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Autore: Walpurgisnacht    27/01/2012    6 recensioni
Molto bene. Vi abbiamo fatto aspettare un po' ma alla fine eccola. Secrets corretta, riveduta e aggiustata.
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Mousse ne ha le scatole piene delle umiliazioni inflittegli. Un giorno decide di alzare la testa. E saranno fuochi d'artificio, su Nerima e sui suoi abitanti.
[EIP tra _Mana e Kaos]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Quando rientrò, quasi tutti erano ormai a letto. Kasumi e Nabiki erano nelle loro camere, mentre suo padre e il signor Genma, ancora in forma di panda, si erano addormentati giocando a shogi, probabilmente ubriachi. Passando davanti la porta socchiusa della camera di Ranma, notò che Mousse dormiva già profondamente, probabilmente sfinito dalla giornata non esattamente piacevole. Non riuscì a non provare compassione per il ragazzo cinese; ovunque guardasse non vedeva vie d'uscita per lui. Obaba sembrava non volerne sapere di sciogliere la promessa nuziale tra lui e Shan-Pu, e quest'ultima non voleva saperne di sposarlo. Mousse aveva chiaramente espresso la sua opinione in merito, facendo prendere un bello spavento a tutti quanti; eppure Akane era intimamente convinta che, sotto tutto quel rancore -giustificatissimo, beninteso- il ragazzo provasse ancora qualcosa per Shan-Pu che non fosse odio. Si chiese per l'ennesima volta cosa poteva fare per aiutarlo, ma ancora una volta non le venne in mente nemmeno un'idea. Mentre rifletteva, notò che il futon di Ranma era ancora ripiegato. Dove diamine era?
Ranma era sdraiato sul tetto. Guardava il cielo stellato fischiettando un motivetto che aveva sentito in giro, anche se non ricordava assolutamente dove.
Incredibilmente non aveva sonno. Di solito dormiva come un sasso narcolettico e niente poteva impedirgli di abbioccarsi. In quel momento, invece, pur essendo psicologicamente provato dalla lunga sequela di eventi di quel periglioso giorno non riusciva proprio a stare un po' quieto nel futon.
Un vortice di dubbi gli roteava in testa: forse per la prima volta in vita sua aveva provato compassione per qualcuno che non fosse un familiare stretto. A sua memoria solo una volta suo padre, in un'occasione davvero disgraziata, aveva potuto scatenargli tali sentimenti. Roba vecchia e di cui, peraltro, si era subito pentito dopo aver scoperto per bene cos'era successo.
Che doveva fare? Poteva fare qualcosa? Era suo compito fare qualcosa? Perché le amazzoni sono così legate a quelle maledettissime leggi scolpite nella pietra?
Si rispose con una lunga sequela di "boh, sì, forse, non lo so". Non era mai stato bravo in quel tipo di problema. Lui sapeva combattere bene e, una volta identificato il nemico, il suo corpo reagiva prima del suo cervello. Lì tutto questo non serviva, c'era da riflettere e a lui non era mai riuscito particolarmente bene.
Si risolse ad andare a dormire. Rimanere a prendere freddo all'esterno senza concludere nulla era deleterio. Alzandosi vide un'ombra muoversi lesta nella notte.
Per quanto assonnato era abbastanza acuto e focalizzato da riconoscere subito Mousse come la persona che era appena passata sotto di lui.
Dove stava andando, a quell'ora? Senza farsi scoprire, lo seguì. Pensò inizialmente volesse recarsi al dojo, magari per allenarsi e sfogare la rabbia. Invece corse verso il cancello d'entrata. Continuò a seguirlo finché non gli fu chiara la meta che il cinese si era prefissato: il Nekohanten.
"Per quanto pensi di seguirmi, Saotome?" Ops. Mousse si era accorto della sua presenza. Scese dal muretto da cui lo aveva seguito a debita di stanza e lo raggiunse.
"Cosa credi di fare andando al Nekohanten? Vuoi forse uccidere Shan-Pu nel sonno? Pregare la vecchia mummia che ti risparmi la tortura di sposare sua nipote?" chiese, in tono sarcastico, ma in fondo sinceramente preoccupato.
"Niente di tutto questo, ma per chi mi hai preso?" rispose Mousse, stizzito. "No, io volevo solo..." rispose, lasciando in sospeso la frase. Ci fu un momento di silenzio, poi riprese. "Non lo so nemmeno io cosa volevo fare. Ma tanto non riuscivo a dormire e...".
"... e hai pensato bene di venire al ristorante, senza farti scoprire, e magari sbirciare dalla finestra di Shan-Pu. Solo per assicurarti che stia bene. Ho indovinato?". Mousse lo guardò, seriamente colpito da tanto acume - che non si sarebbe davvero aspettato da Ranma.
"Come hai indovinato?" Ranma non rispose, ma si limitò a sorridere, alzando gli occhi al cielo. Lo sapeva perché lui per primo l'aveva fatto innumerevoli volte; ogni volta che si erano trovati in qualche casino o in una situazione di pericolo imminente, la prima cosa che aveva fatto era assicurarsi che Akane fosse al sicuro. Ovviamente, non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. "Diciamo che capisco bene come ti senti." tagliò corto.
"Ah. Con... Akane" fece il cinese con tono giocosamente provocatorio.
Cavolo. Non sono l'unico a poter prendere in contropiede l'altro, allora.
"Non sono cose che ti riguardano" rispose lui con uno sguardo un poco minaccioso. Non troppo, l'atmosfera fra di loro era stranamente rilassata e priva di quella tensione elettrica che spesso aveva accompagnato i loro scambi verbali.
"Comunque Mousse, scusa se mi permetto. Ma perché andare a spiare Shan-Pu? E per vedere cosa poi, vederla dormire e magari lamentarsi un po' delle botte che tu stesso le hai dato oggi pomeriggio? Col rischio di farti scoprire dalla vecchia e causare chissà quale immane casino? Perdonami amico, ma non mi sembra una gran idea".
Mousse ne dovette convenire. Era una cosa stupidotta, per niente proficua e portatrice di possibili conseguenze non piacevoli. Specialmente l'eventualità in cui Obaba lo avesse scoperto, cosa per niente impossibile. E a quel punto, al contrario di Ranma, quella non si sarebbe limitata a chiedergli cosa ci facesse lì. L'avrebbe attaccato. E molto probabilmente l'avrebbe gonfiato come una zampogna, nel migliore delle ipotesi.
Questo è ciò che gli diceva la mente razionale. Quello che sentiva, invece, gli diceva di fregarsene e di fare lo stesso ciò che si era prefissato. Guardare Shan-Pu mentre dormiva, darle definitivamente addio e...
"Ranma. Io ho intenzione di sfidare la mia promessa a duello. Mortale".
Al ragazzo col codino esplosero le orecchie. Non credeva a ciò che aveva sentito.
"S-S-Scusa?".
"Voglio sfidare Shan-Pu a duello. E ne resterà soltanto uno. Non è la soluzione migliore, ma l'unica fattibile per poter liberare almeno uno dei due da questa impasse orribile".
Ranma non poteva credere a ciò che aveva appena sentito. Mousse era deciso a dare il via a un duello mortale. A quanto pare quella che si era consumata a cena non era stata solo un'uscita un po’ troppo teatrale dettata dalla frustrazione. Mousse voleva davvero concludere la questione in modo drastico. Era assurdo... eppure doveva ammettere che, per quanto il tutto fosse assurdo, ammirava la sua determinazione. Anche se sperava non dovesse davvero concludersi con la morte di qualcuno.
"Mousse, sei impazzito? Come puoi volere uno scontro mortale?" chiese Ranma, visibilmente scosso.
"Perché è l'unica soluzione possibile. Obaba può temporeggiare quanto vuole, ma non c'è modo di eludere le leggi delle amazzoni e-".
"Leggi delle amazzoni un corno!" sbottò Ranma "Senti, non so nemmeno io perché mi preoccupo tanto ma di sicuro non ti lascerò andare ad immolarti per colpa di leggi antiche come il mondo e di una vecchia cinese pazza!" disse quasi senza fiato.
Mousse si limitò a fissarlo per qualche secondo, poi rispose "Apprezzo la tua preoccupazione, ma ormai ho deciso. Sfiderò a duello Shan-Pu, e in un modo o nell'altro questa storia si concluderà."
"Davvero? Allora rispondi a questa domanda: riusciresti a vivere con addosso il peso della sua morte?". Mousse sgranò gli occhi. Centrato in pieno. "O che Shan-Pu possa vivere col rimorso di averti ucciso?" continuò Ranma "Per quanto dica di non sopportarti, per quanto possa essere stata forgiata dalle amazzoni, a te in qualche modo ci tiene, e dubito che una cosa del genere non possa nemmeno scalfirla." concluse.
La sicurezza che Mousse ostentava solo qualche istante prima adesso sembrava vacillare; a quello non aveva neanche pensato, talmente era deciso a chiudere quella faida il prima possibile. Vivere con la morte di Shan-Pu sulla coscienza... no, non ci sarebbe riuscito. Anzi, probabilmente l'avrebbe seguita poco dopo. E in caso contrario, cosa avrebbe fatto la cinesina? Non lo sapeva. "Io non... non lo so..." disse, con voce tremante.
Ranma cercò di rassicurarlo, addolcendo i toni. "Senti, io probabilmente non riuscirò a farti cambiare idea... ma almeno aspetta fino a domani. Vediamo se Obaba ha qualche novità. E se non ce ne saranno..." lasciò volutamente la frase in sospeso.
Mousse cadde su un ginocchio, sentendo la non troppo retorica massa di tutto quel che gli era successo quel giorno pesargli sulla testa. Con, in cima al masso di rimpianti e dolore, la consapevolezza che quel che aveva deciso di fare avrebbe solo portato ulteriore disperazione. In lui o in Shan-Pu poco importava. Senza contare Obaba se fosse stata lei ad avere la peggio, e i Tendo e i Saotome se fosse stato lui a non sopravvivere.
Pessima idea. Davvero pessima. Ma d'altronde, si ripeté, non è che l'alternativa fosse migliore. Sposare Shan-Pu, allo stato attuale, era l'equivalente legalizzato di doversi lavare la faccia tutti i giorni con della lava invece che con dell'acqua. Senza niente che potesse alleviare la tortura.
E il suo... quella che era stata il suo grande, inestinguibile amore la pensava sicuramente nella stessa maniera. Quel che aveva detto Ranma era vero, credeva al fatto che Shan-Pu non lo disprezzasse fino in fondo e che, in caso di sua morte per propria mano, la cosa non l'avrebbe lasciata impassibile. Ma era altrettanto vero che avrebbe preferito finire a lavorare incatenata nelle miniere di sale a vita piuttosto che dover vivere con lui in qualità di moglie.
Concesse a Ranma il beneficio del dubbio su quanto aveva detto: "Sì Saotome, hai ragione. Aspetterò fino a domani. Ma se non ci fossero novità io intendo portare avanti il mio piano. Sfiderò Shan-Pu e uno dei due dovrà vivere per il resto della propria vita con la morte dell'altro sulla coscienza. Meglio una vita rovinata che due".
Il ragazzo giapponese fece un cenno con la testa, come a dirgli "vieni, andiamo a casa". Lui rispose affermativamente ma gli disse di precederlo, voleva ancora qualche minuto da solo. Gli spergiurò che non avrebbe fatto quel che voleva fare con tutte le sue forze, si sarebbe limitato a un giretto per prendere un po' di aria fresca e cercare di tranquillizzarsi. Ranma glielo concesse, con la non troppo velata minaccia che gli avrebbe fatto ingoiare eventuali bugie. Era appena zompato sul tetto quando, alle sue spalle, si levò un urlo bestiale. Voltandosi sapeva cosa stava succedendo: Mousse stava buttando fuori tutto.
Sospirò.

Il mattino arrivò troppo presto, per tutti quanti. Ranma aveva dormito solo poche ore dopo la passeggiata imprevista della sera prima. Dopo essere rientrati aveva passato almeno mezz'ora a fissare Mousse, col terrore che, in un momento di distrazione, l'altro sgattaiolasse di nuovo fuori per mettere in atto il suo folle piano. Per fortuna il cinese, dopo essersi sfogato, era pesantemente crollato in un sonno ristoratore, così anche Ranma poté concedersi qualche ora di sonno.
La colazione passò abbastanza tranquillamente, tra i soliti battibecchi familiari; Mousse era rimasto nel più assoluto silenzio per tutta la durata del pasto, e a poco erano serviti i tentativi di Akane di distrarlo chiacchierando. Quest'ultima, dopo che Kasumi portò i piatti in cucina, prese Ranma in disparte per chiedergli cosa fosse successo la sera prima.
"Guarda che me ne sono accorta che siete usciti in piena notte!" disse.
"Che è poi quello che hai fatto anche tu..." rispose Ranma, pacato. Un punto per lui, pensò un po’ stizzita per essere stata scoperta. "Comunque..." riprese Ranma "Mousse è più che deciso a sfidare Shan-Pu a duello. E stavolta sarà all'ultimo sangue."
"Cosa?" incalzò Akane, visibilmente preoccupata "Ma non possiamo lasciarlo fare!".
"Ovviamente no, ma sembra deciso a proseguire per la sua strada. In ogni caso sono riuscito a contrattare una tregua, e metterà in atto il suo piano solo se Obaba non ci porterà qualche alternativa." concluse.
Il cuore di Akane iniziò a battere più velocemente ripensando alla discussione avuta la notte precedente con la vecchia amazzone. Si augurò mentalmente che l'anziana avesse trovato una soluzione alternativa...
No, non bastava augurarselo. Doveva mettersi in prima linea per fare qualcosa. Si parlava di vite buttate fuori dalla trincea, sotto al fuoco nemico.
Non poteva stare seduta a scuola mentre il destino di due suoi coetanei, uno dei quali stava diventando un suo amico, rimaneva nelle mani rugose di una vecchia che, forse, non era poi così motivata a trovare una soluzione.
"Ranma" disse d'impulso "io non vengo a scuola oggi. Tu vai pure". Suonava assolutamente decisa, di quel tono che Ranma aveva imparato a temere.
"Come scusa? E perché non verresti a scuola?".
"Semplice. Vado al Nekohanten a dare una mano a Obaba. Non voglio lasciare nulla di intentato. Non posso far passare questa giornata nell'impassività. Non quando ci sono vite in bilico. E anche se Shan-Pu non mi piace per nulla non desidero vederla morta, e men che meno uccisa da Mousse. Oh kami...". La parte finale del suo discorso era diventata troppo concitata e fece una fatica tremenda a trattenere le lacrime. E al diavolo il proposito di tenersi in disparte. Poteva andar bene fintanto che l'opzione peggiore consisteva in un matrimonio. Ma lei non credeva nel detto "ci sono fati peggiori della morte".
"Akane. La vecchia non sarà contenta del fatto che continui a impicciarti. Già ieri sera sei andata da lei, vero? Sembrava che quel ristorante fosse ricoperto di panna e miele, tutti volevano essere lì" disse lui con voce un poco ironica e un poco spaventata.
"Non m'interessa! Per quanto la conosco Shan-Pu accetterà il duello. A quel punto sì che sarà troppo tardi. Vuoi essere tu a seppellire il morto? Perché io non lo voglio fare, per nulla al mondo!".
Non diede al suo fidanzato tempo di ribattere in nessun modo. Si precipitò fuori e corse a perdifiato verso il Nekohanten. C'era poco tempo. Troppo poco tempo. Ranma rimase di sasso mentre la vedeva schizzar fuori come un lampo. Che doveva fare? Inseguirla? E per cosa, per fermarla o per andare con lei?
Maledizione. Datemi qualcosa da picchiare, per favore. Tutto questo pensare mi fa fumare il cervello.
"Ranma! Perché Akane sta andando nella direzione opposta rispetto al Furinkan?" chiese Nabiki alle sue spalle.
Ranma si lanciò all'inseguimento di Akane; se proprio doveva fare di testa sua, preferiva non lasciarla sola con Obaba e con Shan-Pu più instabile del solito. Paranoia? Forse.
"Akane sta andando al Nekohanten e preferisco non lasciarla sola!" urlò a Nabiki, senza preoccuparsi se la ragazza avesse sentito o meno. Mousse intanto, aveva sentito tutta la conversazione, rimanendo in disparte. Aspettò che Nabiki si allontanasse, poi seguì Ranma e Akane.

Nel frattempo, al ristorante, l'atmosfera era ancora tesa.
Obaba non aveva chiuso occhio, alla ricerca di risposte nei suoi vecchi manoscritti; Shan-Pu non aveva ancora osato uscire dalla sua stanza, e aveva deciso di lasciarla cuocere nel suo brodo; che rimuginasse quanto le pareva, tanto le cose non sarebbero cambiate. Lanciò via un altro paio di rotoli, irritata; per la sua età aveva un'ottima memoria, ma non così tanto da ricordare un cavillo tanto antico ma che avrebbe potuto ribaltare la situazione senza spargimenti di sangue - non troppo, almeno. Stava per svuotare altri bauli stracolmi di documenti, quando sentì la porta d'ingresso del ristorante venire aperta con violenza.
"Vecchia Obaba!".
Inarcò un sopracciglio, riconoscendo la voce di Akane Tendo. Cosa ci faceva lì?
"Giovane Tendo, qual buon vento ti porta al mio ristorante? E vedo che il futu- Ranma è con te..." disse, andandole incontro.
"Siamo qui per dare una mano!" disse Akane concitata "Non voglio lasciare nulla di intentato!". Dal modo in cui Akane si agitava era chiaro che doveva essere successo qualcos'altro, dopo il loro incontro notturno; probabilmente Mousse aveva tirato fuori qualche nuovo ultimatum, pensò, sbuffando alla sola idea. Ci mancava un altro lampo di genio di quella papera starnazzante...
Fece cenno ai due ragazzi di seguirla nel suo studio.
"Mi spiace dirvi che finora le mie ricerche non hanno portato alcun esito, e in nessuno dei miei documenti ho trovato le informazioni che mi servono..." disse, mentre tornava a rovistare tra rotoli e pergamene.
"Scusa se te lo chiedo" chiese Ranma, sbirciando tra alcuni fogli "ma esattamente, quale sarebbe questa idea? Non potresti spiegarcela a grandi linee?". Obaba sospirò, non sapendo da dove cominciare la sua spiegazione.
"Tieni giù le zampe, Ranma!" sibilò la matrona. Non era nella sua migliore condizione, fra tensione residua e nuova che soverchiava la sua piccola figura. E aveva pure dormito male.
"Sono pergamene che voi non avete diritto di leggere" proseguì, accigliata. "E comunque non sareste in grado di capirle, sono scritte in cinese. Arcaico. Molto probabilmente sono l'unica persona in questa nazione a poterle decifrare".
Il ragazzo indietreggiò, guardingo. Non voleva far arrabbiare la loro ospite, non era andato lì per quello. Era lì per rendersi utile, esattamente come voleva fare Akane. Mentre la inseguiva, per strada, si era reso conto di come si trovasse sulla sua stessa lunghezza d'onda: l'idea di Mousse era folle, suicida e omicida in un sol colpo. E non voleva, non poteva permettergli di portarla avanti. Non se era in suo potere fare qualcosa per fermarlo.
"Ti chiedo scusa, ve... Obaba". Ci fu uno sguardo interrogativo da parte della matriarca amazzone. Non c'era stata una singola volta in cui Ranma non l'avesse apostrofata con quell'antipatico "vecchia". E invece si era trattenuto. Doveva essere veramente poco in possesso delle proprie facoltà mentali. O solo terribilmente preoccupato da qualcosa che lei ancora non sapeva.
Altro sospiro. In realtà non aveva in mano niente. Proprio niente. C'era una mezza possibilità di interrompere il fidanzamento fra sua nipote e Mu-Si, ma era una cosa accaduta talmente poche volte e in tempi sufficientemente remoti da diventare poco più di una leggenda a Joketsuzoku. D'altronde, se una simile nozione fosse stata di dominio pubblico, chiunque avrebbe potuto impugnarla per scampare a un'unione che non voleva contrarre. E così non si sarebbe fatto altro che indebolire la tribù. Pertanto non dubitava che il Gran Consiglio potesse aver cancellato ogni minima prova della sua esistenza. Lei stessa aveva sentito parlare di qualcosa del genere, in gioventù. E fu, per l'ennesima volta nelle ultime ventiquattr'ore, che maledisse la sua età. A trecento e passa anni era normale non ricordarsi bene le cose, ma bruciava comunque se da una sua dimenticanza poteva dipendere la felicità o, peggio, la vita di sua nipote.
"Non ho nulla, ragazzi. Non ancora almeno. Sto cercando da ieri qualcosa che possa venire in soccorso di Shan-Pu ma tutta la mia mercanzia non sta collaborando. Ho spulciato fogli e norme che non leggevo da decenni, alcune anche da un secolo abbondante. Ma sinora è stata una sequela impietosa di buchi nell'acqua".
Akane si fece avanti, dopo essere rimasta in disparte per tutto il tempo: "Onorevole Obaba, credo sia meglio che tiri fuori l'asso dal cilindro. Mousse si è messo in testa di sfidare Shan-Pu a duello. E vuole portare la cosa sino in fondo, da una parte o dall'altra. Intende fare in modo che dal campo di battaglia solo uno di loro due possa uscirne vivo". Forte era l'emozione e la paura che traspariva da quelle parole.
Obaba si accigliò ulteriormente. Da quello sciocco di Mousse doveva aspettarsi di tutto, oramai. Anche una cretinata del genere.
"Andatevene. Non mi siete d'aiuto e, anzi, mi fate solo perdere tempo. Devo trovare quella pergamena" ordinò brusca.
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, prima di andare via. Se la vecchia non li voleva tra i piedi, rimanere era inutile, sarebbe servito solo a innervosirla ulteriormente. Mentre tornavano verso l'uscita, Ranma notò con la coda dell'occhio che la porta della camera di Shan-Pu si era chiusa di scatto. Probabilmente la ragazza aveva origliato tutta la loro conversazione, ma non voleva farsi scoprire.
Sospirò, aggiungendo alla sua lista mentale di cose da fare anche il dover accertarsi che quella pazza non uscisse di soppiatto dal ristorante per andare a cercare Mousse. Gli bastava già doversi accertare che quell'altro stesse lontano dal ristorante ancora qualche ora. E non finì il pensiero che lo trovarono di nuovo appollaiato sul muretto, dove l'avevano visto il giorno prima.
"Mousse! Che diamine ci fai qui? Non ti avevo detto di..."
"...di aspettare fino ad oggi. E così ho fatto." concluse Mousse.
"Beh, Obaba non ha ancora trovato nulla" disse Akane "ma sta continuando a cercare!" si affrettò a concludere.
Il ragazzo cinese si sistemò le lenti sul naso "E credi davvero che non sia solo un trucchetto dei suoi per rimandare l'inevitabile?"
"Non credo Mousse, non stavolta. In un'altra situazione avrei detto la stessa cosa, ma adesso sembra davvero avere una qualche idea." disse Ranma.
Mousse dovette riconoscere che, da quando la conosceva, non aveva mai visto Obaba tanto impegnata a trovare un trucchetto che andasse contro le regole del suo villaggio. "E quindi cosa proponete di fare" chiese "aspettare finché non le arrivi l'illuminazione?"
"Non ci sarà bisogno di aspettare tanto a lungo, miope anatroccolo" gracchiò una voce alle sue spalle. Si voltarono e videro Obaba con un'espressione vittoriosa in faccia e una pergamena in mano. "Gli dei devono avere a cuore la tua sorte, ragazzo." disse, mostrando l'antico testo ai presenti.
La vecchia si schiarì la voce. Non sarebbe comunque stato piacevole.
Assunse la sua migliore posa ieratica, il momento aveva una sua solennità. Anche se immaginava che la sacralità del tutto sarebbe presto andata a farsi friggere.
"C'è uno e un solo modo per rompere una promessa di matrimonio amazzone. E ragazzi miei, è un motivo veramente grave. La mancanza di procreazione".
Fece silenzio sperando che l'acume dei presenti si attivasse e le permettesse di non dover dire ad alta voce quanto doveva dire.
Fu disillusa.
Con una faccia da riluttante boia proseguì con la lettura: "E ci sono solo due casi in cui la procreazione non può avvenire: sterilità da parte di uno dei due futuri coniugi oppure... oppure...". Era faticoso dire quella cosa. Davvero faticoso.
"Parla, vecchia!" la incalzò Mousse. Oh ragazzo, quanto non ti piacerà quello che sto per dire.
"... oppure se la sposa presentasse... delle... inclinazioni particolari..." si sforzò di chiudere.
I tre ragazzi si sentirono come chiusi in una bara completamente sigillata. E fu lo stesso per Shan-Pu, che a loro insaputa stava ascoltando dalla sala grande del ristorante.
"Se... se... non può essere" balbettò Mousse.
"... la sposa... oh... oh no..." proseguì Akane.
"Ci dev'essere un'altra possibilità..." concluse Ranma.
Col suo migliore sguardo da "abbiamo una messinscena da mettere in piedi" Obaba guardò i tre ragazzi, ammutoliti e con la faccia di tre pesci buttati fuori dall'acqua che annaspavano per dell'aria che non erano in grado di assimilare.
"Signori, mia nipote ha appena saltato la sponda della propria sessualità. Aiutatemi a trovarle una fidanzata".
"No!" urlò inviperita la ragazza-gatto uscendo dal ristorante dopo aver scardinato la porta con un calcio. "Preferisco il duello all'ultimo sangue!".
   
 
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