ehm
ehm.. ciao. lo so che mi odiate per i continui ritardi, anche io mi
odio T_T ma
mi sono fatta quattro calsoli e dovete sopportarmi solo per un'altra
decina di
capitoli u.u (non ammazzatemi vi prego.. 10 non sono poi molti u.u) ok,
sto
divagando.. questo capitolo è stato abbastanza difficile da
scrivere.. vedrete
alla fine.. se ve lo dico adesso poi praticamente vi dico quello che
succede e
non mi pare il caso quindi leggete e lo scoprite da voi senza
anticipazioni da
parte mia u.u
buona
lettura!
Io
e
Edward attraversiamo la mensa mano nella mano, come sempre, ma stavolta
non
andiamo al tavolo dei miei cosiddetti amici, ne a quello dei Cullen. Lo
trascino in uno dei pochi tavoli liberi e mi siedo sbuffando per
l'ennesima
volta.
-che
c'è?
-ci
fissano tutti, vero? Ma perché non la
smettono? Non hanno una vita loro?
Edward
alza gli occhi al cielo - tu ti fai troppi
problemi. Perche non li ignori e basta?
-tu
ci riesci?
-nessuno
ci sta fissando.
Inarco
un sopracciglio, scettica, certa della sua
bugia.
-ok,
un paio, forse..
-un
paio un corno! Chissà che pensano.
-sei
abbastanza intelligente da immaginarlo da te,
e da sapere quali sono le persone da cui stare lontana.
-certo
che lo so. Sai, vorrei tanto andare da chi
mi fa falsi sorrisi e dire "il mio ragazzo legge nel pensiero".
Godrei da matti a vedere la loro espressione.
-da
quando hai questa vena sadica?- chiede
divertito?
-vorrei
tanto che fosse tutto più semplice.. Forse
dovrei continuare con la scuola per corrispondenza.
-perché?
-tanto
non mi perdo gran che, qui. Posso passare
più tempo con Elizabeth, diplomarmi ed evitare
compagnie inutili tutto
nello stesso tempo.
-tu
non vuoi davvero studiare a casa, Bella.
Sarebbe come dargliene vinta, come se ti vergognassi di qualcosa.
-io
non mi vergogno!- esclamo indignata.
-lo
so- sorride, e capisco che non l'ha detto
perche lo pensa davvero, ma per avere una mia reazione.
-e
comunque, ci sono delle persone che vale
davvero la pena di avere come amiche, sai?
-tipo?
Non
risponde, ma volge lo sguardo oltre le mie
spalle. Mi giro a guardare e poi mi volto nuovamente verso di lui,
ricambiando
il suo sorriso.
-sai..
È per questo che ti amo.
Alza
le spalle come a darmene atto, e io scuoto la
testa.
-Bella,
ti dispiace se ci sediamo qui?
-no,
certo.
-Alice
mi ha detto che avevi bisogno di un po di
compagnia, così..
Annuisco,
lanciando uno sguardo riconoscente a
Alice che si trova dall'altro lato dea sala.
In
fondo, a che serve avere l'approvazione degli
altri? Non mi interessa affatto. Ho dalla ma parte la mia famiglia, le
mie
migliori amiche, l'uomo che amo. Non ho bisogno d'altro.
Devo
però ammettere che Angela è davvero una cara
ragazza, e sono certa che la sua amicizia non ha nulla di malizioso, a
differenza delle mille risposte che Jessica avrebbe preteso da me, per
poi
trasformarle in pettegolezzi.
-mi
dispiace tanto per l'altra sera- comincia
Angela- loro sono solo.. Beh, hanno giudicati senza sapere niente. Sono
certa
che gli dispiace..
-non
penso- scuoto le spalle- comunque non mi
importa molto di quello che pensano loro. Per niente, a dire la
verità.
-fai
bene, credo.. Cioè.. Probabilmente non sono
veri amici se giudicano al primo colpo.
-lo
so.
-però..
Wow! Una figlia.. Deve essere dolcissima.
-lo
è, infatti. Ed è anche molto, molto paracula. Ha
otto mesi, ed è già una ruffiana con suo padre.
Certo, se il padre la viziasse
un po meno, forse.. - lascio in sospeso.
-Io
non vizio proprio nessuno.
-no,
certo- sorrido complice.
-Ma
quindi voi stavate insieme anche in Alaska? È
bellissimo che vi siate rincontrati!
Scuoto
le spalle e rivolgo a Edward uno sguardo di
complicità- una fortunata coincidenza.
-o
forse un segno d destino- aggiunge Edward.
Sorridiamo
entrambi e per un istante mi dimentico
di Angela e Ben.
-sai,
Bella- mi richiama lei - mi piacerebbe
conoscerla, un giorno.
-oh,
ma certo. Un giorno te la faccio vedere. È
bellissima, vedrai. E.. Ho una foto nel portafogli- aggiungo
ricordandomi della
foto che porto sempre con me.
La
tiro fuori e la passo a lei, che la guarda con
occhi illuminati.
-è..
Stupenda- sussurra ripassandomi la foto.
-lo
è- rispondo fermandomi un attimo ad
accarezzare la superficie del cartoncino.
Il
corpicino minuscolo di Elizabeth, a poche
settimane dalla nascita, tra le mie braccia. Il mio sorriso luminoso,
grato di
quel piccolo vagiremmo che stringevo, la mia unica ragione di vita.
Adesso,
nel sorriso che rivolgo a mia figlia, c'è
lo stesso amore di un tempo, ma a differenza di allora nessun'ombra si
nasconde
dietro i miei occhi. In cuor mio, so che non accadrà mai
più.
Metto
a posto la foto e rivolgo a Edward uno
sguardo carico di significato.
Temo
che non sia del tutto convinto del mio
perdono, ma non voglio che la pensi così.
Non
che il ricordo dei giorni - degli anni-
passati senza di lui sia
improvvisamente scomparso. Sarà sempre nel mio cuore, ma so
che non commetterà
mai più un errore del genere, che non mi lascerà
mai più. Tanto basta a non far
bruciare la ferita. Anzi.. Quando siamo insieme sembra quasi che non
sia mai
esistita.
Io,
Angela e Ben continuiamo a parlare, e anche
Edward si lascia coinvolgere dalla conversazione.
Ha
ragione lui: non voglio davvero studiare a
casa. E il motivo non è nemmeno che non voglio che gli altri
pensino che mi
vergogno di qualcosa. Non mi interessa quello che pensano, ma studiare
da
privatista vorrebbe dire eliminare ogni contatto con il mondo esterno.
Certo,
presto, spero, la mia vita sarà esattamente questa, ma
fintanto che ne ho
l'opportunità non voglio precludermi una normale vita da
liceale (per quanto
una madre possa avere un normale percorso di studio).
Per
la prima volta da parecchio tempo mi diverto
con qualcuno che non faccia parte della mi famiglia, vera o acquisita.
Quando
finiscono le lezioni, però, e mi trovo
davanti lo sguardo caldo e familiare di Edward, mi sento a casa e sento
che non
vorrei essere da nessun'altra parte.
Afferro
la mano di Edward e mi avvicino al suo
viso per un bacio accennato e ci avviamo alla sua macchina.
Ripenso
ai suoi occhi, e finalmente mi rendo conto
che non sono del colore che avrebbero dovuto.
Come
ho fatto a non accorgermene prima?
-Edward?-
gli chiedo quando siamo nella sua auto,
al sicuro da orecchie indiscrete - quant'è che non vai a
caccia?
-perche?
-perche
hai gli occhi scuri. Troppo. Per quanto
siano sexy.. Non penso che dovresti patire la sete solo per stare con
me.
Insomma.. So che vorresti passare tutto il mio tempo con me, anch'io
ma..
Dovresti andare a caccia.
-non
è necessario, tranquilla. Posso resistere
ancora qualche giorno.
-davvero?-
lo stuzzico mentre si ferma ad un
semaforo.
-vorresti
dirmi che adesso- proseguo con voce
languida- non ti tento nemmeno un pochino?
Scosto
i capelli dal viso e dal collo, facendogli
arrivare il mio odore al naso.
-non
ti fa proprio nulla il mio odore?- chiedo
quasi delusa quando non scorgo alcuna reazione da parte sua.
-non
provocarmi.
-altrimenti?-
chiedo con un sorriso.
Ci
mette meno di un secondo, tanto che non distinguo
il movimento che lo porta dall'essere seduto a quasi completamente
disteso sul
mio corpo, le labbra, i denti pericolosamente vicini alla pelle tesa
del collo.
Eppure, naturalmente, non provo un briciolo di paura. Sono ben altre le
sensazioni che fanno accelerare il battito del mio cuore, e questo
forse
dovrebbe preoccuparmi, almeno un po. Di certo la reazione
più normale, con un
vampiro che non si nutre da giorni così vicino alla tua
gola, sarebbe
quantomeno allontanarlo, considerato anche tutto il potere che hai sul
suddetto
vampiro. Eppure so che Edward non mi farebbe mai del male, nemmeno per
sbaglio.
E poi, a dispetto di tutto il mio potere, è lui ad avere il
controllo della
situazione.
-non
hai idea di quello che mi sta facendo il tuo
odore in questo momento. Ma non si tratta certo di quello del tuo
sangue,
sebbene in teoria sia un aspetto da non trascurare.
Non
appena le sua parole mi penetrano nel cervello
mi sento andare le guance in fiamme, ma in un momento del genere non
riesco a
rimanere in imbarazzo. Anche perché, super olfatto o no, non
può non aver
intuito la mia eccitazione.
In
ogni caso, porto la mano tra i suoi capelli e
gli alzo il viso alla mia altezza, scontrandomi con due pozzi di
petrolio.
-devi
andare a caccia, Edward. Non voglio che tu
stia male.
Mi
fa il mezzo sorriso che adoro e mi risponde: -
avresti dovuto pensarci prima di assalirmi.
-tecnicamente-rispondo
mentre torno al suo posto e
riparte- sei stato tu ad assalire me.
Mi
risponde con un sorriso, mentre mi chiedo se
forse non ho esagerato un po.
-fa
davvero così male? Non solo adesso.. Se siamo
in contatti più.. Intimi.. -Farfuglio sperando che capisca
cosa intendo- voglio
dire.. Ti crea problemi?
Mi
guarda di sbieco, indeciso se dirmi una bugia
oppure la verità.
-comunque,
stare con te, in ogni senso, vale la
pena.
E
ovviamente
lui opta per il compromesso.
Sbuffo
sonoramente. So che non vuole farmi sentire
in colpa, che ci prova ad essere sincero con me anche sulle questioni
più
dolorose, eppure il suo spirito cavalleresco non glielo permette fino
in fondo.
-Edward..
Dico sul serio. Se non riesci ad essere
sincero con me per le cose più stupide, come pensi che possa
fidarmi di te
sulle questioni più importanti?
-come?
-il
fatto è che.. So che tu vuoi sempre
proteggermi, che ti lanceresti in mezzo al fuoco per me o per Lizzie,
ed è uno
dei motivi per cui ti amo. Ma sono abbastanza forte da prendere sola le
mie
decisioni, non puoi sempre decidere tu per entrambi.
Mi
blocco, prima di arrivare in un punto della
conversazione che non voglio affrontare in questo modo, nella sua auto,
con la
fretta di andare a casa perche Charlie mi aspetta per le quattro.
Potrebbe
volerci parecchio per spiegargli perche l'unica soluzione possibile per
noi,
per stare insieme, sia la mia trasformazione senza passare per una
ragazzina
viziata, abituata ad ottenere tutto e che si impunta con l'unica cosa
al mondo
che le viene negata.
Prendo
un respiro profondo e addolcisco lo sguardo
-scusa. Non so nemmeno che mi sia preso, mi dispiace tanto.
Scuote
la testa - non importa, Bella. Sai che puoi
dirmi sempre tutto quello che ti passa per la testa.
-si-
sospiro, non del tutto certa delle sue
parole. Posso parlargli di qualunque cosa, è vero, ma molte
delle cose che
vorrei dirgli sono anche cose di cui non vuole sentire.
Comunque,
non appena saremo soli dobbiamo
parlarne. So come la pensa, ma voglio comunque che sappia che non ho
intenzione
di far battere troppo a lungo il mio cuore.
Gli
sfioro la guancia, lo zigomo, la fronte, gli
scosto una ciocca di capelli dal viso. Mi avvicino per assaggiare le
sue
labbra, lentamente. La mia lingua incontra timida la sua, molto
più certa nei
movimenti. Per qualche secondo - o qualche minuto - mi dimentico
perfino il
motivo per cui sono arrabbiata. Lo ero davvero?
Ma
nel nostro bacio non c'è alcuna tensione, non è
forzato come quando ci baciamo dopo aver litigato sul serio.
Almeno
per ora non ha nemmeno senso essere
arrabbiati, tranne il ricordo di tutti i suoi "no" alle mie continue
richieste.
All'inizio,
rispondeva no anche quando gli
chiedevo, implicitamente o meno, di fare l'amore con me. E non sono
certo rimasta
incinta per opera dello spirito santo..
-forse
è meglio che tu vada- sussurra sulla mia
bocca con voce bassa.
Annuisco
sfiorando la sua bocca un'ultima volta.
Scendo
dall'auto e mi volto a guardarlo curiosa
quando sento la sua portiera sbattere.
-volevo
prima salutare Lizzie, quando torno
stasera starà già dormendo.
-oh,
d'accordo. Vieni.
Entriamo
in casa e Edward si dirige subito in
cucina, mentre io poso lo zaino e la giacca nella mia camera.
Quando
scendo giu trovo Edward nel mezzo di una
conversazione - spero - civile.
-...
Ti fermi a cena?
-no.
Ho un impegno questa sera, sono passato solo
a salutare.
-capisco.
Mi
schiarisco la gola per rendere noto almeno
Charlie della mia presenza.
Edward
si avvicina a me, da un ultimo bacio sua
fronte di Lizzie e poi la posa tra le mie braccia.
La
accolgo con delicatezza tra le mie braccia e
sorrido.
-ciao
amore mio, mi sei mancata tanto.
Le
sfioro una guancia con le labbra e poi alzo lo
sguardo su Edward.
Faccio
per sussurrare l'ennesima parola di scuse,
ma lui mi zittisce con un bacio.
-non
provarci, ok?
-ok-
alzo gli occhi al cielo.
-io
vado, ci vediamo.
-ehi..-
sussurro senza farmi sentire da Charlie -
ehm..
Si
avvicina per sfiorarmi la guancia con le labbra
e sussurra pianissimo sulla mia pelle:- tieni la finestra aperta,
stanotte.
-si-
sorrido.
Accarezza
Lizzie un'ultima volta e si allontana.
Lo
guardo sparire dietro la porta e poi sospiro,
voltandomi e sobbalzando quando trovo Charlie molto più
vicino di quanto mi
aspettassi.
-che
c'è?- chiedo sotto il suo sguardo indagatore.
-perche
non me lo dici tu?
-e
tu perche non la smetti con i tuoi metodi da
poliziotto?
-c'è
qualche problema tra voi?
-no,
certo- rispondo sorpresa, anche se non più di
tanto - perche?
-perche
non vi scambiate le solite smancerie, sai,
tipo "pucci pucci", "trottolino amoroso"..
-si,
dudu e dada. Papà, sicuro di non essere
ubriaco?- chiedo, tra il divertito e lo scioccato.
-dico
solo che di solito siete molto più
appiccicosi di così, vi ci manca davvero poco per arrivare
al "trottolino
amoroso".
Ignoro
il suo commento perche non ha affatto
ragione: io e edward non siamo appiccicosi.
-perche
fai caso a noi, allora, visto che ti
facciamo venire le carie?
-perche
sei mia figlia, e lui è il tuo ragazzo. È
mio dovere tenervi d'occhio.
-pensi
davvero che..- decido di lasciare stare,
prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi.
-ehm,
papà? Ma che devo fare esattamente?
-oh,
niente di che. Mi servono solo le tue doti
culinarie. Stasera c'è la partita e c'è gente per
cena, ma è più che altro una
serata di riconciliazione.
Mi
ricordo improvvisamente del mezzo litigio tra
mio padre e Billy, il suo migliore amico.
-e
io che cosa c'entro con la riconciliazione,
scusa?
-beh,
considerato che ho litigato col mio migliore
amico per fiderete il tuo ragazzo che sopporto solo perche padre di mia
nipote,
il minimo che tu possa fare è preparare qualche leccornia. E
poi ci sarà anche
Jacob. Ti ricordi di lui, vero? È un bravo ragazzo. Molto..
- lascia la frase
in sospeso, probabilmente perche la frase "è molto carino"
uscita
dalla sua bocca sarebbe piuttosto strana.
-stai
cercando di accasarmi, per caso?- chiedo
scettica.
-no,
certo. Che vai a pensare..
-niente.
Tanto non c'è niente da pensare, no? Ti
ricordo che abbiamo una figlia. Ma, Elizabeth o non Elizabeth, non
potrebbe
esserci nessuno tranne Edward, per me, fine della storia.
-certo,
certo. Che ci troverai in lui- borbotta a
bassa voce scioccandomi non poco - e comunque sei in debito.
-ma
tu non hai proprio difeso Edward. I loro
pregiudizi sono assurdi. L'hai visto com'è con Lizzie, no?
Non farebbe male a
una mosca.
Tranne
agli animali
che uccide per sopravvivere. Ma fa parte della sua natura, e tutto
sommato
anche io mangio carne, quindi in realtà non conta.
ehm
ehm.. ciao. lo so che mi odiate per i continui ritardi, anche io mi
odio T_T ma
mi sono fatta quattro calsoli e dovete sopportarmi solo per un'altra
decina di
capitoli u.u (non ammazzatemi vi prego.. 10 non sono poi molti u.u) ok,
sto
divagando.. questo capitolo è stato abbastanza difficile da
scrivere.. vedrete
alla fine.. se ve lo dico adesso poi praticamente vi dico quello che
succede e
non mi pare il caso quindi leggete e lo scoprite da voi senza
anticipazioni da
parte mia u.u
buona
lettura!
Io
e
Edward attraversiamo la mensa mano nella mano, come sempre, ma stavolta
non
andiamo al tavolo dei miei cosiddetti amici, ne a quello dei Cullen. Lo
trascino in uno dei pochi tavoli liberi e mi siedo sbuffando per
l'ennesima
volta.
-che
c'è?
-ci
fissano tutti, vero? Ma perché non la
smettono? Non hanno una vita loro?
Edward
alza gli occhi al cielo - tu ti fai troppi
problemi. Perche non li ignori e basta?
-tu
ci riesci?
-nessuno
ci sta fissando.
Inarco
un sopracciglio, scettica, certa della sua
bugia.
-ok,
un paio, forse..
-un
paio un corno! Chissà che pensano.
-sei
abbastanza intelligente da immaginarlo da te,
e da sapere quali sono le persone da cui stare lontana.
-certo
che lo so. Sai, vorrei tanto andare da chi
mi fa falsi sorrisi e dire "il mio ragazzo legge nel pensiero".
Godrei da matti a vedere la loro espressione.
-da
quando hai questa vena sadica?- chiede
divertito?
-vorrei
tanto che fosse tutto più semplice.. Forse
dovrei continuare con la scuola per corrispondenza.
-perché?
-tanto
non mi perdo gran che, qui. Posso passare
più tempo con Elizabeth, diplomarmi ed evitare
compagnie inutili tutto
nello stesso tempo.
-tu
non vuoi davvero studiare a casa, Bella.
Sarebbe come dargliene vinta, come se ti vergognassi di qualcosa.
-io
non mi vergogno!- esclamo indignata.
-lo
so- sorride, e capisco che non l'ha detto
perche lo pensa davvero, ma per avere una mia reazione.
-e
comunque, ci sono delle persone che vale
davvero la pena di avere come amiche, sai?
-tipo?
Non
risponde, ma volge lo sguardo oltre le mie
spalle. Mi giro a guardare e poi mi volto nuovamente verso di lui,
ricambiando
il suo sorriso.
-sai..
È per questo che ti amo.
Alza
le spalle come a darmene atto, e io scuoto la
testa.
-Bella,
ti dispiace se ci sediamo qui?
-no,
certo.
-Alice
mi ha detto che avevi bisogno di un po di
compagnia, così..
Annuisco,
lanciando uno sguardo riconoscente a
Alice che si trova dall'altro lato dea sala.
In
fondo, a che serve avere l'approvazione degli
altri? Non mi interessa affatto. Ho dalla ma parte la mia famiglia, le
mie
migliori amiche, l'uomo che amo. Non ho bisogno d'altro.
Devo
però ammettere che Angela è davvero una cara
ragazza, e sono certa che la sua amicizia non ha nulla di malizioso, a
differenza delle mille risposte che Jessica avrebbe preteso da me, per
poi
trasformarle in pettegolezzi.
-mi
dispiace tanto per l'altra sera- comincia
Angela- loro sono solo.. Beh, hanno giudicati senza sapere niente. Sono
certa
che gli dispiace..
-non
penso- scuoto le spalle- comunque non mi
importa molto di quello che pensano loro. Per niente, a dire la
verità.
-fai
bene, credo.. Cioè.. Probabilmente non sono
veri amici se giudicano al primo colpo.
-lo
so.
-però..
Wow! Una figlia.. Deve essere dolcissima.
-lo
è, infatti. Ed è anche molto, molto paracula. Ha
otto mesi, ed è già una ruffiana con suo padre.
Certo, se il padre la viziasse
un po meno, forse.. - lascio in sospeso.
-Io
non vizio proprio nessuno.
-no,
certo- sorrido complice.
-Ma
quindi voi stavate insieme anche in Alaska? È
bellissimo che vi siate rincontrati!
Scuoto
le spalle e rivolgo a Edward uno sguardo di
complicità- una fortunata coincidenza.
-o
forse un segno d destino- aggiunge Edward.
Sorridiamo
entrambi e per un istante mi dimentico
di Angela e Ben.
-sai,
Bella- mi richiama lei - mi piacerebbe
conoscerla, un giorno.
-oh,
ma certo. Un giorno te la faccio vedere. È
bellissima, vedrai. E.. Ho una foto nel portafogli- aggiungo
ricordandomi della
foto che porto sempre con me.
La
tiro fuori e la passo a lei, che la guarda con
occhi illuminati.
-è..
Stupenda- sussurra ripassandomi la foto.
-lo
è- rispondo fermandomi un attimo ad
accarezzare la superficie del cartoncino.
Il
corpicino minuscolo di Elizabeth, a poche
settimane dalla nascita, tra le mie braccia. Il mio sorriso luminoso,
grato di
quel piccolo vagiremmo che stringevo, la mia unica ragione di vita.
Adesso,
nel sorriso che rivolgo a mia figlia, c'è
lo stesso amore di un tempo, ma a differenza di allora nessun'ombra si
nasconde
dietro i miei occhi. In cuor mio, so che non accadrà mai
più.
Metto
a posto la foto e rivolgo a Edward uno
sguardo carico di significato.
Temo
che non sia del tutto convinto del mio
perdono, ma non voglio che la pensi così.
Non
che il ricordo dei giorni - degli anni-
passati senza di lui sia
improvvisamente scomparso. Sarà sempre nel mio cuore, ma so
che non commetterà
mai più un errore del genere, che non mi lascerà
mai più. Tanto basta a non far
bruciare la ferita. Anzi.. Quando siamo insieme sembra quasi che non
sia mai
esistita.
Io,
Angela e Ben continuiamo a parlare, e anche
Edward si lascia coinvolgere dalla conversazione.
Ha
ragione lui: non voglio davvero studiare a
casa. E il motivo non è nemmeno che non voglio che gli altri
pensino che mi
vergogno di qualcosa. Non mi interessa quello che pensano, ma studiare
da
privatista vorrebbe dire eliminare ogni contatto con il mondo esterno.
Certo,
presto, spero, la mia vita sarà esattamente questa, ma
fintanto che ne ho
l'opportunità non voglio precludermi una normale vita da
liceale (per quanto
una madre possa avere un normale percorso di studio).
Per
la prima volta da parecchio tempo mi diverto
con qualcuno che non faccia parte della mi famiglia, vera o acquisita.
Quando
finiscono le lezioni, però, e mi trovo
davanti lo sguardo caldo e familiare di Edward, mi sento a casa e sento
che non
vorrei essere da nessun'altra parte.
Afferro
la mano di Edward e mi avvicino al suo
viso per un bacio accennato e ci avviamo alla sua macchina.
Ripenso
ai suoi occhi, e finalmente mi rendo conto
che non sono del colore che avrebbero dovuto.
Come
ho fatto a non accorgermene prima?
-Edward?-
gli chiedo quando siamo nella sua auto,
al sicuro da orecchie indiscrete - quant'è che non vai a
caccia?
-perche?
-perche
hai gli occhi scuri. Troppo. Per quanto
siano sexy.. Non penso che dovresti patire la sete solo per stare con
me.
Insomma.. So che vorresti passare tutto il mio tempo con me, anch'io
ma..
Dovresti andare a caccia.
-non
è necessario, tranquilla. Posso resistere
ancora qualche giorno.
-davvero?-
lo stuzzico mentre si ferma ad un
semaforo.
-vorresti
dirmi che adesso- proseguo con voce
languida- non ti tento nemmeno un pochino?
Scosto
i capelli dal viso e dal collo, facendogli
arrivare il mio odore al naso.
-non
ti fa proprio nulla il mio odore?- chiedo
quasi delusa quando non scorgo alcuna reazione da parte sua.
-non
provocarmi.
-altrimenti?-
chiedo con un sorriso.
Ci
mette meno di un secondo, tanto che non distinguo
il movimento che lo porta dall'essere seduto a quasi completamente
disteso sul
mio corpo, le labbra, i denti pericolosamente vicini alla pelle tesa
del collo.
Eppure, naturalmente, non provo un briciolo di paura. Sono ben altre le
sensazioni che fanno accelerare il battito del mio cuore, e questo
forse
dovrebbe preoccuparmi, almeno un po. Di certo la reazione
più normale, con un
vampiro che non si nutre da giorni così vicino alla tua
gola, sarebbe
quantomeno allontanarlo, considerato anche tutto il potere che hai sul
suddetto
vampiro. Eppure so che Edward non mi farebbe mai del male, nemmeno per
sbaglio.
E poi, a dispetto di tutto il mio potere, è lui ad avere il
controllo della
situazione.
-non
hai idea di quello che mi sta facendo il tuo
odore in questo momento. Ma non si tratta certo di quello del tuo
sangue,
sebbene in teoria sia un aspetto da non trascurare.
Non
appena le sua parole mi penetrano nel cervello
mi sento andare le guance in fiamme, ma in un momento del genere non
riesco a
rimanere in imbarazzo. Anche perché, super olfatto o no, non
può non aver
intuito la mia eccitazione.
In
ogni caso, porto la mano tra i suoi capelli e
gli alzo il viso alla mia altezza, scontrandomi con due pozzi di
petrolio.
-devi
andare a caccia, Edward. Non voglio che tu
stia male.
Mi
fa il mezzo sorriso che adoro e mi risponde: -
avresti dovuto pensarci prima di assalirmi.
-tecnicamente-rispondo
mentre torno al suo posto e
riparte- sei stato tu ad assalire me.
Mi
risponde con un sorriso, mentre mi chiedo se
forse non ho esagerato un po.
-fa
davvero così male? Non solo adesso.. Se siamo
in contatti più.. Intimi.. -Farfuglio sperando che capisca
cosa intendo- voglio
dire.. Ti crea problemi?
Mi
guarda di sbieco, indeciso se dirmi una bugia
oppure la verità.
-comunque,
stare con te, in ogni senso, vale la
pena.
E
ovviamente
lui opta per il compromesso.
Sbuffo
sonoramente. So che non vuole farmi sentire
in colpa, che ci prova ad essere sincero con me anche sulle questioni
più
dolorose, eppure il suo spirito cavalleresco non glielo permette fino
in fondo.
-Edward..
Dico sul serio. Se non riesci ad essere
sincero con me per le cose più stupide, come pensi che possa
fidarmi di te
sulle questioni più importanti?
-come?
-il
fatto è che.. So che tu vuoi sempre
proteggermi, che ti lanceresti in mezzo al fuoco per me o per Lizzie,
ed è uno
dei motivi per cui ti amo. Ma sono abbastanza forte da prendere sola le
mie
decisioni, non puoi sempre decidere tu per entrambi.
Mi
blocco, prima di arrivare in un punto della
conversazione che non voglio affrontare in questo modo, nella sua auto,
con la
fretta di andare a casa perche Charlie mi aspetta per le quattro.
Potrebbe
volerci parecchio per spiegargli perche l'unica soluzione possibile per
noi,
per stare insieme, sia la mia trasformazione senza passare per una
ragazzina
viziata, abituata ad ottenere tutto e che si impunta con l'unica cosa
al mondo
che le viene negata.
Prendo
un respiro profondo e addolcisco lo sguardo
-scusa. Non so nemmeno che mi sia preso, mi dispiace tanto.
Scuote
la testa - non importa, Bella. Sai che puoi
dirmi sempre tutto quello che ti passa per la testa.
-si-
sospiro, non del tutto certa delle sue
parole. Posso parlargli di qualunque cosa, è vero, ma molte
delle cose che
vorrei dirgli sono anche cose di cui non vuole sentire.
Comunque,
non appena saremo soli dobbiamo
parlarne. So come la pensa, ma voglio comunque che sappia che non ho
intenzione
di far battere troppo a lungo il mio cuore.
Gli
sfioro la guancia, lo zigomo, la fronte, gli
scosto una ciocca di capelli dal viso. Mi avvicino per assaggiare le
sue
labbra, lentamente. La mia lingua incontra timida la sua, molto
più certa nei
movimenti. Per qualche secondo - o qualche minuto - mi dimentico
perfino il
motivo per cui sono arrabbiata. Lo ero davvero?
Ma
nel nostro bacio non c'è alcuna tensione, non è
forzato come quando ci baciamo dopo aver litigato sul serio.
Almeno
per ora non ha nemmeno senso essere
arrabbiati, tranne il ricordo di tutti i suoi "no" alle mie continue
richieste.
All'inizio,
rispondeva no anche quando gli
chiedevo, implicitamente o meno, di fare l'amore con me. E non sono
certo rimasta
incinta per opera dello spirito santo..
-forse
è meglio che tu vada- sussurra sulla mia
bocca con voce bassa.
Annuisco
sfiorando la sua bocca un'ultima volta.
Scendo
dall'auto e mi volto a guardarlo curiosa
quando sento la sua portiera sbattere.
-volevo
prima salutare Lizzie, quando torno
stasera starà già dormendo.
-oh,
d'accordo. Vieni.
Entriamo
in casa e Edward si dirige subito in
cucina, mentre io poso lo zaino e la giacca nella mia camera.
Quando
scendo giu trovo Edward nel mezzo di una
conversazione - spero - civile.
-...
Ti fermi a cena?
-no.
Ho un impegno questa sera, sono passato solo
a salutare.
-capisco.
Mi
schiarisco la gola per rendere noto almeno
Charlie della mia presenza.
Edward
si avvicina a me, da un ultimo bacio sua
fronte di Lizzie e poi la posa tra le mie braccia.
La
accolgo con delicatezza tra le mie braccia e
sorrido.
-ciao
amore mio, mi sei mancata tanto.
Le
sfioro una guancia con le labbra e poi alzo lo
sguardo su Edward.
Faccio
per sussurrare l'ennesima parola di scuse,
ma lui mi zittisce con un bacio.
-non
provarci, ok?
-ok-
alzo gli occhi al cielo.
-io
vado, ci vediamo.
-ehi..-
sussurro senza farmi sentire da Charlie -
ehm..
Si
avvicina per sfiorarmi la guancia con le labbra
e sussurra pianissimo sulla mia pelle:- tieni la finestra aperta,
stanotte.
-si-
sorrido.
Accarezza
Lizzie un'ultima volta e si allontana.
Lo
guardo sparire dietro la porta e poi sospiro,
voltandomi e sobbalzando quando trovo Charlie molto più
vicino di quanto mi
aspettassi.
-che
c'è?- chiedo sotto il suo sguardo indagatore.
-perche
non me lo dici tu?
-e
tu perche non la smetti con i tuoi metodi da
poliziotto?
-c'è
qualche problema tra voi?
-no,
certo- rispondo sorpresa, anche se non più di
tanto - perche?
-perche
non vi scambiate le solite smancerie, sai,
tipo "pucci pucci", "trottolino amoroso"..
-si,
dudu e dada. Papà, sicuro di non essere
ubriaco?- chiedo, tra il divertito e lo scioccato.
-dico
solo che di solito siete molto più
appiccicosi di così, vi ci manca davvero poco per arrivare
al "trottolino
amoroso".
Ignoro
il suo commento perche non ha affatto
ragione: io e edward non siamo appiccicosi.
-perche
fai caso a noi, allora, visto che ti
facciamo venire le carie?
-perche
sei mia figlia, e lui è il tuo ragazzo. È
mio dovere tenervi d'occhio.
-pensi
davvero che..- decido di lasciare stare,
prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi.
-ehm,
papà? Ma che devo fare esattamente?
-oh,
niente di che. Mi servono solo le tue doti
culinarie. Stasera c'è la partita e c'è gente per
cena, ma è più che altro una
serata di riconciliazione.
Mi
ricordo improvvisamente del mezzo litigio tra
mio padre e Billy, il suo migliore amico.
-e
io che cosa c'entro con la riconciliazione,
scusa?
-beh,
considerato che ho litigato col mio migliore
amico per fiderete il tuo ragazzo che sopporto solo perche padre di mia
nipote,
il minimo che tu possa fare è preparare qualche leccornia. E
poi ci sarà anche
Jacob. Ti ricordi di lui, vero? È un bravo ragazzo. Molto..
- lascia la frase
in sospeso, probabilmente perche la frase "è molto carino"
uscita
dalla sua bocca sarebbe piuttosto strana.
-stai
cercando di accasarmi, per caso?- chiedo
scettica.
-no,
certo. Che vai a pensare..
-niente.
Tanto non c'è niente da pensare, no? Ti
ricordo che abbiamo una figlia. Ma, Elizabeth o non Elizabeth, non
potrebbe
esserci nessuno tranne Edward, per me, fine della storia.
-certo,
certo. Che ci troverai in lui- borbotta a
bassa voce scioccandomi non poco - e comunque sei in debito.
-ma
tu non hai proprio difeso Edward. I loro
pregiudizi sono assurdi. L'hai visto com'è con Lizzie, no?
Non farebbe male a
una mosca.
Tranne
agli animali
che uccide per sopravvivere. Ma fa parte della sua natura, e tutto
sommato
anche io mangio carne, quindi in realtà non conta.
-ha
fatto male a te. Se ho preso le sue difese è
solo per la ridicolezza della discriminazione dei Quileute nei
confronti dei
Cullen. E bada bene, dei Cullen. Non pensare che abbia la mia
benedizione.
-certo,
papà- dico in un misto fra un sorriso e un
sospiro.
Poso
Elizabeth nel suo seggiolino e mi do da fare.
Nel
bel mezzo della preparazione del pesce suona
il campanello e mentre Charlie è impegnato e tener buona la
bambina io vado ad
aprire.
-ciao
Bella. Sono Billy, ti ricordi di me?
-si,
certo- annuisco stringendogli la mano,
intimorita del suo sguardo severo e per nulla amichevole.
-Charlie
è dentro?
-si.
Mi
scanso per lasciarlo passare e rivolgo a Jacob
un sorriso imbarazzato.
-ciao.
-ehi.
Scusa per mio padre.. È un po..
-non
importa. Vieni, dai.
Mi
precipito in cucina a controllare il pesce, e
sento i passi di Jacob seguirmi.
-allora..
Come ti trovi qui a Forks?
-oh..
Bene, direi..
-si.
Insomma, sei qui già da un paio di mesi
ormai, no? Ti sarai abituata alla routine, al clima- aggiunge
scherzando,
ricordando forse il mio poco entusiasmo per il clima sempre piovoso.
-anche
in Alaska fa freddo- scuoto le spalle- e
comunque qui ci sono tutte le persone che amo, non vorrei essere da
nessun'altra parte.
-si,
immagino.. Insomma, tuo padre, i tuoi amici..
-..
Il mio ragazzo, nostra figlia.. Si, direi che
meglio di così non poteva andarmi. A proposito.. Non l'hai
mai vista, vero? -mi
volto verso di lui posando lo strofinaccio sul tavolo - ti va di..
-ma
si, certo- sorride entusiasta.
Andiamo
nel salotto e ci avviciniamo al seggiolino
di Lizzie, che guarda rapita la televisione.
-basta
cartoni animati, che dici? Tra poco il
nonno deve vedere la partita, e poi volevo presentarti una persona.
La
prendo in braccio e la volto verso Jake.
-ecco,
questa è Elizabeth. Lizzie, tesoro, lui è
Jacob, un mio amico. È simpatico, vero?
-ma
capisce?
-si,
abbastanza.
Ma
forse non abbastanza da essere gentile con
Jacob come fa con tutti quanti in genere.
Lo
guarda con aria di sufficienza e poi si volta
verso di me per giocare con i miei capelli.
Sono
certa che se Edward fosse qui sarebbe
estremamente fiero di lei, e ho il sospetto che in realtà
capisca molto più di
quanto mi lasciano credere. Chissà le chiacchierate che si
fanno, lei e suo
padre, quando stanno da soli.
Lascio
da parte il pensiero, alquanto ridicolo.
La
serata passa così.
Dovrebbe
essere di rappacificazione, e spero che
Charlie non si accorga dell'ostilità negli occhi di Billy
quando mi guarda.
Gliel'ho
chiesto un secondo che sono andata in
cucina a preparare il latte per Lizzie e Billy mi ha seguita per
prendere
un'altra lattina di birra.
-so
che sai dei Cullen, e del legame che ho con
quella famiglia. Perché questa riconciliazione? Hai
improvvisamente cambiato
idea su di loro?
Mi
sembra impossibile.
-non
sarai così sciocca da pensarlo, spero. Ma non
ho intenzione di perdere un amico. E poi, da vicino, abbiamo
più possibilità di
proteggerti.
-quindi
anche Jacob..?- lascio in sospeso lanciano
un'occhiata verso di lui.
-molto,
molto presto.
-comunque,
non dovete proteggermi da un bel niente.
-non
sai di che parli.
-forse
sei tu a non sapere di che parli, visto che
l'ostilita per i Cullen è basata su assurdi pregiudizi.
-stai
negando la loro natura?
-sto
solo dicendo che non meritano il vostro odio.
Non fanno male a nessuno.
Spero
che il ricordo improvviso del racconto di
Edward sul suo periodo oscuro non tradisca la mia voce, ma è
stati tanto di
quel tempo fa..
Billy
rimane sicuro di se, ma probabilmente non si
tratta della mia scarsa capacità di mentire, semplice Billy,
e presto
probabilmente anche Jacob, è troppo accecato dai pregiudizi
per vedere la bontà
nel cuore dei miei vampiri.
-fa
la scelta giusta, finchè sei in tempo.
-è
troppo tardi per scegliere, ormai- sussurro fra
me e me, tornando di la per dare il latte a Lizzie.
È
vero, è troppo tardi per prendere una decisione
sul mio futuro che non contempli Edward accanto a me. Il nostro amore
è troppo
incondizionato, e mi è impossibile allontanarlo dalla mia
vita anche volendo- e
ovviamente non voglio.
Probabilmente
Billy ha interpretato la mia frase
diversamente, ma nemmeno mi importa: ha passato la vita a odiare i
vampiri, non
sarò certo io a fargli cambiare opinione.
Adesso
devo concentrarmi solo sul mio rapporto con
Edward, su come affrontare il discorso con lui nel modo giusto e.. E su
Elizabeth, che a quanto pare non vuole collaborare.
-dai
amore, che ti prende? Non fai mai i capricci,
mangia- mi trovo a supplicare all'ennesimo rifiuto del
biberon.
Sbuffo
sonoramente catturando l'attenzione degli
altri, concentrati a guardare la partita. Billy mi osserva con sguardo
di
disapprovazione, o forse è spaventato.. Non me ne curo
troppo e torno in
cucina, posando Elizabeth sul seggiolino, ma d'un tratto sembra
calmissima.
Mi
volto di scatto, coprendomi una bocca con una
mano e portando l'altra sul cuore.
-dio,
Edward! Vuoi farmi morire d'infarto?-
sussurro il più piano possibile.
-hai
idea di cosa
siano i tuoi ospiti?
-io..
Che vuoi dire?- chiedo, intimorita dal suo
tono di voce che seppur basso trasuda disprezzo. Non l'ho mai sentito
parlare
così.
-loro
sono licantropi, e Lizzie è per metà vampiro.
Sai che vuol dire questo?
-Edward..
Che dici? Loro non sono affatto..
-il
ragazzino ci è talmente vicino, ormai, che si
sarebbe potuto trasformare stasera. E non mi importa nulla se non
è ancora
successo, è comunque pericoloso.
-loro
non.. Dai, Edward.. Non fare il paranoico.
Anche tu non è che sei la creatura più innocua di
questo mondo..
Quanto
vorrei sprofondare per ciò che gli ho
appena detto. Il suo sguardo cambia all'istante, e mi ferisce da morire
vederlo
soffrire in quel modo per causa mia.
-Edward..-sussurro,
ma è già sparito.
-tutto
ok?- chiede Jacob alle mie spalle.
-Mmh?
Si. Solo che non vuole mangiare e quindi
devo..
Sotto
il suo sguardo terribilmente scettico
abbasso lo sguardo su Lizzie, che ha già quasi finito il suo
biberon, tutta sola.
Mi
porto una mano tra i capelli e sospiro
pesantemente.
Poi
non è paracula.
-comunque
volevo salutare. Sai stiamo andando e
così..
-oh,
certo. Beh, allora ci vediamo presto.
-si,
certo- si china per posarmi un bacio sulla
guancia- a presto.
Io
rimango immobile, interdetta di fronte la sua
intraprendenza
Certo,
è solo un bacio sulla guancia, ma sono più
che sicura che Edward si trovi in camera mia, e che abbia visto tutto
dalla
mente di Jacob.