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Autore: Lovely_Giady_96    29/01/2012    4 recensioni
"Sentii suonare alla porta, mi avviai e la spalancai, con un sorriso sulle labbra, anche se, quando vidi chi c’era sul vialetto di casa mia, mi venne da richiudergliela in faccia, Lamberti. Era il nemico giurato di Daniele, il mio ragazzo. Era famoso nella scuola per esser stato con più troie, una dopo l’altra. Non mi meravigliai se ancora prima di guardarmi il viso stesse fissando i “bottoni” della mia camicetta rosa perlata. Alzai un sopracciglio e, solo per cortesia, lo invitai ad entrare. Vidi un sorriso, illuminarsi quando finalmente alzò gli occhi.
- Ciao eh! – Dissi in modo scortese.
- Ciao.. Eva giusto? –
- Si Lamberti, si – Dai, ero professionale, non dovevo cadere in certe trappole, anche se lui e Daniele non si sopportavano, per via di non so cosa, non era d’ obbligo che non potessi fargli ripetizioni, no?! – Allora, cominciamo? –
- Certo – disse lui, compiaciuto, facendomi una radiografia da capo a piedi. "
In questa FF alternerò i fatti raccontati da Matteo e da Eva, in modo da far sapere i pensieri di entrambi. All'inizio lui cercherà di starle lontano, mentre lei lo eviterà... ma poi......Beh LEGGETExDxD e un commentino farebbe mooolto piacere!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica che risuonava nelle mie cuffiette mi aveva stufato, erano passate ore, ormai. Linda era tornata a casa e non si era fatta sentire.  
Sul mio comodino il mio cellulare si era d'un tratto illuminato, e una bellissima ed abbronzata Eva aveva riempito lo sfondo; le avevo fatto quella foto qualche mese prima, me lo ricordavo ancora. 
Dopo un secondo realizzai che mi stava chiamando. E perché mai? Era passata una settimana dal giorno in cui avevamo rotto, e l'unico giorno in cui io avessi mai voluto provare a parlarle per risistemare le cose, l'avevo vista andare con Lamberti verso il parco. Preso dal nervoso avevo passato l'intero pomeriggio con Linda; sfogandomi con lei. E arrivata la sera.. Lei mi chiamava?? Premetti il verde.
- Eva? -
- Ciao Daniele - La sentivo singhiozzare dall'altra parte del telefono.
- Che sucede? Stai piangendo? - Nonostante nella mia mente speravo con tutto il cuore di averla dimenticata, non ci ero riuscito, neanche un pò. Aver baciato lidia quel pomeriggio era stato di certo il modo più sbagliato per cercare di farmene una ragione, Eva mi aveva lasciato, ed era finita con lei. 
Ma ora, non mi importava minimamente se mi aveva fatto soffrire, io l'amavo ancora, ed ero pronto ad aiutarla se avesse avuto bisogno.  
Silenzio. 
- Eva dimmi dove sei. Vengo subito. -  
- Al pub.. Quello dove c'era la festa sta sera, in centro -  Disse lei quasi sussurrando, continuando a piangere e facendomi capire che non era del tutto sobria. Spensi la chiamata, presi la giacca e corsi per strada. Cercai con gli occhi dove fosse la macchina di mio padre, tra tutte quelle parcheggiate. Poi corsi e, con le chiavi appena rubate dalla sua giacca, la aprii scaraventandomi dentro. La accesi e senza preoccupazioni schiacciai l'accelleratore, partendo con velocità. 
Dopo circa 10 minuti arrivai in centro, dove grazie alla festa avevano lasciato libero il passaggio delle auto, frenai bruscamente e senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la portiera corsi all'entrata, dove Eva, appoggiata al muro, piangeva istericamente. 
- Ehi, piccola, non piangere sono qui - Dissi abbracciandola e tenendola stretta fra le mie braccia abbastanza possenti. Era ghiacciata, le misi la mia giacca addosso e la portai verso la mia macchina. Una volta messa sul sedile del passeggiero corsi dalla mia parte e chiusi la porta. Poi girandomi verso di lei, notai quant'era bella quella sera. Un vestitino minuscolo le copriva solo lo stretto necessario, delle scarpe altissime la facevano barcollare ancora di più quando camminava, ed il viso, nonostante fosse completamente ricoperto dal mascara colato dagli occhi, era semplicemente magnifico. 
Ora aveva smesso di piangere, infreddolita si guardava intorno, poi posò gli occhi su di me. 
- Grazie io.. Scusa - Sussurrò prendendosi la testa fra le mani.
Cercai sulla tasca della portiera un pacchetto di fazzoletti.
Ne presi uno e cercai di toglierle qualche macchia nera dal viso. Ci riuscii ma non completamente. 
- Eva, lo sai che su di me puoi sempre contare, ora vieni ti porto a casa - Le dissi baciandole la testa. 
- Ca-casa?? No, per favore. - Dissi subito. 
- Come mai, che vorresti fare? - 
- Se vado a casa vestita così sono morta, e poi non ho voglia di sentire mia madre che si lamenta e che mi mette in punizione per la vita - Gli dissi facendo gli occhi supplicanti. 
- Ok vieni da me. Mia madre e mio padre sono fuori per tutta la settimana, mia nonna non sta bene. - 
Sorrisi. 
- Grazie Dani - 
- Tu però chiama subito a casa per non fare preoccupare nessuno -
Prima scrissi un messaggio a Ludovica, spiegando in breve quello che era successo, poi chiamai casa dicendo che sarei rimasta da Ludovica. 

Una volta arrivata a casa

 

Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo!! Buona lettura!!


La musica che risuonava nelle mie cuffiette mi aveva stufato, erano passate ore, ormai. Linda era tornata a casa e non si era fatta sentire.  

Sul mio comodino il mio cellulare si era d'un tratto illuminato, e una bellissima ed abbronzata Eva aveva riempito lo sfondo; le avevo fatto quella foto qualche mese prima, me lo ricordavo ancora. 

Dopo un secondo realizzai che mi stava chiamando. E perché mai?

Era passata una settimana dal giorno in cui avevamo rotto, e l'unico giorno in cui io avessi mai voluto provare a parlarle per risistemare le cose, l'avevo vista andare con Lamberti verso il parco. Preso dal nervoso avevo passato l'intero pomeriggio con Linda; sfogandomi con lei. E arrivata la sera.. Lei mi chiamava?? Premetti il verde.

- Eva? -

- Ciao Daniele - La sentivo singhiozzare dall'altra parte del telefono.

- Che sucede? Stai piangendo? - Nonostante nella mia mente speravo con tutto il cuore di averla dimenticata, non ci ero riuscito, neanche un pò. Aver baciato lidia quel pomeriggio era stato di certo il modo più sbagliato per cercare di farmene una ragione, Eva mi aveva lasciato, ed era finita con lei. Ma ora, non mi importava minimamente se mi aveva fatto soffrire, io l'amavo ancora, ed ero pronto ad aiutarla se avesse avuto bisogno.  Silenzio. 

- Eva dimmi dove sei. Vengo subito. -  

- Al pub.. Quello dove c'era la festa sta sera, in centro -  Disse lei quasi sussurrando, continuando a piangere e facendomi capire che non era del tutto sobria.

Spensi la chiamata, presi la giacca e corsi per strada. Cercai con gli occhi dove fosse la macchina di mio padre, tra tutte quelle parcheggiate. Poi corsi e, con le chiavi appena rubate dalla sua giacca, la aprii scaraventandomi dentro. La accesi e senza preoccupazioni schiacciai l'accelleratore, partendo con velocità. 

Dopo circa 10 minuti arrivai in centro, dove grazie alla festa avevano lasciato libero il passaggio delle auto, frenai bruscamente e senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la portiera corsi all'entrata, dove Eva, appoggiata al muro, piangeva istericamente. 

- Ehi, piccola, non piangere sono qui - Dissi abbracciandola e tenendola stretta fra le mie braccia abbastanza possenti. Era ghiacciata, le misi la mia giacca addosso e la portai verso la mia macchina. Una volta messa sul sedile del passeggiero corsi dalla mia parte e chiusi la porta. Poi girandomi verso di lei, notai quant'era bella quella sera.

Un vestitino minuscolo le copriva solo lo stretto necessario, delle scarpe altissime la facevano barcollare ancora di più quando camminava, ed il viso, nonostante fosse completamente ricoperto dal mascara colato dagli occhi, era semplicemente magnifico. Ora aveva smesso di piangere, infreddolita si guardava intorno, poi posò gli occhi su di me. 

- Grazie io.. Scusa - Sussurrò prendendosi la testa fra le mani.

Cercai sulla tasca della portiera un pacchetto di fazzoletti.

Ne presi uno e cercai di toglierle qualche macchia nera dal viso. Ci riuscii ma non completamente. 

- Eva, lo sai che su di me puoi sempre contare, ora vieni ti porto a casa - Le dissi baciandole la testa. 

 

- Ca-casa?? No, per favore. - Dissi subito. 

- Come mai, che vorresti fare? - 

- Se vado a casa vestita così sono morta, e poi non ho voglia di sentire mia madre che si lamenta e che mi mette in punizione per la vita - Gli dissi facendo gli occhi supplicanti. 

- Ok vieni da me. Mia madre e mio padre sono fuori per tutta la settimana, mia nonna non sta bene. -  Sorrisi. 

- Grazie Dani - 

- Tu però chiama subito a casa per non fare preoccupare nessuno -

Prima scrissi un messaggio a Ludovica, spiegando in breve quello che era successo, poi chiamai casa dicendo che sarei rimasta da Ludovica. 

Una volta arrivati a casa sua mi fece accomodare sul divano, era passato poco più di una settimana da quando ero stata lì per l'ultima volta, ma mi sembrava fosse passtao molto di più.

Ero calma, ora. Lui non aveva voluto sapere nulla fin adesso, di quello che era successo, mi aveva aiutata senza una minima spiegazione. 

Poco dopo arrivò lui con una felpa, enorme, sua. Certo, era magro, ma aveva delle braccia muscolose e delle spalle abbastanza larghe. 

Senza farmi problemi, come sempre davanti a lui, tolsi il vestitino e indossai la sua felpona calda sopra il reggiseno e le mutande; che non erano neanche coordinati. Dovevo mettere anche le mutande grigie a quadri neri, cavolo.

Mi vergognai subito di aver pensato a cose così stupide in un momento del genere. 

Mi prestò anche un paio di calzini, credo fossero di sua madre. La felpa mi arrivava fino a metà coscia, ma avevo caldo, era un appartamento davvero accogliente. Sul divano mi accoccolai sul suo petto accendendo la tv. Lui allungò un braccio che mi cinse praticamente tutto il corpo avvicinandomi a lui. 

Dopo poco probabilmente, mi addormentai.

La mattina mi risvegliai nel suo letto, lui però non c'era. Mi alzai e camminai lenta verso la cucina, ero mezza addormentata.

Lui era sul divano, disteso con sopra una coperta rossa poco pesante. Gli occhi chiusi. 

Non volevo svegliarlo, dopo una nottata così non sarei andata comunque a scuola. Ovviamente sbadata quanto ero sbattei la gamba contro l'angolo abbastanza appuntito di un tavolino. Non c'era mai stato prima.

- Ahiiaa! - Urlai senza farlo a posta. Mi ero spellata un pò sopra il ginocchio. Mi voltai automaticamente verso il divano sperando di vederlo continuare a dormire. Invano chiaramente.

- Ehi ti sei fatta male? - Chiese stropicciandosi gli occhi, e alzandosi svelto.

- Ah no, solo una botta - Lo tranquillizzai guardandomi la gamba, era rossa di sangue, ma niente più. 

- Aspetta prendo l'acqua ossigenata - A grandi passi uscì dalla stanza andando verso il bagno. 

Mi tamponò sulla ferita con un pò di cotone e acqua ossigenata. Era così dolce, e bello. Quegli occhi marroni così tondi e grandi erano concentrati sulla mia gamba, i capelli scuri erano mezzi di qua e mezzi di là, per niente ordinati. 

- Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia? - Chiese toccandosi le guance. Aveva notato che lo stavo fissando.

- No è che.. Sei molto.. Dolce -

- E tu sei bellissima Eva - Disse in tono dolcissimo avvicinandosi a me. Io senza nemmeno ragionarci su gli misi un braccio dietro la testa e lo baciai. 

 

Come vi è sembrato? Spero vi sia piaciuto!! Per il prossimo capitolo dovrete aspettare probabilmente una settimana, dato che vado a scuola lontano da casa e sto in convitto :( Se ricevo qualche commentino però, credo di poter mettermi al lavoro per aggiornare in serata. Mi farebbero davvero contentissima!! Grazie mille!!

 

   
 
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