- No! La bacchetta mi ha scelto vi dico!- urlo con tutto il fiato che ho in corpo ai Dissennatori che mi stanno portando via, pur sapendo che è inutile.
Me lo dice il loro silenzio, me lo dicono gli occhi di chi attende il suo giudizio, me lo dice la risatina di quella donna tutta in rosa, quella specie di rospa.
Mi viene da pensare a quando ho ricevuto la mia bacchetta. Era bellissima.
“Undici pollici, castagno, flessibile, cuore di crine di unicorno. Una bacchetta potente.” Mi disse Olivander quando me la porse.
Ricordo la dolce sensazione che mi diede tenere in mano quel legnetto, il simbolo della mia appartenenza ad un mondo fino a quel momento proibito. Un mondo che da quel momento sarebbe stato anche mio. E che ora mi veniva tolto.
Le lacrime scesero copiose sulle mie guance mentre pensavo a mia moglie e ai miei figli, che avevo mandato in Svezia da mia madre appena ero stato convocato.
Non c’era più niente per me in Inghilterra. Solo Azkaban che si faceva strada nella mia mente, inesorabile.