-Drops
File 03: Revenge .
Light osservò
suo padre: in quel breve tempo sembrava incredibilmente invecchiato. Prima
delle prigionia, ne era certo, pareva molto più giovane, il tutto doveva essere
successo per lo stress.
Scoccò una
rapida occhiata di rimprovero a Ryuzaki. Inutile dirlo, tutta colpa sua.
“Veramente sei
stato tu a chiedere di essere rinchiuso” gli ricordò una voce dal suono sciocco
nella sua testa; liquidò facilmente quella piccola verità e tornò ad osservare
i capelli sale e pepe del padre. Decisamente
troppo sale.
«Papà, ti vedo stanco… non vorresti riposare un po’?» domandò Yagami,
quasi esitante. Conosceva suo padre, aveva ereditato il suo orgoglio, sapeva
perfettamente che avrebbe declinato l’offerta, eppure sentiva di doverglielo chiedere. Un piccolo riguardo, come per
scusarsi per averlo fatto preoccupare così tanto.
Perché
scusarsi, poi? Non aveva poco prima appurato che era unicamente colpa dello stramboide?
Soichiro sorrise al figlio
e scosse la testa, prima di tornare al lavoro con l’aria stanca di un vecchio.
“Ryuzaki,
‘fanculo” pensò Light con una smorfia.
Osservò la
lunga fila di anelli metallici che lo collegavano indissolubilmente al
detective e l’idea gli venne all’istante.
Nascose
abilmente un ghigno, facendolo apparire come un’innocente sorriso, poi si
rivolse a quella che, anche se non poteva ricordarlo, era la sua nemesi. «Io mi
faccio del caffè, ne vuoi anche tu, Ryuzaki?».
L si voltò a
guardarlo, esaminandolo diversi secondi, valutando che risposta dare. «Sì, ti
ringrazio» disse infine, atono.
Con la catena
Light riusciva tranquillamente ad arrivare fino alla cucina; conscio di non
essere visto, non nascose più il ghigno e si mise al lavoro.
Presto un
gradevole aroma di caffè si espanse per il Quartier Generale e in due tazze brillava
il liquido scuro; una di esse, però, era fredda.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, no?
Yagami portò
alla postazione di L entrambe le tazza –tenendo quella calda accuratamente
verso di sé- ed una zuccheriera.
Sorseggiò il caffè
amaro senza staccare gli occhi da Ryuzaki, attendendo con impazienza che
cominciasse a bere pure lui.
«Qualche
problema, Light-kun?» domandò il detective, notando lo sguardo dell’altro fisso
su di lui e iniziando a buttare zollette di zucchero nella bevanda.
Light dovette
usare tutto il suo autocontrollo per non cedere ad un sorriso vittorioso, «no,
figurati, tutto okay».
Gli scoccò una
rapida occhiata sospettosa, il detective, prima di bere un sorso. La sua
espressione si fece tanto disgustata che Yagami non riuscì più a trattenersi,
semplicemente scoppiò a ridere come non faceva da tempo. Venne trafitto da
un’occhiataccia di Watari e da quelle curiose di suo padre e gli altri
poliziotti, ma non se ne curò minimamente, in quel momento c’erano solo quella
tazza piena di salsa di soia e
l’espressione nauseata di L.
«Adesso le
probabilità che tu sia Kira si alzano al settanta percento».