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Autore: laviatraversa    25/01/2012    8 recensioni
Dalla storia: - Dev'esserci una scappatoia - una piccola speranza nasceva dentro di lei. - Capisco che dal basso del tuo schifosissimo sangue babbano tu non conosca l'antichità delle leggi magiche ma le abbia solo ingoiate a memoria, ma ti credevo più intelligente - la speranza morì, freddata dal gelo della voce del suo interlocutore. Vide Draco Malfoy concedersi un ghigno. - Dì, mezzosangue... vuoi sposarmi? - Sì, era l'unica risposta possibile.
* * *
Il PREQUEL di una storia che attualmente è in fase di stesione.
Hope you enjoy, Athanasia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Poison - La Genesi
Salve a tutti!
Sono ancora viva, sempre pronta a propinarvi i miei scritti. Questo, è uno particolare. Diciamo che è il prequel di una storia che sto scrivendo, contemporaneamente alla mia long Temptation, e inizierò a pubblicare una volta finita la prima. Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a sottolineare che i miei protagonisti, in particolare Hermione, sono decisamente OOC. Se l'avvertimento non vi crea problemi, tanto meglio! Ora, bando alle ciance. 

Ecco a voi... Poison - La Genesi!

Buona lettura,
Athanasia

Pi esse: Me lo lasciate un commentino-ino-ino?








P
oison
- La Genesi -






Questa è per Giulia, che ha un'anima fantastica.

Questa è per Claudia, perché l'amicizia virtuale è la
più disinteressata e la più sincera.




L'orologio ticchettava rumorosamente, il tempo passava lento, inesorabile, scandiva il suo corso molesto. Il giovane uomo tamburellava le lunghe dita affusolate sul pregiato tessuto che costituiva il bracciolo della poltrona, in cerca di qualcosa da fare.
La noia è una brutta bestia, pensava. E la mancanza di affetti con cui condividerla, era un'aggravante non indifferente. Sbuffò, impaziente. Sembrava quasi che aspettasse che avvenisse qualcosa, qualunque cosa, che lo scuotesse dal torpore in cui era scivolato dopo la morte di sua madre. Apatico. Indifferente. Solitario, forse più del solito. Il dodicesimo rintocco, un altro giorno che finiva.



* * * * *

Era entrata in quello squallore senza quasi rendersi conto di ciò che faceva. Il suo cuore era stretto in una morsa di tremenda agonia. Gli abiti puliti, quasi lussuosi se paragonati a quelli delle altre persone nel pub, la facevano sentire fuori posto. Aveva preso posto in uno sgabello facendo ben attenzione a non bucarsi le calze con alcune schegge di legno, ed era rimasta lì in attesa. Follia... era l'unica cosa che chiedeva. Infrangere le regole senza pensare alle conseguenze, fare qualcosa solo per sé stessa. Guardava le sue scarpe, nere, tacco dodici, laccate senza realmente vederle. Il suo sguardo salì lungo le gambe magre, toniche fermandosi sull'orlo della gonna. Era una bellissima donna, aveva gran cervello ma, come tutti erano soliti ricordarle... era arida di sentimenti. Troppo cinica, realista, adulta per i suoi vent'anni. Già una tigre in tribunale, si era fatta una fama. Non aveva messo in conto che celebrità è sinonimo di guai. Difatti, ad un anno esatto dalla sua assunzione in uno dei migliori studi legali della Londra Magica, il suo ragazzo l'aveva lasciata. Non posso continuare così, aveva scritto in un misero biglietto. La cosa che le aveva fatto più male, però, non era la fine della storia sulla quale fantasticava sin da bambina, ma la consapevolezza. Non aveva significato niente, non per lei. Il suo -ormai ex- fidanzato, probabilmente soffriva e lei invece, non sentiva nulla. Solo il grande gelo nel cuore che l'accompagnava da sempre. Bevve avidamente dal bicchiere, abbandonandosi andare all'oblio dell'alcohol.


* * * * *

Era uscito di casa senza una meta precisa in mente. Passeggiava per le vie peggiori della città senza curarsi realmente di dove le sue gambe lo portassero. Tre mesi dopo la morte della sua adorata madre, l'affabile Narcissa Black in Malfoy, aveva superato la fase della negazione e dello sconforto per inoltrarsi in quella della rabbia. Il clima gelido e inafettivo di Azkaban, difatti, aveva peggiorato la cagionevole salute della donna, troppo umana per resistere in un posto simile per tempi prolungati. Aveva salvato lui, aveva chiesto di prendere la condanna al posto suo perché più colpevole di lui - colpevole di averlo indottrinato gli aveva dato la possibilità di rifarsi una vita e di dare nuovo lustro al cognome che portava con tanto orgoglio. Avrebbe trovato le carogne che gli avevano strappato ciò di più caro aveva al mondo e avrebbe servito il conto con gli interessi. Fortunatamente i contatti con un vecchio compagno di dormitorio, Theodore Nott, neo-assunto all'ufficio archivi del Ministero, gli sarebbero tornati utili. Perso nei suoi pensieri, diede un forte calcio ad una pietra che si rivelò però più robusta di quanto sembrasse e imprecando contro Merlino, Morgana e tutti i maghi nati prima di lui, quasi inciampò nei suoi stessi piedi. Fu allora che la vide. Una vecchia insegna al neon, con alcune lettere non illuminate. Un'insegna che puzzava di corruzione e tenerezze pagate. Entrò.


* * * * *

Gli uomini le passavano accanto affascinati, ammaliati dal corpo sinuoso che si muoveva al centro della piccola pista da ballo al suono di vecchie canzoni. Non aveva lasciato, ad ognuno di loro, il ben che minimo pezzo di spago, per non parlare della corda. Quella sera non era poi così interessata al sesso. Voleva solo dimenticarsi di esistere. Quasi cadde quando, presa solo da sé stessa e dal ritmo lento della musica, sbatté contro un torace ampio e muscoloso. Alzò lo sguardo, pronta a chiedere scusa, quando incontrò quello gelido di qualcuno che conosceva anche troppo bene. << Guarda dove metti i piedi sanguesporco >>. Quella voce era il semplice emblema di una parte della sua vita che aveva sempre cercato di nascondere dentro di sé. La sofferenza, la smania di sentirsi all'altezza - all'altezza di cosa, poi? Ancora se lo chiedeva - le lacrime, la rabbia. << Mi scusi tanto! >> borbottò la donna stizzita. Che razza di stronzo, pensò.


* * * * *


Dopo aver cordialmente mandato la sua adorata ex compagna di scuola a farsi... benedire, si era seduto ad un tavolino e aveva iniziato a bere. Non che a casa sua l'alcohol gli mancasse, ma aveva sentito la necessità di evadere da quelle, non proprio quattro, mura che ogni giorno sembravano soffocarlo sempre più. L'aveva osservata a lungo. Chiacchierava, rideva, toccava con malcelata sensualità le braccia toniche degli uomini che le si avvicinavano, che tentavano invano di sedurla. Come se la lepre potesse ingannare la volpe. Quegli sciocchi pensavano di tenere il coltello dalla parte del manico, ma non avevano idea di quanto si sbagliassero. Le fece un cenno. Ordinò due drink identici. Due drink non possono certo cambiare ciò che penso di lei, ma ho bisogno di sfogarmi.


* * * * *


<< Arida di sentimenti >> Se solo qualche giorno prima le avessero detto che avrebbe parlato dei suoi problemi di coppia - che poi, lei non faceva più parte di un duo, con Draco Malfoy, si sarebbe fatta un lungo soggiorno ad Azkaban dopo aver decapitato l'impavido. E invece, eccola lì che - tra un drink e l'altro - apriva sempre più la sua mente, i suoi pensieri più intimi, al suo peggior nemico. Dire che fosse cotta come una pera era un eufemismo. Non si preoccupò della brutta figura, delle risate fuori luogo e delle parole scoordinate delle sue frasi. Lui non era messo molto meglio di lei.

* * * * *


Dalle chiacchiere ad un bacio e in seguito a quello non c'era poi voluto molto, complice una buona dose di alcohol e la voglia da parte di entrambi di dimenticare il proprio nome. Si era addormentata girandosi su un fianco e dandogli la schiena. Stava davvero pensando che era un gesto di maleducazione in un momento come quello? Evidentemente. Si era alzato, rivestito in silenzio, ed era uscito dalla porta scura. Non era il tipo che dispensava tenerezze dopo l'amplesso, lei - a quanto pareva - non era il tipo che ne chiedeva. Era stata solo una piccola parentesi nel cielo terso di metà estate.

* * * * *


Qualcosa non andava. Decisamente, qualcosa era fuori posto. Punto primo: si trovava nuda, per fortuna era nel suo letto, e ricordava a malapena il viso del ragazzo con cui aveva passato la notte. Un rapporto interessante, per carità. L'ennesima prova che della sua storia con Ron, in fin dei conti, non le era mai importanto così tanto. Le lenzuola profumavano, vaniglia - che era solita usare lei, e qualcos'altro... Un profumo che non riusciva a decifrare. Facendosi forza, lottando contro il maledetto cerchio alla testa che aveva, navigò tra i suoi ricordi fino a giungere ad un'unica conclusione. Draco Malfoy.



Non è possibile, continuava a sussurrare correndo da un lato all'altro del suo appartamento. Ricordava di aver comprato un test di gravidanza qualche mese prima, quando accidentalmente lei e Ron - presi dalla passione frenetica che li colpiva alle ore più impensabili della giornata - non avevano usato precauzioni né recitato un incantesimo contraccettivo. Finalmente lo trovò, sul fondo di un cassetto. Si diresse in bagno, fece quanto doveva, e aspettò. Il verdetto la colpì come un secchio d'acqua gelida: positivo.



Decise di fare qualche accertamento, prenotò una visita dal ginecologo e fino al fatidico giorno visse la sua vita come se niente fosse. Le mestruazioni, però, non accenavano a farsi vive. E lei era sempre così puntuale...



Dovette accettare la dura verità. Aspettava un figlio e cosa peggiore, lo aspettava da Malfoy. Merda, fu l'unico pensiero semi-coerente che riuscì a formulare prima di buttarsi sul divano di camoscio e iniziare a piangere. Le lacrime si susseguirono a lungo, non tanto per il disastro in sé, quanto per il fatto che quella era l'ennesima dimostrazione che non era normale. Non era come Ginny, Luna, persino quella sottospecie di fontana della Chang. Lei piangeva perché pensava alla sua carriera, che sicuramente avrebbe subito un freno non indifferente, e a tutti i - disgustosi - pannolini che avrebbe dovuto cambiare. Fece ciò che più le sembrò giusto. Andò da lui. Quella, dopotutto, era una grana di entrambi.


* * * * *

Theodore ci aveva impiegato diverso tempo, ma gli aveva procurato un fascicolo di un certo spessore. Teneva delicatamente la carta tra le mani, come se avesse avuto paura di romperla e perdere così la sua unica possibilità di vendetta. Avrebbero pagato, avrebbe presentato un conto salatissimo. Si stupì non poco quando un elfo - di cui non ricordava il nome, non che per uno come lui fosse una cosa così importante, gli annunciò che la signorina Granger era andata a fargli visita. Falla entrare, due parole dette con una frustrazione tale da far rabbrividire la creatura minuta. Ha gli occhi arrossati - fu la prima cosa che notò quando la vide. << Desideri? >> chiese. << Abbiamo un problema >> fu la risposta della ragazza. << Non vedo cosa potremmo avere in comune io e te >> replicò lui, stizzito come suo solito - specie con quelli come lei. Sono incinta, è tuo. Sbiancò.


* * * * *


Si aspettava un minimo di comprensione, di conforto - ed era davvero disperata se ne cercava da lui, invece niente. Era rimasto zitto, aveva buttato giù in pochi sorsi mezza bottiglia di Wisky Incendiario e si era seduto accavallando le lunghe gambe. << Avvocato Granger >> iniziò il biondo, scherno palese nella voce. << Sa dirmi cosa significa? >> Fu il suo momento di sbiancare. Le leggi magiche erano molto chiare. Bebé era sinonimo di... matrimonio. Sono fottuta, pensò. Anzi, siamo fottuti, si disse prima di svenire.



Il padrone di casa non era famoso per l'estrema gentilezza, ma da lì a lasciarla sdraiata e priva di sensi per chissà quanto tempo fissandola dall'alto della sua poltrona con l'odio vivo negli occhi, ne passava acqua sotto i ponti. Si rialzò traballante, il cervello attivo - gli occhi accesi dalla luce della conoscenza. << Dev'esserci una scappatoia >> una piccola speranza nasceva dentro di lei. << Capisco che dal basso del tuo schifoso sangue babbano tu non conosca l'antichità delle leggi magiche ma le abbia solo ingoiate a memoria, ma ti credevo più intelligente >> la speranza morì, freddata dal gelo della voce del suo interlocutore. Vide Draco Malfoy concedersi un ghigno. << Dì mezzosangue... Vuoi sposarmi? >> , era l'unica risposta possibile.


Se quello non era l'inizio dell'Apocalisse...


* * * * *

La sua futura sposa aveva finalmente levato le tende, sconvolta, rabbiosa e impaurita da ciò che di lì a poco si sarebbe creato tra loro. Si sfogò con un urlo inumano e terrificante, poi tornò a sedersi. Prima di organizzare il suo matrimonio felice, aveva altro a cui pensare. Mai fascicolo gli era sembrato più bello.
Era giunto il momento di vendicare il torto fatto alla sua adorata madre. Scorse i nomi, c'era proprio tutto. Dagli spettatori del processo, alla giuria, al giudice e al pubblico ministero. Se l'idea di sposarlo doveva esserle sembrata orripilante, dopo quanto lesse decise che si sarebbe impegnato affinché la sua quasi moglie lasciasse, di sua spontanea volontà, il mondo il più presto possibile.

<< Benvenuta all'Inferno >> sussurrò.




  
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