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Autore: Kumiko_Walker    28/01/2012    2 recensioni
Tyki ed Allen, a causa di una Innocence, si ritrovano nel mondo Reale.
Ad ospitarli sarà una quindicenne italo-giapponese, amante di D.Gray-Man e della coppia Poker.
Riusciranno i due a tornare nel loro mondo ancora sani di mente?
[Ci saranno molti nuovi personaggi] [Probabili Spoiler!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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In The Real World
Capitolo 6: La Fine della Festa

Erano le sette e mezza di sera e tutti erano affamati.
La festa continuava, con balli scatenati e karaoke, ma, ormai, le persone lì presenti cominciavano a sentire i morsi della fame, ed allora decisero di cenare fuori, nel cortile.
Hanabi cucinò degli spaghetti al ragù in abbondanza (a causa di Allen) e tutti si abbuffarono, siccome la mora era bravissima a cucinare, non a caso era la migliore alla scuola superiore alberghiera (ma solo in cucina, nella altre materie era un po’ pessima).
D’un tratto si sentì il suono di un motorino, che entrò nel cancello della casa Tsukishima, con velocità media e si fermò davanti ad Hanabi.
Alla ragazza le si illuminarono gli occhi, e fece un sorriso furbo.
Il motorino era verde, abbastanza grande per portare a malapena due persone e poteva andare al massimo fino agli ottanta, ma il proprietario lo teneva sui sessanta.
Il ragazzo si tolse il casco nero, tirato a lucido, si alzò, mise il casco sopra alla sella, e prese un pacco rettangolare che aveva legato dietro.
Alessia quasi non sputò la Coca-Cola che si stava bevendo. Il suo cervello andò in tilt ed un rossore si sparse sulle sue guance. La persona appena arrivata era proprio un figo assurdo!
Aveva i capelli castano scuri, quasi neri, lunghi fino al collo, il naso era piccolo, ma non stonava sul viso giovanile, la bocca era piccola, le labbra carnose e rosee, arricciate in un sorriso felino, indossava una camicia sbottonata nera, che metteva in risalto i suoi pettorali scolpiti, i jeans era larghi e strappati qua e là, le scarpe erano eleganti e nere, tirate a lucido, e sembravano nuove. Era molto alto, più del metro e novanta, ed aveva un po’ più di muscoli del normale, ma il particolare per cui Alessia non riusciva a distogliere lo sguardo erano gli occhi. Erano grandi, di un rarissimo azzurro ghiaccio, penetranti, vivaci ed allegri.
- Davide, credevo ti fossi dimenticato del mio compleanno! - quasi urlò Hanabi, ma era piena di gioia. Era lui la persona che stava aspettando, ma ovviamente il suo orgoglio aveva avuto la meglio e si finse sorpresa nel vederlo.
- Ma che dici! - il ragazzo le diede una forte pacca sulla spalla, che fece un po’ male alla italo-americana, ma questa non disse nulla, siccome era troppo felice.
- Ho portato la torta! - Davide le porse il pacco rettangolare giallo, tutto infiocchettato, che Hanabi accettò con gioia, sorridendo e portando il pacco sulla grande tavola.
- Oi Hana, ma chi è? Non l’ho mai visto qui a Santa Maria … - chiese Alessia, continuando a fissarlo. Era palese per tutti che la castana stava provando interesse verso Davide.
- Oh! Questo è mio cugino, Davide Scacchi, ha diciotto anni e frequenta l’ultimo anno all’agraria a San Mauro, dove vive - spiegò Hanabi, cercando di aprire il pacco con delicatezza, ma alla fine decise di strappare tutto.
San Mauro era un paese a cinque chilometri a nord di Santa Maria. Era grande, ma non si poteva definire una città. Aveva due scuole materne, una pubblica ed una privata, tre scuole elementari, di cui una privata, due scuole medie, entrambe pubbliche, e tre scuole superiori: l’agraria, l’informatico e l’artistico. San Mauro era pieno di abitanti, soprattutto di ragazzi e ragazze adolescenti, ma non c’erano stai problemi con la giustizia, visto che il paese di San Mauro era famoso per la sua efficiente stazione di polizia. L’unico fattore negativo era l’inquinamento, a causa delle tante auto e moto che passavano continuamente per il paese.
Hanabi, appena aperto il pacco, cominciò a saltare di gioia ed ad avere la bava alla bocca.
La torta che vi era all’interno era grande, fatta di cioccolato, con una enorme scritta in panna che diceva “AUGURI HANA!”. Hanabi adorava Davide perché lui sapeva sempre cosa regalare alle persone, riusciva a capire i gusti della gente con un solo sguardo, e questa sua “abilità” lo faceva sentire un po’ simile alla ragazza, anche se lui non sfruttava il suo “dono”, come invece faceva la mora. Il castano era il figlio della sorella della mamma di Hanabi, ed aveva anche una sorella molto legata alla italo-giapponese, di un anno in più della mora, ma che non era potuta venire alla festa, a causa dei compiti delle vacanze che non aveva ancora finito.
Hanabi aveva gli occhi pieni di scintille luminose e scacciava occhiatacce a chi posava gli occhi sulla SUA torta. Perché la mora aveva una ossessione molto forte, persino peggiore a quella dei manga, e questa era il cioccolato. In qualsiasi forma si presentasse, Hanabi si appropriava di qualsiasi cosa che contenesse il cioccolato che le capitava nelle mani. Inutile dire che molte volte Ichigo e la sorella litigavano a causa di questa mania molto (MOLTO!) possessiva da parte della mora.
Hanabi divise in fette, ovviamente le tagliò minuscole per tutti, invece lei si accaparrò una fetta il doppio di una normale, che spazzolò in due secondi, battendo perfino Allen!
Nessuno disse nulla a proposito delle fette, perché se avessero osato fiatare, la ragazza gli avrebbe inceneriti in meno di dieci secondi.
Tyki si era messo in testa che se avrebbe dovuto regalare qualcosa alla ragazza pazza (questo era il soprannome che Hana aveva ricevuto da lui), le avrebbe dato del cioccolato, così lei era contenta, e lui spendeva poco, e tutti erano felici e contenti.
La festa continuò e non mancarono le scene comiche: Paolo cadde a causa di una pozzanghera di Coca-Cola, e finì addosso ad Alessandro, che si schiantò contro Francesca, che rovesciò la sua Fanta sopra a Manuela. Tutto questo accadde in meno di dieci secondi, ovviamente Hanabi si mise a ridere, quasi strozzandosi con la sua stessa saliva, e cominciò a tossire, ma lei continuava con le sue risa, ed Allen e Tyki cercarono un modo per fermarla, visto che ormai tutti la stavano guardando, ma anche loro ridevano per la scenetta comica dei quattro. La meno contenta era Manuela, che si era sporcata tutti i capelli e tutti i vestiti nuovi.
- Accidenti Paolo, sei proprio forte - disse Hana, che era riuscita a calmarsi, con un sorriso divertito, ma ogni tanto le scappavano ancora dei risolini.
Il ragazzo arrossì, tentando, invano, di asciugarsi i pantaloni fradici. Adorava i sorrisi sinceri di Hanabi, soprattutto se erano rivolti a lui ed a lui solo. Poi, però, notò un piccolo particolare, che nelle ore precedenti non aveva notato (forse perché era troppo occupato a fare il pagliaccio di corte), infatti, da quando quei due (Allen e Tyki) erano apparsi, Hana sorrideva di più, sia a lui, che agli altri. Ma era meglio non chiederle nulla, o si sarebbe arrabbiata. A Hanabi non piaceva quando le persone si immischiavano nei suoi affari.
- Bene! - la voce allegra di Hanabi lo distolse dai suoi pensieri. La ragazza era tenuta sulla spalla da Tyki, e stava usando un telecomando della televisione come microfono, fatto apparire da chissà dove.
- Ichi-nii, che è arrivato adesso, ha portato l’alcool, quindi ubriacatevi! - urlò, ricevendo un “SI’!!” in risposta da parte di tutti quelli che avevano più di sedici anni.
Per qualche strana ragione, Ichigo e Sarah erano venuti addirittura dopo la cena, e tutti si chiedevano che cosa avevano fatto per venire così tardi. Ma i vestiti un po’ messi male ed i capelli scompigliati davano poco spazio all’immaginazione, ed il sorrisetto malizioso di Hanabi rivolto ai due di certo non aiutava.
Tyki, invece, aveva ormai capito da anni luce cosa avevano fatti quei due, lui “sentiva” l’odore del sesso che inzuppava Ichigo e Sarah. Beh, erano giovani, gli ormoni andavano, che ci potevano fare? Ma lui non si lamentava di certo, anzi, si divertiva nel vedere come i due cercavano di crearsi scuse, del tutto prive di senso, per cercare di pararsi la loro scappatella ormai chiara anche ad un bambino di cinque anni.
Allen si era mangiato tutte le patatine che la famiglia Tsukishima aveva in casa, intanto parlava allegramente con Sarah, che aveva le goti un po’ imbarazzate per le pressanti insistenze sui dettagli chiesti da Alessandro, puntualmente preso a calci da Ichigo, per poi essere fermato da Francesca. Nessuno resisteva agli occhi dolci di Francesca, sembrava un gattino bastonato, neanche Tyki avrebbe potuto resistere a lei (ma se era per questo il Noah non riusciva a resistere neanche ad Allen, ma questa era un’altra storia…).
Hanabi non aveva toccato l’alcool, siccome non aveva ancora sedici anni e suo fratello l’aveva minacciata che se avesse bevuto anche un solo dito di qualsiasi sostanza alcolica, le avrebbe bruciato tutti i manga. Ma le mancava solo un anno, doveva resistere per ancora trecentosessantacinque giorni!
Davide chiacchierava allegramente con Alessia, mentre beveva una birra. Quella ragazza le sembrava simpatica, Hanabi gli aveva parlato tanto della sua migliore amica, e non poteva nascondere che lui non aveva veduto l’ora di conoscerla. All’inizio non le aveva fatto una buona impressione, ma poi parlandoci era simpatica ed anche intelligente. Aveva fatto bene a decidere di non uscire quella sera.
Ichigo beveva, solitario, una birra, seduto su una sedia di plastica rossa, ed osservava tutto con i suoi occhi vigili. Si era stufato di picchiare Alessandro, e non sopportava vedere gli occhi da cucciolo di Francesca, che sinceramente gli facevano un po’ impressione, data l’eterocromia della ragazza. La sua sorellina aveva compiuto quindici anni, ed era cambiata tantissimo, sia fisicamente, che mentalmente. Sbuffò, ora non doveva pensare alla storia della sua vita. Bevve un lungo sorso di birra. Si sarebbe ubriacato ed avrebbe cacciato i suoi problemi al giorno dopo, ora doveva solo divertirsi e basta! Era una festa, no?
Tyki si stava fumando una sigaretta, ed aveva fatto apparire una Tease, che ora gli stava sui suoi lunghi capelli scuri e ricci. Lui non beveva birra, solo vino pregiato, dopotutto era un nobile. Tutti si divertivano a bere, ballare senza musica e fare qualche spettacolino comico. Questo mondo era strano, troppo strano, o forse troppo “normale”. Buttò fuori un po’ di fumo, mentre la Tease ritornava dentro al suo corpo. Osservò le luci accese del cortile, e la luna alta nel cielo stellato. Erano le otto e mezza di sera e lui non vedeva l’ora di andare a dormire, visto che si sentiva già stanco, molto stanco.
Sarah si divertiva a parlare con Allen, era più giovane di lei, ma era molto gentile, simpatico e mangione. Sapeva bene che quel “tatuaggio” in realtà era una cicatrice, ed i suoi capelli bianchi era naturali, anche se era abbastanza strano, perfino per lei, ma non aveva detto nulla, era come se l’albino, la sua sorellina ed il moro le stavano nascondendo qualcosa. Sarah sorrise, mentre si rigirava un bicchiere di Coca-Cola tra le mani. Dall’incidente che aveva avuto quando aveva dieci anni, non aveva mai incontrato nessuno con delle cicatrici che gli avevano spezzato l’anima, ad eccezione di Alessandro. Ma non aveva mai scoperto cosa era successo ad Ale, perché la sua sorellina Hana non aveva detto nulla a nessuno. Sarah sospirò e sorrise ad Allen, capendo che non aveva seguito il discorso dell’albino, ma mentire le riusciva piuttosto bene.
Manuela era riuscita ad asciugarsi i capelli, anche se quando sarebbe andata a casa, si sarebbe dovuta lavare i capelli, qualcosa tipo tre volte minimo. La ragazza beveva dell’acqua, in un angolino buio del cortile, adorava Hanabi, ma le sue feste erano sempre qualcosa di esagerato, anche se erano molto divertenti. Hana era stata la sua prima amica, quindi l’unico favore che le poteva fare era stare in silenzio e non rompere. Manuela era l’unica che si era accorta che i sentimenti di Paolo verso Hanabi erano reali e non degli scherzi come tutti credevano. Ovviamente aveva già capito che Ichigo ne era al corrente, ma questo non diceva nulla. Sorrise e ridacchiò. Forse non credeva che il suo migliore amico fosse una minaccia.
Paolo aveva cominciato a cantare una canzone che si era inventato sul momento, una specie di storia infinita, che narrava cose a caso. Il ragazzo era stonato, e tutti continuavano a chiedergli di smettere, ma lui se ne fregava e continuava la sua canzone, che aveva cominciato a rompere a tutti. Tyki pensava seriamente di farlo mangiare da Tease, Allen pensava che Paolo forse era stato posseduto da qualche anima malvagia e si chiese se la sua spada esorcizzante avrebbe funzionato, Hanabi era l’unica che se la rideva, insieme a Manuela ed ad Alessia.
Davide, grazie ad un grande atto di coraggio, aveva deciso di tappare la bocca a Paolo e tutti lo ringraziarono, dandogli un fragoroso applauso.
- Davide, sei un genio! - disse Ichigo, ridendo, con le goti rosse. Era mezzo ubriaco, si vedeva benissimo, ma nessuno voleva essere il guasta feste ed avevano deciso di non dire nulla.
- Ichi-nii-san, sei già ubriaco? - chiese Hanabi, assolutamente disinteressata dalla risposta del fratello, ma gli porse lo stesso quella domanda.
- Ho bevuto solo un pochino! - si lagnò Ichigo, sedendosi per terra, seguito a ruota da Paolo e Davide, ed i tre si misero a ridere insieme, anche se gli ultimi due non erano ubriachi, ma non volevano lasciare l’italo-giapponese da solo, altrimenti avrebbe combinato guai.
Sarah, prese Hanabi da parte e questo fece sospettare Tyki, che le seguì, nascondendosi nell’ombra, come un perfetto stalker.
- Cosa c’è, Sarah-nee-san? - chiese Hanabi, sistemandosi la maglietta. Non sapeva il motivo per cui la “sorella” l’aveva presa in disparte, di solito Sarah faceva le domande davanti a tutti.
- Sei cambiata - disse lei, semplicemente. Non voleva rovinare la festa alla sua sorellina, ma voleva delle risposte, ed era un po’ preoccupata, ma Sarah le doveva a Hana, qualcosa di molto importante: la felicità. Se quella ragazzina menefreghista e sorridente, con idee strane ma efficaci, non fosse esistita, lei cosa sarebbe stata in quel momento? Sarebbe riuscita a sorridere? A stare bene, con la schiena in quelle condizioni? Non lo avrebbe mai saputo, ma era meglio così. Ora lei stava bene, aveva un ragazzo, una sorellina acquisita molto strana ma gentile (quando voleva) e la voglia di essere felice.
- Come? - Hanabi non capiva cosa intendesse Sarah. Da quando le aveva presentato Tyki ed Allen, la sua sorellona era diventata più iper-protettiva.
- Da quando quei due sono entrati nella tua vita, hai cominciato ad essere più gentile e usi molto più spesso il giapponese - Sarah sorrise. Non era un segreto da cucirsi la bocca, tutti lo avevano notato, ma nessuno aveva detto nulla, perché quella Hanabi era divertente.
Tyki guardò la scena, con gli occhi d’oro mezzi socchiusi, e poi guardò il cielo, buttando a terra il mozzicone di sigaretta e pestandolo con la punta del piede sinistro. Hanabi non era gentile con loro due, anzi, sfruttava i loro poteri a più non posso, ma non era male come persona, almeno non aveva una stupida, fottuta maschera che mostrava solo una parte di sé. Era una brava giocatrice di poker, sapeva mettere in gioco le carte con intelligenza, e non aveva paura di mostrare la proprio mano, sempre vincente.
- Tu dici? - chiese Hanabi, per poi vedere che Paolo aveva cominciato a spogliarsi ed era salito su un tavolo, con le guance rosse e molto ubriaco. Ma quante birre aveva bevuto per finire così?!
- Quell’idiota! - sibilò, ringhiando, la italo-giapponese, lasciando Sarah, e precipitandosi a fermare quel pirla. Ma perché doveva fare sempre cose imbarazzanti?!
Paolo si stava per togliere le mutande, ma Hanabi gli tirò addosso un bicchiere di acqua ghiacciata, che lo fece scivolare e cadde a terra, sbattendo la schiena.
- Porca troia! - urlò lui, per poi addolcirsi vedendo il viso della mora, che era un misto tra incazzato e preoccupato. Ma molto più incazzato che preoccupato.
Hanabi gli tirò un pugno in testa e gli buttò addosso tutti i suoi vestiti.
- Vestiti, non ti voglio vedere nudo come un verme! - urlò, pronta ad ammazzarlo se non si sarebbe vestito in meno di dieci secondi. Cosa che il ragazzo fece, nonostante la sbornia.
- Ma dai, non essere così dura, che c’è di male se fa uno spogliarello? - chiese Tyki fumandosi l’ennesima sigaretta delle giornata. Ormai aveva fatto fuori tre pacchetti interi.
- C’è che fa il cretino tutti gli anni - rispose Hanabi. Conosceva Paolo da quattro anni, ed era sempre il solito stupido perverso e senza pudore.
Tyki la guardò alzando le spalle, ma sentì una specie di verso dietro alle sue spalle e delle braccia sottili che lo circondarono.
- Allen?! - chiese Hanabi, guardandolo e dimenticandosi di Paolo, che si era seduto su una sedia ed aveva incominciato a parlare con Ichigo e con Alessandro, entrambi mezzi brilli.
- Ti odio, Tyki - disse l’albino, con le guance arrossate a causa dell’alcool - sei stupido eppure non ti riesco ad uccidere, quindi ti odio - poi si addormentò contro la schiena del Noah.
Tyki restò in silenzio, facendo cadere la sigaretta ancora accesa a terra e sgranando gli occhi dorati. Passò diversi minuti nel silenzio, senza riuscire a dire nulla, ma dopo un po’ si girò e si caricò Allen sulla spalla, riuscendo a notare un bicchiere di birra abbandonato a terra. Il Piccolo doveva averlo scambiato per qualche bevanda, forse era un po’ distratto in quel momento.
- Lo porto in camera, questo è ubriaco marcio! - sbuffò Tyki. L’Esorcista non reggeva l’alcool, peccato, avrebbe potuto estorcergli delle informazioni sull’Ordine Oscuro. Beh, sarebbe stato per un’altra volta.
Hanabi annuì, con gli occhi pieni di scintille. Finalmente il suo sogno segreto si era realizzato! Vedere Tyki che portava Allen a letto! Nei suoi sogni il Noah lo portava in stile sposa, ma per ora bastava anche un piccolo gesto come quello. Li avrebbe fatti baciare, prima o poi!
Intanto Tyki aveva già capito qualcosa sugli strani piani di Hanabi, ma non voleva far preoccupare il Piccolo, così non aveva detto nulla e stava zitto, pensava solo a come evitare di cadere nelle trappole della mora, ma un po’ si stava divertendo in quel gioco strano a colpi di intuizione, ma era difficile battere la italo-giapponese, che aveva sempre una carta nella manica nascosta, senza che nessuno, incluso lui, non vedeva.
Era una ragazzina strana, cretina, molte volte stronza, ma nessuno l’avrebbe potuta chiamare stupida. Quella ragazza di ormai quindici anni, era intelligente, anche se non lo dava a vedere, ed il Noah avrebbe dovuto usare tutte le sue carte migliori per batterla, per evitare di perdere al “gioco” che Hanabi stava creando, forse senza che neanche lo sapeva, ed era troppo divertente. Finalmente aveva trovato qualcuno con cui metterci tutto il suo impegno. Perché vincere è la cosa che più conta, senza quella stronzata di partecipare e basta.
Allen mugolò qualcosa nel sonno. Aveva ancora le guance arrossante. Poverino, un po’ Tyki si dispiaceva per lui, era così innocente e si era ubriacato senza neanche saperlo.
Il Noah poggiò l’Esorcista, una volta entrato in camera, sul letto. Ma quando stava per andarsene, Allen gli prese una mano con il suo arto infetto di Innocence.
- Dai Piccolo, non fare lo stronzo! - disse Tyki, cercando di liberarsi, senza svegliare l’albino, ma non riuscì a far staccare Allen dalla sua mano abbronzata.
Senza che se ne accorgesse, il Noah entrò nella sua parte “nera” e sette stigmati gli apparsero sulla fronte. Guardò l’Esorcista con i suoi occhi d’oro senza emozione. Usò la mano libera per introdursi nel petto dell’albino. Passò attraverso i muscoli e le ossa della cassa toracica, per poi arrivare al cuore, che batteva un po’ più velocemente del solito. Quando lo sfiorò con le sue dita affusolate, Allen ebbe un fremito e cominciò a respirare velocemente, ma non si svegliò.
Tyki si riprese e si diede mentalmente dello stupido, ma poi fece un sorrisetto ed avvicinò le sue labbra all’orecchio dell’Esorcista addormentato.
- Non sarebbe divertente, vero, Piccolo? - chiese, come se necessitasse di una risposta. Tirò fuori la mano dal petto dell’albino ed il suo sguardo si posò casualmente sullo specchio. Riuscì a vedere poco a causa della luce debole della luna, ma i suoi occhi riuscirono a vedere una delle stigmati che erano padrone della sua fronte, leggermente sudata e di color cenere.
- Cazzo - sussurrò, cercando di concentrarsi per ritornare normale. Ma la missione fu impossibile a causa della mano dell’albino sigillata nella sua. Maledetta Innocence!
- Ti prego, Piccolo, aiutami anche tu, però! - gli disse facendo tiro alla fune e provando a svegliare il bello addormentato. Ma niente, neanche con le cannonate si sarebbe svegliato!
Il Noah ringhiò e, dopo cinque minuti buoni, Allen si rigirò nel letto e finalmente lasciò la mano di Tyki, che tirò un sospiro di sollievo.
Ritornò alla sua forma “bianca” e, con passo veloce e silenzioso, andò da Hanabi.
Intanto la mora stava salutando Manuela ed Alessia, che avevano deciso di andarsene, visto che erano le undici di sera e avevano da camminare dieci minuti buoni dalla casa della loro amica alla loro.
- Aspettate! - le richiamò Davide, con le goti un po’ rosse, ma non era ubriaco, lui capiva ancora cosa si stava dicendo, al contrario di Paolo e di Ichigo che si erano addormentati sulle sedie.
- Cosa? - Alessia cominciò ad avere le stelline che le uscivano dagli occhi, appena sentì la voce del ragazzo. Dio, quanto lo adorava!
- Non è prudente andare in giro da sole a quest’ora di notte, quindi vi accompagno a casa, non si sa mai cosa potrebbe accadere! - disse prendendo il motorino e cominciando a portarlo fuori dal cancello, seguito a ruota dalle due gemelle, che non vedevano l’ora di tornare a casa. La festa era stata bella, ma erano davvero stanche ed il loro corpo necessitava di una doccia!
- Allora ciao, Alessia, Manuela, Davide! - li salutò Hanabi sventolando un fazzoletto bianco, tirato fuori da chissà dove, come nei film. Adorava copiare qualche mossa di quello che vedeva sul grande schermo!
- Il Piccolo si è addormentato - disse Tyki, apparendole da dietro. La italo-giapponese saltò per lo spavento e diede un piccolo pugnetto sulla spalla sinistra del Noah.
- Mi hai spaventata - sussurrò, guardandolo in cagnesco. Ma perché doveva sempre apparire così?! Perché era così stronzo?!
- Vabbé… cosa ne facciamo di quelli lì? - chiese lui, indicando Paolo ed Ichigo.
- Lasciali lì, quando si sveglieranno se ne andranno, è colpa loro se hanno bevuto troppo - disse Hanabi, senza emozione. Odiava quando il fratello si ubriacava, quindi l’avrebbe lasciato lì, in compagnia di quell’idiota di Paolo, altro brillo.
- Sei molto cattiva, Hana - disse Sarah, sorridendo.
- Grazie, Sarah-nee-san - rispose Hanabi, tirando la lingua fuori, come una bambina piccola. Eh sì, ogni tanto era infantile, ma a lei andava bene così.
- Noi due andiamo - la voce timida di Francesca, fece voltare i tre. Teneva, con una delle sue braccia sottili, il corpo di Alessandro, che faceva fatica a restare in piedi.
- Ciao Franci, ciao Ale, state attenti - sussurrò Hana, facendo un buffetto sulla fronte dell’amica. Francesca non era forte, non era bellissima, ma era così gentile, ed era impossibile non provare tenerezza nei suoi confronti, e, intorno a lei, c’era un’aura che ti faceva venir voglia di proteggerla. Perfino Tyki sentiva qualcosa di strano che alleggiava nell’aria quando c’era Francesca intorno.
- Ah, mi sono dimenticata di dirti che Irene ti fa gli auguri, ma non è potuta venire perché si è sentita male ed è dovuto rimanere in ospedale - disse la ragazza minuta. Irene era una delle amiche di Hanabi, ed era una ragazza prodigio, grazie alla sua intelligenza dovuta alla sua brillante memoria fotografica, ma a causa del suo cuore malato, doveva sempre stare in ospedale e non andava quasi mai a scuola, infatti, alla fine, i suoi genitori avevano deciso di darle un insegnate privato.
- La ringrazierò domani, ora vai, prima che Ale si addormenti - ridacchiò la mora. Era buffo vedere Francesca che cercava di reggere Alessandro, che era molto più grande di lei.
Francesca sorrise e si allontanò. Quella sera sarebbe rimasta a dormire dal suo ragazzo, aveva troppa paura di andare a casa da sola.
- Sarah, tu vai pure in camera di Ichigo a dormire - disse Hanabi, rivolgendosi alla sua sorellona. Sarah annuì, e si diresse verso la camera del ragazzo, ma prima diede un altro sguardo all’italo-giapponese addormentato, con le goti rosse e ridacchiò un po’.
- Bene, ora aiutami a mettere a posto - disse la mora, rivolta a Tyki, che si soffocò con la sua stessa saliva e cominciò a tossire.
- Che?! Ma ti sembro il tipo?! - chiese indicandosi. Aveva fatto dei lavori pesanti, quando andava in miniera, ma non gli era mai capitato di dover pulire! A quello ci pensavano le cameriere, che erano pagate per fare quel lavoro che lui odiava.
- No, però mi aiuterai lo stesso - disse lei, cominciando a buttare via tutto quello che trovava, con un sorrisetto che non ammetteva repliche.
- Fanculo - sussurrò il Noah, ma prese le bibite avanzate e le andò a mettere nel frigo. La italo-giapponese lo costringeva sempre a fare cose di cui, di solito, neanche ci pensava ad eseguire!
Dopo una mezzora buona, finirono, senza che né Paolo, né Ichigo, si svegliarono.
- Ora possiamo andare a letto! - esultò Hanabi.
- Finalmente! - sussurrò Tyki, stanco morto.
Senza che neanche se ne accorgessero, erano entrati in camera ed entrambi si addormentarono subito, e neanche si cambiarono i vestiti.
La giornata era stata intensa, bella, divertente e ricca di emozioni molte volte contrastanti. Ma sarebbe stata per sempre ricordata da tutti, almeno finché non sarebbe arrivato l’anno successivo!

 

Angolo demenziale
Kumiko: scusate per il ritardo! Ma le verifiche, le interrogazioni e le prove per uno spettacolo mi hanno sfinito!
Vanessa: e non dimenticare la punizione che hai preso a causa dei tuoi brutti voti
Kumiko: lo sai che la mia voglia di studiare è minima…
Tyki: non ci posso credere che mi hai fatto lavorare!
Allen: non posso credere che Tyki mi ha quasi ucciso!
Kumiko: dettagli! *ride*
Allen e Tyki: che crudele *piangono*
Vanessa: ci vediamo al prossimo capitolo, ciao!

   
 
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