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Autore: Ariana_Silente    29/01/2012    2 recensioni
Due fratelli profondamente dissimili i Black, così tanto da entrare nelle fila di eserciti nemici... o forse non tutto è come sembra?
***
Questa ff è stata scritta molto tempo fa, davvero tanto, ma non mi ha mai convinta del tutto e non sono nemmeno sicura che sia un buon lavoro, ma tan'è, siate anche critici, non preoccupatevi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Uomo privo di Gloria.

 

[Aurora]
 

“Chissà che fine ha fatto Sirius..”

Era questo che pensavi, giovane sconsiderato, mentre attendevi in quella buia e tetra cucina?
Oppure, semplicemente non riuscivi a pensare, ansioso e preoccupato per la sorte del tuo miglior amico?


Il solito -crac- interruppe l'ammasso di riflessioni e scattasti in avanti, per sostenere quel corpo tremante e fradicio.

“Cos'ho fatto..?”

Lo pensasti, almeno? Sì, lo hai fatto: lo scorgo dai tuoi occhi terrorizzati e colpevoli.


«Kreacher come stai, cos'è successo, cosa...» la tua voce tremò e si spense mentre combattevi con il grido d'orrore che ti premeva da dentro.
«Padron Regulus, padrone...»
«Aspetta, aspetta, ci sarà tempo per le spiegazioni. Adesso dobbiamo sistemarti, sei stremato, il padrone è molto contento di Kreacher.»

All'elfo vennero le lacrime agli occhi e tentò di ringraziarti, ma tu lo facesti tacere: dovevi riscaldarlo e metterlo tranquillo, gli facesti sorseggiare delle pozioni rigeneranti e sonnifere, poi lo facesti sfamare e quindi lo accompagnasti al suo lurido giaciglio per fargli provare un sonno incantato, mentre andavi a sedere accanto alla finestra.
Il tuo volto e le tue mani tremanti furono più che eloquenti, il tuo pensiero vagava tra gli ultimi eventi, li districava, li analizzava e alla fine arrivasti a qualche conclusione: il tuo volto tormentato cambiò espressione e impallidì.
Era necessario, lo sapevi, capire perché Kreacher era tornato in fin di vita e perché il Signore Oscuro si ostinasse tanto a parlare di immortalità come di un suo proprio attributo. Troppi conti non ti tornavano: non si trattava più solo di eradicare la piaga dei sanguesporchi, perché sterminare innocenti?
Trascorse la notte, ma ti dileguasti avvertendo la famiglia svegliarsi, lasciando scritto di non disturbare il sonno di Kreacher.


***
 

[Alba]

In quel giorno traditore dov'è che ti rifugiasti, giovane uomo appena sbocciato?
Tra le antiche credenze della purità del sangue o forse lasciasti vagare il pensiero su idee nuove e nuovi giudizi riguardo colui il quale avevi giurato di servire, anima e corpo?


Un sorriso amaro ti segnò il volto, privandolo di ogni umanità.
A sedici anni non si possono capire l'enormità di certe parole e promesse rivolte alla persona sbagliata. Accettando il Marchio, sublime suggello della tua stupidità di giovinetto, ora lo capivi, firmasti la tua condanna a una non-vita, a una servitù eterna; solo allora ne diventasti consapevole, arrivando quasi a perdere il tuo fedele amico, colui che in parte aveva sostituito l'inesistente fratello dopo la sua fuga.

***

 

[Dì]
 

E in quel giorno, uomo, forse arrivasti alla conclusione che, probabilmente, le scelte di quell'innominabile fratello maggiore non erano poi così senza senso o disonorevoli... forse il fatto che Sirius avesse vestito i colori rosso e oro non era vergogna, ma monito.
Lui era schiavo? Lui forse doveva accorre al richiamo del padrone?
No, Regulus, lascia che la mia voce incorporea te lo gridi. Ma come posso credere che tu, tu proprio, questo non lo abbia sempre saputo? Forse ignoravi che lui fosse solo libertà e coraggio? Ora apri gli occhi e scopri che egli scelse la verità, nonostante gli sia costata la perdita della sua famiglia.
Tuttavia la via non ti è preclusa, c'è sempre speranza per chi apre gli occhi.
Il tempo beffardo trascorreva indifferente alla tua ansia di rivedere il buio, di nascondere il tuo volto sconvolto. Pensavi che il buio ti rendesse meno consapevole? Una volta accesa quella luce, Regulus, non si può più spegnere.

Allo scoccare della notte, quando infine il sole sparì e la luna comparve con il suo spicchio ghignante, ritornasti cauto nella cucina buia e fredda.
Con attenzione ridestasti Kreacher e te lo posasti sulle ginocchia, guardandolo.
Tremavi e i tuoi occhi febbrili correvano cercando di analizzare ogni dettaglio del piccolo elfo domestico.
Fu in quel momento che l'elfo iniziò a dubitare della tua salute, perché mai in tutta la tua vita, ti aveva visto in quelle condizioni.

«Padron Regulus, forse non state bene?» esitò. La sua voce gracchiante ti riscosse.
«Sto bene. Devi raccontarmi cos'è successo quando sei andato col Signore Oscuro.» e avvicinasti tanto il tuo volto al suo che i vostri nasi si toccarono.

Gli occhi dell'elfo si dilatarono dalla paura ma, ligio alle sue leggi, Kreacher iniziò a raccontare, tremando e piagnucolando.

 

Guarda il tuo elfo, Regulus, guarda cos'hai fatto, ascoltalo attentamente. Guarda le mani alle quali hai offerto la tua esistenza – e indirettamente anche quella dei tuoi cari – .
Tutto ciò di cui si circonda Voldemort non è nient'altro che uno strumento più o meno utile ai suoi scopi. E ha speranza di esistere fintantoché Lui non lo ha sfruttato abbastanza.
Non tentare di farmi credere che la sua codardia sia pari alla tua: temi la morte, davvero?
Vuoi rifugiarti nella stolta credenza per cui è giusto uccidere indiscriminatamente, anche innocenti elfi domestici?
No, questa volta sono io a sbagliare.


Sentisti le lacrime bruciare i tuoi occhi con la forza del rimorso rovente. Senza sapere cosa stessi facendo chiedesti perdono all'elfo per averlo quasi condannato a morte – ti rendevi conto che se l'Oscuro Signore avesse considerato il potere della magia degli elfi domestici, ora non terresti tra le braccia Kreacher – l'elfo si liberò dalla tua presa gentile e biascicò allarmato, e fu proprio il suo tono troppo acuto a farti riprendere il controllo.
Gli ordinasti bruscamente di tacere e di non parlare mai a nessuno di cosa aveva visto e fatto nella grotta col Signore Oscuro e meno che mai di rivelarlo a un membro della famiglia: la vita stessa dell'elfo li metteva in pericolo. Tutti eravate in un mortale pericolo.

«Ti ordino di non lasciare questa casa perché metteresti in pericolo i tuoi padroni, hai capito?» gli sussurrasti stringendo disperatamente i suoi polsi esili, ti restituì uno sguardo quanto mai terrorizzato e confuso.

Nel frattempo la tua mente lavorava freneticamente.
A scuola avevi letto degli Horcrux. A parte l'enorme difficoltà e brutalità dell'incantesimo da eseguire per crearlo, ti aveva già sconvolto l'idea di un'anima dimezzata, mutilata, imprigionata in un oggetto dalla cui integrità dipendeva la sua esistenza.
Se davvero avevi capito giusto, e pregavi di non averlo fatto, il Signore Oscuro ne aveva creato uno così da spiegare perché continuasse a parlare dell'immortatilà e di quanto si fosse spinto nello studio della magia, là dove nessun altro era mai arrivato.
Se tutto questo era vero, significava che nessuno in futuro avrebbe potuto batterlo.

Non volevi certo morire con la coscienza sporca della consapevolezza di avergli donato l'immortalità, vero?
La decisione sorse spontanea, all'improvviso come le rivelazioni su tuo fratello.


“Devo distruggerlo, distruggere l'Horcrux, dovessi morire. Perché poi qualcun altro, magari proprio Sirius – sorridesti all'idea –, possa ammazzare quel pazzo.”

 

Ecco quale fu il pensiero che ti liberò l'anima da molti tormenti e per la prima volta ti sentisti molto vicino a Sirius, mentre respiravi l'aria della libertà e della ribellione.
Alzati Regulus: non ci sono premi per il coraggio che tu dimostri, non ci sono riconoscimenti, ma che importanza ha se è la tua anima a salvarsi?


Ti mancò l'aria e respirasti a pieni polmoni, mentre Kreacher ti guardava sempre più preoccupato. Ma non ti preoccupasti più di tanto: un formicolio ti percorreva tutto e il cuore martellava a un ritmo strano, lo sentivi in modo diverso. Quando fosti sicuro di aver il controllo della tua voce, ti rivolgesti all'elfo.

«Kreacher, so che ti ho già chiesto molto nel raccontarmi tutto quello che hai visto e fatto, ma devo chiederti ancora uno sforzo. Devi portarmi in quel luogo, puoi farlo? Ricordi dove ti ha portato?» lui ti guardò con tanto d'occhi, indeciso se sorprendersi per il tono o inorridire per la richiesta.
«Padron Regulus, padrone, lui sa che Kreacher vuole solo servire il padrone, ma quello è un posto orribile, Kreacher lo sa e non vuole che il padrone vada in un postaccio così brutto.» piagnucolò, tentando di dissuaderti.
Un misto di panico, ira e dolore ti strinse le viscere.
Kreacher non poteva capire e tu comunque non avevi tempo per spiegargli ogni cosa, ma tu capivi benissimo. Oltretutto rischiavi di perdere la sua fiducia e il suo appoggio, fondamentali in quel frangente come non mai.

 

No Regulus, non c'era tempo e Kreacher non poteva comprendere: facesti bene a scegliere di tacere. Ma quel dolore al cuore che provavi non venne meno.


Chiudesti gli occhi tentando di raccogliere le idee e raccapezzarti di quella sensazione di malessere generale: eri stato sul punto di toccare il cielo con un dito l'attimo prima, invece ora sentivi un'opprimente peso sul petto. Scrollasti la testa, come un cane stordito e accarezzasti per l'ennesima volta in quelle quarantott'ore l'immagine di Sirius, per lunghi anni tenuta reclusa e soffocata in un angolino della tua coscienza.
Una scintilla d'urgenza s'accese nei tuoi occhi e il piglio deciso che assunse il tuo volto fece cambiare posizione a Kreacher; lo sapevate entrambi che alla prossima richiesta, lui avrebbe acconsentito.

 

Capisco cosa il tuo inconscio ti stava dicendo. Sirius non avrebbe mai saputo che alla fine avevi capito, che per un'ultima volta, da quand'eravate bambini, eri dalla sua parte.
Posso solo dirti che il vostro destino fu simile: tu andavi volontario alla morte per salvare chi amavi, lui ci andò inconsapevole per difendere chi amava, colui che avrebbe poi sconfitto il tuo nemico.


«Dunque mi porterai in quel postaccio dove sei andato col Signore Oscuro. Preparati. Fra un ora partiremo, ci incontriamo qua.» a grandi falcate lo superasti e lo lasciati solo nella cucina a fare i conti col suo stupore. Raggiungesti la tua camera, che da troppi anni era dirimpettaia di un antro vuoto e triste. Entrasti con una sorta di vaga nostalgia di tempi ormai passati. Sedesti alla scrivania e cercasti con mani tremanti qualcosa con cui scrivere. Con una scrittura chiara e decisa vergasti le parole che per sempre avrebbero testimoniato al tua grandezza.

“Al Signore Oscuro...” era giusto rivolgersi così a quel pazzo? Gli avevi giurato fedeltà, avevi scoperto il suo segreto, questa beffa andava a ingigantire quello che volevi fare. Continuasti.
“Andrò verso la morte” no. Era troppo poco.
“Vado alla morte”? No, non era un gioco: la morte è qualcosa da rispettare, non si va a morire saltellando allegri.

Il tuo sguardo vagò assente, finché non cadde sopra la liscia superficie del piano di scrittura, dove avevi appeso tutti i ritagli di giornale che parlavano dell'ascesa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, un muscolo del viso ti si contrasse. Le parole che stavi cercando allora si dipinsero chiare nella mente e la punta della penna intrisa di nero danzò elegantemente senza esitazioni sulla ruvida pista da ballo della pergamena:

 

“Al Signore Oscuro

So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto.
Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile.
Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.

R.A.B.”

 

Esitasti un istante a firmare: da una parte desideravi che fosse chiaro che eri tu il responsabile, che tutto il mondo magico sapesse che cosa avevi fatto, nella vana speranza che raggiungesse l'unica persona a cui ora avresti voluto rivolgerti, dall'altra però sapevi che avresti messo in pericolo la tua famiglia. Scegliesti un compromesso, per prudenza.

   

Credimi, Regulus, il destino non fu vostro alleato, purtroppo: tuo fratello visse molto più di te, ma morì prima di scoprire chi fosse davvero suo fratello.   


Non avevi più motivo di restare nella tua stanza, culla di sciocchi sogni: in un ultimo gesto di rabbia scaraventasti a terra i ritagli di giornale, poi ragionando li rimettesti in ordine frettolosamente; entrasti di soppiatto, come se lui potesse scoprirti, nella camera di tuo fratello e osservasti per l'ultima volta la foto con i suoi amici, che tanto aveva fatto per impedire che venisse rimossa. Nemmeno da quella foto ti salutò, girò il volto altero e gli altri lo coprirono, guardandoti torvi.
I tuoi occhi si riempirono di lacrime infantili per l'ennesima volta, ma in quell'ultima notte mormorasti qualcosa.

«Avevi ragione, Sirius, quasi su tutto.» rimasi stupito, quanto forse i personaggi della foto, di quelle parole spontanee.

L'immagine di Sirius al suono della tua voce ricomparve alla vista, liberandosi delle altre e ti osservò incredulo, poi sulle sue labbra apparve un sorrisetto, gli angoli della bocca arricciati all'insù, ti colpì nel profondo: dopo tutti quegli anni il sorriso di Sirius era lo stesso di quando eravate bambini. Dopo, l'immagine sollevò la mano in segno di saluto: il cuore ti traboccò di gioia.


****


[Tramonto]

E quindi, uomo maturo, eccoti pronto per il viaggio di non-ritorno, procedi sicuro sul sentiero che ti sei scelto.


Il vostro fu un viaggio rapido e a colpo sicuro mentre il sole cresceva in cielo: Kreacher t'indicò la strada e cosa fare. Al bacile di pietra bevesti la pozione quasi con gioia, con una determinazione che rasentava la furia e tremasti e gemesti al ricordo di Sirius che scappava sedicenne da casa e dal silenzio tenebroso con cui accolsero la realtà i tuoi genitori. Solo verso la fine Kreacher dovette intervenire per farti terminare la tremenda pozione.
Esausto e tremante raccogliesti l'Horcrux che l'elfo ti porgeva. Col respiro faticoso e l'arsura alla gola dovetti raccogliere le energie per impartire l'incanto di duplicazione. Sotto gli occhi esterrefatti di Kreacher gli consegnasti quello vero, mentre in quello falso ponevi il tuo biglietto, facendolo cadere nel bacili e poi crollasti a terra.
Kreacher incominciava a capire, si mise ginocchioni accanto alla tua testa e pianse lacrime sul tuo volto sconvolto.

«Padrone, padron Regulus.» lo sentisti come da lontano, nonostante la vostra vicinanza.
«Torna a casa Kreacher e distruggi quel medaglione, ma non raccontare nulla di quello che hai visto e fatto fin'ora con me a nessuno della famiglia. È un ordine, ubbidiscimi.» balbettasti con le ultime forze.
«Padron Regulus, padrone, vi prego, Kreacher non può...» singhiozzò stringendoti. Il terrore che il suo affetto potesse render vana la tua impresa ti fece rinsavire con una potente scarica elettrica in tutto il corpo.
«No! - e la tua voce rimbombò sonora nella grotta – Devi tornare a casa e distruggere il medaglione senza dir nulla a nessuno della famiglia! Kreacher te lo ordino e sono il tuo padrone!» Kreacher non seppe percepire l'ansia e l'urgenza nelle tue parole, ma colse benissimo quel tono di comando e il richiamo alle leggi del suo popolo: cosa poteva fare, lui, povero elfo domestico, se non sottostare alle leggi della sua gente? Il compito più grande di un elfo domestico è servire il proprio padrone, non calcolare il proprio affetto e il proprio dolore.
Sapesti di aver vinto, quando sentisti che il piccolo elfo si allontanava da te privandoti del calore della sua vicinanza: ti lasciasti scivolare di nuovo sulla dura roccia, mentre la vista ti si offuscava e avvertivi che la vita ti si spegneva da dentro.
Tuttavia udivi ancora il pianto sommesso di Kreacher: si era allontanato, ma non si decideva ad abbandonarti. Cercasti dentro di te la forza, per convincerlo ad andarsene, ma per quanto ti sforzasti le tue energie si stavano estinguendo velocemente.

***


[Notte]

 

L'ultimo sforzo, Regulus, poi sarai libero, io lo so, questa sarà l'ultima impresa, coraggioso uomo, guerriero formidabile, l'ultima battaglia.

 

«Lasciami Kreacher, vattene da qui. Salverai padron Regulus, se ancora una volta mi ubbidirai.» fu poco più che un sussurro, un minimo spasimo dei muscoli facciali di metter insieme un sorriso, ma l'elfo colse il tuo sforzo e ti guardò diffidente. Poi capì che quello era l'ultimo ordine del suo adorato padrone che lo univa al suo desiderio di aiutarlo. Strinse spasmodicamente l'Horcrux al petto, senza immaginare che lo fosse.

 

-crac-

 

Era finita ed esalasti un sospiro profondo.

Con un moto d'orgoglio ingiungesti al tuo misero corpo di sollevarsi e di immergersi nell'acqua fatale.
Migliaia di mani morte ti afferrarono in ogni parte del corpo, percepisti il freddo mortifero di quell'inferno e infine l'acqua penetrò nei polmoni, stavi annegando senza opporre resistenza.
Perché era speranza che provavi, era gioia che sentivi, sapendo con l'ultimo barlume di coscienza che presto Voldemort sarebbe tornato mortale e che ce l'avevi fatta, che eri tornato libero.

 

 

 

E ora che sei libero, ora che il tuo corpo galleggia insieme a decine d'altri scomparendo lentamente, vittima fra vittime, io ti rendo onore.

Uomo privo di gloria.

  
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