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Autore: Ravenwood    28/01/2012    1 recensioni
Ebbi gli occhi fuori dalle orbite, come un pazzo, per tutto il tempo. Volevo urlare, ma gli Auror mi avevano lanciato un Silencio ben piazzato, insieme ad altri genere di intrugli per tenermi buono. Spalancai la bocca, liberai l’aria nei polmoni, ma da questa non ne uscì alcun suono. Cercai di ribellarmi, ma appena mossi le gambe e le braccia la vista mi si appannò, persi le forze tutto d’un colpo.. come avevo fatto a ridurmi in questo stato?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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***


 

Rido.

La risata risuonò nella grande stanza del Ministero. Sirius Black si ritrovò in una stanza che sembrava pulita in maniera anormale, senza un granello di polvere. Vi erano una scrivania e librerie in ambedue i lati della claustrofobica stanza, e un grande camino ornato all’interno da fiamme argentate, che però non emettevano alcuna luce.
La stanza era adornata da quadri e quadretti rosa, con raffigurati gatti curati e viziati dal pelo vaporoso  di tutti i tipi.

Ho sempre odiato la mia risata.

Sirius odiava i gatti. Lo aveva sempre fatto, e mai si era smentito. Dopo essere riuscito a trasformarsi in un cane con le sue capacità di Animagus, tutto l’odio verso i gatti aveva trovato un valido motivo per tenersi in vita. Merlino, i gatti puzzavano. Erano pieni di malattie. Mangiavano pesce. Andavano in giro con la coda alzata dove si vede perfettamente il buco del sedere. Squallido e orribile. Anche James lo diceva.  James..

E’ sempre stata una risata stonata e canina. Un latrato. Però spontanea, mai forzata.

Non poteva essere morto. Tutto quello che stava passando, tutto quello che gli avevano detto e che aveva intuito e visto doveva essere sbagliato. Impossibile . James ora sarebbe sbucato fuori dalla stanza dei gatti e avrebbe urlato sorpresa per poi prenderlo giocosamente a pugni, insieme a suo figlio. E Lily.. non era morta, Harry non era morto. Nessuno era morto, tutto ciò che i suoi sensi percepivano doveva essere sbagliato..

Stavolta però è fredda. Priva di gioia.

Ebbi gli occhi fuori dalle orbite, come un pazzo, per tutto il tempo. Volevo urlare, ma gli Auror mi avevano lanciato un Silencio ben piazzato, insieme ad altri genere di intrugli per tenermi buono. Spalancai la bocca, liberai l’aria nei polmoni,  ma da questa non ne uscì alcun suono. Cercai di ribellarmi, ma appena mossi le gambe e le braccia la vista mi si appannò, persi le forze tutto d’un colpo.. come avevo fatto a ridurmi in questo stato? Gli Auror mi condussero dentro il camino, reggendo il peso di tutto il mio corpo, che non ero capace di portare io. Presero in mano della polvere da un vasettino messo a lato del camino, vicino la cornice di un orrido gatto che miagolava soddisfatto, e sentii le loro voci dire all’insuono il nome del luogo.  Azkaban!
Impallidii, inorridito.
 No.
Sono innocente, maledizione. Non ho ucciso il mio migliore amico e la sua famiglia.
Non potrei mai, ho visto il traditore. Non l’ho ucciso io, non l’ho ucciso io, NON L’HO UCCISO IO!

Ora è come me. Fredda, stonata. Di uno che sta per impazzire.

IO SONO INNOCENTE!
Ma l’orrenda consapevolezza mi cadde addosso, come se fosse una roccia immensa, scavandomi un solco incolmabile nel cuore. Era come se non lo fossi. Avevo consigliato io Peter come Custode Segreto ai Potter, la colpa è mia.
Ma non volevo. Non potevo, non avrei MAI potuto.

Ora, non c’è più nessuna risata. Solo gelo.

IO SONO INNOCENTE!






 

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