Another
Note –
Chronicles
of the deadly Hogwarts.
Retrace V: Murderer?
L’espressione
dura di Lawliet non mutò di una virgola. Sembrava fatto di ghiaccio, ugualmente
immobile e freddo. «Vuoi uccidermi?» domandò, la voce atona vibrava di
derisione.
«Vedo che siamo
perspicaci» rispose Light, «sei troppo vicino a capire la verità e… Dio, se sei
fastidioso» aggiunse, avvicinandosi ad L.
Lo costrinse ad
alzarsi, seppur impedito dalle corde, e lo guardò bene in viso, cercando di
scorgerne il più misero segno di paura. Non vedendone, ebbe una smorfia e
lasciò la presa su di lui, facendolo rovinare al suolo con un sordo tonfo.
«Crucio» mormorò,
compiacendosi oltremodo nell’udire le urla di dolore di Lawliet.
Quando le grida
si placarono, l’espressione del Grifondoro esprimeva solo disprezzo ed
ostilità, «Non… non pensare che sia finita qui» sibilò col fiato corto.
«Oh, sì che
finisce qui» lo derise Yagami, guardandolo dall’alto, «non abbiamo nient’altro
da dirci e, per la cronaca, sei così poco importante che non ti userò per
creare un Horcrux. Avada Kedavra».
Un alone verde
avvolse il corpo di L, lasciandolo sul pavimento, esattamente come poco prima
Light l’aveva immaginato per evocare il Patronus.
Il tempo
stringeva, non poteva perdere minuti preziosi a compiacersi per la morte del
suo nemico; quindi si caricò il corpo sulle spalle e lo depositò fuori dal
passaggio segreto, dalla parte del secondo piano, poi s’affrettò a tornare
indietro.
Come aveva
immaginato, la Umbridge non agiva da sola: c’era qualche idiota di Serpeverde a fare da cane da guardia per scovare i membri
dell’ES… decisamente di diversi passi avanti a loro, dato che da quel che vedeva
erano a mani vuote; poi il suo sguardo si posò sulla professoressa che
trascinava Potter in direzione dell’ufficio di Silente.
“Magnifico!” pensò, osservando Montague che si stava
giusto avvicinando all’aula dove lui era nascosto.
Di proposito
fece cadere una sedia e non ci vollero più di trenta secondi per ritrovarsi
strattonato da Montague e portato al “cospetto” della vecchia rospa.
«Ma bene, un
altro fuggiasco» commentò la professoressa con voce leziosa.
«Brutto termine,
“fuggiasco”, fa pensare che stessi facendo qualcosa di scorretto».
Lei storse il
naso, «ne riparleremo quando verrà espulso, Yagami»; con la mano libera
artigliò il polso di Light, trascinando lui ed Harry dinanzi al Gargoyle che custodiva gelosamente l’entrata dell’ufficio
di Silente.
Quando
varcarono la soglia, l’ufficio di Silente era notevolmente più affollato del
solito.
Oltre al
preside e alla professoressa McGranitt, c’erano pure il Ministro in persona,
due auror e il Weasley con cui Light andava più
d’accordo, Percy.
Egli abbandonò
la sua espressione zelante per assumerne una stupita; «Light?» chiese
incredulo.
In una
situazione del genere, l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere al
fianco di Harry Potter era appunto Yagami, ma forse, si disse, lui era lì in
qualità d’informatore, «perché sei qui?» domandò, quindi.
«Mi pare ovvio,
no? Sono qui perché sono fedele a Silente» Light scoccò un’occhiataccia alla
Umbridge, prima di continuare, «purtroppo pare che sia diventato un crimine».
Quelle parole
non erano state pronunciate a caso, no, dato che nell’entrare nell’ufficio
aveva visto nascosto nell’ombra un’altra persona, il Vice Ministro Soichiro Yagami, suo padre.
Magnifico,
s’era fatto catturare per crearsi un alibi ed ora aveva pure l’opportunità di
riscattarsi agli occhi del padre che, per colpa di Lawliet l’aveva sempre
creduto in combutta con i Mangiamorte.
«Se è un
crimine o meno, verrà deciso adesso» sciorinò la Umbridge con voce
velenosamente velata, «credo, signor Ministro, che questi due ragazzi abbiano
violato il Decreto Ministeriale numero ventiquattro».
Light decise
che, anche se gli occorreva un alibi, avrebbe venduto cara la pelle, quindi non
appena Dolores finì di parlare,fece un versetto scettico, attirando su di lui lo
sguardo di tutti, compreso quello d’avvertimento di Silente, che si limitò ad
ignorare.
«Su che basi?»
domandò tra il derisorio e l’irato, «Quando sono stato trascinato qui non era
ancora scattato il coprifuoco, il Decreto in questione dice forse che ci è
impedito recarci al settimo piano per raggiungere le nostre sale comuni?»
«Light!» lo
redarguì il padre. Il ragazzo si voltò verso Soichiro,
che riprese a parlare, «è stata trovata una lista di nomi sotto la dicitura
“Esercito di Silente” e il tuo nome era segnato».
Storse il naso,
Yagami, osservando alternativamente tutti i presenti nella stanza, prima di
rispondere, «per quanto mi riguarda, potreste anche averla scritta voi, quella
lista» obiettò, deciso.
L’odioso “hem, hem” non si fece attendere, dopo quelle parole.
L’attenzione di tutti si focalizzò sulla professoressa Umbridge che gongolava,
tanto compiaciuta che la larga bocca da rospo si ingrandì a dismisura in un
sorriso orribilmente dolciastro.
«Credo che a
questo proposito dovrei chiamare la mia informatrice» propose, sotto lo sguardo
disgustato della McGranitt.
Caramell fece un cenno
d’assenso e lei partì di gran carriera, per quanto le gambe tozze lo
permettessero.
Nessuno aprì
bocca, durante quei minuti d’attesa, anche se Silente sembrava stesse
sorridendo sotto i baffi.
Soichiro Yagami non faceva altro che spostare lo sguardo dal figlio
a Potter, mentre quest’ultimo sembrava sul punto di mandare a quel paese il
Ministro, si trattenne solo per via dei rapidi sguardi d’avvertimento che gli
lanciarono sia il preside che la McGranitt.
Light ghignava,
pur tenendo quel ghigno abilmente nascosto sotto la solita maschera di
indifferenza.
Quando la Umbridge trascinò nell’ufficio Kyomi
Takada, facilmente si finse sorpreso. Non fu
difficile, anche perché il viso seminascosto della ragazza avrebbe provocato
stupore perfino in un cadavere.
“Una fattura”,
pensò Yagami, schifato.
Sul volto di
Takada vi era la scritta “Spia”, fatta di bubboni rossastri e pulsanti.
«Per Morgana»
sussurrò la McGranitt, portandosi una mano alla bocca.
Pochi secondi
dopo pure il professor Vitious fece il suo ingresso nell’ufficio. «Protesto
vivamente!» esclamò, rivolgendosi unicamente a Dolores, «questa ragazza
dovrebbe essere in infermeria, esattamente dov’era prima di essere strappata
dalle cure di Poppy!» aggiunse, con la voce già stridula di per se resa più
alta di almeno un’ottava.
Mai toccare un Corvonero davanti a Vitious, era
una regola non scritta di cui la Umbridge sembrava non essere stata informata.
Non che il
professore facesse preferenze, assolutamente no, ma sentiva il dovere di proteggere gli alunni che gli
erano stati affidati in quanto responsabile dei Corvonero.
«Questa ragazza
dev’essere interrogata in quanto pure il suo nome compare in una lista di
partecipanti ad un’associazione illegale e potenzialmente pericolosa» sibilò la
Umbridge, non riuscendo ad infondere alle sue parole la solita orrida mielosità.
Silente parlò,
infine, sorridendo, «Non penso che questo sia necessario, Dolores» esordì,
amabile, «vedi, vorrei ricordare a tutti voi che il nome del gruppo è “Esercito
di Silente”. Ovviamente me ne prenderò tutta la responsabilità».
Caramell impallidì, prima
di aprirsi in un ghigno vittorioso, «tu!»
«No!» protestò
Harry, «no! E’ stata tutta un’idea mia!»
«Il professor
Silente non c’entra nulla in tutto questo, il nome era solo una provocazione»
lo spalleggiò Light.
Il preside,
però, scosse la testa senza smettere di sorridere amabilmente, «gentile da
parte vostra, ma i giochi finiscono e…»
«E tu finirai
ad Azkaban!» esultò il Ministro.
«Ah, sì» disse
gentilmente Silente. «Sì, penso che ci sia un piccolo intralcio..,»
«Intralcio?» La voce di Caramell vibrava ancora di
gioia. «Non vedo intralci, Silente!» «Invece» insisté Silente in tono di scusa,
«io temo proprio di vederne uno». «Davvero?»
«Mi pare che tu nutra
l'illusione che vi seguirò - com'è che si dice? - senza opporre resistenza. Ma temo che non sia questo il caso, Cornelius. Non ho alcuna intenzione di finire ad Azkaban.
Potrei evadere, naturalmente, ma sarebbe un tale spreco di tempo e, in tutta
sincerità, ci sono diverse altre occupazioni alle quali preferirei dedicarmi». *
Senza che qualcuno potesse
aggiungere altro, ci fu un lampo accecante, poi Light sentì semplicemente i
sensi abbandonarlo.
[…]
Quando si risvegliò si trovava in infermeria; c’era un gran vociare, ma
abbastanza lontano dal suo letto.
In un primo momento pensò a Takada, poi sentì dei singhiozzi strozzati e
disperati e capì. Avevano trovato il corpo di Lawliet, non che lui l’avesse
nascosto, sia chiaro. Il suo intento era di fare in modo che fosse trovato così
velocemente da far credere che fosse stato qualche Serpeverde
durante la caccia ai membri dell’ES.
«Ci sarà un inchiesta, Dolores, non possiamo evitarlo» sentì dire da Caramell.
Niente Silente, niente Lawliet…
chi poteva fermarlo, ormai?
*Il paragrafo in corsivo è tratto da “Harry Potter e l’Ordine
della Fenice”.