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Autore: Silvar tales    30/01/2012    4 recensioni
Sussultò, rendendosi conto di quanto gli fosse familiare quel luogo, un po' chic, dalle sedie di alluminio e le poltroncine viola, con una formidabile pista da ballo. Erano successe tante cose su quei tavoli di alluminio, aveva ideato il suo primo raccontino in prosa - un fiasco totale -, aveva incontrato il suo compagno di vita - il caffè italiano -, e aveva conosciuto lui.
Il ragazzetto del New Jersey.
[Turno 5, Stanza 3: Nave da crociera]
[37 punti ottenuti al contest "Le Dodici Stanze - Chi la dura la vince" indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Deidara, Naruto Uzumaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Deidara sfida Le Dodici Stanze '
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Pacific




Era tanto che Deidara non metteva piede su quella nave, sballottato tra gli imprevisti della vita e l'insopportabile attaccamento di Ariet, la sua ipotetica fidanzata.
Eppure, dopo uno strepitoso anno sabbatico, dopo tante rivolte studentesche ed occupazioni, dopo aver attraversato tutto quanto il Canada a bordo di un camper da rottamare, si trovava nuovamente a bordo della Green Line, a leccarsi le ferite come un gatto randagio e a trangugiare birra inneggiando al sole che calava, inseguito dai gabbiani.
Nonostante le borse e i mercati stessero passando un periodo dell'orso mai visto, quell'anno i soldi non erano mancati al giovane surfista californiano. E aveva deciso bene di spenderli tutti quanti nell'ennesima crociera di lusso, la Green Line, la cui rotta rasentava le coste della sua terra.
Il tramonto e il vento freddo che guizzava tra i capelli erano il suo migliore analgesico, una ricetta perfetta per dimenticare il male di vivere.
Poggiò entrambi i gomiti sul parapetto e seguì con sguardo assorto il fumo che piroettava fuori dalla sua sigaretta. Le onde che s'infrangevano contro lo scafo, metri e metri sotto di lui, erano alte e scure. Avevano quell'andamento disordinato e vorticoso che lo confondeva sempre quando doveva cavalcarle a riva, eppure la nave le tagliava come burro. Il rollio era impercettibile; solo di notte, nel silenzio e nella calma, si sentiva un lieve ondeggiare, sensazione accompagnata dalla dolce cantilena dei motori.
Si stavano avvicinando alla città di San Diego, e la nave accese le luci in anticipo per salutarla.
Presto la notte calò anche sul ponte della Green Line, anche se le eccessive luci psichedeliche e le ombre pirotecniche dei fuochi falsavano la spaventosa oscurità che impregnava il mare attorno. Un buio denso, palpabile e impastato di carbone e argilla.
Quella sera conobbe un ragazzo del New Jersey, un rissoso bambinone dalla risata facile con un'impalcatura bionda di capelli spinosi. Annebbiato dalle luci eccessive e dal carnaio che si scatenava sulla piattaforma del discobar, probabilmente lo vide più carino di quello che era.
Mezz'ora dopo era nel letto della sua cabina, a perdersi nelle sue labbra reduci dall'happy hour, gustosamente pungenti d'alcol.
La notte si concluse in un pressante calore appiccicoso, e in una dolce sensazione tra le gambe accompagnata dall'orrenda musica house di sottofondo che sfumava.
La mattina presto Deidara sgattaiolò dal letto di soppiatto, per nulla desideroso di trovarsi nell'imbarazzante situazione di dover trovare qualcosa da dire al tizio che si era scopato la notte prima.
Raccolse in fretta i pochi vestiti che aveva lasciato e si diresse verso il ponte, alla ricerca di un bagno. Si risistemò alla meno peggio la chioma arruffata che si ritrovava, passandosi tra i capelli i denti rotti del fedele pettine da viaggio. Guardandosi allo specchio gli veniva da ridere, pensando che molti credevano ancora alla balla della sua eterosessualità quando lui sapeva perfettamente di avere una metà controtendenza. Ciò che la gente non vedeva, ciò che la gente non avrebbe mai pensato, vedendolo circondato a quel modo da donne di tutti i tipi e di tutte le età.
A metà mattina si diresse verso il bar, lo stesso che la notte si tramutava in una discoteca e la mattina sfornava cioccolate e brioches. Ordinò con garbo un bignè e si sedette al tavolo di alluminio, in attesa di essere servito. Un pensiero fugace volò al ragazzo della sera prima, notando che si trovava nello stesso luogo in cui si erano incontrati e si erano succhiati le labbra a vicenda per un periodo imprecisato di tempo.
Si tranquillizzò pensando che non l'avrebbe più incontrato, o anche se l'avesse incontrato, l'avrebbe evitato accuratamente. Ma evidentemente era troppo presto per formulare una simile convinzione, perché il cameriere che con fare impacciato si presentò al suo tavolo con ben venti minuti di ritardo aveva la stessa faccia da idiota del New Jersey, gli stessi assurdi capelli sparati all'insù e lo stesso fare grintoso e solare del ragazzo della sera prima.
A Deidara mancò un battito.
Il suo cervello iniziò velocemente ad elaborare mille soluzioni diverse, e naturalmente la sua impulsività scelse la più stupida. Ovvero restare congelati al proprio posto e fissare con il batticuore negli occhi il viso spaesato dell'altro, che pieno d'imbarazzo cercava disperatamente di non incontrare il suo sguardo.
“Ecco il suo...”
“Hei, perché non ti siedi?” Lo bloccò contropiede.
Tutto iniziò da lì.
Da una scelta coraggiosa e impulsiva di Deidara che, nonostante tutto, si rivelò la più saggia.
Si chiamava Naruto Uzumaki, era appena ventenne e si ritrovava a lavorare sulla Green Line per pagare gli studi universitari del fratello. La sua storia era simile a quella di tanti altri: genitori separati, debiti su debiti da saldare, problemi con la droga.
Deidara lo ascoltò per lunghe mezzore, senza però memorizzare ciò che gli veniva detto.
Era più interessato al movimento delle sue labbra che alle parole che ne uscivano, ma di certo la prima cosa che poté affermare apertamente era che Uzumaki fosse un gran chiacchierone.
La sera, finito l'orario lavorativo del ragazzo, si ritrovarono nuovamente nell'atmosfera suggestiva del crepuscolo.
Nonostante lo scenario fosse alquanto romantico, stettero attenti a non lasciarsi sfuggire nemmeno un bacio, soprattutto per non compromettere il lavoro di Naruto, restrizione che a Deidara non piacque per niente.
E così si lanciarono entrambi a discorrere di omofobia e mentalità chiuse come lucchetti, e successivamente di religione, di politica, di economia, ed entrambi si ritrovarono su posizioni simili ma non uniformi. Deidara era un vero e proprio anarchico, uno di quelli convinti e attivi, mentre Naruto aveva un forte ideale di giustizia sociale in sé, un forte senso di potere condiviso. Era un grande idealista. Così si ritrovarono ad accoppiare le loro menti in ambito filosofico e naturale, e fecero scoccare le undici. A quel punto gli spiriti cominciarono a farsi bollenti.
Naruto, avvantaggiandosi dell'oscurità, prese a baciare Deidara con una certa noncuranza, e Deidara lo condusse nell'angusta cabina, senza mezzi termini.
Fu un sesso più chiacchierato e sentimentale del precedente, più affettuoso e lento, più erotico.
Presero più tempo per esplorarsi a vicenda, indugiarono più a lungo invece di precipitarsi in un orgasmo asciutto e insoddisfacente.
Si lasciarono andare tra le coperte, stremati, nell'intento di calmare il ritmo sfrenato dei loro cuori.
Deidara infilò il naso tra i capelli dell'altro, annusando la salsedine che si mischiava all'odore sintetico dello shampoo. Ricevette in risposta un gracidio di assenso, seguito da uno starnuto.
“Questi cazzo di capelli...”
Fece la voce chiara di Naruto, che sfumò presto in una risatina. Deidara si sentì strattonare i lunghi ciuffi biondi, che erano andati a solleticare il naso del suo vicino.
D'altronde erano talmente corposi che s'andavano ad infilare ovunque, era ben difficile tenerli a bada.
La mattina dopo l'Uzumaki si presentò al tavolo del californiano con un paio di forbici. Scintillanti, feroci, temibili stecche di ferro dalla punta arrotondata.
“Ora ci penso io”.


*




“Non pensi che sia magnifico?” Strillò eccitata Ariet, appendendosi al braccio del suo principe azzurro.
“Sì”, fece quest'ultimo, per nulla entusiasta.
Il sole tramontava nuovamente, oltre la balaustra della Green Line. Un altro dei meravigliosi tramonti che infiammavano quel tratto di mare, dirimpetto alla costa americana. Eppure non gli sembrò un granché.
Stavolta aveva voluto mettergli il guinzaglio, l'arpia. La sua assillante copertura. Ma se continuava così presto avrebbe incollato le labbra al primo figo che passava e avrebbe urlato sì, sono frocio!
Cosa lo spingesse a fingere e a soffrire in quel modo doveva ancora capirlo.
“Che dici, andiamo a prenderci un drink?” Propose Ariet, sorridente come non l'aveva mai vista. Quantomeno lei si divertiva.
Deidara annuì pensieroso, lasciandosi guidare dalla ragazza.
Sussultò, rendendosi conto di quanto gli fosse familiare quel luogo, un po' chic, dalle sedie di alluminio e le poltroncine viola, con una formidabile pista da ballo. Erano successe tante cose su quei tavoli di alluminio, aveva ideato il suo primo raccontino in prosa - un fiasco totale -, aveva incontrato il suo compagno di vita - il caffè italiano -, e aveva conosciuto lui. Il ragazzetto del New Jersey.
Erano passati anni ormai, e non ricordava più il suo nome, ma quella faccia tutta denti e occhi se la ricordava eccome.
“A cosa stai pensando?”
Di nuovo, quella tremenda vocetta spezzava il filo dei suoi pensieri. Tuttavia non poteva nascondere a se stesso di essere affezionato ad Ariet, in un modo o nell'altro.
Le scoccò un bacio sulla guancia, lasciando che gli prendesse la mano e scattasse foto su foto con loro due amorevolmente avvinghiati. Il mare rosso, sullo sfondo.
“Che peccato che tieni i capelli corti”, disse lei, accompagnando alle parole un sommesso oooh di disappunto. Gli infilò una mano tra i ciuffi rotti e secchi, accarezzandoli.
Deidara dedicò un ultimo sguardo al superstite spicchio di sole, immerso nelle acque fredde del Pacifico.
Da quel giorno, non li aveva più fatti crescere.







Questa storia è l'ultimo capitolo  della serie "Deidara sfida Le Dodici Stanze", classificatasi seconda al contest a turni Le Dodici Stanze - Chi la dura la vince indetto da ellacowgirl in Madame_Butterfly sul forum di efp. 

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