• Prologue
Trasalì, sentendo quegli strani
rumori provenire dalla grotta in cui era finita.
"Okay," pensò,
sospirando, "Mi sono persa in una grotta e non so dove sia il mio tutore,
ma non sono ancora finita, posso uscire di qui, devo farcela..." tentò di
rassicurarsi, ma l'unica cosa che riuscì a fare, fu essere assalita dall'ansia.
"Dannazione dove diavolo mi
trovo?!" sbottò mentalmente, guardandosi intorno circospetta.
Il suo senso dell'orientamento
faceva praticamente schifo e in queste situazioni si affidava a chi era con
lei, peccato che sta volta fosse completamente sola.
Il buio si fece pesante e
soffocante, finché non sentì un verso riecheggiante e spaventoso. Sembrava
quello di una bestia, e indietreggiò con il fiato sospeso.
La paura le aveva attanagliato lo
stomaco, era paralizzata.
Quell'urlo era così vicino, ma
anche così lontano che l'aveva anche confusa, in un certo senso; ora, però, più
che la confusione, era il terrore a mandarle in tilt il cervello.
"Non era niente,
probabilmente me lo sono immaginata... mi sto suggestionando da sola..."
si ripeteva, cercando di convincersi il più possibile.
Un altro urlo proveniente da poco
lontano la fece sussultare e indietreggiare ancor di più, fino a venire a
contatto con la parete di roccia alle sue spalle.
"Quella creatura non
esiste..." si disse ancora, completamente sopraffatta dal terrore.
La ragazza scivolò, facendosi
prendere dall'ansia. Era vicino quel mostro, non c'era più scampo.
Sentì una coda lunga e viscida
avvinghiarle la gamba, mentre il calore delle sue zanne biforcute erano pronte
a mordere e a succhiare, in una sola volta, la sua anima.
Voleva gridare, ma non le uscì
alcun suono; era troppo tardi. Un ultimo pensiero a Nicholas e...
«Shailaaa!»
Riaprì gli occhi, sentendo la
presa della coda del mostro farsi sempre più leggera fino a sparire. Fu
illuminata dalla torcia di qualcuno e richiuse gli occhi istintivamente,
irritata dall'improvvisa luce.
«Si può sapere che ci fai qui a
terra?» le domandò quello che lei riconobbe come Nicholas.
Il tempo di rialzarsi in piedi e
fu fra le braccia dell’uomo, «Nicholas! Non immagini quanto mi sei mancato!» fu
mentre il "perché" dell'altro le giungeva alle orecchie che decise di
non rivelargli l'accaduto: se l'avesse detto sarebbe diventato realtà.
«Un'altro di quei sogni? E' solo
la tua immaginazione.» disse Nicholas, illuminando la piccola stanza; le
batterie si stavano poco a poco scaricando.
Sebbene Nicholas fosse
consapevole di quello che sognava, dei segni e dei lividi ancora evidenti,
cercava sempre di essere più razionale possibile. Anche infastidendola
parecchio, spesso.
«Non minimizzare la cosa.» disse
Shaila, avvolgendosi tra le coperte.
Era notte fonda e lei aveva
interrotto quel silenzio assordante, che ogni volta si provava nella sua casa
solitaria.
«Non minimizzo nulla, dico solo
che è la tua immaginazione.» rispose, pragmatico come al solito.
Shaila si rigirò fra le coperte,
ritrovando la calma interiore che aveva perso a causa di quel sogno.
Nicholas Gordon, uno storico
molto importante ed ex collega di suo padre, era diventato il suo tutore da
quando, quattordici anni prima, l’aveva trovata davanti alla porta della stessa
casa in cui vivevano, con Sirya, il gatto.
«Spero tu abbia ragione…»
sussurrò Shaila, impercettibilmente.
Quei sogni non erano solo sogni,
ma lei non lo avrebbe mai ammesso.
«Io ho sempre ragione.» e, dopo
quest'ultima perla di saggezza alla "so-tutto-io", che aveva
pronunciato ridendo, le rimboccò le coperte, come un vero padre dovrebbe fare.
Shaila lo guardò; gli voleva bene
anche così, con questo suo lato caparbio. D'altronde, ognuno è perfetto nella
sua imperfezione.
I suoi difetti potevano essere il
fatto di non sapersi difendere, di non essere abbastanza coraggiosa, o di non
avere genitori: questo fatto, il suo abbandono, l'aveva molto scossa da
piccola.
Aveva sempre pensato che
l'avessero ripudiata perché infelici di lei, e se l'era sempre portato nella
coscienza.
E poi, da qualche mese, era
cominciato il problema di queste visioni.
Non era mai stata vittima di
sonnambulismo, ma da adesso, non c'era una sola notte tranquilla in cui
riposasse in pace.
Non poteva parlarne con Nicholas.
Gli voleva bene, certo, ma sapeva
perfettamente che era troppo razionale e al massimo, l'avrebbe fatta visitare da
una clinica.
Ma, nonostante non si fidasse
molto di lui da questo lato, gli era grata: Nicholas le aveva dato una casa e
una famiglia, se così poteva definirlo.
Persa nel suo turbinio di
pensieri si addormentò, poco prima che Nicholas uscisse dalla stanza, «Perchè vuoi
nascondermi tutto?» domandò, sospirando, a nessuno di definito, probabilmente
aveva pensato ad alta voce.
Ciò che riguardava Shaila, la
stessa bambina che aveva deciso di accudire anni addietro, riguardava
personalmente anche lui.
Erano in due a chiedersi la
stessa cosa: che diavolo stava
succedendo?
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Dire che siamo nervose è dire poco, ma speriamo che la storia possa piacervi :3
E' ora di eclissarsi, speriamo in una qualche anima pia che avrà
l'ottima idea di lasciarci una piccola recensione e speriamo anche che
vi sia piaciuto u.u
Al prossimo capitolo :3
Sha_Cha