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Autore: Melanto    26/01/2012    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 12: I Briganti di Ghoia (parte II)

Ghoia, Dogato di Tha Cerròs – Regno degli Ozora, Terre del Sud Centro-occidentali

“E allora? Che hanno detto?” Mamoru si informò subito appena Yuzo li raggiunse e si sedette al tavolo che avevano scelto.
Gli altri avventori presenti nella sala avevano nuovamente puntato gli sguardi su di loro, ma questa volta ci si fermarono con un’insistenza quasi maniacale, però rimasero muti. Qualcuno aveva addirittura interrotto il pasto.
“Tutto a posto, hanno le camere e hanno anche il pranzo.” Il volante appoggiò le chiavi al centro del tavolo, sorridendo.
Mamoru sospirò sollevato. “Cominciavo a temere il peggio.”
“Sta arrivando l’ostessa per prendere le nostre ordinazioni.”
“E come ti è sembrata?” Teppei si era sporto e aveva abbassato il tono. “E’ inquietante come gli altri? Non so voi, ma a me non piace esser fissato così. Soprattutto se mi guardano come avessero visto un fantasma.”
Hajime fece per dire qualcosa, ma ci ripensò all’ultimo momento, limitandosi a dargli una pacca sulla spalla. Non era ancora sicuro di ciò che credeva d'aver capito e non voleva allarmare inutilmente i compagni.
“Ti ho già detto di ignorarli.” Mamoru s’appoggiò alla spalliera della sedia, assumendo una posizione poco composta; si comportava come non ci fosse stato nessun altro oltre loro, come se nessuno lo stesse osservando, ma Teppei non riusciva a mostrarsi altrettanto disinvolto.
Yuzo lo tranquillizzò.
“Lei mi è sembrata cordiale. Sorrideva, era gentile.” Però preferì omettere il modo in cui era sussultata appena l’aveva visto.
La donna arrivò proprio in quel momento, grembiule in vita e un foglio di carta con un bastoncino appuntito di grafite per annotare le ordinazioni.
“Benvenuti al Daaku, viaggiatori, io sono Haruko(1), proprietaria della locanda. Cosa posso portare a quattro giovanotti affamati?”
Teppei sembrò perdere di colpo il piglio preoccupato nel vedere il sorriso accogliente illuminare lo sguardo dell’ostessa. Drizzò la schiena e sorrise a sua volta, dimentico di tutto il resto.
Mamoru appoggiò i gomiti sul tavolo. “Cosa offre la casa?”
“Oh, vediamo, abbiamo un po’ di tutto. Arrosto di selvaggina, pane fresco di giornata, spezzatino di agnello, zuppa di verdure e una nostra specialità locale: la pizza.”
“Io vorrei dell’arrosto e del pane” scelse la Fiamma e Teppei concordò.
“Sta bene. Anche per me.”
“Io preferirei mantenermi leggero, una zuppa di verdure è più che sufficiente” ordinò il Tritone, mentre Yuzo sembrava indeciso.
“Cos’è la pizza?” domandò con curiosità. In quel viaggio aveva preso l’abitudine a ordinare per lo più piatti tipici che ad Alastra non avrebbe mai potuto assaggiare. Era un modo per riuscire a conoscere di più quelle terre così lontane dalla sua scuola e da essa così diverse.
Haruko s’illuminò, spiegandogli da cosa era composto, e il volante si convinse.
“Vada per la pizza, allora.”
“Perfetto! Visto che è la prima volta che ne assaggiate una, vi porterò quella più tradizionale.” Accennò un leggero inchino e s’allontanò svelta per rientrare in cucina.
Teppei si rilassò contro lo schienale della sedia, sorridendo soddisfatto. “Finalmente una persona normale.”
“Per fortuna” convenne Mamoru. “Stavo cominciando a pensare che non ce ne fosse nessuna in questa cittadina.”
Yuzo scosse il capo. “Non essere sempre così severo. Avranno i loro motivi per essere tanto diffidenti…”
“Diffidenti?! Fosse per loro scapperebbero via a gambe levate e si barricherebbero in casa!”
“Non hanno paura.” Hajime sembrava quasi stesse ragionando a voce alta, ma era serio e sicuro delle proprie parole. “Sembrano sorpresi. Allibiti, direi. Ma no, non hanno paura.” Volse lo sguardo alla vetrata poco distante dalla loro posizione. Di fuori sembrava essere dilagato un animato via vai. La gente correva di casa in casa, di bottega in bottega a parlottare fitto con chi si trovava all’interno. Nuove teste facevano capolino da dietro i vetri, dalle porte. Qualcuno usciva in strada e guardava proprio verso la locanda. Qualcosa stava succedendo, era cominciato fin dal loro ingresso a Ghoia e ora si espandeva come goccia d’olio nell’acqua. Bisognava stare attenti e pronti, perché quella strana tensione sarebbe potuta esplodere in un attimo e ancora non riusciva a capire cosa avrebbe potuto comportare.
“Tu dici?” Mamoru si passò un dito sulle labbra, pensieroso. Forse il Tritone aveva ragione. Se avessero davvero avuto paura, il mercante non avrebbe insistito così tanto affinché il volante prendesse quella chincaglieria.
La situazione continuava a non piacergli, ma non aggiunse altro.
Dopo un po’, l’ostessa tornò da loro reggendo un vassoio pieno di piatti fumanti che disperdevano invitanti odori e tutto il resto passò in secondo piano.
“Ecco qui! Arrosto per i due giovanotti di buon appetito. Verdure per il giovanotto con i capelli ribelli.” Distribuiva le pietanze sempre sorridendo. Poi lo sguardo sembrò illuminarsi un po’ di più quando poggiò un piatto circolare davanti a Yuzo. “E pizza margherita per il temerario che vuole provare cose nuove. Spero vi piaccia.”
Il volante accennò un ringraziamento col capo e guardò con estremo interesse il cibo che aveva davanti. No, decisamente non aveva mai visto una cosa simile. La base su cui poggiava il condimento aveva la sagoma di un fiore. La salsa ricopriva interamente la pasta, mentre la mozzarella era stata disposta per disegnare i petali bianchi della margherita lasciando un vuoto al centro, che rappresentava i pistilli.
“Immagino si chiami margherita per la sua forma” propose Yuzo e la donna annuì.
“La base è sempre la stessa e sopra vengono condite con tante cose diverse, a seconda dei gusti del cliente. Ogni pizza ha il nome di un fiore, in modo da distinguerla dalle altre.”
Il volante afferrò forchetta e coltello e ne tagliò un pezzo. Quando lo assaggiò, spalancò gli occhi per la sorpresa.
“Ma è fantastica! E’ una delle cose più buone che abbia mai mangiato! Mamoru, devi provarla, assolutamente!”
La Fiamma mostrò una smorfia divertita per il suo entusiasmo e decise di accontentarlo, tanto il piatto aveva davvero un bellissimo aspetto. Assaggiò, masticò adagio per sentirne tutti i sapori e poi sbottò.
“Accidenti! Questa farebbe faville da me!” Poi si rivolse all’ostessa. “Posso averne la ricetta?”
“Che donnina di casa” ridacchiò Teppei.
“Tu sta’ zitto e assaggiala, prima di commentare.”
In poco tempo, anche il tyrano e il Tritone avevano provveduto a provare la fantomatica pizza e ne erano rimasti talmente entusiasti che avevano deciso che sarebbe stata la loro cena.
In tutto questo, Haruko rideva divertita, tornava spesso al loro tavolo, per assicurarsi che non avessero bisogno d’altro, e rispondeva volentieri a tutte le loro curiosità culinarie.
Fu mentre portava una seconda caraffa di birra che Yuzo domandò: “Come mai avete deciso di chiamare questa locanda: ‘Brigante’?”
Un rumore deciso di posate che tintinnavano con forza nel piatto, dopo essere state lasciate cadere, attirò l’attenzione dei quattro Elementi. La gente intorno aveva ripreso a osservarli con tanto d’occhi e anche l’ostessa parve divenire di sale.
Yuzo masticò lentamente il boccone, assumendo un’espressione colpevole, mentre il sorriso scivolava dalle sue labbra. “Forse… sono stato troppo invadente... mi dispiace.”
“Ah! No, è solo che…”, Haruko si sforzò di apparire cordiale e di buonumore, “…è raro che qualcuno conosca il significato di Daaku.”
“Io vengo dal confine Est” spiegò il volante e lei camuffò la dimenticanza in sorpresa.
“Davvero? E… e come mai dei giovani provenienti da così lontano sono finiti qui a Ghoia?”
Mamoru riempì per la seconda volta il boccale con la birra. “Di questo ne discuteremo con il vostro capo villaggio. Potete indicarci dove possiamo trovarlo?”
“Capo… villaggio?” L’espressione di Haruko si adombrò, sfumando in preoccupazione. “Noi non ne abbiamo uno.”
“No? E chi fa le veci del Doge?”
La preoccupazione si fece più evidente. “A-abbiamo un Delegato Dogale. M-ma lui è sempre molto impegnato; ha più paesi di cui occuparsi…”
“In mancanza d’altro.” Mamoru fece scorrere lo sguardo sui suoi compagni, i quali si strinsero nelle spalle. “Dove abita?”
“Fuori Ghoia… tra l’andata e il ritorno ci vuole circa un giorno di viaggio.”
“Eh?! Così tanto?!” La Fiamma sbuffò palesemente seccata. Avrebbero perso più tempo del previsto, ma cercò di trovare una soluzione per riuscire a ottimizzare ogni istante a disposizione. “Se ne parlerà domani, oggi restiamo in città. Col nuovo giorno, io e Yuzo andremo da questo Delegato Dogale, mentre voi-”
“Volete andare voi due?!”
Aria e Fuoco si scambiarono un’occhiata perplessa per la foga con cui l'ostessa si era intromessa.
“Beh, sì.” Mamoru inarcò un sopracciglio.
“Ma… ma fareste un viaggio a vuoto! Sicuramente non lo trovereste in casa! Le cittadine di sua competenza sono piuttosto distanti le une dalle altre e lui è sempre in viaggio! E poi le foreste qui intorno sono molto pericolose, piene di animali selvatici! Rischiereste di perdervi facilmente!”
Agli occhi della Fiamma, sembrò che volesse a tutti i costi impedire che incontrassero questo famoso Delegato. Lo sguardo della donna si spostava rapido e preoccupato dall’uno all’altro. Un altro po’ e si sarebbe messa a supplicarli di non andare.
Il suo tono si fece più severo. “Questi sono problemi nostri.”
Yuzo intervenne col suo atteggiamento cordiale e più accondiscendente; ogni volta che lui diveniva ostico in una discussione, il volante agiva per evitare tensioni.
“Non dovete preoccuparvi, sappiamo cavarcela molto bene in ogni situazione. Non ci succederà nulla.”
“Sì, ma-”
L’urlo impaurito di una donna, accompagnato dall’improvviso pianto di una bambina, interruppe la conversazione.
“Ma che-?!” Mamoru drizzò la schiena.
“Sono già tornati…” esalò la padrona della locanda, serrando forte le mani attorno al vassoio.
Il Tritone indicò la finestra a Mamoru con un cenno del capo e lui scorse delle persone, fuori; stava succedendo qualcosa. La Fiamma si volse di nuovo verso Haruko.
Chi è tornato?” domandò in tono fermo, ma la donna distolse lo sguardo senza rispondere.
Le urla spaventate si ripeterono e il pianto continuò, incessante, eppure c’era qualcosa di surreale nel modo in cui tutti gli avventori rimasero immobili. Gli occhi fissi nei piatti, ma le dita strette alle posate, tanto da far divenire livide le nocche.
Yuzo fece per alzarsi, quando Mamoru lo anticipò e si portò nei pressi del vetro. Spostò piano le tendine e inarcò ancora di più il sopracciglio.
Poco lontano dalla locanda, una donna restava seduta a terra, tenendosi stretta la figlioletta.
A minacciarla, bastone alla mano, c’erano degli uomini. In armatura.
“Ma che diavolo…” masticò, riconoscendo i colori dei mantelli e lo stemma degli Ozora ricamato sugli stessi.
“E’ la Guardia Cittadina”, mormorò Haruko, “è venuta a riscuotere le tasse.”
“Prego?! E da quando in qua fanno gli esattori?!” La Fiamma incupì l’espressione in una smorfia feroce. “Per giunta così violenti.”
La gente in strada restava a distanza. Guardavano e non agivano. A Mamoru sembrò che fossero terrorizzati. Questa volta per davvero. Eppure quei miliziani erano solo in due, ci sarebbe voluto poco per metterli al tappeto e dargliene di santa ragione. E poi perché non avevano mai fatto rapporto al Doge per un simile sopruso? La Guardia Cittadina doveva proteggere gli abitanti, non spaventarli a morte né tantomeno malmenare donne e bambini.
Yuzo lo raggiunse con passo svelto, appoggiando una mano sul vetro. L’espressione che aveva sul viso gli fece capire che poteva anche scordarsi l’idea di una tappa tranquilla e senza problemi.
“Mamoru, dobbiamo-”
“Sì, sì. Lo so” masticò con fastidio. “Ma vediamo di non attirare troppo l’attenzione. Con quei babbei lì bastano un paio di pugni, se capisci cosa voglio dire.” Gli scoccò un’occhiata eloquente che significava: niente incantesimi. Per quanto avessero addosso gli occhi di tutti da che avevano messo piede in città, almeno la storia che erano degli Elementi avrebbe voluto cercare di tenerla nascosta quanto più possibile.
Yuzo annuì e lui sospirò.
“Andiamo a fare la buona azione quotidiana.”
Almeno con sé stesso, però, dovette ammettere che non gli dispiacque, non quella volta. Aveva un desiderio irresistibile di dare una lezione a quei due balordi. Era tutta colpa del volante, lo aveva contagiato.
“Ci pensiamo noi” disse ad Hajime e Teppei. Anche loro si erano alzati e restavano pronti ad entrare in azione qualora ce ne fosse stato bisogno, ma considerando chi erano i due avversari, Mamoru e Yuzo sarebbero stati più che sufficienti.
“Posso pestarli anch’io?!” Il tyrano si sfregò le mani, galvanizzato all’idea, ma la Fiamma inarcò un sopracciglio con ironia.
“Teppei, non voglio ucciderli.”
“Mica li uccido!”
“Devo ricordarti lo sgherro di Bala, per caso?”
“Sì, ma non l’ho ucciso. Gli ho solo spaccato la faccia!” insistette il tyrano, però Mamoru fu inamovibile.
“Fa’ come ti dico e aspetta qui.”
“Cosa volete fare?” L’ostessa si allarmò. “Quegli uomini sono pericolosi, lasciate perdere! Non vedono di buon occhio gli stranieri!” Non poteva permettere che i miliziani li vedessero. Che lo vedessero.
“Se loro sono pericolosi, io che sono?” sghignazzò Mamoru con un sottile piacere. Fu il primo a uscire dalla sala e a inforcare il corridoio con passo deciso. Spalancò la porta della locanda con un gesto secco e si appoggiò allo stipite, calandosi un’espressione annoiata sul volto.
“Avanti!” stava incalzando uno dei miliziani, il più robusto. “Devi ancora versare cinquecento scudi!”
“Ma se non puoi pagare, puoi sempre vendere la tua graziosa figlioletta.” Il tono del suo degno compare arrivò mellifluo, viscido. “Ce ne prenderemo cura noi. Abbiamo proprio bisogno di una nuova servetta.”
“Vi prego, no!” La donna strinse ancora di più la bambina a sé che continuava a piangere, raggomitolata al suo fianco. “Ha solo otto anni!”
Gli occhi di Mamoru si ridussero a una striscia sottile e incandescente. La noia virò in disgusto e gli arricciò le labbra.
“Pietosi” sibilò.
Il miliziano magro si girò di scatto, con sguardo minaccioso. “Che hai detto?”
“Ho detto che siete pietosi. Cos’è, sei sordo?”
Mamoru venne squadrato da capo a piedi, con fare guardindo. “Un forestiero? Mostrami il lasciapassare!"
"Quale lasciapassare?" Si strinse nelle spalle la Fiamma.
"Quello che avrebbero dovuto darti al posto di blocco!"
Il giovane parve ancora più perplesso. Ci pensò su, portandosi un dito al mento e poi si ricordò di quella sorta di avamposto che avevano incrociato proprio un chilometro prima di arrivare a Ghoia. "Aaaah! Quello. Era un posto di blocco? Peccato che non ci fosse nessuno a fare la guardia."
Il soldato borbottò un paio di insulti. "Maledizione a Hisei! Sarà andato a puttane come al solito! Comunque, non ti hanno insegnato il rispetto? Come osi rivolgerti in questo modo a dei soldati della Guardia Cittadina?!”
“Potremmo farti strappare la lingua per la tua insolenza!” Quello grasso agitò minacciosamente il bastone. “Vedi ti pensare agli affari tuoi, se non vuoi finire male!”
Tsk.” Il ghignetto supponente fece capolino sulle labbra della Fiamma. “Mamma mia, che paura. Guardami, sono tutto un brivido.” Scosse il capo con disapprovazione. “Capisco che siamo in guerra, ma dare un’armatura anche a cani e porci mi sembra una pessima idea.”
“Cosa?!” Il soldato magro e dal viso scavato andò su tutte le furie. “Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio, fottuto moccioso!”
“Ripeterlo? Oh, ti dirò di più.” Mamoru incrociò le braccia, sollevando il mento per guardarlo con sufficienza. “Nella mia città, il Doge vi avrebbe fatto frustare a sangue per un simile comportamento e poi esposti a chiappe all’aria in pubblica piazza. Vomitevoli scarti di merda.”

Aveva visto il giovane di nome Mamoru avviarsi all’uscita con passo sicuro, e Yuzo muoversi per tenergli dietro, ma non poteva permetterglielo.
Haruko gli sbarrò la strada e il volante la guardò con perplessità.
“Non andare!” gli intimò, le mani sollevate per fermarlo a qualsiasi costo.
“Non dovete preoccuparvi, il mio compagno ha ragione: noi siamo più pericolosi di loro, anche se non sembrerebbe. Ma seppur non lo fossi stato… non sarei mai rimasto a guardare.” Sorrise con semplicità, stringendosi nelle spalle. “Non posso.”

“Non importa in quanti saranno, non resterò a guardare come distruggeranno tutto quello che abbiamo costruito. E se sarà sangue l’ultima cosa che i miei occhi vedranno… che sangue sia!”

“Fuggire? Non posso più. Né posso arrendermi e guardare come marciano sulle nostre vite e le calpestano. Non posso permettere che tutto sia vano. Io combatterò fino a che avrò vita per farlo.”

Quelle parole tornarono a galla, si sovrapposero a quelle di Yuzo, si fusero e le tre voci divennero una sola capace di spezzarle il cuore un’altra volta ancora.
Gli occhi di Haruko divennero lucidi, ma non si fece da parte. “Per favore!”
Il volante apparve confuso. Non riusciva a comprendere per quale motivo avesse tutta quella paura. Ormai doveva averlo capito che erano degli Elementi, dopo che aveva assistito al suo piccolo incantesimo. Indeciso, sollevò lo sguardo al fondo del corridoio. Sulla soglia, la Fiamma stava già ingaggiando battaglia verbale con i soldati e presto sarebbero venuti alle mani, non poteva temporeggiare ancora. Le iridi tornarono su Haruko, che non demordeva, ma aveva perso parte della fermezza.
“Per favore…”
Lui inarcò un sopracciglio, assumendo un piglio più serioso e deciso. “E’ la vostra gente, perché non intervenite? Perché restate a guardare e non vi ribellate?”
La donna ingoiò con forza le lacrime. Distolse lo sguardo senza rispondere, abbassò il capo e le mani con esso; sapeva che non avrebbe mai potuto trattenerlo.
Quel gesto di resa e il mutismo dietro cui ognuno in quella città sembrava essere trincerato confusero il volante ancora di più e gli fecero capire quanto complicata doveva essere la situazione. Tragica. Ma, come le aveva detto, lui non sarebbe rimasto a guardare.
Senza aggiungere altro la superò e Haruko lo lasciò andare.

“Bastardo!” ringhiò il miliziano all’insulto di Mamoru. Con i denti stretti e in mostra si volse in direzione del compagno. “Branko! Carica di legnate quella puttana e dopo occupiamoci di lui!”
Mamoru non si mosse, ma inspirò a fondo. Gli occhi puntati sul soldato armato di bastone.
“Fossi in te, io non lo farei.” Scuoteva la testa con condiscendenza, ma l’altro decise di non ascoltare il suo avvertimento.
Levò l’arma dalla punta rinforzata e vibrò il colpo. Si sentì il rumore cupo del legno che si infrangeva su qualcosa ma, diversamente da quanto creduto, non fu il cranio della donna.
Un’altra figura si era frapposta tra lui e la vittima, una figura che aveva parato la calata del bastone con un braccio, sollevandolo oltre la testa.
La guardia rimase spiazzata: non l’aveva visto arrivare tanto era stato veloce.
Poi, due occhi nocciola emersero da dietro al braccio e per Branko fu come vedere un fantasma.
“Non rifarlo.” Il tono di Yuzo era fermo; più che minaccioso, sembrava avesse impartito un ordine.
L’uomo lasciò cadere l’arma e indietreggiò. Il viso, che fino a qualche attimo prima era stato rosso e incollerito, adesso era terreo e pallido. Indietreggiò ancora.
“Non ci credo…”, mormorò, “…non è possibile, non ci credo!” Ma aveva ancora gli occhi per vedere e gli occhi gli dicevano che era davvero così e che, in un modo o nell’altro, avrebbe dovuto crederci sul serio.
Poi, il compagno gli rovinò addosso all’improvviso, colpito da un calcio di Mamoru, e tutti e due caddero a terra.
“Io ve l’avevo detto di non farlo.” Li canzonò la Fiamma, raggiungendo Yuzo a passo lento. Il volante si alzò in piedi in attesa che i due provassero a caricarli di nuovo, invece, i soldati rimasero al suolo.
“L-lo vedi anche tu?” domandò Branko, strisciava sulla rena, nel tentativo di allontanarsi.
“S-sì… questo… questo è il passato… che torna per perseguitarci! Andiamo via! Via!
Senza sapere come, riuscirono a rialzarsi, afferrarono le briglie e montarono in sella. I cavalli si impennarono e poi vennero lanciati al galoppo. Fuggirono senza mai guardarsi indietro.
Mamoru sbatté le palpebre. “Ma come? Tutto qui?” Lui si era già aspettato di spaccare qualche ossicino, in barba a quello che aveva detto a Teppei. “E poi cos’è che blateravano? Il passato?”
Al suo fianco, Yuzo sembrava ancora più perplesso. Scosse il capo, facendo spallucce.
La Fiamma incrociò le braccia, aggiungendo l’ennesima stranezza alle altre che ormai sembravano essere di casa a Ghoia. “Mah. Senti, ti ha fatto male?"
Il volante sollevò il braccio, sorridendo. “No, è tutto a posto. Come nuovo. Piuttosto…” Si volse a osservare la donna e la bambina, che aveva smesso di piangere e adesso tirava su col naso. Si fece loro vicino e si accovacciò, sorridendo.
“State bene?”
La donna annuì, ma non disse una parola. Negli occhi, aveva lo stesso sguardo che gli abitanti di quella città sapevano mostrare nei loro confronti: incredulità. La più pura e sconcertante che potesse esistere.
“E tu?” domandò alla bambina, carezzandole la testa.
Anche la piccola annuì e lo osservò con curiosità, da sotto in su. Poi si volse in direzione della donna.
“Mammina, lui è il brigante?”
“Bri-brigante?” L’uccellino spalancò gli occhi. Stando a stretto contatto con Mamoru si era abituato ai nomignoli più strani, ma brigante gli mancava. “No, no! Non sono un brigante, stai tranquilla! Io sono un-…”
Mamoru tossì rumorosamente.
“…viandante!” Yuzo corresse il tiro all’ultimo momento. “Un viandante che viene da molto, molto lontano. Adesso vai con la mamma, ti riporterà a casa, va bene?”
La piccola annuì di nuovo e lui rivolse un cenno del capo alla donna.
“Grazie. Grazie, mio signore…”
Mentre li vedeva allontanarsi, Yuzo ripensò alla riconoscenza del mercante, quando aveva accettato il suo regalo. Era la stessa che aveva visto negli occhi della donna, prima che se ne andasse.
Inspirando a fondo si alzò e quando si volse, lo sguardo di Mamoru era già su di lui. A braccia conserte, lo stava fissando, tamburellando adagio il piede al suolo.
“Che… che c’è?”
“Glielo stavi per dire, vero?”
“No, affatto!” Si difese, arrossendo un po’.
Seee, seee. Tra un po’ le avresti mostrato pure il permesso reale.”
“Ma la vuoi smettere?! Ti ho detto che non glielo stavo dicendo!”
“Come se non ti conoscessi” sospirò la Fiamma e Yuzo incassò la testa nelle spalle, girando lo sguardo.
Quando si accorse che la gente accorsa dalle case li aveva circondati, perse il piglio imbronciato.
“Uhm… Mamoru…”
“Cosa?”
“Non credi che ora stiano esagerando?” Con un cenno del capo indicò le persone attorno a loro.
La Fiamma incupì l’espressione. Gli abitanti si erano fatti più vicini, i commenti volavano veloci di bocca in bocca, bisbigliati ma decisi. Si scambiavano sguardi e poi li puntavano su di loro. Le donne si coprivano le labbra con le mani, ma non erano sufficienti a nasconderne i mormorii.
Sì, stavano esagerando, e lui cominciava ad averne abbastanza.
“Perché continuano a guardarci così?” Yuzo lo chiese ugualmente, nonostante fosse convinto che sarebbe rimasta una domanda senza risposta, come tutte le altre che li avevano accompagnati fin dal loro ingresso a Ghoia. Invece, qualcuno rispose davvero.
“Perché la somiglianza è troppa per fingere di non vederla.”
Haruko passò tra Hajime e Teppei, che si erano fermati sulla soglia per poter seguire lo scontro.
Il Tritone la vide camminare lentamente per raggiungere la Fiamma e il volante. Capì che parlava a Yuzo ed ebbe la certezza che stava cercando.
“Allora avevo visto giusto” masticò, attirandosi l’occhiata perplessa del tyrano. “Non guardavano noi, guardavano lui.”
“Te n’eri accorto?!” bisbigliò il compagno.
“Sì, ma non ne ero sicuro.”
Poco distante, l’espressione sorpresa sul volto di Mamoru mutò in allarme, mentre Yuzo seguitava a rimanere confuso.
“E’ impressionante…” Haruko lo guardava e, negli occhi, aveva una luce diversa, più calda. “…siete come due gocce dello stesso mare.”
Mamoru avrebbe detto fosse sul punto di commuoversi perché le iridi erano lucide e anche se non avvertiva né minaccia né pericolo provenire da lei e dalle persone intorno, rimase in allerta, perché aveva una pessima sensazione. La coda dell’occhio corse al volante, che era il più interdetto di tutti.
Haruko gli si fermò proprio davanti. Le labbra si schiusero in un sorriso dolce. Sollevò una mano e gli toccò la guancia in una carezza.
Yuzo non riuscì a ritrarsi a quel gesto. Era strano, ma non lo avvertì nemico, tutt’altro. La cosa più assurda fu che gli sembrò addirittura familiare, nonostante non avesse mai visto prima quella donna. Eppure, guardando meglio i suoi occhi, si rese conto di quanto il loro colore fosse simile al proprio.
“Somigli così tanto a tuo padre.”
Il meccanismo di difesa scattò all’istante, quasi avesse risposto a una parola d’ordine.
Yuzo arretrò d'un passo, separandosi da quel contatto nemmeno si fosse ustionato all’improvviso.
Dal canto suo, Mamoru aveva spalancato gli occhi perché se si parlava di ‘somigliare al padre’, l’ostessa non poteva certo riferirsi al Console.
“Che vi avevo detto?! Non poteva essere altrimenti!”
D’intorno, le voci si fecero più concitate e le parole cominciarono ad arrivare, suo malgrado, alle orecchie del volante.
“Doveva essere per forza così! Sono identici!”
“Allora è davvero il figlio di Bashaar(2)?!”
Bashaar.
Quel nome giunse chiaro e lui si volse di scatto, quasi a cercare chi avesse parlato, in mezzo alla moltitudine, ma le persone erano troppe. Gli occhi puntati addosso iniziarono a essere insostenibili. Lo fissavano, parlavano e continuavano a fissarlo. Erano decine e decine.
Qualcun altro lo nominò.
Bashaar.
E lui si volse dall’altra parte. Altri occhi, altre persone. Tutt’intorno, più vicini, iniziavano a girare, a scorrere, come in una giostra dalla quale voleva scendere. L’Autocontrollo venne eretto in fretta e furia, ma non sembrò schermarlo abbastanza, mentre sentiva che qualcosa iniziava a graffiare da dentro e gli faceva piegare le labbra per il sapore acre che risaliva alla gola.
“Ci deve… ci deve essere stato un errore…”  sibilò nei tentativi fallati di riuscire a respirare. “…vi state sbagliando…”
Erano uguali. Uguali.
Bashaar.
Adesso gli sembrava che tutti lo stessero nominando perché continuava a sentirlo chiamare ovunque si girasse in quella trottola di voci che si rincorrevano senza riuscire a fermarsi.
Indietreggiò ancora, iniziando a respirare con la bocca perché l’ossigeno che entrava dal naso non sembrava essere sufficiente.
Tra tutti gli occhi, riuscì a trovare quelli di Mamoru. Li aveva cercati senza rendersene conto e la Fiamma appariva spiazzata quasi quanto lui.
Nelle reazioni del compagno, il giovane di Fuoco riconobbe il fallimento dell’Autocontrollo che non riusciva a nascondere la sua paura. La lastra di vetro, invece, era sempre lì, quasi fosse l’ultimo baluardo alla roccaforte in cui si era rinchiuso per chissà quanto tempo.
Gli parve di leggere altro in fondo ai suoi occhi: aiutami.
Poi il rumore di qualcosa che si crepava.
Fece per allungare una mano verso di lui, ma Yuzo indietreggiò ancora. Le labbra nuovamente serrate e le difese alzate come spine di riccio.
“Devo andarmene… mi manca l’aria… Devo andarmene!”
Lo masticò a filo di voce, tanto che Mamoru riuscì a capirlo solo quando fu troppo tardi: l’attimo dopo, Yuzo aveva già spiccato il volo, allontanandosi in tutta fretta da Ghoia.
“Accidenti!” sbraitò la Fiamma. “Ma che dannato viziaccio che ha, maledizione! La prossima volta gli lego una corda al piede e poi vediamo dove se ne scappa! Cazzo!” E questa era già la seconda volta che fuggiva dal dolore.
Sbuffò, calciando l’aria e passandosi nervosamente una mano tra i capelli, tirandoli indietro.
Attorno a lui la gente parlava ancora più animatamente, indicando il cielo.
“E’ un Elemento! Avete visto?”
“Deve essere un segno!”
- Sì! Di disgrazia! - pensò Mamoru, ringhiando - La mia! -
Era successo tutto così in fretta e lui si sentiva un idiota per non essere riuscito a trattenerlo, per avergli permesso di fuggire di nuovo.
Alle proprie spalle, l’ostessa sospirò con rassegnazione.
“Mi aspettavo che reagisse così. Il Console mi aveva avvertito.”
“Il Console è stato qui?!” La faccenda diveniva ancora più complicata.
“Alcuni anni fa. Ma credo sia meglio discuterne dentro; è una storia lunga.” Sospirò di nuovo. “E triste.”
Mamoru si passò una mano sul volto. Vi nascose un respiro più profondo degli altri e si massaggiò la fronte.
La brutta sensazione che aveva avuto non l’aveva tradito e adesso si preparava anche a dargli il colpo di grazia.
Le ombre che aveva voluto dissipare erano proprio davanti a lui, a un passo, e avevano assunto consistenza, ma non era da solo che avrebbe voluto affrontarle. Per una volta, maledì la sua incapacità di volare, perché altrimenti non c’avrebbe pensato un attimo a rincorrere quello stupido.
Era insieme che avrebbero dovuto attraversarle, ma adesso lui ne sarebbe uscito e Yuzo avrebbe continuato a restarvi nascosto, come farfalla nel bozzolo.
Una delle persone si fece velocemente dappresso. L’espressione preoccupata. D’un tratto, tutti gli abitanti di Ghoia avevano perso la loro aura di mistero ed erano tornati a essere perfettamente normali.
“Haruko, cosa facciamo? Quegli uomini lo hanno riconosciuto, domani ce li troveremo qui in massa!”
Lei si portò una mano al mento, pensando in fretta e prendendo una decisione. Mostrò una risolutezza che Mamoru non aveva minimamente sospettato.
“Fate allontanare le donne e i bambini, portateli al sicuro, sulle grotte delle montagne. Noi ci prepareremo ad affrontarli. Qualcuno vada ad avvisare il vecchio Zed.”
I suoi comandi lo misero in allarme. Tutto stava precipitando in caduta libera.
“Che diavolo sta succedendo? Chi dovete affrontare?”
Haruko lo guardò e Mamoru lesse preoccupazione, nei suoi occhi, ma non sorpresa: lo stavano aspettando, qualunque cosa fosse lo stavano aspettando da anni.
“Domani a quest’ora la città pullulerà di miliziani.”
“Per quale motivo?”
“Per uccidere Yuzo.”
Avvampò. Sentì il petto andare di colpo a fuoco, bruciare. Si dovevano solo azzardare a tentare di torcergli un capello e avrebbe fatto una strage. Poi si ammonì, ancora, perché non era riuscito a fermarlo.
“E per ordine di chi?!”
Haruko sospirò, le sopracciglia si aggrottarono sull’espressione severa. Nemmeno questa volta esitò a rispondere.
“Del Delegato Dogale.”




[1]HARUKO: XD lei è una sorta di ‘vittima sacrificale che mi piace usare quando posso’. E’ Haruko Maruyama, la professoressa delle elementari che era innamorata di Taro Misaki!!! *rotola via* Nelle mie storie, è già comparsa sotto le – succinte – vesti della Maitresse de “La Casa di Marilyn” nella fic: “L’uomo in vetrina” XD. Questa volta ha un ruolo più serio, giuro! (Per vedere la prof stalker: *clicca qui*)

[2]BASHAAR: come per Nasir, Bashaar è il nome di Yuzo nella traduzione araba di Captain Tsubasa, ovvero ‘Captain Majid’. *-* Non trovate che Bashaar sia davvero un bel nome?! (significa 'portatore di buone notizie' XD E tutto si potrebbe dire di Bash, tranne che porti buone nuove... oddio, se poi vogliamo vederlo sul piano astratto e filosofico...)


…Il Giardino Elementale…



Oh, finalmente inizia a farsi una punticina piccina di chiarezza nel passato di Yuzo. Il vero passato di Yuzo, quello che nemmeno il volante conosce e che si colloca prima della sua vita all'orfanotrofio.
Cosa sarà successo?
E perché il Delegato Dogale dovrebbe volerlo addirittura morto?
Ma, soprattutto, perché io devo essere così cattiva con lui?! XDDDDD Scopritelo su Kazzengeeeer!
Le prossime parti saranno piuttosto corpose e ogni domanda avrà una risposta definitiva. **/ Restate sintonizzati!

Come sempre, infinitamente grazie a tutti coloro che seguono questa storia! ♥



Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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