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Autore: Edellweiss    30/01/2012    1 recensioni
E’ una delle sensazioni più strane e travolgenti che esistano, nasce da un insieme di fattori, che chi più chi meno collabora a creare. L’aria in torno è densa, pesante, fai fatica addirittura a respirare; stringi più forte la mano della ragazzina bionda accanto a te, è quasi una testa più piccola di te.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so se a qualcuno interesserà questa storia, ma anche se solo avete aperto la pagina vi ringrazio, dal profondo del cuore.

Pain

 

E’ una delle sensazioni più strane e travolgenti che esistano, nasce da un insieme di fattori, che chi più chi meno collabora a creare. L’aria in torno è densa, pesante, fai fatica addirittura a respirare; stringi  più forte la mano della ragazzina bionda accanto a te, è quasi una testa più piccola di te.

Né te né lei, così come gli altri riescono a sembrare sereni davvero, alternate sorrisi forzati che provocano dolore ad espressione neutre, per mantenere in apparenza un minimo di contegno.
Non parli perché un groppo alla gola ti avvisa che se anche permetti ad una sillaba di fuori uscire le lacrime inizieranno a scendere. << Eccoci qua, è ora .. >>, sussurri così piano che quasi non si sente, tanto il groppo è grande e doloroso. Non ce la fai più, un lieve pizzicore al naso sconvolge quel minimo di equilibrio che avevi acquistato durante le due ore di viaggio in macchina, lei ti aveva chiesto di non piangere, tu non avevi mantenuto la promessa. E neppure tua madre, tua nonna e tuo fratello, che raramente hai visto piangere.
<< No lloren, me lo habian prometido ..>>. E’ una richiesta sincera, detta con un tono inclinato, di chi sa che sta per seguire ruota gli altri.
<< Disculpanos Alessia, pero no podemos .. >>.
Tutti con gli occhi lucidi e lacrime sulle guance fredde, nonostante siate dentro l’aeroporto da dieci minuti avete tutti ancora i corpi congelati dal freddo di Febbraio. Arriva la Hostess che stavate aspettando, che gentilmente saluta e prende per mano tua cugina mentre senti la disperazione e i singhiozzi aumentare, sei sicura di avere il volto rosso dalla frustrazione. Se ne va.
Un ultimo abbraccio, forte, dalla stretta così intensa che al posto delle mani sembra ci siano lacci di ferro, indistruttibili, indivisibili. Le asciughi le lacrime, baciandole le guance non sai neppure quante volte, come hai fatto ogni giorno in quei due mesi. Smetti di piangere, non vuoi che il tuo ultimo ricordo di lei sia annebbiato dalle lacrime. Ultimi saluti, ultimi attimi in cui la sua presenza, il suo profumo albergano nell’aria.
<< Al prossimo anno! >>, dite scherzando, apposta in italiano.
La hostess se la porta via, mentre voi rimanete lì ha fissarla finché lei non scompare dal campo visivo, allora vi voltate, vi stringete tra voi mentre vi dirigete all’uscita. E nonostante l’aria fredda faccia rabbrividire la ringrazi, perché il freddo asciuga le lacrime e ripulisce, almeno temporaneamente, dal dolore, ghiacciandolo nel tempo. 

                                                                          

   
 
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