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Autore: Safyre    28/01/2012    1 recensioni
Era come…non so come spiegare. Vi siete mai sentiti sbagliati? Ecco, io mi sentivo sbagliata.
Scelte sbagliate, vita sbagliata.
Non fraintendete, ho sempre ringraziato il cielo per essere nata in un paese libero, in una famiglia benestante, in un contesto evoluto. Ma mi sentivo sbagliata.
E alla fine, in ogni discorso, ogni pensiero, ogni sogno, finivo per giungere a questa conclusione: ma che cosa ci faccio qui?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica mi rimbombava nella testa, era così forte che non riuscivo a pensare.
Ma era quella la mia intenzione: non pensare.
“Basta pensare!” mi ero detta quella mattina, prima di uscire, e avevo impostato il mio fedele ipod a tutto volume.
Era da un po’ infatti che forse pensavo troppo. E dopo mesi di riflessione – dico mesi, ma molto probabilmente eran bastate poche ore – ero giunta alla conclusione che mi ero intrappolata con le mie stesse mani in una vita che non era la mia. Non era quello che volevo.
Ed è dopo aver realizzato questa realtà, che ho iniziato a pensare decisamente troppo. Ogni occasione era buona per pensare a qualcosa: un vecchietto che passava nel vialetto, il gatto appallottolato sulla poltrona, una mendicante seduta per la strada.
“Diamine, Chri, ci stai uscendo pazza” mi dicevo di tanto in tanto, facendomi sfuggire un sorrisino di patetica comprensione. Insomma, comprendevo me stessa. Ero un genio!
In pratica, la mia vita mi appariva monotona e alquanto noiosa. Volevo trovarmi un lavoro, ma ero bloccata in un’università che io avevo scelto. Niente lavoro, niente soldi. Niente soldi, niente indipendenza. E studiare diciamo che non era la mia passione.
Era come…non so come spiegare. Vi siete mai sentiti sbagliati? Ecco, io mi sentivo sbagliata.
Scelte sbagliate, vita sbagliata.
Non fraintendete, ho sempre ringraziato il cielo per essere nata in un paese libero, in una famiglia benestante, in un contesto evoluto. Ma mi sentivo sbagliata.
E alla fine, in ogni discorso, ogni pensiero, ogni sogno, finivo per giungere a questa conclusione: ma che cosa ci faccio qui?
Ecco perché non mi piaceva più pensare. Ecco perché cercavo di non farlo, con la musica nel cervello.
Mi chiamo Christine, ho diciannove anni, e sono sbagliata.
E, questa, è la mia storia.
  
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