7 CAPITOLO
Per giorni Tasmin si
chiese il perché Alessandro amasse così tanto Bactra:
era un paese povero, arido, sperduto in mezzo alle montagne dell’Asia, vicino
alla Persia ma non aveva niente di particolare o di
fastoso che attraesse la principessa; e i gli abitanti del luogo era l’uno
peggio dell’altro. Sicuramente la madre Olimpiade li avrebbe definiti dei
serpenti pronti ad avvelenare la mente del re con le loro frottole e le loro
insidie.
L’unico avvenimento positivo era il fatto che
Alessandro si fosse interessato a una donna: si vociferava in giro che si
sentisse attratto da una ragazza di montagna, figlia di un capo delle tribù e
la notizia allietava il cuore di Tasmin, che si sentì
sollevata al pensiero che finalmente il fratello fuoriuscisse da quel suo mondo
illusorio che stava costruendo con Efestione, e si
interessasse finalmente a qualche ragazza.
Che fosse asiatica o no, poco le importava,
bastava che fosse una ragazza sana e in salute! Con due braccia, due gambe e
due occhi, come inizio poteva contare solamente quello.
Tasmin sospirò allegra
al pensiero che Alessandro fosse rinsavito da questo suo legame malato,
ossessivo e pericoloso che aveva col suo migliore amico; peccato però che non pensasse la stessa cosa sul suo
legame con Cassandro, che era uguale identico a
quello che legava Alessandro e Efestione: cioè
malato, ossessivo e pericoloso.
Ma l’orgoglio di Tasmin
le sussurrava che lei era più forte e che avrebbe gestito i suoi sentimenti
verso il valoroso soldato macedone.
Anche perché più parlava con Cassandro, meno
lo capiva.
E questo la faceva andare in bestia, perchè lei era solita avere il pieno controllo su tutto
e intuiva le intenzioni delle persone in
anticipo. Invece ogni volta che parlava con lui si trovava sempre spiazzata: lo
sentiva stranamente vicino a lei, eppure i reali pensieri di Cassandro le sfuggivano sempre.
E così si intestardiva ancora di più per
capire cosa si celasse dietro gli occhi freddi e calcolatori e il sorriso
ammaliatore del giovane macedone. Quella peculiarità, unita all’alone di
mistero che circondava la sua persona, lo rendevano un uomo fuori dal comune;
come se dietro il portamento aristocratico e i suoi lineamenti perfetti ci
fosse qualcosa di segreto e di nascosto che nessuno poteva scoprire.
Un giorno Tess incontrò
proprio Cassandro dentro una delle stanze reali del
palazzo del precedente re di Bactra, e aveva in mano
dei fogli, che stava scrutando da cima a fondo come se volesse imprimere nella
memoria le frasi scritte su quella carta.
Aveva uno
sguardo accigliato… deluso, addolorato.
Ma quando
vide Tasmin affacciarsi alla sua stanza con la porta
aperta, subito mise i fogli sul tavolo arrotolandoli come per nasconderli da
occhi indiscreti, e le sorrise cordialmente in segno che potesse entrare.
Tasmin entrò sorridendo debolmente e con passi lenti come se attendesse
una paternale o una sfuriata da parte sua; infatti gli occhi verdi di Cassandro gli conferivano un aspetto inquietante in quel
momento, ma la morbida curva della bocca ben disegnata tradiva un lato più
dolce e sensuale del suo carattere, come se in lui ci fossero due nature
contrapposte e in guerra fra loro.
Tess non riuscì a capire se questo lato di lui fuoriuscisse
soltanto in sua presenza come se volesse sfidarla o sottometterla; oppure
perché sembrava agitato per essere stato interrotto mentre leggeva, con
espressione quasi umana, quella strana lettera che aveva attorcigliato sul
tavolo.
“Buongiorno Tess. Spero
che tu ti stia godendo il soggiorno a Bactra” disse
lui con voce vellutata.
“Non come vorrei.. a dire il vero non mi sento a
mio agio in queste terre..” rispose delusa, distogliendo lo sguardo da lui.
“Sei hai qualche lamentala da fare, ti prego di
parlarne liberamente con me.. sarò ben lieto di risolvere ciò che ti tormenta” rispose
sorridendole ammiccante, come se conoscesse la risposta ai suoi problemi,
sebbene fosse proprio lui la causa e allo stesso tempo il sintomo di ciò che la
tormentava in ogni istante.
Indubbiamente stava cercando di affascinarla,
seduto dietro quella scrivania regale e smanioso di escogitare qualche trucco
per manipolarla e averla di nuovo fra la braccia, incatenata a lui.
Il cuore di Tasmin accelerò
i battiti:
“E tu invece? Ti stai trovando bene qui? Hai
ricevuto altri incarichi?”
Cassandro la guardò socchiudendo le palpebre in modo sospettoso: “Non
comincerai con la solita manfrina dei complotti spero.. qual è l’accusa del
giorno?” domandò tagliente.
“Sto cercando solo di fare una normale
conversazione” rispose indispettita per il tono arrogante e duro, che le
rivolgeva.
“Noi non facciamo normali conversazioni, credo che
te ne sarai accorta” rispose in tono ovvio, come se affermasse le supposizione
di Tasmin che lui fosse un uomo fuori dal comune,
libero da ogni convenzione… e che pure lei fosse così.
La normalità dunque non rientrava nei loro stili di vita.
Era calato un silenzio imbarazzante nella stanza e
Tasmin restava immobile in silenzio non avendo più nulla
da dire.
Poi ad un tratto Cassandro
si sdraiò sulla poltrona con pigrizia e si portò la mano alle labbra, con fare
pensieroso, facendosi un tantino accigliato:
“Sai, siamo da pochi giorni a Bactra
e gli abitanti di questo barbaro paese mi hanno già inquadrato sotto i loro
stupidi cappelli e veli; non sanno decidere se sono o un mascalzone, o un
manigoldo o soltanto spregevole. La maggior parte crede che io sia un poco
tutti e tre questi personaggi… Tu invece? Devo
dedurre che pensi ancora che io sia un misfatto della natura o ti sei tolta
dalla testa le tue idee farneticanti di tradimenti e congiure?” chiese molto
curioso di sapere la sua risposta.
Tess ebbe l’impressione che la sua opinione su di lui gli interessasse
molto più di tutti i giudizi degli altri, e che soltanto il suo pensiero gli
stava a cuore.
Tasmin gli sorrise divertita: “Penso che tu sei quel che si dice un
soggetto controverso. E della mia accusa rivoltati sul fatto di attuare danni
al regno di mio fratello non sono poi così tanto sicura come prima, ma io non
abbasso mai la guardia Cassandro”
Lui le sorrise lievemente, facendo brillare i suoi
occhi verdi: “Vedi, non era poi tanto difficile concedermi un minimo di
fiducia” sussurrò quasi rammaricato del fatto che lei lo avesse colpevolizzato
di migliaia di complotti.
Tasmin si imbarazzò percependo che la stava fissando nel suo solito modo
per attrarre le persone, come il fuoco fa con la falena.
Istintivamente si avvicinò al suo tavolo e sfiorò con
leggerezza quella lettera attorcigliata su se stessa, riconoscendo la
calligrafia della scrittura macedone.
“Hai notizie da Pella?
Tuo padre ti ha scritto?” domandò con curiosità per sapere se c’erano notizie
provenienti dalla sua amata casa.
Ma Cassandro non ebbe
una reazione per nulla piacevole o gentile per quell’intromissione; infatti
subito scattò irritato afferrando la lettera con durezza, noncurante se così
facendo l’avrebbe sicuramente distrutta, ma pensò soltanto a crearsi la solita
barriera intorno a lui, per non permettere a nessuno di sbirciarvi.
Tasmin lo guardò esterrefatta per la sua
reazione spropositata e del tutto fuori luogo: lui la stava fissando con
un espressione quasi animalesca, come se avesse appena sorpreso un estraneo
nella sua tana. Come un principe che fissa il ladro del suo tesoro.
La sua brusca reazione faceva presumere che Cassandro non ammetteva intromissioni di alcun tipo nella
sua vita e lei non ne poteva farne parte. Era lui che non lo voleva.
“Che c’è? Ti ha morso uno scorpione per caso?”
domandò ferita abbassando il braccio.
“E a te non hanno mai insegnato che è maleducazione
rovistare tra le carte altrui?” domandò Cassandro a
sua volta e ogni sua indecisione scomparve dal viso del ragazzo, come se non
fosse accaduto nulla.
“Se tutti imparassero da te le buone maniere il
mondo cadrebbe in rovina”
“E se qualche ragazza prendesse un paio delle tue
caratteristiche, il mondo sarebbe meno aspro” ribatté lui sarcastico.
Ed ecco che ricominciava sempre la stessa storia:
era come una partita a carte coperte fra loro due, una sfida che non avrebbe mai
avuto fine a meno che uno dei due cedesse. Si trovavano sospesi sulla lama di
un coltello e prima o poi sarebbero caduti, da una parte o dall’altra.
Tasmin era stanca dei suoi giochini e
manipolazioni, e così si diresse verso la porta e la sbatté uscendo,
salutandolo a malapena.
Tasmin per rilassarsi si era immersa nella vasca reale che le avevano messo
a disposizione nel palazzo a Bactra e il profumo
delle spezie e dei sapori orientali inondarono la stanza. Teneva gli occhi
chiusi, cercando di non pensare a niente per una volta, ma non poteva far a
meno di intestardirsi nello scoprire qualcosa di più su Cassandro
e sulla sua vita.
Sebbene erano cresciuti assieme in Macedonia, Tasmin sapeva di lui quello che tutti gli altri sapevano,
cioè ben poco: solo che la famiglia era fra le più nobili e facoltose della Macedonia
e che il padre Antipatro si era conquistato con metodi
a volte a poco ortodossi la fiducia del precedente re Filippo.
Sicuramente dalla confidenza che Tess e Cassandro avevano
plasmato, lei aveva intuito come lui si innervosiva quando si parlava della
famiglia e indubbiamente si calava nella parte di perfetto furfante per
depistare le domande scomode, oppure cambiava radicalmente umore e ti assaliva
con ira.
Se avesse capito il motivo di tanto accanimento,
forse sarebbe riuscita a capirne qualcosa di più e magari dopo aver scoperto la
verità, si sarebbe lasciata alla spalle lui e il suo fascino misterioso.
D’altronde era questo ciò che era: un fervido gioco.
E quella lettera…
sicuramente era di vitale importanza se Cassandro la
custodiva così gelosamente…
Ma all’improvviso, mentre era immersa nei suoi
ragionamenti, sentì una presenza dietro la porta della stanza, come se qualcuno
la spiasse.
Era soltanto una sensazione ma per grazia degli Dei
i suoi sensi non sbagliavano mai e c’era davvero qualcuno dietro la porta lasciata
sbadatamente semisocchiusa da qualche serva.
Aprì di botto le palpebre e senza far notare il
suo turbamento, prese subito la vestaglia e si coprì come meglio poteva il corpo
ancora bagnato, allontanandosi dalla vasca.
Chiunque fosse lo spione dietro la porta, avrebbe
soltanto colto l’inquadratura della vasca ormai vuota e non avrebbe potuto
vedere altro, a meno che non spalancasse del tutto la porta, ma questo avrebbe
fatto di lui un totale stupido e imbranato.
E così fu, anche se rimase immobile dietro di essa.
Tasmin attraverso i passaggi segreti che soltanto la
famiglia reale era a conoscenza, era subito accorsa con passi silenziosi nel
corridoio che portava alla stanza da bagno.
Tess infatti si avvicinò fulmineamente allo spione e lo minacciò con
un pugnale, che stava per conficcargli nel collo, se avesse osato anche solo
fare un minimo movimento.
“Ti sei goduto la vista?” domandò minacciosa. Ma
appena lui si voltò Tasmin fu colta letteralmente alla
sprovvista e la presa ferrea sul pugnale vacillò, vedendo che il furfante che
aveva osato tanto non era uno di quei classici servi o soldati maniaci.
Il guardone era Filota,
uno degli amici d’infanzia suoi e di Alessandro.
“Filota?! Che ci fai
qui??” mormorò Tess sgranando gli occhi e abbassando
il pugnale, sapendo che il “piccolo Parmenione”, come
lo aveva sempre soprannominato, non avrebbe mai avuto il fegato di metterle le
mani addosso.
Tasmin allora cercò di trattenere le risate per non risultare
inopportuna o troppo indulgente con l’amico, il quale lo aveva sempre, sì
considerato un po’ stupido e privo di materia grigia, ma anche un tipo innocuo,
le cui idee bizzarre non facevano male a nessuno.
Filota infatti come da previsione si fece prendere dal panico per essere
stato scoperto e si vergognò di aver anche solo per un attimo avuto paura di un
pugnale sfoderato dalle mani di una donna.
“T-Tasmin… Signora…” farfugliò lui tutto tremante non sapendo cosa
dire per discolparsi e capì subito di essere spacciato. Non osava nemmeno
guardarla in faccia per peggiorare ulteriormente la situazione visto che era
solo ricoperta da una sottile vestaglia.
Se il padre
avesse saputo di quest’ultima depravata scelleratezza del figlio, l’avrebbe
sicuramente diseredato!
Si inginocchiò ai piedi della principessa unendo
le mani a mò di supplica e chiedendo perdono:
“Vi prego Tasmin per favore… non prendetevela come un’offesa da parte mia.. io
volevo solo…” Filota cercò
giustificazioni vane per mantenere quel minimo di dignità che gli era rimasta,
ma vedendo che Tasmin non accennava a gridargli
maledizioni o ingiurie, anzi restava immobile a fissarlo con espressione
severa, Filota decise di confessarle la verità:
“Mia signora, io vi amo…”
sussurò sinceramente, cercando di mantenersi composto
e regale, anche se stava letteralmente morendo dalla paura e dalla vergogna.
Tasmin inarcò il sopracciglio, davvero sorpresa per quell’impropria
confessione amorosa e cercò di non ridergli in faccia per non denigrare
ulteriormente il “piccolo Parmenione”.
Si lasciò scappare un mormorio di sorpresa dalle
labbra e poi disse in tono tranquillo e pacato: “Davvero?”
Filota continuava a respirare debolmente e rimaneva ancora inginocchiato
di fronte a lei come per provare la sua sincerità e Tasmin
allungò un lato della bocca in un sorriso strano, senza imbarazzo: “Ed è così
che me lo provi?”
“Farò qualsiasi cosa… qualsiasi…” mormorò Filota
alzando e riabbassando lo sguardo continuamente.
Tasmin gli sorrise ancora in modo caparbio ma poi ridivenne severa; il
momento di scherzare era finito. Gli fece alzare il mento con la forza del pugnale
ma poi lo ritirò subito, perché le era
venuta in mente un’idea a dir poco intelligente, anche per lei.
“Vieni con me” ordinò. Filota
si alzò ansioso temendo che lo spedisse sul patibolo
“Lo dirai ad Alessandro, Tasmin?”
domandò con un sussurro flebile mentre la seguiva a testa bassa.
“No… non è necessario
che lo sappia, non voglio turbarlo facendogli sapere che un suo amico è un
guardone” rispose divertita continuando a camminare avanti.
“Tasmin.. cioè.. mia signora… io non volevo mancarvi di rispetto e nemmeno
essere sfacciato, ma spero mi riteniate sincero”
“Perché non l’hai detto a mio fratello?” chiese
lei ad un tratto, non curandosi delle sue parole.
“Come prego?”
“Dell’amore appassionato che provi nei miei riguardi,
anche se io non me ne ero mai accorta. Ma di solito in questi casi bisogna
prima chiedere il permesso al parente più prossimo prima di dirlo alla diretta
interessata”
“Se gli avessi chiesto la vostra mano, mi avrebbe
sicuramente staccato la testa a morsi” disse facendosi più serio.
Tasmin lo guardò ma non disse niente; è vero, Alessandro ne sarebbe
stato capace con il carattere irruento che si ritrovava e la sua ossessiva
protezione verso di lei non lo ammansiva di certo. Non avrebbe ritenuto uno
come Filota all’altezza di sposarla, o forse
l’alternativa più giusta è che non era ancora pronto a rinunciare a lei, nel
non poterla avere sempre con sé. E forse non lo sarebbe stato mai, pensò
tristemente.
Alessandro aveva una visione tutta sua della
famiglia e terribilmente contorta.
“Dunque…” esclamò
all’improvviso fermandosi in un’ala del palazzo in cui nessuno poteva
disturbarli. “Hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa, giusto?”
“Si Tasmin, lo farò ve
lo giuro” rispose Filota sentendosi rinvigorito.
“Lo credo bene dopo quell’affronto…
comunque è tutto perdonato, non intendo suscitare alcun scalpore a meno che…”
“A meno che..?”
“Tu non faccia qualche ricerca per conto mio”
Filota ne rimase destabilizzato; aveva pensato a una qualche prova
d’amore o di coraggio per dimostrare la sua lealtà e il suo amore devoto, ma
mai una cosa così. La fissò confuso per farla continuare.
“Voglio che tu conduca delle ricerche su un nostro
amico in comune… Cassandro.
Voglio che scopri tutto: la storia della sua famiglia, della sua casata, di
cosa stanno facendo a Pella, di tutto.”
Il povero Filota ne fu
deluso perché un minuto dopo averle confessato il suo amore, lei stava pensando
addirittura a un altro.
“Perché per voi è di così vitale importanza
saperlo? Cassandro è un amico di vostro fratello”
“Lo so ma questo è quello che ti chiedo. Che c’è,
rinunci?”
“Assolutamente no. Lo farò, vi do la mia parola.”
Rispose speranzoso di riuscire nell’intento e di ottenere quindi l’attenzione
della ragazza che aveva sempre amato nell’ombra e in segreto.
Tasmin contenta gli sorrise in modo affettuoso, ma evitò di chiamarlo
col suo solito soprannome per non cadere nel ridicolo e per non fargli
sospettare che lei non provasse nulla per lo stupido e pomposo figlio di Parmenione, e mai l’avrebbe provato.
L’aveva sempre trattato con sentimenti di innocui
e semplice amicizia, come di norma faceva con gli amici stretti di Alessandro;
a parte con Efestione che per ovvi motivi non le
garbava molto.
“Conto su di te” rispose infine allontanandosi.
Quando si fu dileguata, un sorriso brillante spuntò nel suo viso per la prima
volta dopo tanto tempo.
Filota, a dispetto delle aspettative di Tasmin,
svolse in modo rapido il favore che gli aveva chiesto e nel giro di pochi
giorni le fece recapitare un messaggio con segretezza in cui le faceva
intendere che le ricerche erano state concluse alla perfezione.
Tasmin ne fu davvero meravigliata; aveva sottovalutato il “piccolo Parmenione” visto che tutti lo definivano un incapace, ma
come alleato poteva servire e inoltre faceva parte del consiglio, e poteva
dunque racimolare informazioni su chiunque.
Estasiata, Tess si vestì
in fretta e raggiunse Filota al luogo stabilito, lo
stesso dove lei gli aveva chiesto quello che desiderava. Per l’ansia di sapere
tutto su Cassandro e averla finalmente vinta su di
lui, arrivò in anticipo ma comunque non le sarebbe costato aspettare un pò.
Col passare dei minuti però Tasmin
cominciò a innervosirsi e cercando di restare tranquilla si appoggiò alla
ringhiera del palazzo che faceva intravedere l’area che circostanziava Bactra, mentre al di sotto le prime sentinelle cominciavano
a sorvegliare il palazzo.
Era talmente intenta a guardare il panorama, che
non si accorse che qualcuno le si era avvicinato in totale silenzio, alle
spalle, come se fosse sul punto di attaccarla.
Entro qualche secondo Tasmin
percepì una presenza ostile e funesta dietro di lei e si girò rapidamente,
convinta che fosse Filota. Ma non era lui, e in fin
dei conti lo sapeva già in cuor suo.
“Buongiorno Tess. Stavi
aspettando qualcuno?” Domandò Cassandro schernendola
volontariamente. Ma il sorriso forzato che le stava mostrando tradiva i suoi
occhi freddi e diabolici e dietro quel gelo c’era una fiamma infernale che la
stava divorando e trapassando da parte a parte.
“Che ci fai tu qui?” domandò Tasmin
ansiosa, sentendosi braccata.
“Sono venuto ad avvertirti che il tuo segugio non
verrà.” Rispose lui semplicemente.
“Come l’hai saputo?” Sembrava avesse ricevuto un
pugno in piena pancia.
“Non ha importanza. L’importante è che non ti
azzardi mai più a farmi seguire. O qualcuno starà male davvero.” Mormorò
minaccioso, senza scrupoli.
Tasmin fu davvero spaventata da quel che lesse dentro gli occhi
terrificanti di Cassandro, che poteva essere capace
di tutto in quel momento.
“Che vuol dire? Cosa gli hai fatto?” chiese
alzando il tono della voce. Si sentì in colpa per la sorte del povero Filota, che contro Cassandro non
aveva nessuna speranza.
“Niente.. il tuo piccolo messaggero per ora sta
bene. Ah, la prossima volta dovresti scegliere qualcuno di più qualificato
nelle tue ricerche… mi sono accorto subito che
qualcuno era entrato nei miei alloggi e che mi stesse seguendo. Io non mi
faccio prendere in giro, Tasmin” replicò sprezzante
ed evidentemente stizzito.
All’improvviso tutto il suo senso di colpa per Filota svanì: come diamine gli era saltato in testa di
agire in prima persona? E di seguirlo addirittura? Quelli erano compiti che si
davano a una persona con maggiore esperienza e caparbietà. Era talmente ovvio
per lei, che non glielo aveva nemmeno consigliato. Lui doveva soltanto prendere
informazioni in via segreta visto che aveva le amicizie e i mezzi per farlo.
Ma questa volta era stata lei la stupida a riporre
la sua fiducia in Filota e a pensare di poter
prendere per i fondelli uno come Cassandro, che non si
lasciava sfuggire mai niente.
Tasmin cercò di non mostrarsi affatto intimorita ma rimase immobile e
muta, e quel silenzio la spaventava. Decise di non proseguire oltre quella
conversazione e si liberò di Cassandro, camminando
svelta per il corridoio.
Ma non fece nemmeno 5 passi che si sentì prendere
violentemente per il braccio. Allora non poté evitare di tremare, vedendo come Cassandro la fissava, incenerendola solo con lo sguardo.
Il fuoco infernale, che prima aveva intravisto
dietro i suoi occhi glaciali, questa volta era dappertutto, e gli stava
consumando ogni lucidità.
Era pieno di collera, la sua voce risuonò
apertamente ostile, tanto che le dava i brividi:
“Se c’è una cosa che mi fa andare in bestia…sono le intromissioni nella mia vita privata. Non le
tollero.” Mormorò furioso. Cassandro soppesava bene le parole e le pause come se
volesse di sua volontà incuterle paura e terrore.
La stretta sul braccio di Tasmin
nel frattempo si faceva sempre più bollente, come se il fuoco dei suoi occhi si
fosse espanso anche in lei nel tentativo di bruciarla, per aver osato
immischiarsi nella sua vita. Lui intanto non accennava a diminuire la presa e
la serrava di più ad ogni sguardo tagliante che le lanciava.
“Mi stai facendo male Cassandro…”
Sussurrò debolmente indicando il braccio con gli occhi.
Lui si comportò come se non gli importasse, e a
questo punto Tasmin si rese conto cosa significasse
farlo davvero arrabbiare e lui infatti l’aveva avvertita sul fatto che se ne
sarebbe accorta prima o poi, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
“Adesso io e te usciamo fuori e parliamo
tranquillamente” le intimò lui abbassando il tono della voce. Anche se le
parole erano quelle, Cassandro era tutt’altro che
tranquillo.
“No io e te non abbiamo nulla da dirci” replicò
lei cercando di liberarsi di lui.
Cassandro rise crudelmente e lasciò brutalmente il suo braccio, facendola
indietreggiare.
“Cos’hai scoperto su di me? Perché mi hai fatto
seguire?” domandò cercando di trattenere la sua ira.
“Non provare a colpevolizzarmi. Sono state le tue
azioni a spingermi a tanto, tutti i tuoi segreti e i tuoi sotterfugi…
tu dici di volermi, che mi desideri.. ma io voglio sapere chi ho di fronte e di
te non mi fido affatto”
Cassandro avanzò verso di lei per intimorirla ma lei a sua volta
indietreggiò spaventata, e allora lui sospirò cercando di calmarsi.
Cercava di aggrapparsi a tutte le sue forze e a ogni
briciola del suo essere per riuscire a controllarsi. Anche se poteva sembrare
una bestia risucchiata dall’inferno, non voleva farle del male. Ma quello che
lei aveva fatto era troppo.
Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro di sé e così doveva
rimanere.
“Ascoltami bene perché lo ripeterò una volta sola”
esclamò puntandole l’indice contro. “Non voglio intromissioni nella mia vita,
non voglio che tu faccia ricerche su di me né tanto meno voglio che perseguiti la
mia famiglia con le tue paranoie, sono stato chiaro? Io non mi intrometto in
quello che fai, non assoldo qualcuno per spiarti e se volessi davvero renderti
la vita un inferno… l’avrei già fatto. Eh già, non
farmi pentire di non essere andato a dire in giro del coinvolgimento tuo e ti
tua madre nell’assassinio di Filippo” esclamò sicuro di sé.
Lei alzò lo sguardo sbalordita:
“Sei un bastardo, nessuno crederebbe alle parole
che fuoriescono dalla bocca di un furfante come te”
“Forse si.. o forse no. Resta il fatto che tu
continui a fare danni mentre io, anche se sono un bastardo come tu dici, non ne
ho procurati a te anzi. Dovresti essermi grata se ti ho coperta.”
“Tu sei pazzo. Credi di sapere tutto eh? Di poter
governare chiunque, ma tu non sai come sono andate le cose, non sai niente
della morte di mio padre invece. Le tue sono soltanto illazioni per spaventarmi
o tendermi una trappola”
Cassandro si lasciò sfuggire un mormorio di disapprovazione.
“Tess. Tess.” Disse scuotendo la testa. “Perché ti intestardisci
così tanto? Ti avverto di fermarti, lo dico per il tuo bene. Sai le persone che
scavano a fondo dove non devono, alla fine si tormentano rimpiangendo di non
aver tenuto a freno la curiosità” disse ancora misterioso.
“Allora io quindi non posso sapere nulla su di te…? Tu sai tutto di me, mentre io so soltanto quello che
tu vuoi far apparire. Chi le ha decise queste regole? Io non ci sto” rispose Tasmin risoluta.
Ad un tratto l’espressione sul volto di Cassandro si addolcì diventando quasi malinconica: “Ancora
una volta te lo ripeto per il tuo bene. Restane fuori.”
Senza aspettare una sua risposta, Cassandro si dileguò camminando in avanti, facendo
attenzione a non sfiorarla neanche per errore.
Tasmin deglutì nervosamente girandosi verso la sua direzione e
sentendosi ancora smarrita e indifesa.
Per la prima volta nella sua vita, Cassandro le aveva veramente fatto una paura immensa, e
dubitava veramente di riuscir mai a scalfire quella barriera innalzata fra di
loro, che sembrava più spessa e alta che mai.
In silenzio e senza che lei potesse evitarlo, una
lacrima furtiva e splendente, come il chiaro di luna, scese lungo il suo viso.
FINE CAPITOLO!
Perdonate se anche questo è stato un po’ noiosetto, con pochi colpi di scena…
a parte l’entrata in scena del mitico Filota (Per chi
non lo sapesse è quello che fa Klaus in The vampire dieries
e non potevo non farlo apparire XD anche se in circostanze piuttosto
imbarazzanti!! eheh
Vi informo che la donna di cui si parlava
all’inizio è Rossane e nel prossimo capitolo ci sarà
appunto il loro matrimonio e di conseguenza altri guai!!
COMMENTATE ^^