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Autore: _Lady Cassiopeia_    27/01/2012    1 recensioni
Mentre Julian e Cain intrattengono gli ospiti, Sophia Blackmore si ritrova ad avere una crisi di identità. Da quando è diventata così spregievole? Ma la domanda che più le preme è: quando tornerà Ashton?
Legata alle altre mie due Fanfic.
(SophiaxAshton)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Finchè morte ci unisca.'
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Lo specchio del dolore.
 
Amava la luna crescente quasi più di quella piena.
Quella piena era bellissima, romantica e indiscussa sovrana del cielo, eppure..
Eppure quella crescente le somigliava di più.
Non ancora piena, sarebbe cresciuta notte dopo notte, nutrendosi di sogni e amori impossibili fino a diventare piena.
E Ashton rappresentava il suo apice.
La sua bellezza.
Improvvisamente, il vociferare al piano inferiore la riportò violentemente al mondo reale.
Un mondo che quasi non le apparteneva più.
Si voltò verso lo specchio e rimase a bocca aperta.
Era così.. così bella!
Ma non riusciva a riconoscersi in quel riflesso.
Quella non poteva essere lei.
La Sophia che era sempre stata non era così.
Che fine aveva fatto la Sophia che tutti adoravano?
Quella che sorrideva sempre e nonostante tutto?
Quella sempre pronta a stare con i suoi due migliori amici?
Dov’era la ragazza che mai si sarebbe fatta piegare?
Che fine aveva fatto quella Sophia che non avrebbe mai ingannato i suoi cari?
Abbassò il capo sconfitta.
Non erano rimaste tracce di quella Sophia che lei stessa aveva tanto amato.
No, quella non poteva essere lei.
Lei non era così.
Quell’ombra nelle sue iridi, nel suo cuore, non le apparteneva.
Si odiò.
Quando si rese conto di esser diventata una bugiarda, di esser giunta a tradire coloro che tanto amava, si odiò.
E il fatto di aver calpestato le amicizie per il suo più grande amore, non le pesava.
Il che, la faceva sentire ancora più orribile di quanto non fosse.
Le mani tremarono.
E lo scintillio dell’anello di fidanzamento le fece perdere il lume della ragione.
Con le lacrime agli occhi si strappò letteralmente l’acconciatura.
Ma non cambiava nulla.
Perché il problema non era il suo aspetto fisico.
Era bellissima, certo, ma non era quello a pesare.
E non riusciva più a reggere lo sguardo del suo riflesso.
Faceva troppo male.
Stanca della lontananza di Ashton e della costante presenza di Julian, trovò un solo modo per sfogarsi.
Il più stupido.
Il più efficace.
E quando lo specchio si infranse sotto la forza del suo pugno, si maledì da sé.
Faceva male.
Il sangue cominciò a cadere a terra.
Probabilmente doveva essersi recisa anche una vena.
Che stupida!
Non riuscì ad evitare di sorridere.
Ora non c’era più alcun riflesso da sostenere.
Un lieve bussare alla porta attirò la sua attenzione.
-Soph, tesoro, tutto bene?-
Che domanda senza senso!
-Ovviamente, mio caro. Intrattieni gli ospiti con Cain mentre io finisco di prepararmi.-
-Va bene. A dopo.-
Non gli rispose.
-Che bella faccia tosta! Va tutto bene? Certo! Non potrebbe andare meglio!-
Rise istericamente.
-Idiota, non si è neppure reso conto della persona spregevole che sono diventata!-
Il sangue cominciava ad essere troppo.
L’odore di rose era spesso come una coltre di nebbia, pareva di essere in un roseto.
Era una Blackmore, infondo.
Il suo sangue non avrebbe potuto profumare di nient’altro.
-Non s’è neppure accorto che il mio cuore appartiene ad un morto! Ad un maledetto morto! Dannazione!-
Scoppiò finalmente a piangere.
Non si era mai sentita tanto fragile.
Tanto immatura.
Tanto donna.
-Dove sei Ashton? Perché te ne sei andato? Perché?-
Seduta a terra, con le mani a coprirle il volto non si accorse subito dell’ospite appena entrato.
La testa cominciava a girare.
Forse avrebbe dovuto chiamare suo fratello e farsi guarire.
Ma non lo fece.
Perché morire non le era mai parso così bello come in quel momento.
Poi,  qualcuno prese le sue mani tra le proprie.
Le pareva un sogno.
Lui non poteva essere tornato.
Non poteva essere vero.
Qualche goccia di sangue scuro cadde sulle sue ferite.
E quando incontrò le iridi del suo amato, non riuscì a reggere il suo sguardo.
Che sciocca era stata.
Probabilmente lui stava pensando a quando fosse immatura.
Con dolcezza, Ashton le alzò il mento incatenando i loro sguardi.
-Non togliermi mai il privilegio di potermi nutrire della tua anima così colma d’amore, Sophia, te ne prego. Non negarmi mai la possibilità di  potermi immergere nel blu dello specchio della tua anima; ma soprattutto, perdona questo povero maledetto morto per aver imbrattato il tuo cuore così puro.-
Lei si portò una mano alla bocca dispiaciuta.
-Perdona il mio vaneggiare.-
-Non hai detto sciocchezze, Sophia.-
Lei sorrise.
-Invece si, lo sai.-
-Forse avrei evitato il termine morto.-
-Avrei dovuto evitare di aprire la bocca.-
-Ti ho abbandonata di punto in bianco, hai tutte le ragioni del mondo, Sophia.-
Ashton era tornato.
Nulla pareva più importante di lui, in quel momento.
-Te l’avevo chiesto già diverso tempo addietro, non mi lasciare o finirei per morirne.-
-Se potessi morire, mia amata, tutta questa lontananza da te mi avrebbe ucciso.-
Lei sorrise.
Non c’era voce più bella della sua.
-Forse è fuori luogo, Sophia, ma sei bellissima. Sia dentro che fuori.-
-Stai cercando di dirmi che l’amore giustifica tutto?-
Lui sorrise.
-In amore e in guerra tutto è lecito.-
Sophia afferrò con delicatezza la mano che il redivivo le porse.
Finalmente in piedi, potè stringerlo a sé.
-Era proprio necessaria la tua partenza?-
Perché causarsi tutta quella sofferenza, Ashton?
-Nonostante la mia facciata, la presenza costante di Lord mi stava opprimendo. Avevo bisogno di ossigeno, perdonami.-
-Non hai nulla di cui scusarti.-
Lui le osservò con attenzione le mani.
-Sophia, chiama la servitù e fatti aiutare nel prepararti nuovamente.-
-Te ne stai già andando?-
Lui negò con il capo.
-Non ancora.-
Non ancora.
Sarebbe partito.
Cosa sarebbe rimasto di te, Sophia, alla sua partenza?
Anche se aveva promesso, lui non riusciva a reggere la presenza di qualcun altro accanto alla donna della sua vita.
-Resta.-
-Tornerò appena la servitù avrà terminato l’opera.-
Lei lo guardò.
-Resta. Ti prego.-
-Tornerò.-
Le venne nuovamente da piangere, ma Ashton sarebbe tornato appena lei si fosse ricomposta.
Non era ancora partito.
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Quando si guardò in un altro specchio non potè far a meno di sorridere.
Forse il suo riflesso non era cambiato di molto, rispetto a prima, ma c’era qualcos’altro a rendere tutto magnifico.
Il riflesso di Ashton accanto al suo.
-Ti unisci a noi per la festa?-
-No, non potrei mai.-
Forse ora era Ashton a soffrire del suo riflesso.
Lei annuì appena incrociando le iridi viola di Ashton attraverso lo specchio.
-Almeno scenderai a salutare Cain e Adrian, spero.-
-Li ho incontrati mentre tu ti preparavi.-
S’incupì.
Pareva si stessero già salutando.
E se fino a qualche istante prima i loro riflessi le erano apparsi quasi uniti, ora le parevano fin troppo distanti.
-Quindi devo lasciarti andare, presumo.-
Lui negò.
Un sorriso leggero sulle labbra.
-Vorrebbe concedermi l’onore di un ballo, milady?-
-Con piacere.-
Si lasciò condurre sul terrazzo.
Il sorriso nacque spontaneamente quando si ritrovò stretta al suo amato sotto le stelle e a quella luna crescente che tanto aveva guardato prima.
Tra le sue braccia anche il dolore pareva essere svanito.
Il suo fidanzamento sembrava un incubo e Ashton era il principe che con un bacio d’amore l’aveva risvegliata.
-Potrei far durare questo ballo per tutta la notte.-
Lei sorrise.
-Allora spero che questa notte duri in eterno.-
Lui rise appena.
-La chiarezza dei tuoi sentimenti mi conquista ogni giorno di più.-
-Quanto vorrei poter cambiare tutto.-
Avrebbe fatto anche l’impossibile per avere dei bimbi dalle iridi di ametista.
-Quando avrai dei figli tutto sembrerà stupendo, indipendentemente dal fatto che saranno figli di Lord.-
Fino a qualche mese prima non avrebbe mai chiamato Julian con il cognome.
La gelosia pareva avergli infiammato il cuore.
Mai Sophia aveva amato tanto il silenzio.
Le permetteva di sentire il respiro di Ashton sulla sua pelle.
Le permetteva di percepire quell’alchimia che la inebriava ogni volta che era con lui.
-Quando tornerai?-
-Quando sarò certo di poterti stringere a me, quando la luna mi consentirà nuovamente di non essere visto.-
Lei sorrise.
-Ho sempre associato la luna crescente alla mia personalità ma mi sbagliavo.. sei tu che assomigli ad essa.-
Non se n’era mai accorta prima, ma mai in vita sua aveva avuto tanta ragione su qualcosa.
-E perché mai?-
Lei sorrise.
Come poteva non accorgersene?
Era così ovvia la risposta.
-Sei il mio spicchio di luce nelle tenebre della notte.-
Non c’era altro da aggiungere tra loro.
Un ultimo sguardo.
Un lieve bacio sulle labbra.
E quando Julian Lord, futuro consorte di Lady Blackmore bussò, lei gli aprì la porta mostrandosi in tutta la sua bellezza.
In camera uno dei frammenti dello specchio rifletteva la luna.
Quella notte era ancora loro.
Accanto alla luna crescente, accanto al suo amato spicchio di luce, non avrebbe più potuto essere così orribile il suo riflesso.
 
Un ringraziamento speciale va a SeveraPiton, che con le sue parole mi ha fatto commuovere!
E un immenso grazie anche a tutti coloro che semplicemente dedicano qualche secondo a leggere i miei lavori!
Ovviamente tutti i diritti e i magnifici personaggi appartengono a Virginia De Winter.
Nella speranza di non deludere le vostre aspettative!
Bacio
_Lady Cassiopeia_ 
  
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