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Autore: noceur    28/01/2012    11 recensioni
No, non sono innamorata del ragazzo a cui do ripetizioni.
O forse sì?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Jasmyn,

una scrittrice magnifica,

ma più di tutto, un'amica fantastica.






Spostai la mia costosissima borsa tods dal braccio destro a quello sinistro, e presi un lungo sospiro, prima di pigiare il bottone in argento. Sentii lo squillo del campanello suonare da dietro la villetta color panna, e dovetti aspettare per qualche minuto, prima che una signora apparentemente giovane, con dei lunghi capelli neri, e dei piccoli occhi marroni, venisse ad aprirmi, sorridendomi quasi sorpresa. Stette a fissarmi per alcuni secondi, mentre pregavo mi facesse entrare perché da lì a poco sarei morta di freddo se fossi rimasta fuori ancora a lungo.
"Tu devi essere Jasmyn, entra prego. Ti stavo aspettando." sorrise lei, con un grande gesto della mano, facendomi accomodare nel grandissimo ingresso "Dammi pure il giubbotto e la sciarpa, e siediti in cucina tranquillamente, arrivo subito." sorrisi, in quel momento mi sentivo così stupida a non sapere cosa rispondere, era un'occasione più unica che rara che io non sapessi che dire, ma se avessi parlato avrei probabilmente mostrato il mio lato cinico, e da lì a poco sarei stata licenziata. Il che significava niente università. E niente università significava? Finire sotto un ponte.
Mentre pensavo al mio futuro, la donna riapparve dalla porta della cucina"Mi scusi per il ritardo, ma la metropolitana ha fatto un po' di ritardo, e poi il professore mi ha trattenuta in università, e" stavo iperventilando, i miei nervi saldi andavano a farsi fottere in momenti di imbarazzo totale, non era da me arrivare in ritardo.
Non riuscii a finire la frase che subito la simpatica signora mi fermò "Tranquilla, nessun problema." mi rassicurò, ridacchiando.
Carina.
"Allora, mio figlio è ancora in camera sua, si è appena svegliato…" spiegò, annuendo impercettibilmente.
"A mezzogiorno?!" domandai, con voce stridula.    
Rise di nuovo "Eh, i figli maschi. Ma arriverà a breve, ne sono sicura." sospirò, mentre metteva sul fuoco una teiera in ceramica.
Tossii "Potrebbe indicarmi il bagno, signora?" chiesi, cercando di essere il più cortese possibile.
Si voltò verso di me "Naturalmente: dritta per il corridoio appena esci dalla cucina, poi sali due rampe di scale, giri a sinistra in un piccolo corridoio, poi a destra e ancora a destra." spalancai gli occhi, leggermente confusa.
Quella casa non sembrava poi così grande da fuori, certo, nemmeno piccola come, ma di certo non una reggia. Che fosse una casa stile borsa di Mary Poppins? Non ero ancora abituata a quelle case basse, a due piani, che davano su dei bellissimi giardini con prato inglese. Provenendo io da una città come New York, dai grattacieli in vetro, che sembravano caderti addosso, i McDonald's a ogni angolo della strada, dove ragazzini obesi passeggiavano, con in mano l'ultimo modello dell'I-Pad, e nell'altra sacchetto di patatine fritte, e lattine di coca cola. E da sempre io mi ero distinta dai miei coetanei: ero raffinata e non mi avvicinavo a cibi grassi nemmeno per idea, il mio strambo soprannome era "alcolizzata di tè" e i ragazzi mi stavano lontani, considerandomi quasi intoccabile.
E così mi ero trasferita in Inghilterra, dove sapevo che qualcuno come me mi avrebbe capito, e non deriso, perché ero diversa. Come se fosse stato un difetto! Io almeno mi vestivo da prostituta, non ero grassa come un cotechino insaccato, ma non ero una di quelle con la puzza sotto il naso, per nulla, anzi spesso indossavo t-shirt , jeans e scarpe da ginnastica, ma non con la stessa frequenza con cui mettevo vestiti in seta, e scarpe firmate.
Diciamo solo che spesso la gente non capiva come ero davvero, se solo avessi trovato qualcuno che avrebbe saputo tenermi testa, forse sarebbe potuto cambiare qualcosa.
Questi pensieri mi vagavano per la testa, quando mi trovai alla fine del famoso corridoio.
Blackout: Dovevo andare a destra o a sinistra? I pensieri si accalcavano nella mia testa, e il dubbio mi assaliva. Feci un giro su me stessa, guardando sia a destra che a sinistra. Mi grattai la testa incerta, e optai per la porta sulla sinistra.
Non lo avessi mai fatto: davanti a me si aprii lo spettacolo più orripilante e obbrobrioso che io avessi mai visto. Quasi.
Un ragazzo notevolmente più alto di me, con un nido di capelli in testa, e un po' di pancetta dovuta alla probabile pigrizia del ragazzo, e con dei fosforescenti boxer fucsia, ballava sconcertante sulle note di 'Ai se eu te pego'.
Scossi la testa schifata, cercando di andarmene senza farmi notare, ma il riccio aveva già fermato la musica, e saltato giù dal letto sfatto.
"Hey, ciao baby. Io sono… il ragazzo dei tuoi sogni. Tu sei…?" disse malizioso, volando giù dal letto, e facendomi l'occhiolino. Non risposi, semplicemente scappai fuori dalla camera, correndo dalla parte opposta.
"Destra, destra, destra, DESTRA!" ripetei a bassa voce, spalancando la porta di quello che era realmente il bagno, e sgattaiolandoci dentro. Sbattei la porta, e mi sciacquai la faccia con un po' d'acqua, per riprendermi.
"Che figura di merda, Jasmyn!" mi rimproverai, ringhiando poi per il mio linguaggio scurrile.
Tirai un lungo sospiro, e tornai in cucina, dove la signora dai capelli lunghi e neri, stava al fianco del ragazzo riccio, dalle mutande improbabili. Strabuzzammo gli occhi contemporaneamente, a differenza che lui rideva sotto i baffi, mentre io iniziavo a sudare freddo.
"Cara Jasmyn, lui è mio figlio, Harry."
Oh.
Porca.
Troia.
Sbattei gli occhi, forse era un sogno, o meglio, un incubo. No. Avrei dovuto insegnare a quell'energumeno? A quell'animale cerebralmente sotto-sviluppato?
"Molto… piacere." sussurrai, stringendogli la mano, flebilmente. Lui tratteneva a stento le risate, quando sarei dovuta essere io quella a ridere. Ma mi vergognavo così tanto, per il nosro incontro ravvicinato.
"Per il pagamento potremmo parlarne dopo la lezione, ora potete pure andare a studiare la tua amata algebra, vero Harry?" domandò lei, sarcastica.
Lui balbettò qualcosa simile ad un 'sì' continuando a fissarmi negli occhi, senza il suo sorrisetto odioso però. "Ho solo una domanda." disse lui, sollevando il braccio "Perché una ragazza che ha praticamente la mia età?" rise.
Scossi la testa sconcertata "Hai 17 anni, giusto?" domandai, e lui annuii "Ecco, io ho ben quattro anni in più di te, e frequento l'università più antica e famosa della Gran Bretagna. Quindi, non puoi proprio dire nulla. Andiamo a studiare. Arrivederci signora Styles." feci un sorriso evidentemente falso, e ripercorsi il tragitto di pochi minuti prima.


"Okay, ora ti è più chiaro? La proporzionalità è la cosa più facile dell'intero programma, su!" lo canzonai.
Si passò una mano tra quei capelli, in un modo che voleva sembrare sexy, o almeno lontanamente "La fai facile tu, che studi statistica all'università! Sono stravolto." esclamò, poggiando la testa sulla sua scrivania, distrutto.
"Sei impossibile, Styles! Se vuoi, le cose le sai fare, è che non ti applichi, okay? I problemi ti vengono, le formule le sai, è solo che non vuoi impegnarti, e dedicare più tempo allo studio. Non avresti nemmeno bisogno di prendere ripetizioni!"
 Ah, maledetta la mia boccaccia. Gli stavo praticamente consigliando di licenziarmi e di non farmi lavorare, lasciandomi a vivere sotto un ponte.
Ma fortunatamente lui non la pensava così "No, tu mi piaci."
 Eh? Avevo sentito bene? Spalancai le pupille, e lui diventò rosso come un peperone "Intendo, mi piace il tuo metodo di studio, e come spieghi. Non pensare male!" esclamò "Però pensavo…" iniziò.
"Tu pensi?" scherzai, fingendo un attacco di ridarella.
Lui scosse la testa, mugugnando qualcosa "Sì, penso, lo hai detto anche tu. Ma tornando alla mia idea: forse non do buoni risultati… perché non sono ben motivato…" sospirò, malizioso.
Alzai gli occhi al cielo, e afferrai la mia borsa, mettendomi a frugare nelle varie tasche e cerniere.
"Cosa cerchi?" chiese perplesso, grattandosi la testa. Era un suo tic abbastanza fastidioso.
Tirai fuori una caramella, e gliela buttai in mano "Tieni, ora finisci tutti gli esercizi." dissi sarcasticamente.
Mi fece una linguaccia, e ingoiò il dolcetto "Io pensavo più a qualcosa tipo: se nella verifica di mercoledì prossimo prendo una 'A' esci a cena con me, sabato sera." disse, stravaccandosi sulla sedia, con il braccio appoggiato al bordo dello schienale della sedia, stile Danny Zuko.
Scoppiai a ridere, da una parte nervosa "Sei davvero così convinto di poter prendere una 'A'? Ti ho detto che sei bravo, non un genio." lo canzonai "Ma se proprio ci tieni, a me non cambierà nulla, so solo che sabato sera sarò libera di prendere appuntamenti. Non con te, però." sorrisi falsa, e aprii la piccola agenda che avevo sempre in borsa, facendo finta di scrivere qualcosa nella pagina di sabato.
"E se prenderò 'A+'… voglio il 'dopo-cena'" scherzò.
Oh no, era serio. Deglutii rumorosamente, e lui scoppiò a ridere.
"Come vuoi, tanto non accadrà mai." dissi convinta, annuendo, e schioccai la lingua.
"Comunque, tu hai accettato!" rise, chiudendo il libro con uno scatto "A sabato Jas!" disse, scoccandomi un bacio sulla guancia.


Tagliai una sottile fetta di torta dalla padella, infilandomi in bocca alcune briciole, e lanciandola nel lavandino, ormai vuota.
Percorsi il breve corridoio che portava al salotto, e mi buttai sul divano in pelle nera, masticando rumorosamente la torta di mia madre, la mia preferita. Afferrai il telecomando, e accesi la tv, sintonizzandomi sul canale 322. In quel momento mandavano 'One Tree Hill'. Sorrisi soddisfatta, e mi misi più comoda, addentando il dolce.
Era un puntata vecchia quella, ma era una delle mie preferite, Julian tornava da Brooke. Mi scese una lacrima, che asciugai in fretta con la manica del golfino.
Potrebbe sembrare strano che una ragazza di 21 anni fosse così ossessionata da una serie televisiva, e che si emozionasse per qualcosa cos' stupida, soprattutto se la ragazza in questione ero io, la più cinica e scontrosa dell'intero universo.
Tirai la coperta ai piedi del divano, in alto fino alla pancia, e sbattei le mani, facendo cadere ciò che rimaneva della torta sul tappeto.
Presi il cellulare dal mobile affianco al divano, guardando il calendario.
Era venerdì, e Harry avrebbe dovuto sapere il voto del test di algebra proprio quel giorno, ma non mi aveva ancora scritto nessun messaggio, nonostante gli avessi dato il mio numero di telefono, quindi probabilmente il test era andato male.
Sorrisi soddisfatta ed entusiasta, e anche sollevata, dovevo ammetterlo.
"Come pensavo…" sussurrai fra me e me.

Pochi minuti dopo però, il mio telefono squillò. Mi era arrivato un messaggio.
Da Harry.

'A+' sai cosa vuol dire?
Harry xx

E allegata una foto, il suo compito, e lì in alto a destra quello che non avrei mai voluto vedere. Era vero, aveva davvero preso quel voto.

˜

Allora pipol (?)  come state?
Questo è il prologo di una nuova fan fiction che ho in mente, un po' complicata,
no, okay molto complicata AHAHAHAH Ama che comunque spero vi piaccia.
E' un po' particolare effettivamente u.u

e comunque a breve posterò il prologo anche di un'altra fan fic, così mi saprete dire quale preferite tra tutte quelle che posterò (?)
okay, naturalmente dedico questa fan fiction a Jasmyn #CAPITANOVVIO
naturalmente non penso che jas sia una ragazza un po' con la puzza sotto il naso come la protagonista, e spero che non si arrabbi (quella vera intendo) di questa cosa AHAHAH
ma poi nel corso della storia cambierà, e naturalmente appariranno anche gli altri quattro, oltre ad Harry.
Mi scuso per il finale osceno, oggi non ero molti ispirata, ma volevo postare perchè boh, mi andava uu
Ringrazio Jas per essere la protagonista (?) che io mi immagino come Emma Stone, e anche per avermi fatto quel banner vbdsobvo
fatemi sapere,
baci,
marta <3

  
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