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Autore: MarziaShadowOrchid    30/01/2012    3 recensioni
Un aereo che si schianta su un isola non segnata sulle mappe.
I nostri eroi dovranno vivere in un ambiente ostile, tra dichiarazioni d'amore, amicizia e complotti alle spalle, ma i veri nemici sono gli abitanti dell'isola. Pian piano faranno sparire ognuno di loro. Ecco qui una nuova fic! Non vi preoccupate aggiornerò anche le altre. Saluti, MarziaShadowOrchid ^.^ (Pokeshipping, Contestshipping, Soulsilvershipping, Ikarishipping, Penguinshipping, Ferriswheelshipping, Egoshipping, Rocketshipping e Brock/Erika non so il nome di questa shipping)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Terzo giorno dalla caduta dell’aereo.
Persone scomparse:…2.
 
L’alba arrivòanche quella mattina e con sé portò altri guai.
Max si svegliò alle prime luci e scoprì che Tracey non era nella tenda.
Cercò di ricordare dove l’aveva visto ieri per l’ultima volta e riuscì a ricordarsi di averlo visto andare a fare una passeggiata, poi era andato a dormire e Tracey non era ancora tornato.
Può essere che… Pensò terrorizzato.
Uscì velocemente dalla tenda ed andò a chiedere a Zoey, che si era svegliata quando era spuntata l’aurora, se aveva visto Tracey.
“Mi dispiace ragazzino, non l’ho visto” rispose Zoey continuando a pescare.
Senza demoralizzarsi andò da Paul che stava trafficando con dei pezzi di legno.
“No…” rispose freddo Paul tornando al suo lavoro.
Allora provò con Erika e con i ragazzi che controllavano il fuoco e tutti gli risposero di non averlo visto. Max si sedette sulla spiaggia e nascose il viso nelle gambe spaventato.
Era scomparso pure Tracey.
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“Kenny è arrivato il momento che io ti riveli un segreto…” disse la donna tenendo tra le dite il fusto di un fiore.
“Un segreto? A me? per quale motivo?” chiese il giovane molto curioso.
“Sì, lo voglio dire a tè perché mi fido e anche perché se io scomparissi sarai tu a occuparti di Lucinda” La donna teneva gli occhi fissi davanti a se e il suo passo non accennava a diminuire.
“Capisco…allora il posto dove mi stai portando e il segreto, giusto?”
“Sì, sai, oggi è scomparso Tracey ieri Corrado e domani? Chi ti dice che domani il prossimo che scomparirà non potrò essere io? E nell’eventualità che questo accadi, nessuno saprebbe i rimedi alle erbe per le ferite di Lucinda…e per questo che ti insegnerò a prepararli e dove si trovano le piante” specificò Erika scavalcano una roccia viscida.
“Perché non l’hai insegnato a Brock? Lui è molto più adatto di me…”
“Brock ha già troppo da fare, poi da quello che ho capito, Lucinda ti piace” Erika si girò verso di lui e gli sorrise.
Kenny arrossì un poco e spostò lo sguardo.
“Il tuo segreto è al sicuro con me, ma tu dovrai mantenere il mio”
Erika guardò intorno, ormai erano arrivati sulla cima di un alto promontorio, se si guardava di sotto si poteva vedere Zoey pescare e un po’ più lontano l’accampamento.
Quella piccola raduna sulla cima era ricoperta da piante basse con foglie dalle venature blu e graziosi fiorellini color cobalto.
Erika ne prese una tra le mani e la mostrò a Kenny.
“Ecco questa è la pianta che ci permette di tenere in vita Lucinda”
 
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White raccolse dei pezzi d’albero e li raggruppò nel punto in cui aveva deciso di fare il suo cantiere navale.
Andò avanti e indietro facendo diventare la catasta sempre più alta.
Sarebbe riuscita a costruire una barca perfetta, si accontentava pure di una zattera.
Iniziò a sistemare i pezzi di legno orizzontalmente ma un fruscio la fece voltare.
Sdraiato sulla sabbia a pochi metri da lei c’era N.
“Questa era esattamente la faccia che volevo vedere…” Come al solito il ragazzo la stuzzico.
White cercò di togliersi quel espressione sorpresa dalla faccia per non darla vinta ad N.
Il ragazzo si sedette incrociando le gambe e si spostò della sabbia dai pantaloni, metà viso era coperto da una benda bianca e i capelli verde pastello erano scompigliati.
“Vedo che stai meglio” constatò White tornando al suo lavoro.
“Dai ammettilo! lo so che ti ho fatto preoccupare da matti… sono la tua ragione di vita…” gli disse N facendo uno sguardo seducente con un solo occhio.
“Per niente, è solo una tua fantasticheria” White cercò in tutti i modi di scacciare la rabbia, quel ragazzo era così terribilmente egocentrico!
N stette zitto qualche secondo poi si alzò e si avvicinò a un gruppetto d’alberi.
“Il sole mi fa male, rischio di avere dei capogiri” si lamento N passandosi una mano nella lunga chioma verde.
White si girò con un balzo  gli puntò un dito conto “AH-AH finalmente hai ammesso di essere un vampiro!!”
“Non sono un vampiro…” rispose N con un tono molto serio, come se quello fosse un discorso intelligente.
“Se non sei un vampiro allora sei lo stesso un essere demoniaco che non sopporta il sole!” Specificò White tornando al suo lavoro.
“Fai come credi…Mi devo assolutamente lavare! White accompagnami!” gli ordinò N.
“E per quale ragione non puoi andare da solo? Non vedi che sono impegnata!?” si lamentò White indicando i due pezzi di legno che era riuscita a legare.
“Perché così facciamo il bagno insieme! Ovvio!” esclamò come se fosse la cosa più naturale del mondo e sfoggiando di nuovo il suo sguardo seducente.
“Non farò mai una cosa così insieme a te! Fatti accompagnare da Angelo!”
“Sei sicuro che sia prudente lasciarci da soli? Io e Angelo siamo due ragazzi divorati da una grande passione! Non ne sarai gelosa?”
“Perché sei ancora qui a sparare scemenze? Muoviti!”
“Vado, vado! Uff…”
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Paul stava dando una mano a Brock a raccogliere cocchi.
“Adesso prendi quello a destra!” gli urlò Brock guidandolo dal basso mentre Paul si destreggiava tra gli alberi.
Brock osservava attento gli alberi in cerca di qualche altro frutto matura, era riuscito a trovare un piccolo boschetto di palme dove i cocchi erano di uno splendido color smeraldino.
Paul mosse, con un bastone, un gruppo di cocchi che caddero a terra provocando un rumore di foglie rotte.
“Ok! Non ne vedo altri! Io vado a vedere se ce ne sono altri più infondo tu porta questi nella tenda principale!” disse Brock prima di scomparire tra il fogliame.
Paul raccolse i frutti e li portò all’accampamento, pensava affamato a quando avrebbero potuto cucinarli.
Entrò nella tenda e appoggiò il cibo a terra ma gli venne quasi un colpo quando vide che la ragazza dai capelli blu teneva gli occhi aperti e fissi sul soffitto.
Paul gli si avvicinò pensando che fosse smarrita, visto che aveva dormito per tutto il tempo, ma appena la ragazza vide Paul sembrò ancora più terrorizzata.
“Dove sono?” sussurrò.
“Sei in una tenda su un isola chissà dove” Paul non sapeva che altro dire, non gli sarebbe mai venuto in mente che quella ragazza si sarebbe svegliata proprio quando lui si trovava da solo nell’accampamento.
“Ricordo l’aereo, il fuoco, il ferro e un dolore tremendo allo stomaco…ce l’ho ancora adesso…” disse Lucinda toccandosi la fasciatura e chiudendo gli occhi per il dolore.
“Sei stata molto fortunata…” disse Paul andando ad aprire un cocco con una pietra.
“Ho fame, o forse mi fa solo male lo stomaco…non so distinguerlo…”
“Posso rimediare solo alla fame” disse Paul appoggiandogli sulla pancia dei pezzetti di cocco chiusi in una foglia.
“Grazie sei molto gentile” disse Lucinda guardandolo negli occhi.
“Mh…” Paul si sentiva un po’ più felice.
“Dov’è Kenny?” chiese la ragazza continuando a mangiare il frutto fresco.
“Giusto. Devo andare ad avvertirlo…” Paul corse fuori dalla tenda e si diresse verso il punto in cui Erika e Kenny erano andati a fare la passeggiata.
Era un po’ preoccupato forse avrebbe dovuto avvertirli appena Lucinda si era svegliata, così avrebbero potuto fare dei controlli e non era neanche sicuro di aver fatto bene a dargli da mangiare. Forse si stava preoccupando troppo.
“Hey Paul che è successo?” chiese Erika guardando preoccupata Paul tutto sudato.
“La ragazzina si è svegliata” gli comunicò riprendendo fiato.
“Magnifico! Devo andare subito a fare dei controlli!” urlò entusiasta Erika.
“Per fortuna…” sorrise sollevato Kenny.
 
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L’acqua della piccola cascata scorreva fresca nella pozza di ciottoli e i capelli di un ragazzi si mimetizzavano insieme alle piante acquatiche.
N fece un altro paio di bracciate nell’acqua cristallina poi stanco si avvicinò ad Angelo che stava sciacquando la sua maglietta.
N si sedette sul fondo e nascose la testa tra le gambe.
“Che c’è N non ti senti bene?” chiese Angelo che era sempre molto attento ai sentimenti delle persone e ai loro stati d’animo.
“Mh…” mugugno N timidamente.
“Eheheheh fai sempre l’arrogante e l’egocentrico con le persone ma in realtà sei una persona molto timida e terribilmente insicura, perché metti una maschera quando sei con gli altri?” gli chiese Angelo.
“Credo che sia perché…facendo così cerco di nascondere qualcosa…” rispose N passandosi una mano tra i capelli.
“Lascia faccio io” disse Angelo tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un pettine rubato da Ursola e iniziando a pettinare la lunga chioma di N, passando scrupolosamente il pettine tra ogni ciocca.
“secondo me quel qualcosa che cerchi di nascondere è la tua natura insicura…”
“Forse…” rispose N facendosi piccolo piccolo.
Angelo strizzò i capelli del ragazzo per far uscire l’acqua e li legò in una treccia ordinata stretta saldamente con un suo braccialetto viola.
“Sei un ottimo parrucchiere…”
 
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“Ti ho detto che non l’ho fatto apposta!! Cosa vuoi di più!!” urlò esasperato un ragazzo.
“Che tu ti scusi seriamente pentito!!!” gli urlò di rimando l’altro.
Era successo quello che non sarebbe mai dovuto succedere: un litigio tra Silver e Paul.
Cetra guardava spaventata i volti dei due ragazzi, sembravano due cani rabbiosi, veramente spaventosi.
“E poi?! Che altro dovrei fare?! Non credi di stare esagerando?!?!” urlò Silver scosso da spasmi di rabbia.
“Mi sembra il minimo!” urlò Paul assestando un gancio destro sul viso di Silver.
Iniziarono a partire calci e pugni come una rissa del peggior genere.
“Basta smettetela!” cercò di fermarli Cetra senza ottenere nessun risultato, ricevette solamente una spinta involontaria che la fece finire a terra.
“è meglio che ti togli da qui, non ti vedono e ti potresti fare male!” gli disse Ash aiutandola ad alzarsi.
“Sì ma non so come fermarli…” Cetra non sapeva cha fare.
“Che è successo?” chiese Ash che non sapeva il motivo del litigio.
“Visto che Lucinda si è svegliata, Erika pensava che sarebbe stato meglio ricostruire meglio la tenda visto che sta cedendo in un punto. Silver e Paul erano gli addetti alla ricostruzione ma non sono riusciti a collaborare e il telone stava per cadere in testa a Lucinda, per fortuna non è successo, ma i due ragazzi hanno iniziato lo stesso a litigare, non si sopportano proprio…” raccontò Cetra.
“Ah…non ti preoccupare adesso vado a dividerli!” esclamò convinto Ash tirandosi su le maniche.
Il ragazzo corvino si mise in mezzo agli altri due che si prendevano per la maglietta strattonandosi “Hey ragazzi adesso basta!! Smettetela!” gli rimproverò Ash cercando di staccare la mano si Silver dalla maglietta di Paul e quella di Paul dalla maglietta di Silver.
“Che vuoi tu, nanetto?! Vattene!! Non centri niente!” gli gridò contro Paul.
“Questi non sono affari tuoi, sparisci!” urlò Silver.
Ash si allontanò demoralizzato.
“Ahahahah che ridere Ketchum!! Ti hanno chiamato nanetto!!” scoppiò a ridere Gary che aveva assistito alla scena.
“Se pensi di essere tanto bravo, vieni tu a dividerli!” gli propose Ash irritato.
“In questa faccenda non oso metterci neanche un dito…quei due mi fanno paura…non mi voglio ritrovare con un dito della mano in meno!” si giustificò Gary.
In effetti quei due erano veramente spaventosi e i loro visi si stavano ricoprendo di sangue.
“Non possiamo lasciarli continuare! Dobbiamo fare qualcosa!” gridò Cetra.
SBANG
Un rumore acuto di qualcosa che andava in mille pezzi assordò tutti i ragazzi.
A pochi metri da loro Zoey, appena tornata dalla pesca, stringeva nella mano un bastone di bambù con l’estremità frantumata in tantissime schegge.
Zoey aveva richiamato l’ordine sbattendo un bastone su un albero, ma l’aveva sbattuto così forte che il pezzo di legno si era distrutto.
Paul e Silver dopo aver guardato male Zoey avevano ripreso la loro rissa ignari del pericolo che stava per incombere su di loro.
Zoey con uno scatto potente si scagliò addosso a Paul e gli fece sbattere la schiena così forte contro ad un albero che si sentì scricchiolare la corteggia, mentre una donna dai lunghi capelli biondi e un vestito strappato nero aveva bloccato Silver in una mossa di Judo.
Tutti i ragazzi che stavano assistendo alla scena rimasero totalmente sconvolti.
“Smettila…” sussurrò minacciosa Zoey a pochi centimetri dal viso di Paul che si scansò dalla presa della ragazza e se ne andò via con un aura veramente infuriata.
“Hai finito ragazzino?” chiese Camilla che teneva immobilizzato Silver.
Camilla allentò la presa e Silver si allontanò.
Cetra si avvicinò a Silver per aiutarlo con le ferite ma il ragazza spinse via la mano della ragazza in malo modo prima di andarsene a sbollire la rabbia da qualche parte.
Cetra ci rimase male, cercò di non darlo a vedere ma lo vista acuta di Camilla la inquadrò subito.
“Non rimanerci male…non ne vale la pena.” Constatò fredda Camilla andandosene insieme a Zoey.
Cetra guardò la direzione in cui era sparito Silver.
No! Sono sicura che ne vale la pena!E si incamminò nella stessa direzione.
 
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Paul calciava infuriato tutto quello che trovava sulla spiaggia.
Infuriarsi così, perdere la calma così facilmente, non era da lui.
“Cosa mi è preso…forse è quest’isola che mi sta facendo impazzire!”
Sentiva una rabbia inspiegabile in corpo, come quella volta in cui un suo compagno di scuola prese in giro il suo nome e così il suo orgoglio.
“Idiota! Idiota! Idiota! Idiota! Idiota!” urlò freneticamente il ragazzo prendendo a  pugni un albero fino a sbucciarsi le nocche più di quello che erano già.
Frustrato, arrabbiato, isterico, sentiva un gran peso sulle spalle.
Che quasi lo faceva soffocare facendogli scendere una lacrima di rabbia.
“Che ti è successo?”
Paul si girò di scatto trovandosi davanti il viso preoccupato di Brock…forse era meglio dire Brock della Giungla poiché aveva dei cocchi legati al collo e sulle braccia.
“Non sono affari tuoi” disse Paul tra i denti.
Brock pensò in silenzio un attimo poi mise a terra i cocchi e si sistemò in fase si combattimento.
“Dai fatti sotto” iniziò a saltellare a destra e a sinistra.
“Non voglio fare rissa più di quello che ho già fatto” Paul mostrò le mani distrutte.
“Non devi colpire con la forza, ma con i sentimenti di rabbia che hai dentro, vai! Fammi vedere tutto il tuo dolore!!” Urlò Brock molto serio.
Paul non riuscì a trattenersi più a lungo di così.
Tirò un pugno alla mano aperta di Brock.
“Così non sento niente!!” lo inzigò.
Paul si concentrò su tutto quello che stava trattenendo a stento e fece uscire tutto.
Un pugno molto forte colpì la mano di Brock che rimase nella sua posizione “Questo è per te che sei venuto qui a disturbarmi!” si sfogò Paul.
“Sì, Rabbia!!”
Ne tirò un altro “Questo è per mia madre, che non sono riuscito a dirle addio!!”
“Questo è forte!! Rancore!!”
E un altro ancora “Questo per quello scemo di Silver!!!”
“Furia!!!” urlò Brock con un sorriso accennato fiero che il suo esercizio stava facendo effetto.
E l’ultimo prima di esaurire le forze “Questo è per lo schifo di posto in cui siamo finiti!!”
“Paura…” Finì Brock abbassando il tono della voce mentre Paul cadeva in ginocchio  esausto.
Brock osservò Paul che ansimava a terra e gli appoggiò una mano sulla spalla.
Un gesto che per Paul significò molto.
“Grazie…” Sussurrò Paul con i capelli viola bagnati calati sugli occhi.
“Di che? Non ho fatto niente… dai adesso andiamo a curare questa ferite” lo aiutò ad alzarsi mentre fasciava provvisoriamente le mani al ragazzo.
“Non ti ho fatto male?” chiese un po’ dispiaciuto Paul.
“Non ti preoccupare, ormai le mie mani sono mezze insensibili, mi allenavo a prendere a pugni le rocce!” Brock sorrise e Paul rimase sorpreso.
 
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Cetra avanzava un po’ barcollante tre le rocce vicino alla scogliera in cerca di Silver.
Lo vide seduto su una roccia e gli dava le spalle.
“Silver…”
Il ragazzo riconoscendo la voce si stupì ma non si voltò vergognandosi per come l’aveva trattata poco prima.
“Perché sei venuta? Perché ti ostini a seguirmi sempre a cercare di capirmi e di aiutarmi?! Perché lo fai?! Perché non mi ignori come hanno fatto le persone in passato e come continueranno a fare !? non ne vale la pena…” urlò infuriato il ragazzo.
Cetra fissò Silver un po’ spaventata, fece un bel respiro.
“Non è vero che non ne vale la pena! A tutte le persone va data l’opportunità di essere capite. E vero, molte persone ti deludono, ti ignorano, non ti capiscono ma ci sarà sempre una o più persone che cercheranno di capirti e se tu glielo permetterai di volerti bene. Io sono qui per capirti.”
Mi permetterai anche di volerti bene? Cetra non riuscì ad aggiungere quest’ultima domanda e iniziò a fissarlo con un sorriso sulle labbra.
Silver non riusciva a capacitarsene ma sentiva il suo cuore battere forte nel petto.
Davanti a lui c’era una persona, bensì così piccola, maldestra e sempre sorridente, che voleva capirlo.
“Guarda come sei conciato, per fortuna che ho portato acqua, erbe miracolose e stracci, posso?” Cetra si avvicinò fino a trovarsi a venti centimetri dal ragazzo.
Silver fece un cenno di sì con il capo.
Questa è la tua risposta, mi hai permesso di starti vicino.
“Secondo me queste cosiddette Erbe Miracolose di Erika sono delle specie di droghe…”
Silver sorrise e Cetra si sentì felice di essere riuscita a strappargli un sorriso. 



ANTICIPAZIONE
"Lasciami!! lasciami!!" gridò Ursola terrorizzata con gli occhi pieni di lacrime mentre con la mano cercava un aiuto dalla ragazza in piedi davanti a lei.

ANGOLO AUTORE
Finalmente ecco il quinto capitolo! ^^
Saluti, MarziaShadowOrchid

  
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