Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: MadLucy    30/01/2012    4 recensioni
Diciotto anni dopo,dopo Maka,Kid,Black*Star e gli altri,ci troviamo qui. A Death City.
Dove un tempo tutto è iniziato,e ricomincerà di nuovo.
Chi occuperà i banchi della Shibusen? Chi saranno i protagonisti di questa storia? Ma loro,ovviamente.
I figli dei nostri eroi.
La nuova generazione di Soul Eater non passerà meno guai dei loro predecessori; dovrà vedersela con manie di protagonismo,nevrosi da simmetria,lividi da enciclopedia e attacchi di panico,senza contare i loro genitori...
Ma la follia minaccia di nuovo il mondo,più forte che mai...a causa di chi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una decisione avventata. Facciamo i bagagli, come procurare un ictus al proprio padre in...una mossa?





Ed eccoci qui. Nell'unico posto dove non vorrei essere.
Sospiro e mi fermo, chiudo gli occhi davanti alla superficie scura della porta di casa Stein.
-Uffa, Ace. Perchè toccano sempre a noi, questi compiti ingrati?- mi lamento sottovoce. Il mio migliore amico, di fianco a me, affonda le mani nelle tasche del giubbotto. Ha la fronte aggrottata ed è insolitamente taciturno; persino una persona vivace e ottimista come lui si è resa conto dell'estrema gravità della situazione.
E' un po' sconfortante, in un certo senso: è sempre stato un bastone d'appoggio, pronto a farmi tornare il sorriso e sciogliere la tensione. Non mi piace vederlo così.
Nessuna risposta, solo una distratta scrollata di spalle. Stringo più forte il giornale che tengo fra le dita.
Infine, con un movimento lento e misurato, premo il campanello. Dling dlong, risuona metallico.
Silenzio, poi rumori indistinti e passi affrettati.
La porta si apre. Theodore ci fissa, inarcando le sopracciglia. I suoi capelli caffelatte ricadono scompigliati sul collo, le occhiaie viola pallido raccontano notti inquiete.
-Che volete?- taglia corto. Non è certo un gran momento per lui; non viene a scuola da giorni -tanto non ne ha bisogno, in fondo, percui nessuno lo costringe-, non parla, non esce.
E, ragiono sconsolata, non sono qui migliorargli la giornata.
-Ciao.- saluto nervosamente, spostando il peso da un piede all'altro. Ace gli fa un cenno con il capo, poco loquace.
Una pausa imbarazzante. -Ecco...vedi, ehm, abbiamo delle novità. Novità per te su...su Ran.- concludo fioca.
La sua espressione cambia radicalmente. Sgrana gli occhi grigio intenso, incredulo ed euforico. Il suo viso sembra illuminarsi. Di speranza, di felicità.
-Cosa?! Davvero?! Avanti, parla! Dov'è? Come sta?-
Mi sento male.
-Hai letto il...il giornale di oggi?- domando invece. Lui corruga le sopracciglia, irritato.
-No. Allora, queste novità?!-
-Q...qui.- Gli tendo la rivista. Lui lo prende, perplesso. Vedo i suoi occhi scorrere la pagina.
Nulla sembra attirare la sua attenzione. Indico un titolo a lettere cubitali.
-Un piccolo villaggio è stato raso al suolo in circostanze tutt'ora misteriose.- spiego brevemente. Lui legge rapidamente qualche riga, scettico.
-E quindi?-
-Sappiamo solo che chiunque sia il responsabile...è capace di scatenare un enorme potere distruttivo. Enorme-potere-distruttivo.- sillabo calcando ogni parola. -Piuttosto strano anche il fatto che il paese si trovasse nelle vicinanze dell'antico maniero di Medusa.-
Theodore pare ancora confuso. -Voi credete che sia stata...?-
Annuisco piano con il capo.
-Che prove avete?!- scatta innervosito. -Non è la sola ad avere abilità straordinarie! E cosa diamine c'entra Medusa?!-
-Quel castello è uno dei luoghi più pericolosi. Dentro vi sono ancora celati residui dell'antica follia che vi regnò molti anni anni fa: a contatto con nuova follia, reagisce come la benzina con una fiammella.- racconto, così come mia madre l'ha spiegato a me ieri sera.
-Che cosa sarebbe andata a fare, lì?- insiste Theodore scontrosamente. Sbuffo impaziente.
-In che lingua preferisci che ti dica che vuole...vuole diffondere la follia ovunque?! Come suo padre prima di lei?! Andiamo, Theodore, non essere ingenuo!-
Cala un silenzio sepolcrale. Dopo qualche istante, mi rendo conto che sia il ragazzo che Ace mi stanno studiando stupiti.
Okay, devo avere esagerato un po'.
-Scusa, va bene? Ma non puoi continuare a credere che lei...che lei sia sempre la stessa Ran. Non l'amica che noi abbiamo conosciuto! Questa è diversa. E' il suo...lato oscuro.-
Solo mentre pronuncio queste parole ne avverto il reale significato, la reale consistenza. Rabbrividisco istintivamente.
Stiamo parlando di qualcosa di molto più corrotto e malvagio di quanto si possa mai immaginare, di un potere devastante e terribile.
Tace. I suoi occhi plumbei sono vuoti, persi in pensieri a cui mi è impossibile avere accesso.
Infine sembra riacquisire vitalità. Si volta e procede spedito verso le scale.
-Ehi, dove vai?!- esclama Ace.
-A fare i bagagli.- risponde secco. -La vado a prendere.-


-Tu non ti muovi di qui.- Marie Majoir si piazza davanti alla porta. Le braccia conserte, gli occhi nocciola accusatori puntati sul figlio, sembra decisa a non spostarsi.
Theodore rotea gli occhi al cielo. -E' una mia decisione.-
-Ed è stupida! Una decisione stupida!- sbotta lei furente, le guance infiammate di rosso acceso.
-Non puoi impedirmelo.- chiarisce lui, sistemandosi lo zaino rigonfio sulla spalla.
-Oh, certo che posso. Lo sto facendo in questo preciso momento!- replica lei, puntando bene i piedi.
-Beh, con il tuo permesso o no, io partirò comunque.-
-E sentiamo. Cosa hai intenzione di fare?- Un rollare pacato indica che la fedele sedia di Stein si sta avvicinando. Il professore squadra Theodore con scettismo, un sigaro fra le labbra. -Arrivare e dire "Su, non distruggere il mondo, vieni a casa con me che ti porto in un bel posto con le pareti imbottite bianche, dove ci saranno tante persone a capirti"?-
Il ragazzo digrigna i denti. -Potresti piantarla di sfottere, per una dannatissima volta?!-
-Mi stavo solo informando sui tuoi piani. A quanto deduco, non ne hai.- ribatte il padre.
Theodore resta in silenzio per qualche istante, ragionando su cosa dire. -Lei non è veramente così.-
-Non è veramente una pazza sadica o non è veramente un demone assetato di sangue?!- strilla Marie.
-E' una ragazza normale.- Theodore riduce gli occhi a due taglienti fessure. -O meglio, potrà esserlo solo quando voi la smetterete con questi sciocchi pregiudizi basati solo su un legame di sangue di cui nessuno, tantomeno lei, può essere responsabile.-
-Da quello che c'è scritto qui,- la madre solleva il giornale. -mi sembra che questi "sciocchi pregiudizi" non siano poi così infondati, o no?-
-No.- risponde l'altro. -Adesso non è in sè, non si rende conto delle sue azioni. Proprio come accadeva a me. Ti ricordi gli attacchi? Non era mai colpa mia, ripetevate. Perchè adesso allora la colpa è di Ran?-
-E'...diverso.- conclude Marie incerta.
-Non è affatto diverso. E' uguale. Proprio per questo io la farò rinsavire.-
-E come?!- esplode la donna, disperata. Il figlio scrolla le spalle.
-Che ne so?! Qualcosa mi verrà in mente. Ma se non ci provo, fallirò di certo.-
Scosta con delicatezza il corpo della madre, per uscire.
-Fermo là.- Un bisturi sfreccia accanto al suo orecchio. Il ragazzo lo afferra e rilancia al mittente.
-La tua audacia è imprudente e stolta.- afferma Stein piano, rimirandosi nel riflesso della lama. Theodore rimane a fissarlo impassibile.
-...ma è la tua scelta? Benissimo. Affrontala. Però ricorda che ogni decisione prevede delle conseguenze.- termina voltandosi sulla sedia.
Il figlio annuisce semplicemente con un cenno del capo. -Sono responsabile di me e delle mie azioni.-
-Come puoi mettere a repentaglio la tua vita per un demone del genere?!- Marie scoppia in singhiozzi, distrutta.
Lui la guarda, una nuova sincerità negli occhi d'argento. -Mamma, io credo di amarla.-
E si allontana, rapidamente, lasciando la povera donna a osservare la sua figura lungo il vialetto.
-...oh, mio Dio.- mormora.
-E' un bravo ragazzo.- ragiona Stein fra sè. -Se la caverà, vedrai.-
Ma forse, pensa Marie, sta solo cercando di rassicurarsi.




-Pensavi forse di partire da solo, cretino?!-
Theodore si volta sorpreso, per ritrovarsi davanti tutti quanti noi.
Io ed Ace, naturalmente, poi Shi con Mickey stretto al braccio (Wowwww, si va in gitaaaa!!!), Silver*Star con una coda di cavallo lunga fino al terreno (Volevi rubarmi il centro della scena, vero?! Ahahah, impossibile!), affiancata dalla Meister, Natasha, con un'aria risoluta; Jackson gli sorride allegro, mentre la piccola Ella piagnucola qualcosa tipo "Voglio venire anch'io, non è giuuusto...".
Theodore è sospettoso. -I vostri genitori sono consapevoli di questa storia?!-
Sguardi colpevoli e imbarazzati lampeggiano qua e là.
Sento un tuffo al cuore. -Ohh, a papà verrà un ictus quando scoprirà che sono scomparsa!- gemo pietosa. Dopotutto l'ho deciso io, non si piange sul latte versato.
-Magari.- scherza Ace. Almeno, spero stia scherzando.
-Addy Chooop!- Oggi non sono proprio dell'umore giusto per le sue battutine cattive.
Si massaggia il cranio sofferente. -Dài, non arrabbiarti! Lo stai facendo per una buona causa. Per salvare Ran.-
-Sì.- concordo poco convinta.
Chissà se c'è ancora qualcosa da salvare.
-Vabbè, venite. Fate quello che vi pare, non impedisco niente a nessuno, io.- è il commento indifferente di Theodore. -Ma se vi ammazzano non voglio casini.-
Nahh, è tutta una sceneggiata! E' contentissimo di vederci, in realtà!
Forse.
-Un'informazione.- chiede Jackson riluttante. -Dove dormiremo?-
-Io ho una delle mie Carte Platino qui.- risponde Shi con un sorriso. -Magari riusciamo pure a trovarci un bell'albergo.-
-Urrààà!- ride Mickey. -Viva il platino, viva la sorellona, viva le giraffe!-
-Albergo? Parli sul serio?- Theodore non sembra più tanto scocciato dalla sua presenza.
-Yahoooo! Inizia l'avventuraaa!!! La Grande Silver*Star e la sua cricca alla riscossaa!!!- La figlia di Black*Star saltella impaziente.
-La sua cricca?!- protesta Shi offesa. -Io non sono la "cricca" di nessuno!-
Iniziamo ad avviarci, volenterosi.
-Io voglio la vasca idromassaggio!- esclama Ace.
-Non iniziate a rompere.- borbotta Theodore. -Ne ho già piene le scatole di voi...-
Mi volto, ad osservare i cancelli di Death City. Arrivederci, saluto la città dove sono nata, con un po' di malinconia.
Spero proprio che torneremo tutti sani e salvi. E' la miglior cosa che posso augurarmi.
















Note dell'Autrice: No, non ho più la forza di aggiungere una sillaba. Scappo, letteramente.
Scusate solo gli ormai irrimediabili ritardi, spero che la storia continui a piacervi come sempre! Altrimenti non esitate a dirmelo,
Lucy





  
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