Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xkissmejdbieber    29/01/2012    3 recensioni
"..cominciò a cantare con lui, erano due voci sole. Si guardavano negli occhi perdendosi e rincontrandosi, lasciando scorrere la musica nell’aria. Liberi di essere."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era come una porta socchiusa nella sua testa, bastava uno spiffero di vento per farla aprire. Dietro quella porta in un anfratto del suo cervello, c’erano quei due occhi quel sorriso, c’era Bieber. Cercava di respingere i pensieri che lo riguardavano, qualsiasi fantasia dietro quella porta. Non era mai stata una di quelle ragazze che hanno fortuna in amore, era sempre stata una di quelle che era definita bella ma che, quando si squilibrava, era delusa, non era corrisposta. Ma il suo cervello, anzi no, non il cervello.. diciamo qualcosa più in basso che le palpitava nel petto la riconduceva sempre a lui, sempre a quel punto ed essendo di indole sognatrice viaggiava, volava via, sognava. Non aiutava certo il fatto che fossero così vicini, in classe insieme, lui era sempre dietro di lei, scriveva sui suoi libri, le parlava e soprattutto, le sorrideva. Era passata una sola settimana dall’inizio della scuola e già era successo qualcosa di inaspettato, qualcuno era piombato nella sua vita, non molto silenziosamente.
“Sofi.” Era Justin. “hey, Juss.”  Si, voltò e si fermò. Fu spinta da un ragazzo dalla stazza imponente impaziente di uscire dalla scuola alla fine di quattro ore di tortura. Si spostò e si appiattì contro la parete aspettando che il ragazzo la raggiungesse. Mentre si avvicinava le sorrideva e cazzo, doveva smetterla di sorriderle sempre, troppo spesso. Più lo guardava sorridere più qualcosa in lei si scioglieva come un iceberg del Polo Nord. “Dove devi andare?” Le aveva sfiorato la spalla scoperta, dato che indossava una maglietta monospalla azzurro cielo, e come al solito si agitò tutta. “A sinistra, verso casa. Caspita che caldo che fa qui, usciamo dai.” La precedette tra la folla di ragazzi che si assiepavano vicino l’uscita della scuola, la prese per il polso per non perderla e se la tirò dietro. Di sicuro aveva una faccia da ebete ed era anche un po’ stupita per via della presa salda del ragazzo che le stringeva il polso. Finalmente uscirono dalla calca, lasciò la presa e le disse: “Qui vicino c’è una gelateria, ti offro un gelato dato che dobbiamo andare nella stessa direzione.” Gli sorrise: “okkei, grazie mille.” Cominciarono a camminare vicini, per rompere il silenzio che si era creato gli chiese: “dove abiti?”
“Abito.. bhè non ricordo il nome della strada. Vai dritto per dieci minuti circa e sulla destra c’è un palazzo rosa antico. Vivo lì con mia mamma. Tu?”
“Dato che non sei pratico ti dico solo che è a venti minuti dalla scuola, alla fine della strada che stiamo percorrendo. Come mai solo con tua mamma?”
Lo vide guardare il cielo per qualche secondo e poi si voltò verso di lei e guardandola negli occhi: “Mia mamma Pattie, mi ebbe quando aveva solo diciotto anni.. lei e papà erano molto giovani e si lasciarono, così lei mi ha cresciuto da sola, ovviamente con i miei nonni con i qquali ho un buon rapporto. E’ stata dura per lei, non vedevo papà molto spesso. Lui è in Canada adesso.”
“Ti capisco molto.. io sono nata in Campania, ho vissuto lì fino alla fine della terza media. I miei genitori hanno divorziato dopo poco e mamma si è voluta trasferire qui. Adoro Roma, è una bellissima città.. Ma mi manca mio padre, lo vedo raramente e con mia mamma non ho mai avuto un buon rapporto, non è molto presente nella mia vita, mio padre lo era.”
“siamo nella stessa situazione..”
Parlando del padre e della lontananza gli occhi le si fecero umidi come sempre, detestava vivere lì solo per quello, dannazione. Justin se ne rese conto e la prese per un polso per stringerla a sé. La abbracciò e in quell’abbraccio percepì affetto e comprensione. Fu invasa da una sorta di benessere ma allo stesso tempo quel contatto così improvviso e dolce la spiazzò. Si allontanò di poco da lui e Justin le disse: “Dai sono sicuro che il gelato ti tirerà su di morale.”
Entrano nella gelateria una commessa le chiese: “Che gusto?”
Abbassò lo sguardo verso le vaschette di gelato esposte, i colori sgargianti dei gelati alla frutta, quelli cupi del cioccolato. C’era una grande scelta. “uhm.. Duplo e nocciola con della panna sopra” Justin guardava attentamente la gelataia che prendendo il cono vi poneva sopra il gelato e quando quella, dopo averle dato il gelato, si rivolse a lui rispose: “Lo stesso, può mettere anche sul mio la panna sopra?” “Si, certo.”
Pagò i due gelati e uscirono insieme dalla gelateria. Osservò Justin assaggiare il gelato e gli chiese: “Ti piace?” lui si leccò le labbra leggermente sporche e sorridendole le disse: “Si, hai dei bei gusti.” “grazie mille."
Camminavano lentamente vicini leccando i coni colmi di gelato quando lui si voltò verso di lei e cominciò a ridere. La sua risata la colse di sorpresa e si guardò a guardarlo perplessa. “Hai la punta del naso sporca di panna” disse lui ridendo: “ E non solo il naso ma anche le guancie sporche di gelato! Come mangi?!”
Che figura, non avrebbe mai dovuto accettare di prendere quel gelato, si era messa in ridicolo come ogni volta che mangiava. “Ti prego puliscimi.”
“nono, aspetta, devo farti una foto per immortalare questo momento.” Rideva di gusto e prese il cellulare che teneva in tasca. “No ti prego non lo fare, sono oscena, ne sono sicura.” Lo vide sbloccare il cellulare con il codice, si nascose con le mani il viso ma lui facendole il solletico riuscì a fargliele togliere. Si guardò rapidamente intorno per cercare qualcosa dietro cui ripararsi e vide i platani nelle aiuole al margine del marciapiede e si fiondò dietro uno di quelli. Justin però la precedette, e riuscì a scattarle una foto e glie la mostrò ridendo. Si, era oscena. Ripose il cellulare e le disse: “Okkei, ora posso pulirti.” Con un fazzoletto che aveva in tasca le pulì bocca, guancie e naso e soddisfatto lo buttò in un cestino e le sorrise. “Non sei più sporca e conserverò per sempre  quella foto.” Le venne la voglia di sotterrarsi ma ripresero a camminare. Cominciò a guardarsi intorno come faceva sempre quando camminava, Justin la vide pensierosa e le chiese: “A cosa stai pensando?” Si voltò a guardalo e gli disse: “Mi chiedo sempre cosa stanno pensando le persone che mi passano accanto. Cosa sta pensando quella donna sui tacchi che spinge la carrozzina contenente il suo bambino? Cosa quel vecchietto seduto sulla panchina? Cosa quel bambino che cammina mano nella mano con la madre che sembra molto preoccupata per chissà cosa?” Lui la guardò intensamente e le disse: “Wau, non mi faccio mai queste domande, e non credevo che tu fossi il tipo di persona che fa queste riflessioni.”
Lo guardò e gli sorrise: “Lo sono e mani giudicare dalle apparenze.” Justin guardò verso destra e indicò una palazzina rosa antico in stile vittoriano. “Io abito qui, vuoi salire?  credo che mamma sia felice di conoscere qualcuno della mia nuova classe.” Esitò ma poi gli disse: “Credo sia meglio di no, devo andare o altrimenti mia mamma si preoccuperà. Ciao.”
Lui le sorrise e poi l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia, solita sensazione, lo stomaco  le si strinse e provò la solita agitazione. Si staccò e le sorrise: “Ciao, a domani.” Si girò, sentiva lo sguardo del ragazzo che la seguiva mentre camminava a passo svelto, il cono del gelato in mano, abbassò gli occhi e sorrise di una gioia istintiva.




  
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