata dipendente da lui e da tutto ciò che rappresentava: il buio, il proibito, il sangue...tutte cose che la ragazza odiava e desiderava allo stesso tempo. Quando era stata con Damon aveva provato tutto, ogni singola emozione umana le si era riversata nelle viscere, e si era diffusa, lentamente e piacevolmente. Insieme a Damon dentro di lei erano entrati i segreti di una vita che lei non avrebbe mai potuto vivere, perché lei era la luce, lei era un angelo.
"Non è per forza di quello che dobbiamo parlare, ti pare?"
Ah, fragilità, il tuo nome è donna! Damon sapeva che prima o poi non sarebbe
più riuscito  a mantenere il silenzio con lei, soprattutto quando erano soli. Ma non aveva mai pensato che sarebbe stata lei a venire da lui, reclmando carezze che lui non aveva mai concesso a nessuno.
E sospirò nell'oscurità, temendo che stringendola troppo forte si sarebbe potuta rompere, fragile spirito di vetro portato dalla brezza notturna.

Un altro sogno, e denti, e fuoco, e sangue.
E le vene di una ragazza che pulsavano, e il corvo e la bambina.
Quella bambina, quella bambina che conosceva già ma che faticava a rammentare da dove provenisse.
E il cielo verdastro, pericoloso, simile a uno specchio d'acqua troppo limpido per essere buono.
"Vuoi dell'altro té, cara?"
La voce calda e soffice di Gwendolyn la ridestò dai ricordi della notte appena trascorsa.
Arwen sorrise docilmente, consapevole di essere troppo sotto shock per chiedere spiegazioni.
La ragazza le passò la tazza con gentilezza, ostentando calma e determinazione. "Sarebbe magnifico, Gwen. Oggi ho un altro colloquio."
La donna dal viso solcato da pieghe piacevoli le versò dell'altro té alle erbe, specificando che di certo si sarebbe sentita meglio dopo. "Andrà bene, cara, vedrai."
Arwen emise un profondo respiro spostandosi un ciuffo ribelle di ricci a destra. "Lo hai detto anche l'ultima volta, eppure..."
Gwendolyn rise sommessamente, divertita dal pessimo umore della ragazza. "Andiamo, Arwen, sono passati solo due giorni! E' ovvio che non ti abbiano richiamato, non essere ansiosa. Sorridi al mattino, Stella del Vespro", disse posandole una mano sotto il mento ed ammirando i lineamenti dolci ed armoniosi della ragazzotta, dispiacendosi un po' per la sua sorte.
Ma d'altrone era stato chiaro, il biondo, bisognava che Arwen capisse tutto gradualmente, o sarebbe stato fatale per lei. Il legame doveva essere rinforzato poco a poco tanto da condurre a lei.* "Urca urca tirulero oggi splende il sol..."
Arwen sorrise, lasciandosi guidare dalla dolce melodia di una canzone dei cartoni per dimeticare il sogno e le strane cose che ultimamente le stavano accadendo. Cose alle quali Gwendolyn assistiva con una tacita ed amigua comprensione, custode di maledizioni e destini, custode dei cocci di una vita cambiata per sempre, da sempre.
E mentre sull'autobus diretto al centro, il mondo continuava a girare e Arwen disegnava, immersa nelle note soffuse della canzone che stava ascoltando, che stranamente proprio di sogni parlava.**

Il filo delle cuffie si incagliò intorno al braccio di un uomo alto, biondo, i lineamenti nordici, e il blocco le scivolò per terra, facendo cadere il disegno appena prodotto.
"Attenta, sweetheart, qualcuno potrebbe sporcarlo", la sua voce le ricordò qualcosa, altre memorie rimosse.
Che lo avesse già incontrato in un'altra occasione?
L'uomo si chinò a raccogliere il disegno, ammirandone i tratti indecisi ma armoniosi, schizzi di una realtà che a lui certamente avrebbe presto interessato: un corvo e una bambina.
Quando le loro mani si incontrarono, Arwen si sentì trafitta da migliaia di canini.
E la voce, la voce dell'uomo, era come quella nel suo sogno, la voce che veniva dal cielo verde acqua.

Le tue vene sono di vetro, Stella del Vespro.

Angolo "Autrice": Ma che bella compagniaaa!
Ciao lettrici, eccomi con nuovo aggiornamento.
Ci avete capito qualcosa? Bene, nemmeno io, sarebbe questo lo scopo! xD
Allora, la canzone è ancora dei Lacuna Coil, e anche quella che ascolta Arwen lo è(**), "Reverie", che in francese significa sogno, appunto.
Ora veniamo al (*): non so se è giusto dirvelo, ma...beh, il legame, se non si fosse capito, è con...Daaaaai, si può capire, ci sono solo quattro personaggi e mezzo (il biondo che appare fugacemente xD) :)
Devo ancora decidere in tutto questo Stefan edove si trovi, ma...tralasciamo! Scopriremo tutto solamente vivendo u.u xD
A quanto pare voi lettrici silenziose siete recidive! Dai, fate sentire la vostra voce (: Io lo faccio!
Grazie alle nuove lettrici che hanno messo fra le seguite, ovvero Alice_In_Wondeland ed ele_91_ ! Siete taaanto gentili :)
E, tu, ohhh, tu, mia dolce Simply!
Sei la mia Stella del Vespro.
Scusate, momenti di follia a random xD
Beh...commentate numerose!
(Buahaha, battutona, ehh?!)
Ci rileggiamo presto, spero (:
Vostra depressissima,
-Alexys-



  
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