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Autore: madnesslight    27/01/2012    0 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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ehm ehm.. ciao. lo so che mi odiate per i continui ritardi, anche io mi odio T_T ma mi sono fatta quattro calsoli e dovete sopportarmi solo per un'altra decina di capitoli u.u (non ammazzatemi vi prego.. 10 non sono poi molti u.u) ok, sto divagando.. questo capitolo è stato abbastanza difficile da scrivere.. vedrete alla fine.. se ve lo dico adesso poi praticamente vi dico quello che succede e non mi pare il caso quindi leggete e lo scoprite da voi senza anticipazioni da parte mia u.u

buona lettura!

 

Io e Edward attraversiamo la mensa mano nella mano, come sempre, ma stavolta non andiamo al tavolo dei miei cosiddetti amici, ne a quello dei Cullen. Lo trascino in uno dei pochi tavoli liberi e mi siedo sbuffando per l'ennesima volta.
-che c'è?
-ci fissano tutti, vero? Ma perché non la smettono? Non hanno una vita loro?
Edward alza gli occhi al cielo - tu ti fai troppi problemi. Perche non li ignori e basta?
-tu ci riesci?
-nessuno ci sta fissando.
Inarco un sopracciglio, scettica, certa della sua bugia. 
-ok, un paio, forse..
-un paio un corno! Chissà che pensano.
-sei abbastanza intelligente da immaginarlo da te, e da sapere quali sono le persone da cui stare lontana.
-certo che lo so. Sai, vorrei tanto andare da chi mi fa falsi sorrisi e dire "il mio ragazzo legge nel pensiero". Godrei da matti a vedere la loro espressione.
-da quando hai questa vena sadica?- chiede divertito?
-vorrei tanto che fosse tutto più semplice.. Forse dovrei continuare con la scuola per corrispondenza.
-perché?
-tanto non mi perdo gran che, qui. Posso passare più  tempo con Elizabeth, diplomarmi ed evitare compagnie inutili tutto nello stesso tempo. 
-tu non vuoi davvero studiare a casa, Bella. Sarebbe come dargliene vinta, come se ti vergognassi di qualcosa.
-io non mi vergogno!- esclamo indignata.
-lo so- sorride, e capisco che non l'ha detto perche lo pensa davvero, ma per avere una mia reazione.
-e comunque, ci sono delle persone che vale davvero la pena di avere come amiche, sai?
-tipo?
Non risponde, ma volge lo sguardo oltre le mie spalle. Mi giro a guardare e poi mi volto nuovamente verso di lui, ricambiando il suo sorriso.
-sai.. È per questo che ti amo.
Alza le spalle come a darmene atto, e io scuoto la testa.
-Bella, ti dispiace se ci sediamo qui?
-no, certo.
-Alice mi ha detto che avevi bisogno di un po di compagnia, così..
Annuisco, lanciando uno sguardo riconoscente a Alice che si trova dall'altro lato dea sala. 
In fondo, a che serve avere l'approvazione degli altri? Non mi interessa affatto. Ho dalla ma parte la mia famiglia, le mie migliori amiche, l'uomo che amo. Non ho bisogno d'altro.
Devo però ammettere che Angela è davvero una cara ragazza, e sono certa che la sua amicizia non ha nulla di malizioso, a differenza delle mille risposte che Jessica avrebbe preteso da me, per poi trasformarle in pettegolezzi. 
-mi dispiace tanto per l'altra sera- comincia Angela- loro sono solo.. Beh, hanno giudicati senza sapere niente. Sono certa che gli dispiace..
-non penso- scuoto le spalle- comunque non mi importa molto di quello che pensano loro. Per niente, a dire la verità. 
-fai bene, credo.. Cioè.. Probabilmente non sono veri amici se giudicano al primo colpo.
-lo so.
-però.. Wow! Una figlia.. Deve essere dolcissima.
-lo è, infatti. Ed è anche molto, molto paracula. Ha otto mesi, ed è già una ruffiana con suo padre. Certo, se il padre la viziasse un po meno, forse.. - lascio in sospeso.  
-Io non vizio proprio nessuno.
-no, certo- sorrido complice.
-Ma quindi voi stavate insieme anche in Alaska? È bellissimo che vi siate rincontrati!
Scuoto le spalle e rivolgo a Edward uno sguardo di complicità- una fortunata coincidenza.
-o forse un segno d destino- aggiunge Edward.
Sorridiamo entrambi e per un istante mi dimentico di Angela e Ben.
-sai, Bella- mi richiama lei - mi piacerebbe conoscerla, un giorno.
-oh, ma certo. Un giorno te la faccio vedere. È bellissima, vedrai. E.. Ho una foto nel portafogli- aggiungo ricordandomi della foto che porto sempre con me.
La tiro fuori e la passo a lei, che la guarda con occhi illuminati.
-è.. Stupenda- sussurra ripassandomi la foto.
-lo è- rispondo fermandomi un attimo ad accarezzare la superficie del cartoncino.
Il corpicino minuscolo di Elizabeth, a poche settimane dalla nascita, tra le mie braccia. Il mio sorriso luminoso, grato di quel piccolo vagiremmo che stringevo, la mia unica ragione di vita.
Adesso, nel sorriso che rivolgo a mia figlia, c'è lo stesso amore di un tempo, ma a differenza di allora nessun'ombra si nasconde dietro i miei occhi. In cuor mio, so che non accadrà mai più. 
Metto a posto la foto e rivolgo a Edward uno sguardo carico di significato.
Temo che non sia del tutto convinto del mio perdono, ma non voglio che la pensi così. 
Non che il ricordo dei giorni - degli anni- passati senza di lui sia improvvisamente scomparso. Sarà sempre nel mio cuore, ma so che non commetterà mai più un errore del genere, che non mi lascerà mai più. Tanto basta a non far bruciare la ferita. Anzi.. Quando siamo insieme sembra quasi che non sia mai esistita.
Io, Angela e Ben continuiamo a parlare, e anche Edward si lascia coinvolgere dalla conversazione.
Ha ragione lui: non voglio davvero studiare a casa. E il motivo non è nemmeno che non voglio che gli altri pensino che mi vergogno di qualcosa. Non mi interessa quello che pensano, ma studiare da privatista vorrebbe dire eliminare ogni contatto con il mondo esterno. Certo, presto, spero, la mia vita sarà esattamente questa, ma fintanto che ne ho l'opportunità non voglio precludermi una normale vita da liceale (per quanto una madre possa avere un normale percorso di studio).
Per la prima volta da parecchio tempo mi diverto con qualcuno che non faccia parte della mi famiglia, vera o acquisita.
Quando finiscono le lezioni, però, e mi trovo davanti lo sguardo caldo e familiare di Edward, mi sento a casa e sento che non vorrei essere da nessun'altra parte.
Afferro la mano di Edward e mi avvicino al suo viso per un bacio accennato e ci avviamo alla sua macchina.
Ripenso ai suoi occhi, e finalmente mi rendo conto che non sono del colore che avrebbero dovuto. 
Come ho fatto a non accorgermene prima?
-Edward?- gli chiedo quando siamo nella sua auto, al sicuro da orecchie indiscrete - quant'è che non vai a caccia?
-perche?
-perche hai gli occhi scuri. Troppo. Per quanto siano sexy.. Non penso che dovresti patire la sete solo per stare con me. Insomma.. So che vorresti passare tutto il mio tempo con me, anch'io ma.. Dovresti andare a caccia.
-non è necessario, tranquilla. Posso resistere ancora qualche giorno.
-davvero?- lo stuzzico mentre si ferma ad un semaforo.
-vorresti dirmi che adesso- proseguo con voce languida- non ti tento nemmeno un pochino?
Scosto i capelli dal viso e dal collo, facendogli arrivare il mio odore al naso.
-non ti fa proprio nulla il mio odore?- chiedo quasi delusa quando non scorgo alcuna reazione da parte sua.
-non provocarmi.
-altrimenti?- chiedo con un sorriso.
Ci mette meno di un secondo, tanto che non distinguo il movimento che lo porta dall'essere seduto a quasi completamente disteso sul mio corpo, le labbra, i denti pericolosamente vicini alla pelle tesa del collo. Eppure, naturalmente, non provo un briciolo di paura. Sono ben altre le sensazioni che fanno accelerare il battito del mio cuore, e questo forse dovrebbe preoccuparmi, almeno un po. Di certo la reazione più normale, con un vampiro che non si nutre da giorni così vicino alla tua gola, sarebbe quantomeno allontanarlo, considerato anche tutto il potere che hai sul suddetto vampiro. Eppure so che Edward non mi farebbe mai del male, nemmeno per sbaglio. E poi, a dispetto di tutto il mio potere, è lui ad avere il controllo della situazione.
-non hai idea di quello che mi sta facendo il tuo odore in questo momento. Ma non si tratta certo di quello del tuo sangue, sebbene in teoria sia un aspetto da non trascurare.
Non appena le sua parole mi penetrano nel cervello mi sento andare le guance in fiamme, ma in un momento del genere non riesco a rimanere in imbarazzo. Anche perché, super olfatto o no, non può non aver intuito la mia eccitazione.
In ogni caso, porto la mano tra i suoi capelli e gli alzo il viso alla mia altezza, scontrandomi con due pozzi di petrolio.
-devi andare a caccia, Edward. Non voglio che tu stia male.
Mi fa il mezzo sorriso che adoro e mi risponde: - avresti dovuto pensarci prima di assalirmi.
-tecnicamente-rispondo mentre torno al suo posto e riparte- sei stato tu ad assalire me.
Mi risponde con un sorriso, mentre mi chiedo se forse non ho esagerato un po.
-fa davvero così male? Non solo adesso.. Se siamo in contatti più.. Intimi.. -Farfuglio sperando che capisca cosa intendo- voglio dire.. Ti crea problemi?
Mi guarda di sbieco, indeciso se dirmi una bugia oppure la verità.
-comunque, stare con te, in ogni senso, vale la pena.
E ovviamente lui opta per il compromesso.
Sbuffo sonoramente. So che non vuole farmi sentire in colpa, che ci prova ad essere sincero con me anche sulle questioni più dolorose, eppure il suo spirito cavalleresco non glielo permette fino in fondo.
-Edward.. Dico sul serio. Se non riesci ad essere sincero con me per le cose più stupide, come pensi che possa fidarmi di te sulle questioni più importanti?
-come?
-il fatto è che.. So che tu vuoi sempre proteggermi, che ti lanceresti in mezzo al fuoco per me o per Lizzie, ed è uno dei motivi per cui ti amo. Ma sono abbastanza forte da prendere sola le mie decisioni, non puoi sempre decidere tu per entrambi.
Mi blocco, prima di arrivare in un punto della conversazione che non voglio affrontare in questo modo, nella sua auto, con la fretta di andare a casa perche Charlie mi aspetta per le quattro. Potrebbe volerci parecchio per spiegargli perche l'unica soluzione possibile per noi, per stare insieme, sia la mia trasformazione senza passare per una ragazzina viziata, abituata ad ottenere tutto e che si impunta con l'unica cosa al mondo che le viene negata. 
Prendo un respiro profondo e addolcisco lo sguardo -scusa. Non so nemmeno che mi sia preso, mi dispiace tanto.
Scuote la testa - non importa, Bella. Sai che puoi dirmi sempre tutto quello che ti passa per la testa. 
-si- sospiro, non del tutto certa delle sue parole. Posso parlargli di qualunque cosa, è vero, ma molte delle cose che vorrei dirgli sono anche cose di cui non vuole sentire.
Comunque, non appena saremo soli dobbiamo parlarne. So come la pensa, ma voglio comunque che sappia che non ho intenzione di far battere troppo a lungo il mio cuore.
Gli sfioro la guancia, lo zigomo, la fronte, gli scosto una ciocca di capelli dal viso. Mi avvicino per assaggiare le sue labbra, lentamente. La mia lingua incontra timida la sua, molto più certa nei movimenti. Per qualche secondo - o qualche minuto - mi dimentico perfino il motivo per cui sono arrabbiata. Lo ero davvero? 
Ma nel nostro bacio non c'è alcuna tensione, non è forzato come quando ci baciamo dopo aver litigato sul serio. 
Almeno per ora non ha nemmeno senso essere arrabbiati, tranne il ricordo di tutti i suoi "no" alle mie continue richieste.
All'inizio, rispondeva no anche quando gli chiedevo, implicitamente o meno, di fare l'amore con me. E non sono certo rimasta incinta per opera dello spirito santo..
-forse è meglio che tu vada- sussurra sulla mia bocca con voce bassa.
Annuisco sfiorando la sua bocca un'ultima volta.
Scendo dall'auto e mi volto a guardarlo curiosa quando sento la sua portiera sbattere.
-volevo prima salutare Lizzie, quando torno stasera starà già dormendo.
-oh, d'accordo. Vieni.
Entriamo in casa e Edward si dirige subito in cucina, mentre io poso lo zaino e la giacca nella mia camera. 
Quando scendo giu trovo Edward nel mezzo di una conversazione - spero - civile.
-... Ti fermi a cena?
-no. Ho un impegno questa sera, sono passato solo a salutare. 
-capisco.
Mi schiarisco la gola per rendere noto almeno Charlie della mia presenza.
Edward si avvicina a me, da un ultimo bacio sua fronte di Lizzie e poi la posa tra le mie braccia. 
La accolgo con delicatezza tra le mie braccia e sorrido.
-ciao amore mio, mi sei mancata tanto.
Le sfioro una guancia con le labbra e poi alzo lo sguardo su Edward.
Faccio per sussurrare l'ennesima parola di scuse, ma lui mi zittisce con un bacio.
-non provarci, ok?
-ok- alzo gli occhi al cielo.
-io vado, ci vediamo.
-ehi..- sussurro senza farmi sentire da Charlie - ehm..
Si avvicina per sfiorarmi la guancia con le labbra e sussurra pianissimo sulla mia pelle:- tieni la finestra aperta, stanotte.
-si- sorrido.
Accarezza Lizzie un'ultima volta e si allontana. 
Lo guardo sparire dietro la porta e poi sospiro, voltandomi e sobbalzando quando trovo Charlie molto più vicino di quanto mi aspettassi.
-che c'è?- chiedo sotto il suo sguardo indagatore.
-perche non me lo dici tu?
-e tu perche non la smetti con i tuoi metodi da poliziotto? 
-c'è qualche problema tra voi?
-no, certo- rispondo sorpresa, anche se non più di tanto - perche?
-perche non vi scambiate le solite smancerie, sai, tipo "pucci pucci", "trottolino amoroso"..
-si, dudu e dada. Papà, sicuro di non essere ubriaco?- chiedo, tra il divertito e lo scioccato.
-dico solo che di solito siete molto più appiccicosi di così, vi ci manca davvero poco per arrivare al "trottolino amoroso".
Ignoro il suo commento perche non ha affatto ragione: io e edward non siamo appiccicosi. 
-perche fai caso a noi, allora, visto che ti facciamo venire le carie?
-perche sei mia figlia, e lui è il tuo ragazzo. È mio dovere tenervi d'occhio.
-pensi davvero che..- decido di lasciare stare, prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi.
-ehm, papà? Ma che devo fare esattamente?
-oh, niente di che. Mi servono solo le tue doti culinarie. Stasera c'è la partita e c'è gente per cena, ma è più che altro una serata di riconciliazione.
Mi ricordo improvvisamente del mezzo litigio tra mio padre e Billy, il suo migliore amico.
-e io che cosa c'entro con la riconciliazione, scusa?
-beh, considerato che ho litigato col mio migliore amico per fiderete il tuo ragazzo che sopporto solo perche padre di mia nipote, il minimo che tu possa fare è preparare qualche leccornia. E poi ci sarà anche Jacob. Ti ricordi di lui, vero? È un bravo ragazzo. Molto.. - lascia la frase in sospeso, probabilmente perche la frase "è molto carino" uscita dalla sua bocca sarebbe piuttosto strana.
-stai cercando di accasarmi, per caso?- chiedo scettica.
-no, certo. Che vai a pensare..
-niente. Tanto non c'è niente da pensare, no? Ti ricordo che abbiamo una figlia. Ma, Elizabeth o non Elizabeth, non potrebbe esserci nessuno tranne Edward, per me, fine della storia.
-certo, certo. Che ci troverai in lui- borbotta a bassa voce scioccandomi non poco - e comunque sei in debito.
-ma tu non hai proprio difeso Edward. I loro pregiudizi sono assurdi. L'hai visto com'è con Lizzie, no? Non farebbe male a una mosca.
Tranne agli animali che uccide per sopravvivere. Ma fa parte della sua natura, e tutto sommato anche io mangio carne, quindi in realtà non conta.

ehm ehm.. ciao. lo so che mi odiate per i continui ritardi, anche io mi odio T_T ma mi sono fatta quattro calsoli e dovete sopportarmi solo per un'altra decina di capitoli u.u (non ammazzatemi vi prego.. 10 non sono poi molti u.u) ok, sto divagando.. questo capitolo è stato abbastanza difficile da scrivere.. vedrete alla fine.. se ve lo dico adesso poi praticamente vi dico quello che succede e non mi pare il caso quindi leggete e lo scoprite da voi senza anticipazioni da parte mia u.u

buona lettura!

 

Io e Edward attraversiamo la mensa mano nella mano, come sempre, ma stavolta non andiamo al tavolo dei miei cosiddetti amici, ne a quello dei Cullen. Lo trascino in uno dei pochi tavoli liberi e mi siedo sbuffando per l'ennesima volta.
-che c'è?
-ci fissano tutti, vero? Ma perché non la smettono? Non hanno una vita loro?
Edward alza gli occhi al cielo - tu ti fai troppi problemi. Perche non li ignori e basta?
-tu ci riesci?
-nessuno ci sta fissando.
Inarco un sopracciglio, scettica, certa della sua bugia. 
-ok, un paio, forse..
-un paio un corno! Chissà che pensano.
-sei abbastanza intelligente da immaginarlo da te, e da sapere quali sono le persone da cui stare lontana.
-certo che lo so. Sai, vorrei tanto andare da chi mi fa falsi sorrisi e dire "il mio ragazzo legge nel pensiero". Godrei da matti a vedere la loro espressione.
-da quando hai questa vena sadica?- chiede divertito?
-vorrei tanto che fosse tutto più semplice.. Forse dovrei continuare con la scuola per corrispondenza.
-perché?
-tanto non mi perdo gran che, qui. Posso passare più  tempo con Elizabeth, diplomarmi ed evitare compagnie inutili tutto nello stesso tempo. 
-tu non vuoi davvero studiare a casa, Bella. Sarebbe come dargliene vinta, come se ti vergognassi di qualcosa.
-io non mi vergogno!- esclamo indignata.
-lo so- sorride, e capisco che non l'ha detto perche lo pensa davvero, ma per avere una mia reazione.
-e comunque, ci sono delle persone che vale davvero la pena di avere come amiche, sai?
-tipo?
Non risponde, ma volge lo sguardo oltre le mie spalle. Mi giro a guardare e poi mi volto nuovamente verso di lui, ricambiando il suo sorriso.
-sai.. È per questo che ti amo.
Alza le spalle come a darmene atto, e io scuoto la testa.
-Bella, ti dispiace se ci sediamo qui?
-no, certo.
-Alice mi ha detto che avevi bisogno di un po di compagnia, così..
Annuisco, lanciando uno sguardo riconoscente a Alice che si trova dall'altro lato dea sala. 
In fondo, a che serve avere l'approvazione degli altri? Non mi interessa affatto. Ho dalla ma parte la mia famiglia, le mie migliori amiche, l'uomo che amo. Non ho bisogno d'altro.
Devo però ammettere che Angela è davvero una cara ragazza, e sono certa che la sua amicizia non ha nulla di malizioso, a differenza delle mille risposte che Jessica avrebbe preteso da me, per poi trasformarle in pettegolezzi. 
-mi dispiace tanto per l'altra sera- comincia Angela- loro sono solo.. Beh, hanno giudicati senza sapere niente. Sono certa che gli dispiace..
-non penso- scuoto le spalle- comunque non mi importa molto di quello che pensano loro. Per niente, a dire la verità. 
-fai bene, credo.. Cioè.. Probabilmente non sono veri amici se giudicano al primo colpo.
-lo so.
-però.. Wow! Una figlia.. Deve essere dolcissima.
-lo è, infatti. Ed è anche molto, molto paracula. Ha otto mesi, ed è già una ruffiana con suo padre. Certo, se il padre la viziasse un po meno, forse.. - lascio in sospeso.  
-Io non vizio proprio nessuno.
-no, certo- sorrido complice.
-Ma quindi voi stavate insieme anche in Alaska? È bellissimo che vi siate rincontrati!
Scuoto le spalle e rivolgo a Edward uno sguardo di complicità- una fortunata coincidenza.
-o forse un segno d destino- aggiunge Edward.
Sorridiamo entrambi e per un istante mi dimentico di Angela e Ben.
-sai, Bella- mi richiama lei - mi piacerebbe conoscerla, un giorno.
-oh, ma certo. Un giorno te la faccio vedere. È bellissima, vedrai. E.. Ho una foto nel portafogli- aggiungo ricordandomi della foto che porto sempre con me.
La tiro fuori e la passo a lei, che la guarda con occhi illuminati.
-è.. Stupenda- sussurra ripassandomi la foto.
-lo è- rispondo fermandomi un attimo ad accarezzare la superficie del cartoncino.
Il corpicino minuscolo di Elizabeth, a poche settimane dalla nascita, tra le mie braccia. Il mio sorriso luminoso, grato di quel piccolo vagiremmo che stringevo, la mia unica ragione di vita.
Adesso, nel sorriso che rivolgo a mia figlia, c'è lo stesso amore di un tempo, ma a differenza di allora nessun'ombra si nasconde dietro i miei occhi. In cuor mio, so che non accadrà mai più. 
Metto a posto la foto e rivolgo a Edward uno sguardo carico di significato.
Temo che non sia del tutto convinto del mio perdono, ma non voglio che la pensi così. 
Non che il ricordo dei giorni - degli anni- passati senza di lui sia improvvisamente scomparso. Sarà sempre nel mio cuore, ma so che non commetterà mai più un errore del genere, che non mi lascerà mai più. Tanto basta a non far bruciare la ferita. Anzi.. Quando siamo insieme sembra quasi che non sia mai esistita.
Io, Angela e Ben continuiamo a parlare, e anche Edward si lascia coinvolgere dalla conversazione.
Ha ragione lui: non voglio davvero studiare a casa. E il motivo non è nemmeno che non voglio che gli altri pensino che mi vergogno di qualcosa. Non mi interessa quello che pensano, ma studiare da privatista vorrebbe dire eliminare ogni contatto con il mondo esterno. Certo, presto, spero, la mia vita sarà esattamente questa, ma fintanto che ne ho l'opportunità non voglio precludermi una normale vita da liceale (per quanto una madre possa avere un normale percorso di studio).
Per la prima volta da parecchio tempo mi diverto con qualcuno che non faccia parte della mi famiglia, vera o acquisita.
Quando finiscono le lezioni, però, e mi trovo davanti lo sguardo caldo e familiare di Edward, mi sento a casa e sento che non vorrei essere da nessun'altra parte.
Afferro la mano di Edward e mi avvicino al suo viso per un bacio accennato e ci avviamo alla sua macchina.
Ripenso ai suoi occhi, e finalmente mi rendo conto che non sono del colore che avrebbero dovuto. 
Come ho fatto a non accorgermene prima?
-Edward?- gli chiedo quando siamo nella sua auto, al sicuro da orecchie indiscrete - quant'è che non vai a caccia?
-perche?
-perche hai gli occhi scuri. Troppo. Per quanto siano sexy.. Non penso che dovresti patire la sete solo per stare con me. Insomma.. So che vorresti passare tutto il mio tempo con me, anch'io ma.. Dovresti andare a caccia.
-non è necessario, tranquilla. Posso resistere ancora qualche giorno.
-davvero?- lo stuzzico mentre si ferma ad un semaforo.
-vorresti dirmi che adesso- proseguo con voce languida- non ti tento nemmeno un pochino?
Scosto i capelli dal viso e dal collo, facendogli arrivare il mio odore al naso.
-non ti fa proprio nulla il mio odore?- chiedo quasi delusa quando non scorgo alcuna reazione da parte sua.
-non provocarmi.
-altrimenti?- chiedo con un sorriso.
Ci mette meno di un secondo, tanto che non distinguo il movimento che lo porta dall'essere seduto a quasi completamente disteso sul mio corpo, le labbra, i denti pericolosamente vicini alla pelle tesa del collo. Eppure, naturalmente, non provo un briciolo di paura. Sono ben altre le sensazioni che fanno accelerare il battito del mio cuore, e questo forse dovrebbe preoccuparmi, almeno un po. Di certo la reazione più normale, con un vampiro che non si nutre da giorni così vicino alla tua gola, sarebbe quantomeno allontanarlo, considerato anche tutto il potere che hai sul suddetto vampiro. Eppure so che Edward non mi farebbe mai del male, nemmeno per sbaglio. E poi, a dispetto di tutto il mio potere, è lui ad avere il controllo della situazione.
-non hai idea di quello che mi sta facendo il tuo odore in questo momento. Ma non si tratta certo di quello del tuo sangue, sebbene in teoria sia un aspetto da non trascurare.
Non appena le sua parole mi penetrano nel cervello mi sento andare le guance in fiamme, ma in un momento del genere non riesco a rimanere in imbarazzo. Anche perché, super olfatto o no, non può non aver intuito la mia eccitazione.
In ogni caso, porto la mano tra i suoi capelli e gli alzo il viso alla mia altezza, scontrandomi con due pozzi di petrolio.
-devi andare a caccia, Edward. Non voglio che tu stia male.
Mi fa il mezzo sorriso che adoro e mi risponde: - avresti dovuto pensarci prima di assalirmi.
-tecnicamente-rispondo mentre torno al suo posto e riparte- sei stato tu ad assalire me.
Mi risponde con un sorriso, mentre mi chiedo se forse non ho esagerato un po.
-fa davvero così male? Non solo adesso.. Se siamo in contatti più.. Intimi.. -Farfuglio sperando che capisca cosa intendo- voglio dire.. Ti crea problemi?
Mi guarda di sbieco, indeciso se dirmi una bugia oppure la verità.
-comunque, stare con te, in ogni senso, vale la pena.
E ovviamente lui opta per il compromesso.
Sbuffo sonoramente. So che non vuole farmi sentire in colpa, che ci prova ad essere sincero con me anche sulle questioni più dolorose, eppure il suo spirito cavalleresco non glielo permette fino in fondo.
-Edward.. Dico sul serio. Se non riesci ad essere sincero con me per le cose più stupide, come pensi che possa fidarmi di te sulle questioni più importanti?
-come?
-il fatto è che.. So che tu vuoi sempre proteggermi, che ti lanceresti in mezzo al fuoco per me o per Lizzie, ed è uno dei motivi per cui ti amo. Ma sono abbastanza forte da prendere sola le mie decisioni, non puoi sempre decidere tu per entrambi.
Mi blocco, prima di arrivare in un punto della conversazione che non voglio affrontare in questo modo, nella sua auto, con la fretta di andare a casa perche Charlie mi aspetta per le quattro. Potrebbe volerci parecchio per spiegargli perche l'unica soluzione possibile per noi, per stare insieme, sia la mia trasformazione senza passare per una ragazzina viziata, abituata ad ottenere tutto e che si impunta con l'unica cosa al mondo che le viene negata. 
Prendo un respiro profondo e addolcisco lo sguardo -scusa. Non so nemmeno che mi sia preso, mi dispiace tanto.
Scuote la testa - non importa, Bella. Sai che puoi dirmi sempre tutto quello che ti passa per la testa. 
-si- sospiro, non del tutto certa delle sue parole. Posso parlargli di qualunque cosa, è vero, ma molte delle cose che vorrei dirgli sono anche cose di cui non vuole sentire.
Comunque, non appena saremo soli dobbiamo parlarne. So come la pensa, ma voglio comunque che sappia che non ho intenzione di far battere troppo a lungo il mio cuore.
Gli sfioro la guancia, lo zigomo, la fronte, gli scosto una ciocca di capelli dal viso. Mi avvicino per assaggiare le sue labbra, lentamente. La mia lingua incontra timida la sua, molto più certa nei movimenti. Per qualche secondo - o qualche minuto - mi dimentico perfino il motivo per cui sono arrabbiata. Lo ero davvero? 
Ma nel nostro bacio non c'è alcuna tensione, non è forzato come quando ci baciamo dopo aver litigato sul serio. 
Almeno per ora non ha nemmeno senso essere arrabbiati, tranne il ricordo di tutti i suoi "no" alle mie continue richieste.
All'inizio, rispondeva no anche quando gli chiedevo, implicitamente o meno, di fare l'amore con me. E non sono certo rimasta incinta per opera dello spirito santo..
-forse è meglio che tu vada- sussurra sulla mia bocca con voce bassa.
Annuisco sfiorando la sua bocca un'ultima volta.
Scendo dall'auto e mi volto a guardarlo curiosa quando sento la sua portiera sbattere.
-volevo prima salutare Lizzie, quando torno stasera starà già dormendo.
-oh, d'accordo. Vieni.
Entriamo in casa e Edward si dirige subito in cucina, mentre io poso lo zaino e la giacca nella mia camera. 
Quando scendo giu trovo Edward nel mezzo di una conversazione - spero - civile.
-... Ti fermi a cena?
-no. Ho un impegno questa sera, sono passato solo a salutare. 
-capisco.
Mi schiarisco la gola per rendere noto almeno Charlie della mia presenza.
Edward si avvicina a me, da un ultimo bacio sua fronte di Lizzie e poi la posa tra le mie braccia. 
La accolgo con delicatezza tra le mie braccia e sorrido.
-ciao amore mio, mi sei mancata tanto.
Le sfioro una guancia con le labbra e poi alzo lo sguardo su Edward.
Faccio per sussurrare l'ennesima parola di scuse, ma lui mi zittisce con un bacio.
-non provarci, ok?
-ok- alzo gli occhi al cielo.
-io vado, ci vediamo.
-ehi..- sussurro senza farmi sentire da Charlie - ehm..
Si avvicina per sfiorarmi la guancia con le labbra e sussurra pianissimo sulla mia pelle:- tieni la finestra aperta, stanotte.
-si- sorrido.
Accarezza Lizzie un'ultima volta e si allontana. 
Lo guardo sparire dietro la porta e poi sospiro, voltandomi e sobbalzando quando trovo Charlie molto più vicino di quanto mi aspettassi.
-che c'è?- chiedo sotto il suo sguardo indagatore.
-perche non me lo dici tu?
-e tu perche non la smetti con i tuoi metodi da poliziotto? 
-c'è qualche problema tra voi?
-no, certo- rispondo sorpresa, anche se non più di tanto - perche?
-perche non vi scambiate le solite smancerie, sai, tipo "pucci pucci", "trottolino amoroso"..
-si, dudu e dada. Papà, sicuro di non essere ubriaco?- chiedo, tra il divertito e lo scioccato.
-dico solo che di solito siete molto più appiccicosi di così, vi ci manca davvero poco per arrivare al "trottolino amoroso".
Ignoro il suo commento perche non ha affatto ragione: io e edward non siamo appiccicosi. 
-perche fai caso a noi, allora, visto che ti facciamo venire le carie?
-perche sei mia figlia, e lui è il tuo ragazzo. È mio dovere tenervi d'occhio.
-pensi davvero che..- decido di lasciare stare, prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi.
-ehm, papà? Ma che devo fare esattamente?
-oh, niente di che. Mi servono solo le tue doti culinarie. Stasera c'è la partita e c'è gente per cena, ma è più che altro una serata di riconciliazione.
Mi ricordo improvvisamente del mezzo litigio tra mio padre e Billy, il suo migliore amico.
-e io che cosa c'entro con la riconciliazione, scusa?
-beh, considerato che ho litigato col mio migliore amico per fiderete il tuo ragazzo che sopporto solo perche padre di mia nipote, il minimo che tu possa fare è preparare qualche leccornia. E poi ci sarà anche Jacob. Ti ricordi di lui, vero? È un bravo ragazzo. Molto.. - lascia la frase in sospeso, probabilmente perche la frase "è molto carino" uscita dalla sua bocca sarebbe piuttosto strana.
-stai cercando di accasarmi, per caso?- chiedo scettica.
-no, certo. Che vai a pensare..
-niente. Tanto non c'è niente da pensare, no? Ti ricordo che abbiamo una figlia. Ma, Elizabeth o non Elizabeth, non potrebbe esserci nessuno tranne Edward, per me, fine della storia.
-certo, certo. Che ci troverai in lui- borbotta a bassa voce scioccandomi non poco - e comunque sei in debito.
-ma tu non hai proprio difeso Edward. I loro pregiudizi sono assurdi. L'hai visto com'è con Lizzie, no? Non farebbe male a una mosca.
Tranne agli animali che uccide per sopravvivere. Ma fa parte della sua natura, e tutto sommato anche io mangio carne, quindi in realtà non conta.

-ha fatto male a te. Se ho preso le sue difese è solo per la ridicolezza della discriminazione dei Quileute nei confronti dei Cullen. E bada bene, dei Cullen. Non pensare che abbia la mia benedizione.
-certo, papà- dico in un misto fra un sorriso e un sospiro.
Poso Elizabeth nel suo seggiolino e mi do da fare.
Nel bel mezzo della preparazione del pesce suona il campanello e mentre Charlie è impegnato e tener buona la bambina io vado ad aprire.
-ciao Bella. Sono Billy, ti ricordi di me?
-si, certo- annuisco stringendogli la mano, intimorita del suo sguardo severo e per nulla amichevole.
-Charlie è dentro?
-si.
Mi scanso per lasciarlo passare e rivolgo a Jacob un sorriso imbarazzato. 
-ciao.
-ehi. Scusa per mio padre.. È un po..
-non importa. Vieni, dai.
Mi precipito in cucina a controllare il pesce, e sento i passi di Jacob seguirmi.
-allora.. Come ti trovi qui a Forks? 
-oh.. Bene, direi..
-si. Insomma, sei qui già da un paio di mesi ormai, no? Ti sarai abituata alla routine, al clima- aggiunge scherzando, ricordando forse il mio poco entusiasmo per il clima sempre piovoso.
-anche in Alaska fa freddo- scuoto le spalle- e comunque qui ci sono tutte le persone che amo, non vorrei essere da nessun'altra parte. 
-si, immagino.. Insomma, tuo padre, i tuoi amici..
-.. Il mio ragazzo, nostra figlia.. Si, direi che meglio di così non poteva andarmi. A proposito.. Non l'hai mai vista, vero? -mi volto verso di lui posando lo strofinaccio sul tavolo - ti va di..
-ma si, certo- sorride entusiasta.
Andiamo nel salotto e ci avviciniamo al seggiolino di Lizzie, che guarda rapita la televisione.
-basta cartoni animati, che dici? Tra poco il nonno deve vedere la partita, e poi volevo presentarti una persona.
La prendo in braccio e la volto verso Jake.
-ecco, questa è Elizabeth. Lizzie, tesoro, lui è Jacob, un mio amico. È simpatico, vero?
-ma capisce?
-si, abbastanza.
Ma forse non abbastanza da essere gentile con Jacob come fa con tutti quanti in genere. 
Lo guarda con aria di sufficienza e poi si volta verso di me per giocare con i miei capelli.
Sono certa che se Edward fosse qui sarebbe estremamente fiero di lei, e ho il sospetto che in realtà capisca molto più di quanto mi lasciano credere. Chissà le chiacchierate che si fanno, lei e suo padre, quando stanno da soli.
Lascio da parte il pensiero, alquanto ridicolo.
La serata passa così. 
Dovrebbe essere di rappacificazione, e spero che Charlie non si accorga dell'ostilità negli occhi di Billy quando mi guarda.
Gliel'ho chiesto un secondo che sono andata in cucina a preparare il latte per Lizzie e Billy mi ha seguita per prendere un'altra lattina di birra.
-so che sai dei Cullen, e del legame che ho con quella famiglia. Perché questa riconciliazione? Hai improvvisamente cambiato idea su di loro? 
Mi sembra impossibile.
-non sarai così sciocca da pensarlo, spero. Ma non ho intenzione di perdere un amico. E poi, da vicino, abbiamo più possibilità di proteggerti.
-quindi anche Jacob..?- lascio in sospeso lanciano un'occhiata verso di lui. 
-molto, molto presto.
-comunque, non dovete proteggermi da un bel niente.
-non sai di che parli.
-forse sei tu a non sapere di che parli, visto che l'ostilita per i Cullen è basata su assurdi pregiudizi.
-stai negando la loro natura?
-sto solo dicendo che non meritano il vostro odio. Non fanno male a nessuno.
Spero che il ricordo improvviso del racconto di Edward sul suo periodo oscuro non tradisca la mia voce, ma è stati tanto di quel tempo fa..
Billy rimane sicuro di se, ma probabilmente non si tratta della mia scarsa capacità di mentire, semplice Billy, e presto probabilmente anche Jacob, è troppo accecato dai pregiudizi per vedere la bontà nel cuore dei miei vampiri.
-fa la scelta giusta, finchè sei in tempo.
-è troppo tardi per scegliere, ormai- sussurro fra me e me, tornando di la per dare il latte a Lizzie.
È vero, è troppo tardi per prendere una decisione sul mio futuro che non contempli Edward accanto a me. Il nostro amore è troppo incondizionato, e mi è impossibile allontanarlo dalla mia vita anche volendo- e ovviamente non voglio.
Probabilmente Billy ha interpretato la mia frase diversamente, ma nemmeno mi importa: ha passato la vita a odiare i vampiri, non sarò certo io a fargli cambiare opinione.
Adesso devo concentrarmi solo sul mio rapporto con Edward, su come affrontare il discorso con lui nel modo giusto e.. E su Elizabeth, che a quanto pare non vuole collaborare.
-dai amore, che ti prende? Non fai mai i capricci, mangia- mi trovo a supplicare all'ennesimo rifiuto del biberon. 
Sbuffo sonoramente catturando l'attenzione degli altri, concentrati a guardare la partita. Billy mi osserva con sguardo di disapprovazione, o forse è spaventato.. Non me ne curo troppo e torno in cucina, posando Elizabeth sul seggiolino, ma d'un tratto sembra calmissima.
Mi volto di scatto, coprendomi una bocca con una mano e portando l'altra sul cuore.
-dio, Edward! Vuoi farmi morire d'infarto?- sussurro il più piano possibile.
-hai idea di cosa siano i tuoi ospiti?
-io.. Che vuoi dire?- chiedo, intimorita dal suo tono di voce che seppur basso trasuda disprezzo. Non l'ho mai sentito parlare così.
-loro sono licantropi, e Lizzie è per metà vampiro. Sai che vuol dire questo? 
-Edward.. Che dici? Loro non sono affatto..
-il ragazzino ci è talmente vicino, ormai, che si sarebbe potuto trasformare stasera. E non mi importa nulla se non è ancora successo, è comunque pericoloso.
-loro non.. Dai, Edward.. Non fare il paranoico. Anche tu non è che sei la creatura più innocua di questo mondo..
Quanto vorrei sprofondare per ciò che gli ho appena detto. Il suo sguardo cambia all'istante, e mi ferisce da morire vederlo soffrire in quel modo per causa mia.
-Edward..-sussurro, ma è già sparito.
-tutto ok?- chiede Jacob alle mie spalle.
-Mmh? Si. Solo che non vuole mangiare e quindi devo..
Sotto il suo sguardo terribilmente scettico abbasso lo sguardo su Lizzie, che ha già quasi finito il suo biberon, tutta sola.
Mi porto una mano tra i capelli e sospiro pesantemente. 
Poi non è paracula.
-comunque volevo salutare. Sai stiamo andando e così..
-oh, certo. Beh, allora ci vediamo presto.
-si, certo- si china per posarmi un bacio sulla guancia- a presto.
Io rimango immobile, interdetta di fronte la sua intraprendenza
Certo, è solo un bacio sulla guancia, ma sono più che sicura che Edward si trovi in camera mia, e che abbia visto tutto dalla mente di Jacob.

   
 
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