Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: lievebrezza    30/01/2012    55 recensioni
Blaine arriva in una nuova scuola. L'ultima cosa che vuole è innamorarsi della persona sbagliata; però succede. E tutto improvvisamente, diventa molto complicato, perchè a volte non si può evitare di amare qualcuno di proibito.
[Teacher!Blaine + Student!Kurt]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo quindicesimo

 

Kurt guardò Blaine andarsene dall'aula, senza aggiungere nulla a quel breve scambio di parole. Tutta la rabbia, la confusione, la furia, si erano aggrovigliate in fondo alla sua gola. Se erano bastate poche parole per gonfiargli il cuore di speranza, di trepidazione e di desiderio, altrettante poche erano state sufficienti a strapparglielo via dal petto.

Non cambierebbe niente.

Allora perchè sembrava cambiato tutto? Kurt sentiva il sangue pompare nelle orecchie e le dita tremare, mentre i polpastrelli dimenticavano la sensazione di stringere la pelle del polso di Blaine.

L'aveva trattenuto, prima che se andasse via, ma non era stato sufficiente. Ricacciò l'istinto di rincorrerlo nel caos del cambio dell'ora, afferrare di nuovo quel polso e ripetere le stesse parole, ripeterle finchè la risposta non sarebbe cambiata. Poggiò la schiena al muro e chiuse gli occhi, sforzandosi di riordinare i suoi pensieri.

Amava qualcuno ed era ricambiato: non lo avrebbe mai creduto possibile. Almeno non al liceo.

E di certo non da Blaine.

Non dal bellissimo, dolce, premuroso Blaine, che con un sorriso illuminava una stanza e che mangiava dolci al cioccolato in quel modo goffo e adorabile. Non da Blaine, che beveva troppo caffè e la sera guardava film della Disney per addormentarsi. Non da Blaine, che gli aveva regalato quel libro per Natale e che usava l'acqua di Colonia più buona del mondo.

Non poteva essere così fortunato.

E infatti non lo era, perchè Blaine era un professore. Strinse gli occhi e fece una smorfia, preso dallo sconforto e dalla confusione. Poteva farcela. Poteva gestire questa cosa come una persona adulta: avrebbe ingoiato quel gomitolo di sconforto e frustrazione, poi avrebbe camminato a testa alta verso l'aula di biologia.

Respirò profondamente, poi corse fuori dall'aula, le cui pareti sembravano essersi fatte soffocanti, ed entrò nel bagno più vicino: si bagnò i polsi e le tempie con dell'acqua, cercando di contenere l'attacco di panico che gli annodava lo stomaco. Sentiva i conati di vomito premergli contro la gola, mentre il petto gli si agitava per la difficoltà di ispirare ed espirare normalmente.

Che cosa stava succedendo? Che cosa avrebbero fatto?

Strinse con entrambe le mani i bordi del lavandino, mano a mano che il respiro da affannato si faceva più regolare. Kurt era stato improvvisamente sbalzato nella realtà, dove potevi anche incontrare il principe azzurro, ma non era poi così scontato andarsene via insieme a cavallo.

Si ripetè più volte che era tutto a posto, che non era cambiato niente. Saltò la seconda ora e passò attraverso la giornata come uno zombie: ironia della sorte, fuori pioveva a dirotto. Scroscianti getti d'acqua cancellavano la neve natalizia, mentre Kurt guardava dalla finestra e si costringeva a non pensare. Era incredibile come si sentisse schiacciato da così poche parole, pronunciate a voce bassa in un'aula vuota.

Un cazzo di casino...

mi sono innamorato di te.

Non cambierebbe niente.

Era tutto lì.

Si morse un labbro e guardò la lavagna, senza capire davvero quello che c'era scritto. Continuava a pensare a come sarebbe stato se Blaine fosse stato il professore di letteratura tedesca, libero da impicci e ostacoli scolastici. O se lui avesse avuto un paio d'anni in più e l'avesse conosciuto all'università. O se entrambi fossero stati commessi in una caffetteria a New York, con grandi sogni e piccoli appartamenti. Ognuno di quegli scenari portava a un incontro, una serie di appuntamenti, chiacchiere e confessioni sussurrate, sfioramenti di dita. Nasi che si strofinavano piano e palmi delle mani caldi, stretti uno contro l'altro nel buio di un cinema, odore di pop corn al burro e caramelle gommose.

Un bacio, presto o tardi. Magari nascosti nell'androne di un palazzo per ripararsi dalla pioggia.

Inconsapevolmente, si portò l'indice alle labbra. A parte Brittany, non aveva mai baciato nessuno. Nessuno che contasse, almeno. Si chiese se Blaine aveva mai fantasticato su baciarlo e stringerlo, ma dopo poco s'imbarazzò e scacciò il pensiero.

Che sciocco... ovvio che ci aveva pensato, ma aveva anche deciso che non sarebbe mai successo. Come sempre, Kurt Hummel non poteva avere ciò che voleva.

Prese parte alle prove del Glee svogliatamente, ciondolando qua e là con disinteresse e cantando a voce bassa, senza sforzarsi nemmeno un poco. Non aveva intenzione di andare a casa prima del dovuto, né sentiva la necessità di piangere o disperarsi; era uno stato d'animo strano, multicolore e sfaccettato, che lo confondeva e lo stordiva. Avrebbe voluto gridare perchè un ragazzo si era innamorato di lui e quel ragazzo era Blaine. Avrebbe voluto gridare, perchè non sarebbero potuti stare insieme e perchè aveva già deciso che era tutto sbagliato. Era furibondo, perchè solo a lui il fato poteva fare un tiro tanto mancino. Tra tutti gli stati d'animo che lo attraversavano, alla fine Kurt decise di arrabbiarsi.

Non era giusto.

Probabilmente fu per quello che quando Karofsky lo spintonò nel corridoio lo seguì negli spogliatoi: non era stato un colpo più forte del solito, né era stato accompagnato da insulti di particolare complessità. Stava camminando verso il suo armadietto e quello scimmione l'aveva colpito come sempre, mandandolo a sbattere contro il muro: niente di nuovo, né di originale. Ma stupidamente, Kurt aveva voglia di litigare, di sfogarsi, chissà... magari anche di fare a pugni. Voleva sentire qualcosa, qualcosa che lo distraesse da tutto quello che gli passava per la testa. Avere anche solo l'impressione di fare qualcosa. Di avere il potere di intervenire.

“Sto parlando con te. Ehi tu! Ma si può sapere qual è il tuo problema con me?” gridò nello spogliatoio, sbattendosi la porta alle spalle. Il suono secco fece rimbombare il metallo sottile degli armadietti. Aveva già le guance rosse per l'agitazione, il lembri del maglione che dondolavano dietro di lui per la breve corsa, il dito indice puntato verso quell'idiota.

Karofsky aprì lo sportello senza voltarsi, borbottando beffardo qualcosa sui gay e la loro passione per l'uccello altrui. Kurt rise forte, amareggiato e altrettanto strafottente. Con pochi passi fu davanti a Dave, che ora armeggiava con un borsone appoggiato su una delle panche.

“Vai via, non voglio che una checca come te mi giri intorno mentre mi spoglio. Potrebbero girare strane voci, potrebbero pensare che mi stai trasformando in una fatina.” disse con gli occhi fissi sui vestiti sportivi che stava spostando dentro uno degli armadietti.

“Possibile che voi etero abbiate tutti paura che un gay voglia convertirvi? Che cosa credi, che potrei essere interessato a uno come te... Indovina un po', non sei il mio tipo! Ma ti pare? Uno che a trent'anni sarà calvo, grasso e perennemente sudaticcio. Pensi davvero che potrei entrare di soppiatto nello spogliatoio per vederti senza pantaloni? Dio... che pena mi fai.” Le parole gli uscirono senza nemmeno pensarci troppo, ma Karofsky parve sentirle fin troppo bene. Buttò i vestiti dentro l'armadietto e lo chiuse di botto con una smorfia arrabbiata sulle labbra.

“Non provocarmi, sai?” ringhiò a denti stretti.

E Kurt gridò più forte ancora, con le tempie che pulsavano e l'indice che premeva contro la spalla dell'altro. Non aveva più niente, tanto valeva sfogarsi.

“Altrimenti? Puoi prendermi a pugni quanto vuoi, non cambierò mai. Io sono fiero di quello che sono e di chi sono. Se per te è un problema puoi anche andartene al diavolo.”

“Smettila, Hummel!” Dave chiuse anche la serratura con un gesto secco e si voltò completamente verso di lui, con un mano chiusa a pugno. Kurt la guardò solo per un istante e spinse ancora una volta il dito contro il suo petto, mentre concludeva la sua invettiva.

“Dio... sei solo un ragazzino ignorante, spaventato da quanto è straordinariamente ordinario. E che...”. Avrebbe continuato. Aveva una miniera intera di insulti pronti, ma la sua bocca era fuori uso. In verità, tutto il suo corpo era fuori uso, immobilizzato e in corto circuito.

Karofsky si era appena sporto verso di lui, gli aveva afferrato il viso con entrambe le mani e lo stava baciando, premendo forte le sue labbra contro quelle di Kurt. Era attonito, paralizzato e passivo, mentre l'altro lo stringeva.

Riusciva a pensare solo che profumava di pino silvestre, sudore e menta. E che era tutto sbagliato.

Quando l'altro si allontanò, Kurt si portò la mano alle labbra, esattamente come aveva fatto qualche ora prima mentre immaginava di baciare Blaine. Non era un tocco speranzoso, ma un incredulo gesto di difesa.

Lo guardò con occhi sgranati e lo respinse con forza, disgustato, quando provò ad avvicinarsi di nuovo. Karofsky diede un pugno, forte, all'armadietto, poi uscì con passo svelto e disordinato dallo spogliatoio. Kurt rimase solo.

Lo guardò andarsene, tolse le dita dalle labbra poi corse in uno dei bagni, dove vomitò con urgenza il pasto che aveva forzosamente consumato a pranzo sotto gli occhi indagatori di Finn. Col tempo, aveva imparato che non c'era niente come l'inappetenza per renderlo sospettoso, così aveva sbocconcellato una fetta di pizza e bevuto un succo di frutta.

Inginocchiato a terra in quel bagno, solo e confuso, Kurt riuscì a pensare solo a una cosa da fare. Poco importava che fosse giusta o sbagliata.

 


 

 

“Ciao fiorellino, come te la passi in quel di Lima? Hai deciso che sono di nuovo degno dell'onore di sentire la tua voce?” La voce familiare di Sebastian dall’altro capo del telefono fu un momentaneo sollievo per Blaine, che gironzolava irrequieto per casa da ore. Per qualche istante, ebbe la tentazione di raccontagli tutto: di come per l’ennesima volta si era dimostrato assolutamente idiota, di come aveva confessato a Kurt di amarlo e di come Kurt gli aveva sussurrato di provare lo stesso. O magari gli avrebbe detto di come lasciare quell’aula fosse stata una delle decisioni più difficili della sua vita.

Ma Blaine non aveva davvero bisogno di sentirsi dire che era in un gran casino. In un altro momento l’avrebbe detto immediatamente a Sebastian, certo che avrebbe ascoltato ogni sua parola, per poi saltare sul primo aereo e presentarsi davanti alla sua porta con un una pila di porno e un secchio di pollo fritto. Tuttavia, l’ultima cosa di cui Sebastian aveva bisogno era una distrazione durante gli esami di gennaio, quindi Blaine si limitò a sospirare e a mormorare nel telefono: “Mmm… tutto bene, a parte un tempo da lupi. È da stamattina che piove ininterrottamente. Ci sono stati un po' di problemi sulla linea, ultimamente. E mi si è rotto il cellulare... come vanno gli esami?”.

Sebastian non era affatto convinto dal tono sostenuto con cui Blaine simulava disinvoltura, ma lasciò che fosse l'amico a decidere il momento migliore per iniziare a parlare di quello che doveva essere successo tra lui e Kurt. Moriva dalla voglia di sapere se aveva continuato a vederlo, se gli aveva parlato o se era accaduto qualcosa, ma non chiese nulla. Alla fine, Blaine cantava sempre, l'importante era non forzarlo troppo.

“Gli esami vanno una merda, come sempre. Torno da te fra due settimane, prepara la birra.” mugugnò nel telefono, chiudendo di botto il libro di economia internazionale che stazionava davanti a lui. Si salutarono e Blaine guardò l'orologio che aveva al polso: erano appena le sei, ma aveva voglia di pizza. A pranzo non aveva mangiato nulla, troppo agitato per mandare già qualcosa, ma ora la sua natura vorace si stava facendo prepotentemente sentire. Telefonò a una pizzeria che faceva consegne a domicilio e ordinò una margheriza super-size per le sette, poi cercò di impegnare la mente per i successivi sessanta minuti. Non poteva e non voleva telefonare a Kurt, ma doveva evitare di pensarlo.

Quando suonò il campanello, Blaine era in tuta da ginnastica, seduto sul divano con in mano un libro e un succo di frutta; aveva già fatto la doccia e si stava disperatamente rilassando. Ogni volta che Sebastian lo vedeva allungare le mani verso la consunta felpa grigia di Harvard alzava gli occhi al cielo e lo supplicava di non uscire di casa conciato così, altrimenti nessuno l’avrebbe mai più scopato; di fronte a quelle proteste, Blaine si stringeva nelle spalle e si buttava sul divano, avvolgendosi grato nel suo plaid di pile. In genere Sebastian andava avanti a insultarlo finchè non ne aveva abbastanza dell’indifferenza di Blaine alle sue parole, quindi prendeva una birra e si sedeva accanto a lui: alla fine, si ficcava sotto la coperta e si addormentava dopo i primi dieci minuti di Transformers. In proposito, la teoria di Blaine era che erano entrambi troppo gay per interessarsi davvero al finale del film. O per interessarsi a dei robot alieni, in generale.

Era passata appena mezz’ora da quando aveva telefonato per farsi portare una pizza e si era talmente immerso nella lettura da dimenticarsene completamente. Come sempre, un buon libro sembrava l'unico modo per sconnettersi dal mondo.

Corse al citofono, schiacciò il tasto che apriva il portone del condominio e iniziò a frugarsi nelle tasche, dove era sicuro di aver ficcato una banconota da dieci dollari subito dopo aver telefonato in pizzeria. Stava ancora maledicendo il suo disordine, quando bussarono sommessamente alla porta. Era davvero troppo preso per andare ad aprire di persona.

“Accidenti… ma dove diavolo li ho messi? Avanti, è aperto! Giuro che avevo dieci dollari proprio qui…” Borbottò mentre prendeva la giacca dall’attaccapanni e cominciava a controllare una tasca dopo l’altra, senza far caso alla porta che si stava aprendo alle sue spalle. Quando finalmente trovò la famosa banconota, inspiegabilmente accartocciata in una delle tasche più interne, si voltò trionfante, mentre la rendeva presentabile lisciandola tra le dita.

“Ecco qua, e il resto è mancia, ovviam…” Le parole gli morirono in gola quando vide che sulla soglia di casa non c’era Max, il ragazzo delle consegne, pronto a dargli la solita frecciatina scocciata. Al posto suo c’era Kurt, completamente zuppo di pioggia e con i capelli appiccicati alla fronte, gli occhi gonfi di pianto e l’aria stravolta. Non sembrava nemmeno lui: a Blaine ricordava terribilmente la prima volta che l’aveva visto nel bagno della scuola, con quel labbro inferiore stretto tra i denti per darsi un contegno.

“Kurt! Che cosa ci fai qui?” lo disse con sorpresa, mentre un altro pensiero gli si formulava rapido nella mente, troppo forte da pronunciare ma impossibile da non pensare.

Non dovresti essere qui. Ovunque, ma non qui.

Prima che potesse dire quella frase ad alta voce, Kurt lo anticipò, guardandosi i piedi impacciato e rispondendo semplicemente: “Non sapevo dove altro andare.”

Quella era una bugia: lo sapevano benissimo entrambi. Qualunque cosa fosse successa, poteva andare da Rachel, o da Mercedes. Se era un problema che solo un adulto poteva affrontare, poteva parlare con suo padre o telefonare al professor Schuester: invece era lì, zuppo come un pulcino, che lo fissava dalla soglia del suo appartamento, aspettando che Blaine lo invitasse a entrare o lo mandasse via. E Blaine cedette, fingendo di credere che quello era davvero l’unico posto dove poteva andare, anziché l’unico luogo in cui non doveva essere.

Si scansò dalla porta e gli fece un cenno con il capo. “Vieni dentro”. Kurt fece un paio di passi verso l’interno, giusto il necessario per lasciare a Blaine lo spazio per chiudere la porta. Rimase lì nell'ingresso, spostando con aria imbarazzata il peso da un piede all'altro.

Blaine si passò una mano nei capelli mentre lo guardava: era bagnato fradicio. Kurt sembrò leggergli nel pensiero: “Sono venuto qui a piedi dalla scuola. Ho dimenticato l'ombrello e...”.

Il labbro gli tremò appena, mentre due lacrime gli rotolavano giù dalle guance. Blaine avrebbe anche potuto dargli dei suoi vestiti per evitare che si prendesse un malanno, ma non era sicuro di volere che Kurt si spogliasse nel suo appartamento. Era inopportuno.

“Sei tutto bagnato. Togliti la giacca e il maglione, li metto ad asciugare sul termosifone.” disse con praticità. Non sapeva perchè Kurt era così sconvolto e non aveva fretta di sapere se era colpa sua, però poteva aiutarlo a stare meglio, almeno fisicamente. “Vado a prenderti una felpa.”

Quando tornò dalla sua camera con in mano un cambio asciutto, Kurt era ancora nello stesso punto, con la giacca drappeggiata su un braccio e il maglione appallottolato tra le mani. Indossava solo una maglietta a manica corta, che fortunatamente sembrava essere appena umida; tremava visibilmente e aveva i contorni delle labbra leggermente bluastri. S'infilò grato l'indumento che Blaine gli porgeva e si lasciò condurre passivamente fino al divano, dove l'altro lo avvolse nel plaid di pile e gli sussurrò piano: “Vado a prepararti un po' di thè, ok? Aspettami qui.”.

“Ho sporcato tutto il pavimento. Mi dispiace.” disse con il fiato corto, sopraffatto dal profumo della coperta. Blaine doveva averla usata fino a poco prima. Era tiepida, morbida e intrisa del pungente aroma di menta del suo bagnoschiuma.

“Kurt, non ti preoccupare, davvero. Stai qui e respira. Andrà tutto bene.”

Afferrò i suoi vestiti e li mise ad asciugare, poi filò in cucina, dove accese il bollitore e cominciò freneticamente a riflettere. Non poteva mandarlo via, non finchè non sarebbe stato meglio, qualunque cosa fosse successa: Emma aveva detto che i ragazzi del Glee andavano spesso da Will, quindi pensò che non doveva preoccuparsi. Kurt era solo un suo studente che aveva un problema e che per risolverlo era venuto da lui: sperava solo di non essere lui il problema. Anche se era altamente probabile che fosse così. Gettò un'occhiata nella sala, dove Kurt era seduto in un angolo del divano con i lembri della coperta stretti nelle mani e l'aria triste. Sembrava spezzato.

Quando gli porse la tazza colma di liquido bollente, la strinse grato; ma quando Blaine sedette accanto a lui sul divano, seppure a debita distanza, sembrò improvvisamente rendersi conto della situazione. Si alzò di scatto, inciampando nel bordo della coperta e facendo vacillare la tazza, finendo per rovesciare un poco di thè a terra e sul plaid.

“Non dovrei essere qui. Mi scusi, che disastro. Io... ora vado. Starò bene, davvero.” disse mentre cercava di divincolarsi dalla coperta con la mano libera, mentre l'altra teneva maldestramente la tazza di thè. Blaine si alzò e gli poggiò le mani sulle spalle, costringendolo a sedersi.

“Non se ne parla nemmeno. Finchè non ti sei asciugato e calmato, non vai da nessuna parte.”

Lo disse in tono talmente sicuro e convinto che Kurt sedette docilmente, abbandonando l'idea di andarsene. Rimasero in silenzio mentre beveva il thè a piccoli sorsi e si riscaldava. Quando arrivò il fattorino con la pizza, Kurt sorrise, perchè aveva finalmente capito lo strano comportamento di Blaine, che quando gli aveva aperto la porta aveva blaterato qualcosa su dei soldi e sul suo maledetto disordine.

Scrisse un messaggino a Carole per dirle che avrebbe cenato da Mercedes. Seduti a gambe incrociate sul tappeto, uno di fronte all'altro, mangiarono la pizza direttamente dal cartone, appoggiato sul tavolino della sala.

Kurt non parlava perchè era agitato e scosso, Blaine non voleva forzarlo e si limitava a guardarlo di sottecchi, tra un morso e l'altro. Kurt cominciò a parlare solo quando finirono di mangiare e tornarono di nuovo sul divano.

“Oggi un ragazzo mi ha baciato.” sbottò all'improvviso.

“Uh.” Blaine non sapeva che cosa rispondere.

“Sulla bocca.” precisò con sguardo vuoto.

“E questo ragazzo..” mormorò Blaine, indeciso su come continuare.

Ti piace?

Ti piace più di me?

“E' stato Dave Karofsky. Stavamo litigando negli spogliatoi. Io ero così arrabbiato, gli ho detto delle cose terribili perchè ero stufo di farmi trattare così... E lui mi ha... afferrato. C-costretto, direi. Io poi l'ho spinto via e lui ha dato un pugno all'armadietto. Forte.” Gli sembrava raccontare qualcosa successo a un altro. “Per poco ho avuto paura che volesse picchiarmi.”

“Il giocatore di football? Non sapevo che...” Commentò Blaine, perplesso. Di certo quel gesto spiegava molti dei comportamenti di Karofsky nei suoi confronti; presumibilmente era il motivo principale per cui infastidiva Kurt continuamente.

“Nemmeno io.” Rispose Kurt, stringendosi nelle spalle. “Io... Avevo bisogno di raccontarlo a qualcuno. Non posso dirlo a nessuno dei miei compagni di scuola, perchè non voglio che si sappa in giro. Di certo non posso condividerlo con mio padre... farebbe qualche colpo di testa o gli verrebbe un altro attacco di cuore. Gli altri professori non capirebbero. Mi dispiace essere piombato qui senza avvisare, soprattutto dopo quello che...”.

Ci siamo detti.

“Non ti preoccupare., non dirò nulla a nessuno, se è questo che vuoi. Rimango comunque tuo amico anche se oggi...” Blaine fece per appoggiare la mano sul ginocchio di Kurt, ma poi la ritrasse, anche se il suo solo intento era quello di rassicurarlo.

“Così e tutto più difficile.” rispose Kurt, facendo una smorfia.

“Già.”

Tacquero per poco, poi Kurt riprese a parlare.

“Non avevo mai baciato nessuno. Un ragazzo, intendo. Pensavo sarebbe stato diverso... pensavo che io mi sarei sentito diverso. Ora invece mi sembra tutto sbagliato. Mi sento nauseato e sottosopra, come se avessi fatto io qualcosa per provocarlo o per costringerlo.”

Involontariamente, Blaine ricordò di quella volta alla Dalton quando Sebastian, seduto con lui nella sala comune, gli aveva tolto il libro dalle mani e aveva premuto con forza le labbra contro le sue. Anche se erano amici e Sebastian non lo aveva mai maltrattato, non ricordava il suo primo bacio come un momento speciale: si era sentito diverso, dopo quel giorno, ma per i motivi sbagliati. Aveva peccato di curiosità ed era andato avanti, pensando che forse era lui a esserci immaginato baci, amore e carezze diverse da come erano in realtà... poi tutto era andato a rotoli. C'erano stati altri ragazzi, altri abbracci, altri baci, ma non si era mai scrollato dalle spalle quella sensazione di estraneo e di meccanico.

“Forse ti è sembrato tutto sbagliato perchè non era la persona giusta... tu non volevi baciarlo, no?”

“No.” Kurt scosse piano la testa. “Io immaginavo di baciare te. L'avevo pensato fino a poco prima.” Lo disse con le guance arrossate e una consapevolezza sincera. Quella confessione gli rotolò dalle labbra prima di potersi fermare.

“Kurt...” Blaine lo supplicò piano, ma Kurt lo interruppe, ora inarrestabile. Tanto valeva essere sinceri.

“Se uno immagina di fare una cosa non è come se la facesse davvero, no?” mormorò Kurt, stringendosi nella coperta e voltandosi verso di lui. “Non voglio sentirmi in colpa solo perchè immagino di fare qualcosa che non mi è permesso fare. Dire di voler fare qualcosa e poi non farlo ti rende colpevole?”.

Blaine non avrebbe voluto rispondere, ma lo fece comunque.

“No. Direi di no, altrimenti dovremmo condannare per omicidio chiunque dica di voler ammazzare qualcuno. Sarebbe sufficiente solo pensarlo o desiderarlo, ma dire di voler fare qualcosa non è come farlo davvero... nessuno può biasimarti.” Kurt fece un respiro profondo, completamente senza difese.

“Se tu non fossi il mio professore, ti prenderei la mano. Sarebbe calda e liscia. Avrebbe la forma perfetta per stare stretta tra le mie.” Lo disse a bassa voce, sfregando il pollice contro le sue stesse dita. Se chiudeva gli occhi, poteva sentirla. Aprì la mano, poi la poggiò sulla sua coscia, con il palmo rivolto verso l’altro, senza dire altro. Incantato dalle sue parole, Blaine allungò il braccio, avvicinando il suo palmo a quello di Kurt, senza toccarlo; rimase a pochi centimetri di distanza. Guardarono entrambi le loro mani: forse erano destinati a rimanere per sempre così. Vicini come due rette parallele, che corrono insieme senza incontrarsi mai. Ma loro non erano due stupide linee, potevano sentire il calore della vicinanza, bramarlo, stringerlo, annullarlo.

“Non possiamo.” Blaine non era sicuro di averlo detto davvero. Forse l'aveva solo pensato. Sollevò la mano e l'avvicinò alla guancia di Kurt, arricciando i polpastrelli fin quasi a sfiorare la peluria sottile del suo viso. Sentiva il respiro del ragazzo sulla pelle sottile del suo polso, era solo appena più affannato, eccitato e agitato da quel gioco proibito tra di loro.

Guardare e non toccare. Per l'ennesima volta, ritrasse la mano. Non aveva mai desiderato così tanto toccare qualcuno.

“Posso chiederti una cosa?” Kurt lo guardò negli occhi, lui annuì. “Se io non fossi stato un tuo studente, se ci fossimo conosciuti in altre circostanze, se fossimo stati... ancora noi, ma diversi, mi avresti baciato?”.

“Sicuramente sì. Però non mi sarei mai innamorato di te, perchè non avrei avuto l'opportunità di conoscerti e di farmi conoscere davvero. Io non parlo mai di me, mi sono successe cose che mi hanno reso un po'... schivo. Invece con te è stato diverso, ho voglia di dirti tutto. E non posso. E' una cosa che mi sta facendo impazzire. Vorrei poter...” Blaine si passò una mano nei capelli, maledicendosi per essere così immaturo, goffo e impreparato. C'erano le parole giuste. Dovevano esserci.

“O tutto o niente? E' così che ragioni... io ero già pronto ad accontentarmi, tu invece non ci riesci. Se non puoi avere tutto, allora preferisci rinunciare al resto. Quello che abbiamo è bello. Non ti basta?” disse con voce triste, stropicciando la coperta che gli copriva ancora le gambe. “Abbiamo il Lima Bean, i libri, il caffè, i dolci...”.

“La verità è questa, Kurt. Tu dici che se io non fossi il tuo professore mi prenderesti per mano. Io invece ti dico che se tu non fossi un mio studente, ti prenderei quella mano e la stringerei forte, intrecciando le tue dita con le mie. Me la porterei alle labbra, ne mordicchierei l'interno del polso, dove la pelle è più sensibile, poi salirei fino alla piega del gomito e ti bacerei anche lì. Arriverei al tuo collo, alle tue labbra, non saprei fermarmi Kurt. Se tu non fossi un mio studente, vorrei avere tutto. Tutto quanto, fino all'ultima goccia.”

“Ma...” Kurt provò a ribattere, lusingato e intimorito insieme. Eccitato, forse. Blaine si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.

“La vuoi sapere la verità? La verità è che non mi importa davvero. Non mi importa che sei un mio studente. Io voglio tutto lo stesso, soprattutto ora che so che anche tu lo vorresti... sono spaventato da quanto lo voglio. Ogni volta che ti vedo è come se...”. Kurt lo guardava con occhi spalancati. “Ci guardiamo un film, che ne dici? Per guardare un film non c'è bisogno di parlare.”.

Kurt annuì silenziosamente e lo guardò prendere il dvd di Rent. Sorrise, perchè era prevedibile: avevano parlato di quel musical fino a sfinirsi.

“Se canto però non ti lamentare.” disse quando Blaine abbassò le luci e tornò sul divano. L'altro non rispose e rise piano, così come non disse nulla quando Kurt gli allungò metà della trapunta, coprendogli le gambe. Kurt avrebbe voluto stringergli la mano, anche solo per vedere se davvero Blaine non avrebbe saputo fermarsi: tremava alla sola di idea di lui che lo baciava sul collo. Avrebbe reclinato la testa per lasciargli più spazio e avrebbe passato le mani tra i suoi capelli, stringendolo sempre più vicino...

Qualcosa vibrò nella sua tasca. Era un messaggio, piuttosto scocciato, di Finn.

Mercedes ha appena chiamato a casa per chiederti gli appunti di storia. Sei fortunato che ho risposto io. Dove sei? Per davvero, intendo.

Guardò lo schermo luminoso del cellulare mentre pensava a come poteva tornare a casa. L'auto l'aveva lasciata a scuola, non sapeva se c'erano autobus e chiedere un passaggio a Blaine era fuori discussione. Chiese a Finn di passare a prenderlo davanti alla libreria dall'altro lato della strada: si sarebbe inventato qualche bugia, poi, sul momento.

Ok. Arrivo tra un quarto d'ora.

Infilò il telefono nella tasca con un sospiro e vide che Blaine lo stava guardando.

E' tutto ok?” chiese sollevando le sopracciglia con aria interrogativa.

Io... devo andare. Ho detto una bugia ai miei per spiegare la mia assenza a cena, ma a quanto pare Finn quando vuole sa essere più furbo di Sherlock Holmes. Passa a prendermi tra poco.” disse tirando indietro la coperta.

Gli hai detto dov'eri?”

No... ma credo che lo sappia.” Si strinse nelle spalle. Non c'era dubbio, Finn avrebbe capito al volo che era con Blaine: altrimenti perchè mentire? Blaine spense il lettore DVD e ripiegò la coperta, mentre Kurt controllava lo stato dei suoi vestiti: erano ancora umidi, ma andavano bene. Si cambiò rapidamente, senza voltarsi. Puzzavano di pioggia.

Blaine armeggiò con l'attaccapanni e tornò con una sciarpa: “Prendila, almeno così copri il collo. Se ti ammali domani non puoi venire a lezione.”

Kurt sorrise a quel tentativo di ironia, poi rimasero uno di fronte all'altro per diversi secondi, indecisi su cosa dire.

Allora... sei ancora del parere tutto o niente?” domandò Kurt, con gli occhi bassi.

E' difficile, Kurt. Già è una situazione complessa, se a questo ci aggiungi che sono un disastro in queste cose, allora puoi essere certo che non finirà bene. Però possiamo provarci. Posso provarci.” La mano stretta a pugno, le unghie conficcate nel palmo. “Qualcosa può essere abbastanza, ma ho bisogno di pensarci.”

Kurt alzò lo sguardo e sorrise; di nuovo il pungente desiderio, la sensazione di calore sotto la pelle, il senso di possesso, di appartenenza, l'odore di casa, assalirono Blaine. “Ok.”

Con Karofsky cosa pensi di fare?” Cambiò argomento.

Non lo so. Qualcuno dovrebbe parlargli, perchè dev'essere frustrante nascondersi quotidianamente. Non dirò niente a nessuno, però lui ha bisogno di aiuto.”

Ti tratta male continuamente e ti ha rubato il primo bacio, eppure riesci a preoccuparti per lui. Gli parlerò io. Domani. Fingerò di aver visto qualcosa, di aver intuito. Non lo so, mi inventerò qualcosa, ma vedremo di far finire questa storia. Magari se lui la smette anche gli altri seguiranno il suo esempio.”

Kurt si dondolò poco convinto sui talloni. “Spero che non debbano baciarmi tutti per smettere di tormentarmi. Allora io vado, magari questa giornata infinita arriverà alla fine, se riesco a mettermi un pigiama e infilarmi a letto.”

Giornatina pesante, non è vero?”

Ridacchiarono, a disagio.

Allora ci penserai?” domandò Kurt.

Forse riuscirò ad abbandonare la mia politica Tutto o niente. Intanto vediamoci al Lima Bean come al solito.”

Kurt sorrise, lo salutò e uscì dalla porta. Quando Blaine la chiuse, si voltò a guardare il suo appartamento: sembrava diverso. Perfino l'odore sembrava essere cambiato.

La coperta ripiegata con cura sul divano, la custodia del dvd sul tavolino, il cartone della pizza sul mobile della cucina, il berretto di Kurt dimenticato sul termosifone. Respirò profondamente, mentre si rendeva conto che era bastato averlo in casa per un paio d'ore e di nuovo ogni oggetto sembrava gridare la sua presenza. Perfino le pieghe del divano.

Pochi secondi e una nuova consapevolezza lo colpì con forza alla bocca dello stomaco. Non era la casa ad essere cambiata, era lui. Non poteva voltarsi davanti a quello che il destino gli aveva riservato, non dopo averne stretto il calore tra le dita. Non stava nemmeno cercando e aveva trovato Kurt. Si era opposto, ma era comunque scivolato sotto la sua pelle. L'aveva tagliato via ed era ritornato prepotente. Aprì la porta e corse fuori.

Kurt era in fondo al corridoio, che aspettava l'ascensore. Blaine ringraziò di abitare al settimo piano.

Kurt!”

Lo guardò voltarsi e osservarlo sorpreso mentre gli si faceva incontro.

Ci ho pensato.”

Ci hai pensato? Quando, negli ultimi trenta secondi?” rispose lui, incredulo.

Sì.” disse Blaine, senza fiato.

E?” Kurt sollevò le sopracciglia, in attesa di una risposta.

Tutto, Kurt. Voglio tutto quanto.”

Poi lo fece. Guardò il volto stupefatto di Kurt, gli poggiò le mani sulle guance con tutta la delicatezza di cui era capace e lo avvicinò al suo viso. Lo disse di nuovo: “Tutto.”

Lasciò che fosse Kurt a chiudere la distanza che li separava. Niente doveva essere simile al bacio brusco che Karofsky gli aveva riservato. E quando Kurt finalmente si avvicinò, Blaine si rese conto che quello era il primo bacio che contava, per entrambi.

Perchè non c'era niente di sbagliato anche se tutto sembrava gridare il contrario.

Perchè anche se Kurt era goffo e insicuro, ogni suo disordinato movimento contro le labbra di Blaine era pura perfezione.

Perchè era morbido, dolce e caldo. Profumava di vaniglia e di pioggia.

Perchè lo volevano disperatamente tutti e due, anche se avevano appena deciso che qualcosa poteva anche essere abbastanza.

Potevano averlo immaginato diversamente, con mani che stringevano e accarezzavano, con dita che s'intrecciavano in armonia e un tramonto alle spalle, ma non sarebbe mai stato così devastante. Si allontanarono con il fiato corto e le labbra arrossate.

“E' così che sarebbe dovuto essere il tuo primo bacio, Kurt.” disse stringendogli delicatamente il viso tra le mani, parlando con le labbra ancora vicine a quelle di Kurt, le fronti che si toccavano, il respiro caldo. Avevano ancora gli occhi chiusi.

“E così il secondo.”

Si allontanò per baciarlo sulla fronte, scostando con la punta del naso i capelli bagnati. La pelle di Kurt era umida e liscia.

“E così il terzo.”

Scese appena, per baciarlo a un angolo della bocca. Kurt sorrise.

“E così tutti gli altri.”

Tolse le mani dal suo viso e lo abbracciò, appoggiando il viso nell'incavo del collo di Kurt, dove baciò teneramente lo scampolo di pelle lasciato scoperto dalla sciarpa e dal colletto del cappotto. Lo baciò più volte con un'urgenza quasi disperata, in contrasto con il tocco soffice delle labbra su Kurt.

Quando trovò il coraggio di guardarlo di nuovo, disse la verità: “Sarebbe dovuto essere così, Kurt. E non sai quanto mi dispiaccia che sia andata diversamente.”.



Nda

Dunque. Io mi preparo ai sassi e ai pomodori, nel frattempo lasciatemi ringraziare chi ha messo la storia nei preferiti e chi ha espresso il suo apprezzamento. Ora vado a sotterrarmi, perchè ho una paura blu che non vi piaccia. Credo che mi riserverò la possibilità di rileggere e modificare.

A presto!

   
 
Leggi le 55 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: lievebrezza