Salve, salvino! *si sente Ned Flanders*
In questo capitolo mi sono cimentata nel furto, ma uno di quelli
clamorosi e ben visibili U_U
Guardate cosa non si fa per l’ispirazione XD Ma lascio a voi la
scelta, se condannarmi o meno >_<
Amo fino al midollo questa melodia, lo so che lo dico
praticamente di tutte, ma questa è il centro nevralgico dell’intera fan fiction
<3
Moonlight di Yiruma
(ancora per poco u.u) Link: http://www.youtube.com/watch?v=99GyFmnH59s
Second Life
Capitolo X – Moonlight
葵
–
Aoi
Sono agitato, ora come non mai avrei bisogno di avere i miei amici
al mio fianco; questa mattina siamo arrivati presto in ospedale, qui c’è il
miglior reparto oncologico di tutto il Giappone.
Non è stato semplice prendere un appuntamento, ma ho impiegato tutte
le mie forze per ottenerlo, non potevo fallire.
I ragazzi continuano a
chiamarmi e a mandarmi messaggi, se fosse stato per loro sarebbero venuti ma
era inutile, avrebbero comunque dovuto attendere fuori.
Guardo di nuovo l’orologio che ho al polso, sono le sei di sera e
ancora non si vede nessuno; è tutto il giorno che attendo nel corridoio, faccio
avanti e indietro, ho bevuto un quintale di caffè e ho una voglia matta di una
sigaretta, facciamo due, anzi no, meglio tutto il pacchetto.
Sono riuscito a vedere Moe sì e no per una mezz’ora, poi tornava
qualcuno a portarla a fare qualche altra visita, è stressante per me
figuriamoci per lei; l’unica cosa che ancora non mi fa disperare è la speranza
che ci diano una buona notizia, una speranza a cui aggrapparci.
Finalmente dal fondo del corridoio vedo arrivare un’infermiera che
spinge la carrozzina dov’è seduta la mia amata; mi alzo andandole incontro.
« amore mio » sussurro inchinandomi di fronte a lei, sul volto i
segni della stanchezza sono visibili « mi dispiace » aggiungo.
Lei sorride e mi carezza il volto « sciocco, ho voluto farlo anche
io » mi rassicura come sempre.
Le prendo la mano e ne bacio il dorso, poi la riporto sul mio
volto per sentire ancora quel contatto che tanto amo.
L’infermiera ha un dolce sorriso in volto, ma gli occhi sembrano
molto tristi.
« mi scusi » le dico mentre mi riporto in piedi, in modo da
lasciare libero il passaggio.
« ma di nulla, si figuri. Se vuole venire con me, il Dottore vi
riceverà tra poco » mi dice con tono gentile.
« certo » rispondo con lo stesso tono e afferrando la mano di Moe,
mi dirigo insieme a loro nell’ufficio del Primario.
Una volta dentro l’infermiera ci congeda senza mancare di farci i
suoi migliori auguri, una volta uscita resto solo con Moe.
I suoi occhi si fermano nei miei, vorrei toglierle il peso che
porta su quelle esili spalle.
« qualunque cosa ci dirà, lo accetteremo e lo affronteremo insieme
» sussurro, ma sto cercando di convincere più me stesso che lei.
« si » mi risponde.
La porta si apre e fa il suo ingresso il Dottore che per tutto il
giorno, ha fatto gli esami a Moe, ci saluta prima di sedersi al suo posto al di
là della scrivania e incrociare le mani su di essa.
Prendo la mano di Moe nella mia, la stringo forte cercando di
essere pronto per le parole che ci saranno pronunciate ora.
∞
Nell’abitacolo regna il silenzio più assoluto, il volume della
radio è talmente basso che sembra quasi spenta; fino a poco fa si sentiva il dj
che continuava a blaterare cose senza senso, senza senso almeno per me.
Poi Moe si è addormentata quindi ho abbassato tutto per non
disturbarla, è crollata poverina, oggi è stata una giornata stressante.
“ mi dispiace… “
Le ultime parole pronunciate dal dottore prima di abbassare lo
sguardo afflitto, mi tornano in mente come una bomba.
Anche lui è d’accordo con la conclusione degli altri medici, il
tumore è troppo diffuso per eliminarlo, un intervento sarebbe inutile e
dannoso; l’unica cosa che possiamo fare è aspettare, quando esso si farà vivo
penseremo alla cura per il dolore.
Delle lacrime calde scendono dai miei occhi, non mi curo né di
asciugarle né di fermarle; il dolore che provo è senza pari, sono disperato.
Mi sento così inutile.
Stringo la presa sul volante fino a sbiancarmi le nocche, sapevo
che sarebbe arrivata e che sarei stato incapace di controllarla, la rabbia per
l’impotenza in cui mi trovo, la rabbia per la perdita che dovrò affrontare.
萌 – Moe
Mi dispiace, sono veramente dispiaciuta, avrei preferito
risparmiargli questa tortura inutile; ma so che se non avesse sentito con le
proprie orecchie, ciò che io già sapevo, lui non avrebbe smesso di sperare.
È brutto da dirsi, ma prima smetterà di credere che sopravvivrò,
prima inizierà a rassegnarsi; non è facile per me, ho paura di morire però,
devo farlo, devo essere forte per non impazzire.
Siamo arrivati da poco a casa, stiamo aspettando che arrivino gli
altri per cenare tutti insieme; nel frattempo, anche se Yutaka si è
raccomandato di non preparare nulla perché ci avrebbe pensato lui, sono in
cucina a fare tutto e niente.
La verità è che non riesco a guardare Yuu negli occhi, anche se
sorride e fa di tutto per apparire normale, so che soffre, glielo posso leggere
attraverso le iridi scure.
Mi sento in colpa come non mai, forse ho sbagliato a buttarmi in
questa storia, forse avrei dovuto seguire i miei propositi di sempre e
allontanarlo da me quando ero ancora in tempo.
Ormai è tardi, non posso rimediare a ciò che abbiamo fatto.
Le note del piano mi giungono alle orecchie, la melodia è
dolcissima e non l’ho mi sentita prima d’ora; piano senza disturbarlo mi
affaccio dalla cucina, vedo la sua figura elegante muoversi a tempo con la
musica.
Le sue dita scorrono sicure sui tasti, mi sposto da dove mi trovo
per raggiungerlo e una volta al suo fianco gli poso una mano sulla spalla, non
si ferma ma continua a suonare fino a che la melodia non termina la sua storia.
« l’hai scritta tu? » gli chiedo.
« mhm » annuisce « ti piace? » mi chiede guardandomi negli occhi.
« è bellissima, molto dolce e un poco triste » queste sono le
sensazioni che ho provato, dolcezza mista a tristezza.
« è per te, l’ho scritta pensando a te »
Non so cosa dire, gli occhi mi si inumidiscono di gioia, dolore,
tristezza e felicità; se dovessi descrivere lo stato d’animo in cui mi trovo
ora, avrei difficoltà.
Lo vedo alzarsi e prendermi tra le sue braccia, mi dondola
respirando sul mio collo; vorrei che questo attimo non avesse fine, vorrei
poter dare di più a questo uomo che merita tanto, vorrei renderlo più felice di
così, vorrei poter sopravvivere e godermi la vecchiaia insieme a lui, in modo
da vedere i suoi capelli divenire grigi e le rughe farsi presenti sul suo
volto.
Vorrei così tante cose dalla vita, ma lei, cinica e incapace di
mutare il mio destino, ha già deciso per me senza interpellarmi.
« si chiama moonlight » sussurra piano,
entrambi restiamo uniti in questo abbraccio.
« moonlight.. » ripeto, cercando di
concepire a fondo il titolo che ha scelto per la melodia.
« sì, perché tu sei proprio come la luce della luna, delicata,
romantica, forte ed illumini la strada ai viandanti nel buio della notte in
modo che non si perdano, tu sconfiggi il buio amore mio » la sua voce si
incrina, non riesco a vedere il suo volto, ma riesco a percepire le lacrime che
lo solcano.
Stringo la presa sulle sue spalle, talmente tanto da inglobarlo
dentro di me, far sì che i nostri corpi divengano uno solo.
« non ti lascerò mai amore, sarò sempre con te… sempre… » riesco a
dire tra i singhiozzi.
È difficile, tutto ciò che verrà sarà difficile da affrontare ma
so che insieme ci riusciremo; so che quando io non ci sarò più, lui non sarà
solo, i suoi amici non lo lasceranno e il suo pubblico lo aiuterà ad andare
avanti, sostenendolo e incoraggiandolo.
Il suono del citofono ci trova ancora abbracciati, piano mi scanso
da lui per andare a rispondere; nel frattempo vedo Yuu scomparire in bagno,
deve ricomporsi.
« chi è? » chiedo alzando la cornetta e poggiandola sull’orecchio.
Dall’altra parte mi giunge un caos senza pari, se non sbaglio
erano le voci di Kouyou e Takanori; apro senza attendere oltre, accosto anche
la porta di casa attendendo paziente il loro arrivo.
Quando sento le loro voci farsi vicine apro del tutto la porta e
mi sporgo verso di loro, in volto hanno dei sorrisi raggianti ed io li accolgo
con lo stesso affetto ed entusiasmo.
« ciao! » dico a tutti loro.
Un coro di saluto mi accoglie caloroso e chiassoso, come riescono
a rallegrarmi loro in pochi ci riescono.
Una volta che tutti entrano in casa e si mettono a loro agio in
salone, io li lascio per andare in cucina, subito Yutaka mi si affianca pronto
a darmi una mano.
« grazie » dico in sua direzione, subito le sue fossette affiorano.
« amo cucinare ed è un piacere aiutarti » risponde mentre afferra
già gli utensili di cui necessitiamo.
Mentre preparo le spezie, lui è occupato con la portata
principale, entrambi lavoriamo in silenzio accompagnati solo dalle risa che
provengono dal salone.
Un leggero bussare mi fa voltare verso la porta della cucina,
poggiato allo stipite con il pugno ancora alzato trovo Kouyou.
« scusate il disturbo ma Yuu è uscito? » mi chiede, domanda giusta
e sensata la sua.
Gli sorrido « è in bagno, tra poco vi raggiunge » non credo di
essere stata tanto rassicurante quanto avrei voluto, perché i suoi occhi
divengono tristi, anche se le sue labbra continuano a sorridere.
« il solito vanesio » dice cercando di scherzare.
La risata di Yutaka rallegra davvero l’atmosfera e dopo un mezzo
inchino, la figura di Kouyou sparisce dai nostri occhi.
Sospiro osservando la lama del coltello, non che sia interessante
ma non so dove altro guardare.
La grande mano di Yutaka si poggia sulla mia stringendola, è calda
e confortevole.
« mi dispiace… » sussurro, una lacrima cade raggiungendo la sua
mano, subito con quella libera l’asciugo.
« ci siamo noi e ci saremo anche in futuro, non lo lasceremo solo,
di questo devi esserne sicura » ha capito, le sue parole riescono a rinfrancarmi,
ha donarmi uno spiraglio di luce.
« grazie » gli dico guardandolo negli occhi, lui sorride e mi
asciuga le lacrime.
« dobbiamo arrenderci a ciò che non possiamo cambiare, ma lui non
lo lasceremo, non farà nulla di stupido perché non glielo permetteremo, ok? »
adesso ho capito perché lo hanno scelto come riida, quando parla riuscirebbe
anche a farti credere che le mele siano viola; ma so che ciò che sta dicendo
ora è verità.
Annuisco tornando al mio lavoro, lo stesso fa lui, mentre dal
salone non provengono più le risa di poco fa, qualcosa mi dice che Yuu è uscito
dal bagno.
葵
–
Aoi
Sento le voci dei miei amici provenire dal salone, sono tutti
allegri e pieni di vita come al solito; in questo periodo poi sembra che
facciano di tutto pur di vedermi ridere, li ringrazio dal più profondo del mio
cuore.
Comprendono ciò che mi sta accadendo, anche se mi sto per sposare con
la donna che amo di più al mondo, c’è sempre quell’ombra scura e maledetta
all’orizzonte, la quale non si può ignorare.
È come un temporale che riusciamo a scorgere da lontano, le nubi
scure, il rumore dei tuoni lontani e ovattati; anche se cerchiamo di capire
quanto tempo ci voglia prima che arrivi su di noi, non si può sapere comunque
con certezza.
Sospiro spengendo la luce del bagno e aprendo la porta, mi sono
sciacquato il volto e ho cercato di assumere un’espressione tranquilla, non
sono certo però di riuscire ad ingannarli.
Entro nel salone e tutti si voltano verso di me, ognuno di loro mi
dona la sua occhiata ma nessuno parla ed io prego, prego che qualcuno inizi a
dire qualcosa, altrimenti rischio di scoppiare in lacrime, seduta stante.
« e questo sarebbe il risultato di due ore di bagno? Stiamo
invecchiando è Yuu » ecco il mio piccolo vocalist, lo guardo ringraziandolo di
cuore per ciò che ha fatto.
« voglio vedere te alla mia età » sto al gioco io, sorridendo di
cuore.
« ce lo sapremo ridire » fa lui con aria di sufficienza.
Akira scoppia a ridere, così come noi due e Kouyou, che bello
sentire le loro risate, riescono a far sembrare quel temporale solo una piccola
pioggerella lontana.
Mi siedo sul divano di fianco ad Akira, lui mi passa un braccio
intorno alle spalle e mi stringe a se.
« non siete soli » sussurra mentre Kou e Taka, bisticciano per
finta su chi deve alzarsi per andare a prendere le birre.
Entrambi però mi donano un’occhiata che è tutto un programma, so
che non sono solo, so che mi saranno accanto in silenzio durante tutto il
brutto periodo che ci attende.
So che quando allungherò la mano, ne troverò altre quattro pronte
a tenermi stretto, forse è solo questa certezza che mi fa andare avanti.
« vado io a prendere le birre, scansafatiche » li congedo così,
mentre già mi avvio verso la cucina.
Appena entro un profumo inebriante mi attende, insieme alle due
figure della mia futura moglie e del mio batterista intenti a cucinare. Tutti e
due indossano dei grembiuli che non ho mai visto, sono carini conciati in
questo modo.
« e questi? » chiedo ad entrambi, prima di baciare le labbra di
Moe.
« li ho portati da casa, so che tu non li hai » mi delucida
Yutaka.
« mhm » rispondo, afferrando quattro lattine di birra dal frigo.
Mi volto verso di loro e prima di lasciarli soli, gli auguro un
buon lavoro, entrambi sorridono e si rimettono all’opera.
« questa sera cena con i fiocchi » dichiaro porgendo le birre ai
miei amici.
« mi brontola già lo stomaco » si massaggia la pancia Taka.
Noi tre scoppiamo a ridere, non si direbbe mai guardandolo, quanto
sia capace di mangiare a tavola.
« abbi un po’ di pazienza » lo coccola Kouyou, che non si fa
sfuggire l’occasione.
« ho bisogno di una tua maglia » mi dice Aki guardandomi in
faccia.
Resto un attimo basito da ciò che ha detto « mia? » chiedo per
essere sicuro.
« si » risponde sicuro.
Allora non avevo capito male, lui che vuole una mia maglia? Da
quando in qua, lui si veste come me?
Vedo Taka alzare gli occhi al cielo e Kouyou scuotere leggermente
la testa, ora forse sto cominciando a capire qualcosa.
« avanscoperta è? » dico con il sorriso sulle labbra, è proprio
una bertuccia quando ci si mette.
« sei cretino » il tono sicuro e disperato di Takanori, fa ridere
tutti tranne Akira, il quale lo guarda male.
« non fumo, non sono chitarrista, che dovevo dire? » si difende
lui, non essendo capace di trovare una scusa per parlarmi da solo.
« potevi » inizia Takanori, ma lo fermo prima che si scateni una
guerra vera e propria.
L’ultima volta che hanno iniziato così, mi sono ritrovato con il
tavolino di cristallo rotto il mille piccolissimi pezzi.
« vieni, ti faccio vedere le maglie » dico alzandomi dal divano.
Akira mi segue facendo la linguaccia a Takanori, tutta questa
scenetta per farmi ridere, che baka!
Una volta arrivati nella stanza da letto mi siedo su di esso,
aspettando che Akira chiuda la porta e si sieda vicino a me.
Quando lo vedo al mio fianco non aspetto che dica nulla, so che è
in difficoltà e non sa cosa dire.
« non c’è nulla da fare Aki, anche questo dottore ha confermato la
diagnosi… » dico piano, quasi avendo paura di sentire queste parole pronunciate
dalla mia stessa voce.
« mi dispiace » sussurra.
« lo sapevate già, vero? » gli chiedo.
« lo avevamo intuito dalla tua faccia… »
« grazie di tutto, il vostro appoggio è fondamentale per noi.. »
dico sincero, sia per me che per Moe è importante sapere che loro ci sono.
« non dirlo nemmeno per scherzo » mi ammonisce lui, con gli occhi
troppo buoni per mettere paura davvero.
« non ne parliamo più, dillo anche agli altri Aki, non voglio più
parlare della sua malattia, fino a che essa non si farà viva. Da oggi in poi
voglio vivere serenamente e renderla felice, solo questo conta »
Lui ascolta in silenzio e annuisce quando ho finito « certo, mi
sembra l’unica cosa sensata che hai detto in tutta la tua vita » sghignazza, a
quanto pare ha cominciato da subito.
Sorrido « grazie »
In compenso mi prendo uno scappellotto sulla nuca « che ti ho
detto? » mi punta un dito contro.
« di non dirlo? » chiedo con il sorriso sulle labbra.
« bravo, vedi che quando ti applichi ci riesci a capire? » scherza
lui, alzandosi dal letto per raggiungere gli altri.
∞
I ragazzi sono andati via da una buona mezz’ora, la serata è stata
divertente; non abbiamo smesso di ridere per un secondo, con Akira che faceva
di tutto per indispettire Takanori.
Ora sotto minaccia ho mandato Moe a farsi un bagno prima di
dormire, non voglio che si stanchi troppo e poi, sono abituato a fare i piatti
e sistemare la cucina; ho sempre vissuto da solo da quando sono ragazzo, quindi
non mi pesa.
Ripongo l’ultimo piatto al suo posto dentro la credenza, mentre
appendo il canovaccio mi guardo intorno per vedere se mi sia dimenticato di
qualcosa; sembra che tutto sia a posto, quindi spengo la luce e vado in salone.
La luce è ancora accesa in questa stanza, ma anche qui regna
l’ordine più assoluto; sono un maniaco dell’ordine e credo che mai nessuno
riuscirà a cambiare questo mio lato.
Carezzo il pianoforte passandogli di fianco e subito dopo spengo
anche questa luce, facendo calare in questo modo il buio in casa.
L’unica luce che vedo, è quella che filtra da sotto la porta della
stanza da letto, sicuramente Moe ha finito di fare il bagno e mi sta
aspettando.
In effetti, quando apro la porta la trovo stesa sul letto, la luce
dell’abagiour è fioca e romantica in questo caso, la pelle nivea e liscia della
mia piccola, è come un richiamo per me.
Piano mi avvicino a lei e mi stendo al suo fianco, subito cattura
le mie labbra in un bacio che sa di amore e passione, del bisogno che abbiamo
l’uno dell’altra.
Piano toglie uno ad uno, i bottoncini dalle asole, aprendo in
questo modo la mia camicia nera, che poco dopo finisce lontano da noi.
La stessa fine la fanno i pantaloni, gettati vicino la poltroncina
che tengo in questa stanza e a fargli compagnia anche i boxer.
Quando sono completamente nudo mi infilo sotto le coperte,
trovando il suo corpo, nudo anch’esso, ad attendermi fremente.
Lentamente i nostri corpi iniziano quella danza che ci fa sentire
uniti, completi e amati; il sudore che imperla le nostre fronti, le bocche
ansimanti che si cercano di continuo sentendo la mancanza per soli due secondi
di distacco, l’orgasmo che ci trova abbracciati stretti l’uno all’altra.
Niente al mondo riesce a farmi sentire in questo modo, nemmeno la
musica che è fondamentale per me o, il pubblico per il quale provo un amore
infinito; questo è diverso, è qualcosa di indescrivibile.
Piano bacio le sue guance rosee e calde, il suo nasino, l’occhio
destro e poi quello sinistro, il mento, la fronte e il capo. Continuerei
all’infinito, ma so che è stanca come lo sono io, che l’orgasmo sta facendo il
suo effetto facendola piombare in uno stato di torpore.
Esco dal suo corpo e con movimenti lenti mi adagio al suo fianco,
facendole passare un braccio intorno alle spalle e portandola sul mio petto per
fargli da cuscino; mi ha detto che gli è più facile addormentarsi sentendo il
battito del mio cuore ed io, glielo donerò ogni giorno ed ogni notte, perché
tutto ciò che sarò in grado di darle glielo darò, costi quel che costi.
Restiamo in silenzio, a farci compagnia solo i nostri respiri che
pian piano si fanno più lenti, più cadenzati, fino a che il sonno non si
impadronisce delle nostre menti.
« buona notte » sussurro e solo un piccolo mugugno ricevo in
risposta, si è addormentata e le mie labbra si stendono in un sorriso.
Note: ho rubato “ Moonlight
“ ad Yiruma, spero che non si arrabbi con me, in fondo
è per una giusta causa no? U_U
È che sentendo questa melodia, ho capito che era
Moe, non so, ogni nota è come se riuscisse a raccontare qualcosa di lei ^_^
Niente da fare, anche le ultime speranze sono state
spezzate, non c’è nulla da fare e mi sento cattiva é_è
ma questo lo sapete già vero? >_<
Ma perché ogni volta che scrivo qualcosa di quella
bertuccia di Reita, mi strapazza il cuore? XD lo adoro u.u
Visto che sto decisamente delirando, vi saluto con
un forte abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo, non perdetevelo è!
°(*^*)/°