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Autore: Iwasbornthiswaybaby    28/01/2012    2 recensioni
Un colpo, un colpo di pistola e BAM! E' così che succede in guerra. E' così che finisce una vita.
Stati Uniti. 1943. Cinque coppie vengono sconvolte dalla partenza degli uomini per l'Europa, per combattere. Dolore, tristezza, ma anche amore acompagneranno i protagonisti di questa FF.
Talvolta i personaggi potrebbero essere un po' OOC.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Puck/Quinn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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≈E' così che ti amo pt.2


 

-  Will.. Allora mia madre verrà domani alle sette, Jack starà ancora dormendo a quell’ora. Vado a metterlo a letto-
-Bene Emma, poi vengo anche io a salutarlo. –
Emma richiuse la porta dello studio del marito, dove si respirava un’aria d’attesa continua.
Le sarebbe mancata anche quella stanza. Le sarebbe mancato tutto di quella stanza. Ogni mobile ogni mattonella.
Era una casa piena di ricordi.
Era lì che era nato Jack. Era lì che aveva amato Will ogni giorno di più. Era lì che era entrata vestita da sposa, un pomeriggio di qualche anno prima.
Il piccolo era nel seggiolone in legno.
Emma lo prese in braccio e gli baciò la fronte. Entrò nella camera del bimbo e si mise a sedere nella piccola sedia a dondolo. Jack la guardava con i suoi occhietti vivi, chiari come quelli del padre.
-Jack, domani io e papà partiremo. Andiamo tanto lontano. È una cosa pericolosa. Capirai quando sarai un ometto. Starai con i nonni. Ti piace stare con loro, eh? – Emma gli solleticò il pancino, mentre suo figlio rideva – Non so quando torneremo, se torneremo-
Adesso Emma stava parlando a sé stessa. Non sapeva quando la guerra sarebbe finita, ma sapeva che stava andando incontro a qualcosa di estremamente pericoloso.
-Jack, se la mamma non dovesse tornare – la donna aveva gli occhi lucidi, prossimi alle lacrime – tu devi crescere in modo sano, forte. Devi essere un giovane felice della vita che ha. –
Il bambino la stava guardando, interessato, come se capisse ogni singola parola. Emma si alzò ed adagiò Jack nella culla. Ci vollero pochi minuti perché si addormentasse. La donna rimase a lungo a fissarlo, beandosi di ogni millimetro di suo figlio. La guancie della donna erano oramai bagnate. Emma stava piangendo.
Aveva paura che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto il suo Jack.



L’intero bagno era invaso dal vapore, proveniente dalla vasca colma di acqua calda. Noah si sfilò la biancheria e vi si immerse.
Era così piacevole. Così rilassante, così tranquillo. Iniziò ad usare il sapone e la vasca si riempì di schiuma candida. Quando era piccolo aveva sempre sognato un bagno così, ma avendo vissuto in estrema povertà, il suo desiderio non di era mai realizzato. E, nonostante fossero passati anni, il bagno con la schiuma lo metteva ancora di buon umore.
-Amore, sei qui? – Quinn, dall’altra parte della porta, lo stava cercando. Senza aspettare una risposta, la giovane donna entrò.
- Quinn!- Noah le sorrise. Quanto era bella! Non aveva mai visto niente e nessuno che si potesse paragonare a sua moglie. Era un angelo. Il più bell’angelo del Paradiso.
Per qualche ragione sconosciuta anche a sé stesso, Noah raccolse un po’ di schiuma e la lanciò verso Quinn. 
Il ragazzo iniziò a ridere e non si accorse che sua moglie, avvicinatasi a lui, gli aveva ricoperto la faccia di schiuma, facendogliela finire negli occhi.
-Questo è perché me l’hai lanciata in bocca! – adesso anche Quinn rideva come una matta. Noah rispose alla provocazione e la bionda si ritrovò con il viso e i capelli fradici. Quindi non esitò a un secondo a smuovere l’acqua della vasca e a schizzare suo marito.
Quinn si sedette sul bordo della vasca e continuò a ricoprire Noah d’acqua, che rispondeva con la schiuma.
La giovane donna perse l’equilibrio e cadde nella vasca.
-Oh no! La gonna! L’avevo appena stirata!- brontolò la bionda, con il viso sugli addominali del marito.
Lui la tirò a sé, ancora completamente vestita, ma totalmente bagnata, e la baciò sulla bocca.
-Dato che ci sei..- le disse Noah ridacchiando, ed aiutando la moglie a togliersi la camicetta.



Blaine Anderson aprì la porta dell’ufficio facendo girare lentamente la chiave. Aveva chiuso. Giusto il giorno prima aveva mandato a casa i suoi dipendenti, i pochi rimasti.
La sua piccola ma prolifica azienda di consegne, ereditata a malavoglia da suo padre, non c’era più. Adesso quello era solo un ufficio vuoto, pronto per essere comprato dal migliore offerente. Blaine era passato da lì per accertarsi di alcuni dettagli.
Fece correre la mano lungo la scrivania. Sorrise.
Era lì che lui e Kurt si erano visti per la prima volta, due anni prima. Il giovane Hummel era venuto a chiedere un lavoro, una mattina di settembre. Blaine se lo ricordava ancora. Kurt aveva i capelli perfettamente pettinati, indossava una giacca grigia e una camicia bianca. Era un ragazzo sveglio e abile nello scrivere. Voleva sapere se era disponibile un posto per le ‘relazioni estere’. Kurt aveva un’ottima conoscenza del francese e questo sarebbe stato utile. Blaine, che allora aveva 23 anni, rimase subito colpito da quel giovane intelligente, dalla voce acuta e dagli occhi color del mare.
Qualcosa, dentro Blaine, si mosse, nel preciso istante in cui gli occhi color del caramello incontrarono quelli di Kurt.
Blaine fu richiamato alla realtà da un rumore di cassetti richiusi, proveniente dall’esterno del suo ufficio. C’era qualcuno. Il moro uscì dalla stanza per vedere chi era entrato.
-Ehi, chi c’è?-
Dei capelli castani emersero da dietro una scrivania.
-Oh Blaine, sei tu. Stavo cercando la mia agenda. Devo averla lasciata qui ieri – Kurt sorrise. Vedere Blaine era sempre un’occasione di gioia per lui.
-Sei pronto? – Blaine rispose al sorriso. – intendo... per domani?-
-Si, si. Certo – Blaine si accorse che il tono di voce di Kurt nascondeva del nervosismo, dell’ansia. – Allora, andiamo lì insieme? Cioè.. alla caserma? – L’agitazione del ragazzo era enorme.
-Si, passo davanti a casa tua per le sette. Fatti trovare pronto.- Blaine tentò di consolarlo con un abbozzo di sorriso, ma riusciva ancora a scorgere la preoccupazione nei suoi occhi chiari.
-Bene Blaine. I-io vado. Ciao – E Kurt si allontanò, dirigendosi verso la porta.
- Kurt! Aspetta!- Kurt corse silenziosamente verso di lui in pochi secondi, attraverso il buio del corridoio, illuminato solo dai fasci di luce che passavano dalle tapparelle chiuse. Kurt si voltò e trovò davanti a sé il bel volto di Blaine. Il suo adorabile naso, le sue labbra che avevano il potere di attrarlo come un’ape è attratta dal più bel fiore di un giardino, poi i suoi capelli, ‘Stavolta li ha lasciati liberi dalla brillantina’, ricci e ribelli, ed infine i suoi occhi, color del miele di castagno, color del caramello. Kurt riusciva a paragonarli solo a qualcosa di estremamente delizioso.
-Sa una cosa, Mr. Hummel?- Blaine sorrise e Kurt riuscì a sentire il suo alito alla menta.  – C’è qualcosa che non potremmo più fare tra qualche mese. –
-Ah si? – Kurt aveva adesso un’espressione raggiante.
-Eh si. – Blaine inclinò leggermente le testa e lasciò che le sue labbra andassero a toccare quelle di Kurt, che rispose con passione al bacio, mentre affondava le mani nei capelli soffici e morbidi del moro. Le labbra di Kurt si separarono da quelle di Blaine.
-Non trovi che tutto questo sia dannatamente perfetto?-









Note dell'Autrice: Ebbene si, stavolta le note le ho messe in fondo! :D Intanto ringrazio tutti quelli che l'hanno letta/recensita/messa tra le seguite/preferite. Sto ufficialmente andando in dipendenza da Smooth Criminal! Naya, Naya.. Allora, parliamo di cose serie, come la mia storia (LOL). La scena Quick ricorda un po' la battaglia con il cibo nella prima serie. E' che è una cosa così carina! Poi.. il saluto di Emma a Jack *ogni riferimento a Harry Potter è puramente casuale*. Appunto.. Sono una Potteriana da spavento..
Vi saluto!
Love ya.
  
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