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Autore: Flaren_    27/01/2012    0 recensioni
Una ragazza come tante altre, sognatrice, timida e romantica.
Un ragazzo inglese, più studente che professore, sicuro di sè, e senza un problema al mondo, ma con un segreto che si porta dietro da anni.
Cosa succederà a Ronnie quando Lucas, un misterioso ragazzo neolaureato, diventerà il suo professore di Letteratura?
L'amore per Shakespeare, per Oxford e un Liceo Classico di Roma sono le uniche cose che li legano, ma che riusciranno ad intrecciare i loro destini in un modo inimmaginabile, forse. O forse no.
Tra aforismi, tulipani olandesi e segreti mai svelati, può sbocciare l'amore tra un professore e una studentessa?
{Believe significa "credi". Credi in te stesso, credi nel Destino, credi nell'Amore. Credi in quello che vuoi, ma non smettere mai di farlo, perchè se non credi in niente... il niente è tutto quello che avrai. }
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Occhi di Ghiaccio




Crunch, crunch, crunch.
Il lieve rumore che proveniva dalla bocca della mia amica Alex – che stava divorando patatine durante la lezione – interruppe i miei pensieri.
<< Ehi, si sente? >> mi bisbigliò, preoccupata che il prof potesse sentirla.
<< No, non tanto. >> risposi. Effettivamente era vero, però quel lieve rumore era bastato per riprotarmi alla realtà.
<< Senti, sembri pensierosa. >> disse lei, smettendo di mangiare per qualche secondo.
<< Sì, stavo pensando a lui. >> ammisi, girandomi immediatamente verso la cattedra e fingendo di essere impegnatissima a prendere appunti.
Lo sguardo minaccioso del prof passò altrove, e io sospirai di sollievo.
<< Lui chi? >> s’informò lei, leccandosi le labbra sporche di sale.
<< Luc … Evans. >> Mi corressi all’ultimo minuto, ignorando lo sguardo sospettoso della mia migliore amica.
<< Oh, mamma, siete tutti Evans qui, Evans là … si può sapere che accidenti ha di tanto speciale? >> borbottò lei, contrariata perché tutti lo conoscevamo tranne lei.
<< Ah, bè, lo capirai appena lo vedrai. >> risposi, sorridendo con una punta di malizia.
Lei sbuffò e si dedicò di nuovo al suo pacchetto – ormai mezzo vuoto – di Crick Crock, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
Risi tra me e me, e in quel momento la campanella suonò.
<< Ah, finalmente l’Orco ha finito! >> sospirò lei, sollevata.
L’Orco era il soprannome che Pira, il nostro prof di Scienze, si portava dietro da sempre.
Immediatamente iniziò il fracasso, provocato dai nostri ‘carissimi’ compagni di classe, che coprì anche i saluti del prof.
<< Ma quand’è che arriva sto benedetto Evans? >> sbottò Alex, dopo cinque minuti di impaziente attesa.
<< Eccolo. >> risposi, indicandolo proprio mentre entrava in classe.
Quella volta aveva una tshirt azzurra e un paio di jeans neri che lo facevano apparire un dio greco.
<< Oh. Porca. Miseria! >> disse la mia adorata compagna di banco, spalancando gli occhi. << Oh, mamma, mamma, mamma! Dio, quant’è figo! >>
<< Lo so. >> dissi, con malcelato orgoglio … Lei mi fissò stranita, ma in quel momento il prof la notò.
<< Signorina, non mi sembra di averla vista, due giorni fa. >> disse, sorridendo cortese.
Lei arrossì violentemente e balbettò: << Sì, prof, io sono Alex Lovìa. >>
Lui le sorrise di nuovo, rassicurante. << Benvenuta, signorina Lovìa. >>
Qualcuno iniziò a bisbigliare e si udì qualche risatina. << Silenzio, per favore. >>
Evans riuscì a far calare il silenzio sulla classe, e tornò alla cattedra per firmare il registro.
Alex  si girò verso di me, con gli occhi ancora spalancati.
<< OH. MIO. DIO! Ma quant’è bello? Che occhi! Ora capisco … >>
Risi e mi sistemai i capelli, come sempre quando ero nervosa. << Eh, lo so. >>
<< Ti piace, vero? >> sussurrò, fingendo di prendere appunti mentre Evans iniziava a spiegare.
Mi ricordai che lei riusciva a capire come stavo anche solo con uno sguardo.
<< Ehm … >> balbettai, alzando gli occhi e perdendomi nella figura scultorea del mio professore. Che occhi, che corpo! E poi, le sue labbra, così piene, così perfette … Immaginai come dovesse essere sentirle sopra le mie, e le sue mani sul mio corpo …
<< Bè, anche io ci farei pensieri impuri su di lui. >> commentò lei, leccandosi le labbra con malizia.
La sua voce interruppe i miei pensieri e arrossii fino alla punta dei capelli. Oh, PORCA MISERIA.
<< Alex … io … dai … >>
Le ridacchiò e puntò lo sguardo sul didietro del professore, che stava scrivendo alla lavagna.
<< Guarda che panorama! Ha un cul … >>
<< Ahh! Non voglio sentire! >> la interruppi, arrossendo di nuovo.
<< Vuoi forse dirmi che non stavi facendo pensieri pervertiti su di lui? >> chiese con nonchalance.
 << Perché dovrei? È bello, ma c’è di meglio. >> ribattei, cercando di salvarmi la faccia.
Iniziai a tormentarmi i capelli, sentendomi come se fossi tornata bambina. Oh, accidenti!
<< Ah, ecco perché non gli stacchi gli occhi di dosso. >>
Ecco, grandioso. Grandiosa figura di merda.
<< Lo guardavo perché è bello. E ha un buon profumo. >> mi difesi, punta sul vivo, cercando di sembrare indignata.
Lei alzò il viso dai suoi pseudo – appunti e mi fissò con un’espressione inorridita che, in un altro contesto, mi avrebbe fatta sbellicare dalle risate.
<< Lo sai che hai una mente deviata, vero? >>              



<< Ok, ok. Va bene! >> mi arresi alle richieste insistenti di Alex che mi spingeva a parlare con lui.
<< Senti, è un dio, ti piace e sembra interessato a te. Mica te lo devi sposare! >>
La sua logica era inoppugnabile, così sospirai e le baciai sulla guancia.
Lei mi mostrò il pollice alzato con un sorriso a trentadue denti, e uscì dalla classe, lasciandomi sola con Evans.
<< Oh, signorina Diamante. >>
La sua voce mi giunse da dietro e sussultai.
<< Ronnie. >> lo corressi automaticamente, senza voltarmi, con il cuore in gola.
<< Ronnie. >> ripeté.
Il modo in cui la sua voce calcò sul mio nome mi fece venire i brividi.
<< Ronnie è il diminutivo di … ? >>
<< Veronica. >> risposi, e mi voltai.
Immediatamente i suoi occhi, così chiari, così incredibilmente affascinanti, attirarono i miei, e per un attimo mi persi in quell’azzurro così maledettamente attraente. Sembrava che nei suoi occhi ci fosse tutto il mondo.
<< Oh, Veronica. È un bellissimo nome. >> sospirò, e per un attimo temetti che non sarei più riuscita a parlare.
Adorai il suo accento inglese, e fece sembrare il mio nome molto più bello di quello che era.
<< Gr-grazie. Anche il suo nome è molto bello. >> risposi, con il fiato corto.
Che cosa accidenti mi stava facendo? Io non mi facevo incantare così dai primi occhi azzurri che vedevo, dannazione!
<< Lucas? A me non è mai piaciuto particolarmente, sa? >>
Osservai le sue labbra muoversi, scoprendo i denti assurdamente perfetti, e per un attimo mi venne voglia di allungare una mano e sfiorargli quella bocca che avrebbe fatto uscire di testa qualsiasi donna.
La mia mano si allungò automaticamente, ma la dirottai verso i miei capelli, maledicendomi mentalmente.
<< Invece penso che sia davvero bello, mi piace! >> ribattei, riprendendo il controllo dei miei pensieri.
Mi sorrise, arricciando il naso in un modo adorabile. Incrociò le caviglie, come lo avevo visto fare la prima volta che era entrato in classe.
<< Davvero le piace? Ho sempre pensato che fosse brutto, ma se mi dice così … >>
Di nuovo mi ritrovai a fissargli le labbra, e quando me ne accorsi deglutii e strinsi la mano a pungo.
Era così bello, così perfetto … stentavo a credere che una persona come lui esistesse realmente. Era bello, intelligente, spiritoso e affascinante, eppure non era fidanzato! Che fosse … ?
No, assolutamente no, pensai. Non credo che sia gay.
Già, sarebbe un vero peccato’. La mia coscienza parlò per me. Sarebbe stato un vero spreco!
<< S-sì. È uno dei miei nomi preferiti, ma all’inglese è ancora più bello! >>
<< La lezione è finita, puoi darmi del tu. >> mi sussurrò, catturando di nuovo i miei occhi nei suoi.
Si sporse in avanti verso di me, facendomi arrivare alle narici il suo profumo, dolce eppure muschiato.
<< Se non ti da fastidio, ovviamente. >> aggiunse precipitosamente, aggrottando le sopracciglia, preoccupato.
Il mio stomaco iniziò a fare le capriole, e deglutii, continuando a fissare i suoi occhi, diventati incredibilmente dolci e caldi.
<< Non … non mi da fastidio. >>
<< Sembra imbarazzata. >> ribatté, arricciando le labbra.
Oh, accidentaccio!
Non devo farmi prendere dal panico, non devo farmi prendere dal panico, continuai a ripetere nella mia mente, cercando disperatamente una buona scusa per spiegare il mio – evidentemente chiarissimo – imbarazzo.
<< Non si preoccupi, non volevo metterla a disagio. >> si scusò. La sua voce era più bassa, sembrava sinceramente dispiaciuto. E … quella voce era maledettamente sensuale.
Aveva ragione Alex, avevo una mente deviata! Stavo facendo pensieri pervertiti sul mio professore di letteratura! Bè, comunque ne avevo tutte le ragion … ok, la situazione stava diventando preoccupante.
<< E’ sicura di sentirsi bene? >> mi chiese lui, chiaramente preoccupato.
Mi accorsi che ero rimasta in silenzio, immersa nei miei pensieri impuri su di lui, facendo la figura della pazza.
<< Mi scusi! Ero … distratta! >> spiegai impetuosamente, arrossendo per la millesima volta.
<< Oh, ecco … a cosa stava pensando, se mi permette? >>
Ecco, grandioso.
<< Io … stavo pensando … che lei mi dovrebbe dare del tu! >>
Sembrò deluso, e arricciò nuovamente le labbra, apparentemente scontento.
<< Bè, lei mi sta dando ancora del lei … >>
Ops. Ero un disastro!
<< Scusami, mi dimentico facilmente le cose. Sono un caso disperato. >> sbuffai, avvilita.
<< Non si … non preoccuparti. Succede. >>
Mi sorrise, e desiderai di potermi perdere nelle sue labbra. La testa iniziò a girarmi, e cercai disperatamente di aggrapparmi a un banco per non cadere.
A un soffio dal pavimento, lui mi afferrò da un braccio, salvandomi da una rovinosa caduta.
Il suo viso era incredibilmente vicino al mio, e per un attimo pensai che mi avrebbe baciata. I suoi occhi erano spalancati dalla sorpresa, sembravano ancora più grandi di quello che erano. Erano incredibilmente dolci e spiazzati, e mi fecero tenerezza.
Li guardai di nuovo e capii di che colore erano: lo stesso azzurro pallido, quasi bianco, che ha il cielo durante alcune giornate di sole.
Dalla sua mano, stretta sul mio braccio, sembravano partire scosse elettriche che raggiungevano ogni parte del mio corpo, e che mi stordivano all’inverosimile.
Senza che me ne accorgessi, allungai una mano e gli sfiorai una guancia con la punta delle dita.
Quel gesto avventato sembrò riscuoterlo: mi fissò negli occhi ancora per un attimo, poi mi lasciò il braccio e si ritrasse, voltandosi di scatto.
<< Credo che lei debba andare. >> disse, freddo e distaccato, come se tutto il nostro dialogo precedente non fosse mai esistito. Capii che era un ordine dal modo in cui la sua voce calcò sull’ultima parola.
Si girò verso di me, i suoi occhi erano gelidi, sembravano di ghiaccio, avevano perso tutta la dolcezza che avevo intravisto poco prima
Sobbalzai, spaventata dal suo repentino sbalzo d’umore, e annuii. << S-sì, certo, mi scusi. Devo andare. >>
Sperai che mi chiamasse, che mi spiegasse, ma non lo fece.
Lasciò semplicemente che me ne andassi, lasciandolo lì, in quella classe disordinata, con le mani strette a pugno e un’espressione indecifrabile sul viso.

Flar's Notes *****************************

Salve, gente! Rieccomi con un'altra - ennesima - storia *-*
Questa mi piace particolarmente, e spero che piaccia allo stesso modo anche a voi.
Lucas e Ronnie sembrano affiatati, eppure la reazione di lui è quasi inspiegabile. Perchè fa così, cos'è che lo spinge a rifiutare le attenzioni di Ronnie, che si suppone desideri? Mah, lo scopriremo insieme!
Un bacione,
Flar
   
 
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