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Autore: shamrock13    31/01/2012    2 recensioni
“Lily prendi Harry e scappa! E’ lui! Corri! Io cerco di trattenerlo!”
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Questa One-Shot nasce da una domanda: Lily Evans è la prima madre magica disposta a sacrificarsi per il figlio? E’ solo questo ad aver fatto la differenza? La risposta a questa domanda non può che essere no. E così ne ho cercata una più convincente.
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One-shot dodicesima classificata col punteggio di 57,6/60 al contest: Edite, flash contest indetto da TheGhostOfYou, vincitrice del premio speciale Miglior Dramma.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Lily Evans, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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One-shot dodicesima classificata col punteggio di 57,6/60 al contest: Edite, flash contest indetto da TheGhostOfYou, vincitrice del premio speciale Miglior Dramma.

La vera essenza
Tutto quello che importa è la sua salvezza

 
 
“Lily prendi Harry e scappa! E’ lui! Corri! Io cerco di trattenerlo!”
 
Lily Potter si ritrovò sul pianerottolo delle scale, al piano superiore senza nemmeno accorgersene. Stringeva tra le braccia quel suo piccolo figlio, i verdi occhi come i suoi spalancati e l’espressione confusa di chi non sa cosa stia succedendo; il ciuffo di capelli neri, tali e quali a quelli di James, ad una strana angolazione spettinata sulla testa.
 
Profumava di latte, di sapone alla fragola, di tessuti nuovi e di…
 
Non c’era tempo! Lily sentiva il proprio cuore battere forte nelle orecchie, tanto forte da coprire ogni altro rumore. Respirava boccate d’aria convulse e rapide. Sentiva lo stomaco annodato come se qualcuno vi avesse introdotto una palla da bowling. Ogni suo muscolo era teso come fibra d’acciaio.
 
Si mosse rapida, gustando il sapore metallico dell’adrenalina sulla lingua. Le sembrava di perdersi dei secondi, secondi che ormai erano così preziosi, sapeva di non averne molti a disposizione. Un attimo prima era in cima alle scale, quello dopo era nella piccola stanza di Harry, con la sua culla e il fasciatoio su cui, sovrappensiero, aveva lasciato la bacchetta.
 
La prese e fece un blando tentativo: col figlio in braccio ruotò su se stessa, ma non accadde nulla.
 
Voldemort impediva loro di smaterializzarsi, ovviamente. Con la stessa, poca, convinzione, lanciò alcuni incantesimi sulla porta, nella speranza di rallentarlo. Sapeva di non potere nulla contro di lui; si sarebbe opposta, certo, era suo figlio che voleva uccidere. Ma non sarebbe servito.
 
Depose Harry nel lettino e si inginocchiò di fronte a lui. La sua mascella era dolorosamente contratta, non sarebbe riuscita ad aprire bocca. Prese delicatamente tra le mani il viso del figlio e posò la fronte contro la sua. Occhi negli occhi, calde lacrime scesero sulle guance di Lily; aveva avuto così poco tempo per stare con lui. Harry aveva avuto così poco tempo per stare nel mondo! Era così ingiusto.
 
Quanto avrebbe voluto poterlo salvare. Nient’altro aveva importanza nell’universo, solo la vita di suo figlio che lei voleva preservare; voleva…
 

***

 
Lily aveva diciotto anni. Era marzo ed era il suo ultimo anno ad Hogwarts.
 
Fuori dal castello l’ultima neve gocciolava sciogliendosi sui cornicioni. Dentro il castello, nello studio di Silente, la cravatta Rossa e Oro stringeva fastidiosamente il collo della ragazza. Se la aggiustò con un gesto distratto della sinistra: quella mattina era in ritardo e aveva fatto male il nodo, non aveva smesso di scocciare da allora.
 
Nella mano destra reggeva Filosofia Intrinseca dell’Arte Magica – Trattato sui Fondamenti Fondamentali delle Fondamenta della Stregoneria, di Ponderus Ratiocinius.
 
“E l’hai trovata una lettura interessante, Lily?” le chiese Silente dandole le spalle. Stava riordinando alcuni tomi su uno scaffale.
 
Lily si prese un secondo per rispondere. Aveva letto quel volume su consiglio di Silente dopo una lezione particolarmente interessante di Trasfigurazione. “Non saprei, professore.” Disse, temporeggiando.
 
Silente si voltò, un sorriso paterno sul volto. “Non ho dubbio alcuno sul fatto che tu l’abbia pienamente compreso. E sono certo che avrai un opinione al riguardo.” Si spostò verso la sua sedia, dietro la scrivania, e indicò a Lily una di quelle davanti ad essa. Lily si accomodò, posando il grosso libro sul piano in mogano davanti a sè.
 
“La tesi principale, secondo Ratiocinius, è che la magia è già scritta da qualche parte. Quando un mago scopre un incantesimo non fa altro che… Lui dice ‘assimilare dalla forza dell’universo e quindi ritrasmettere’, io direi indovinare a casaccio se mi permette…” Lily fece una piccola pausa nella quale Silente sorrise deliziato; da quando Lily era fidanzata con James e bighellonava di conseguenza con Sirius e Remus, il suo senso dell’umorismo e la sua faccia tosta erano notevolmente aumentate. “…le parole e i movimenti corretti per operare il suddetto incantesimo.”
 
Silente annuì con fare didattico. “Esposto alla perfezione, Lily.”
 
“E la spiegazione la soddisfa?” domandò la ragazza, prima di pensare a quanto personale fosse quella domanda. “Signore?” aggiunse in fretta.
 
Gli occhi di Silente lampeggiarono dietro le lenti a mezzaluna mentre un vago sorriso li raggiungeva. Non rispose subito. Portò la sinistra al mento, che massaggiò sotto la fitta barba, mentre con la destra tamburellò la copertina del libro che Lily aveva portato. Da parte sua Lily non parlò, Silente non aveva mai mancato di rispondere ad una sua domanda, doveva solo pazientare.
 
“Sono pochi i maghi che si interrogano sull’origine della magia, Lily.” Esordì; dal tono sembrava stesse per iniziare una lezione. Lily si agitò inquieta sulla sedia, non era certa che quella fosse la risposta che desiderava. “Così come pochi sono i malati che si interrogano sui componenti delle loro medicine, o gli ubriaconi che si chiedono cosa, dentro a quel dannato bicchiere, li faccia sentire così felici e così miserabili al tempo stesso.
 
Per molti maghi quello che conta davvero è che funzioni.
 
Devi sapere che la tesi di Ponderus Ratiocinius non è l’unica ad essere presa in considerazione dal mondo magico.” Silente si alzò ed iniziò a passeggiare su e giù per il suo ufficio mentre parlava, la mano sinistra dietro la schiena e la destra che gesticolava di fronte a sé. “Certo, escludendo le più fantasiose teorie degne di un articolo da prima pagina sul Cavillo di Eberdebererth Lovegood, non sono poi molte quelle che restano.”
 
Lily sorrise. Xenophilius, il figlio del direttore del Cavillo, era un ragazzo innocuo ma decisamente eccentrico di Tassorosso.
 
“Un’altra tesi” proseguì il preside “sostiene che la vera essenza della magia sia la volontà. O per meglio dire, il desiderio. Le nostre bacchette non sarebbero, come sostiene Ratiocinius, una sorta di antenna ricevente che ci consente di incamerare le vibrazioni magiche dell’universo per farci poi scoprire nuove forme per usarla; sarebbero invece catalizzatori, lenti focalizzatrici dei nostri desideri.”
 
Lily ascoltava ora rapita le parole dell’anziano insegnante, tuttavia non poté fare a meno di interromperlo. “Intende dire che se io desidero che qualcosa accada la magia me lo lascerà fare?”
 
“E’ una sinterizzazione accettabile.” Ponderò Silente. “Ma non solo: se il tuo desiderio è forte a sufficienza da consentire alla magia di realizzarlo, essa si piegherà alla formula stessa che tu hai scelto, imponendola quindi a tutto il mondo. Ecco perché studiamo le formule magiche e non operiamo incantesimi ognuno come più ci aggrada.”
 
Lily stava riflettendo. “Ha senso…” disse tra sé, poi si riscosse. “Pensi al sortilegio scudo, o all’incanto Affogo, Signore!”
 
Silente le sorrise. “Sono due ottimi esempi a sostegno di questa tesi, Lily. Il desiderio di salvezza si tramuta in un semplice gesto e in un immediata parola: la volontà diventa magia.” La studentessa sorrise di rimando, soddisfatta.
 
“Ma che mi dici, per esempio, della formula Wingardium Leviosa?” domandò Silente con aria ironica.
 
Lily si ritrovò nuovamente a riflettere. “Se qualche spostato è convinto di dover trovare formule e movimenti già scritti da qualche parte non c’è da stupirsi se finisce per piegare la magia in qualche forma ridicola.” Borbottò.
 
Restò stupita dalla risata di Silente, piena e irrefrenabile. Asciugandosi una lacrima da un occhio e ancora scosso da qualche sussulto il preside prese nuovamente posto alla scrivania.
 
“C’è poi” continuò quando si fu ripreso “una terza via, presa in considerazione da chi, come spesso capita, non decide né per l’una né per l’altra; essa è la via di mezzo. Prende questo e quello dall’una e dall’altra tesi ed ha come unico scopo, a parer mio, quello di non dare torto a nessuno ed evitare scomode conversazioni.
 
La cosa buona, mia cara Lily, è che, come spesso accade in queste dispute, nessuno è riuscito ancora a provare nulla e quindi tutte le ipotesi sono ad oggi assolutamente valide…” la ragazza non riuscì a trattenere un verso di disappunto che le uscì dalle labbra a quelle parole. “…spiegazione che lascia ovviamente insoddisfatti tutti coloro che possiedono una mente aperta e desiderosa di risposte.” Concluse il preside, sorridendole comprensivo.
 
Lily taceva, riflettendo su quelle nuove informazioni. Aveva la fronte corrucciata; come sempre era stata contenta di acquisire quelle nuove informazioni, ma voleva di più, voleva sapere cos’era reale e cosa no.
 
“Lily, mia cara, intelligente Lily.” Riprese Silente. “Non hai bisogno che sia io a dirti in cosa credere o quale teoria seguire. C’è qualcosa in te, c’è qualcosa in tutti noi che, se siamo dotati di un pizzico di buonsenso, ci offre la risposta che cerchiamo. E’ quella che sentiamo echeggiare in noi se qualcuno ce ne parla.”
 
“Il desiderio…” concluse sinteticamente lei, parlando più a sé stessa; il sorriso che Silente le riservò era ampio e sereno. “Signore…?”
 
“Io, Lily?” domandò lui, inarcando un sopracciglio. Lei annuì timidamente.
 
Il preside fu scosso da un'altra risatina. “Se ti ricordassi chi hai davanti, Lily, sapresti che io mi ritengo una persona dotata di moltissimo buonsenso.”
 
Fuori dalla finestra, sotto il timido sole di marzo, la neve continuava a sciogliersi, gocciolando.
 

***

 
Un secondo. Un solo secondo era stato più che sufficiente a Lily Potter, inginocchiata sulla moquette della camera di suo figlio, per rivivere quel dialogo come se fosse accaduto un'ora prima. Aveva ancora nelle narici l’odore di pergamena che aleggiava in quell’ufficio.
 
Quell’uomo! Si era sempre fidata di quell’uomo, lo aveva seguito e aveva accettato ogni sua decisione con l’abbandono di una figlia tra le braccia di un padre. Ed ora che la vita di quel suo preziosissimo bambino era in pericolo la sua mente le riproponeva quelle parole.
 
Perché non fidarsi di Albus un’ultima volta?
 
In fondo non le rimaneva che quello; era tutto quello che aveva in quegli ultimi istanti.
 
Inspirò a fondo, impugnando la bacchetta. Cosa voleva? Qual’era il suo desiderio più grande?
 
Uno solo.
 
Che Harry vivesse.
 
Nient’altro contava di più; non contava lei, non contava James. Se le loro vite fossero state il prezzo per quella di Harry, allora avrebbe squarciato lei stessa la gola di suo marito a mani nude e poi avrebbe fatto lo stesso con la propria. E sapeva, era certa, che James avrebbe fatto lo stesso.
 
Doveva essere salvo, doveva solo vivere.
 
Con un ultimo bacio sulla fronte del bambino, nello stesso punto in cui, per il resto della sua vita, lui avrebbe portato un cicatrice a forma di saetta, si staccò da quel piccolo viso che tanto amava e che in quel momento la guardava senza capire.
 
Ancora in ginocchio puntò la bacchetta contro il figlio. Ripensò alla propria vita e ad ogni momento di quella di lui. Pensò a quanto avrebbe voluto che anche lui potesse crescere, trovare l’amore, provare l’immensa gioia di stringere tra le braccia un bimbo tutto suo.
 
Salvalo!” pregò. La voce le uscì roca e flebile, assieme ad un ultima lacrima che le solcò la guancia. Non sapeva chi aveva pregato o se avesse addirittura pregato qualcuno; in quel momento sapeva solo, quando sentiva il primo, ovattato passo di un piede nudo sulla moquette che ricopriva i gradini della scala, che ogni scelta era stata rimossa dalle sue mani. Doveva contare su qualcos’altro o qualcun altro.
 
Iniziò a sentire caldo.
 
Abbassò lo sguardo sul petto, lasciato in parte scoperto dallo scollo a V di quella camicetta che faceva sempre impazzire James. Lei non glielo aveva mai detto ma era convinta che la responsabilità del concepimento di Harry fosse da attribuirsi in gran parte a quella camicetta regalatale da Sirius.
 
Avrebbe sorriso, cullando quel pensiero segreto come sempre faceva, se non fosse stata colta alla sprovvista da un altro fatto. Il suo petto si stava arrossando, come per uno sfogo allergico.
 
No.
 
Non era così.
 
Forse nel primo istante lo era sembrato, ma il suo petto si stava illuminando, come se al posto del cuore avesse avuto una lampadina incredibilmente potente. La luce filtrava rossa da sotto la sua carne, sempre più forte e sempre più calda. Lily non si poteva muovere.
 
Continuò a diffondersi nel suo petto, fino a che non raggiunse una luminosità fastidiosa da guardare direttamente. A quel punto iniziò a scorrere, a spostarsi parzialmente verso la sua spalla destra e a discendere nel braccio verso il polso. La grossa luce nel petto andava scemando mentre un nastro luminoso si staccava da essa e viaggiava verso la sua mano.
 
Quando l’estremità di quel nastro la raggiunse, scaturì da essa come quella che pareva una ciocca di luminosi capelli argentati. Fluttuando risalì la bacchetta e poi, librandosi nell’aria, entrò in Harry che guardava quello spettacolo ad occhi sgranati.
 
Nella sua immobilità Lily gioiva. Era disperata perché avrebbe lasciato suo figlio, ma festeggiava perché sapeva che aveva funzionato. Harry sarebbe vissuto.
 
Lentamente quei filamenti di luce scorrevano nel suo corpo, uscivano da lei per entrare nel figlio. Lily sentiva sempre meno i suoni della stanza e vedeva Harry allontanarsi, come se lo guardasse tenendo un binocolo al rovescio.
 
Era così dunque. Il prezzo per la vita di lui era quella di lei.
 
Era un buon prezzo. L’affare migliore che potesse capitarle. E non era nemmeno un prezzo alto come quelli a cui sarebbe potuta arrivare.
 

***

 
Quando Lord Voldemort disintegrò la porta della stanza e vi entrò, Lily Evans Potter non era più lì. Il suo corpo, ancora in equilibrio, era inginocchiato di fronte al lettino del figlio, il braccio della bacchetta abbandonato lungo il fianco.
 
Tutto quello che fece il lampo di luce verde quando la colpì fu sbalzarla di lato, come una bambola. Gli occhi vuoti, che prima guardavano quelli di Harry, erano ora fissi sulla parete.
 
Privo di qualunque sorta di esitazione il pallido mago dagli occhi rossi alzò la sua bacchetta sul bambino di appena un anno che ora piangeva guardando smarrito la sua mamma a terra.
 
Avada Kedavra!”
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Questa One-Shot nasce da una domanda: Lily Evans è la prima madre magica disposta a sacrificarsi per il figlio?  E’ solo questo ad aver fatto la differenza? La risposta a questa domanda non può che essere no. E così ne ho cercata una più convincente, rivedendo il fatto più importante dell’intera saga Potteriana.
 
L’ultima cosa che volevo era menomare questo episodio e fare danni, spero sia venuto bene, si sposi col resto della storia e che vi piaccia!
 
Fatemi sapere.
 
Non smettete di leggere!
 
N.

  
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