Come vennero a saperlo
Come tutti vennero a saperlo
Innanzi tutto
ci voleva un piano per dirlo a tutti.
Ci voleva un
modo per sganciare la bomba – che Ted e
Victoire stavano insieme – che non destasse troppo clamore, che non fosse
troppo imbarazzante e che non costasse troppa fatica. E soprattutto, che non
scatenasse l’ira di gelosia di papà.
Ma Ted e
Victoire non stavano pensando esattamente a questo, mentre si erano appartati
nello sgabuzzino. Si erano allontanati dalla folla di parenti riunitisi per il
pranzo che Fleur organizzava a Villa Conchiglia quando iniziavano le vacanze
estive e i ragazzi tornavano da Hogwarts, convinti che nessuno avrebbe notato
la loro assenza fra tanta confusione. Victoire aveva appena finito il suo sesto
anno e non aveva prospettive più felici che passare l’intera estate con il suo Teddy.
Di certo si
stava scomodi, in quello spazietto angusto pieno di
polvere e vecchie cianfrusaglie sistemate in equilibrio precario, ma non
stavano pensando neanche a questo, in quel momento. Avrebbero potuto passare lì
il resto del loro tempo, se non fosse già arrivata l’ora di servire i piatti e
a tavola non si fossero accorti che mancava qualcuno.
«Fleur, cara,
la Bouillabaisse ha un odore delizioso» si complimentò Molly con la nuora.
Ormai la chiamava cara, quella che
era diventata da tempo a tutti gli effetti Fleur Weasley, anche se c’erano sempre dei momenti in cui restava
terribilmente Flebo.
«James!»
batté le mani sul tavolo Ginny, vedendo che non era seduto al suo posto.
Conoscendo il figlio, sapeva già che non stava combinando niente di innocuo.
«Oh, ma anche
Teddì e
Victoire non sono qui» osservò Fleur, chiedendo permesso agli ospiti e
alzandosi dalla sedia per andare a cercare i ragazzi, appena irritata per il
fatto che il tutto non si stesse svolgendo precisamente per come lo aveva
progettato.
«Eh-eh, chissà cosa stanno facendo Teddy e Victoire» sorrise furbamente George in direzione di Percy.
Questi alzò le sopracciglia, non cogliendo affatto l’allusione e non sembrava
particolarmente curioso di saperne di più.
«Perce, andiamo! Scommetto che sono andati a pomiciare nello
stanzino delle scope, ti ricorda qualcosa questa abitudine?» continuò comunque
George, facendo arrossire sulla punta delle orecchie Percy, che, tuttavia,
tentava di mantenersi del tutto indifferente a quel riferimento importuno.
«Tutto merito
mio» si pavoneggiò Ron, seduto di fronte a loro «Se non avessi regalato a Ted
per Natale “Dieci infallibili passi per sedurre una strega”, avrebbe continuato
a fare lo stoccafisso come quella volta sotto il vischio».
«Se noi, per primi, non ti avessimo regalato
quel libro Rose e Hugo non sarebbero ancora nati e soprattutto tu non avresti
potuto dare proprio nessun consiglio» lo rimbeccò George, umiliando gli
evidenti progressi del fratello – varietà emozionale di un cucchiaino – nel coltivare
la sua sensibilità. «Se qualcuno vi ha un merito, sono io: chi ha venduto a
Teddy la Polvere Peruviana Buiopesto?» domandò, in
modo retorico. Era stato un suo suggerimento, quello di usare uno dei
fantastici Tiri Vispi per fare uno scherzetto
al vecchio Aberforth e poter usare il suo passaggio
segreto per entrare a Hogwarts il giorno del compleanno di Victoire. Che poi il
piano non si fosse risolto come previsto, era solo colpa dell’imbranataggine
cronica del ragazzo.
Dominique,
che stava fingendo di interessarsi a quanto la sua iper-secchiona
cugina Molly le raccontava riguardo alcune letture estive, pur tendendo un
orecchio verso tutto quello che dicevano gli altri, sobbalzò. Aveva un fiuto
eccezionale per gli affari di cuore e non si lasciava sfuggire nessun
pettegolezzo.
«Hai sentito?»
interruppe senza troppi preamboli Molly.
«Che cosa?»
rispose quella.
«Di Teddy e Vic: deve essere ufficiale! Ho cominciato a coltivare dei
sospetti vedendola ricevere e inviare tanti di quei gufi, negli ultimi tempi, e
arrossire quando chiedevo, ma questa è la conferma» le spiegò, tutta pimpante.
«Che sia
ufficiale è una notizia vecchia, quello che è successo il due maggio ha fatto
il giro di tutta la Torre di Grifondoro» fece Molly,
molto meno eccitata.
Dominique
spalancò gli occhi in un’espressione di terrore: e perché la notizia non aveva
educatamente bussato anche alla Torre di Corvonero?
«Raccontami i
dettagli più succulenti, muoviti» ordinò e scosse la cugina per un braccio, ma
lei alzò le spalle e costrinse Dominique a interrogare, invece, Lucy.
«Sicuro: Beth Finnigan mi ha detto che Juno Adams le ha detto che Ivy Denshaw le ha detto che nella Stanza delle Necessità…»
cominciò, con più evidente entusiasmo Lucy, con la quale era molto più semplice
parlare di cose frivole. Percy diceva sempre che Lucy era la sua rovina. Anche
Roxanne si unì presto alla conversazione, aggiungendo vari particolari inediti
e di autenticità non verificata.
Intanto,
Ginny stava discutendo con la madre, tentando di farle presente che era un po’
troppo prematuro parlare di
matrimonio.
«La figlia di
Bill e il figlio di Ninfadora! Doveva succedere!»
diceva Molly, al limite della commozione.
«Mamma, non
cominciare a prenotare mentalmente i fiori per la cerimonia» disse pratica
Ginny. Non che non credesse che Ted e Victoire non sarebbero arrivati a portare
lo stesso cognome, anzi: lo sapeva con una certezza più solida di chiunque
altro. Era stata come una mamma adottiva per Ted e la più stretta confidente di
Vic, li aveva visti crescere insieme, diventare più
che amici all’aumentare dei sospiri alla luna di Victoire e aveva sopportato la
loro ostinazione nel non volerlo ammettere per troppo tempo.
I pensieri di
Fleur, d’altra parte, non si erano minimamente posati su Ted e Victoire in senso romantico. Stava solo
maledicendoli perché non riusciva a scovare loro assieme a quella peste di
James, costringendola ad andare su e giù per casa mentre la Bouillabaisse si
faceva ormai fredda.
Con uno
scatto, abbassò la maniglia della porta dello sgabuzzino e strillò «Mon dieu!», portandosi una mano
al petto, come colpita da un attacco di cuore. Ted e Victoire, colti di sorpresa,
si scollarono fulminei l’uno dall’altra e si lisciarono i vestiti, cercando di
restare indifferenti. «L-la cornice» balbettò Ted, con
i capelli che si erano fatti scarlatti, afferrando il primo oggetto a caso che
gli capitò sottomano. «Siamo venuti a prendere questa cornice» confermò
Victoire, annuendo vigorosamente.
«Lo sapevo
che prima o poi voi due mi avreste combinoto una cosa del jenere!» gemette
Fleur con la voce acuta e scuotendo il capo.
In estremo
imbarazzo, i ragazzi seguirono la donna per raggiungere tutti gli altri a
tavola. James era ancora da qualche parte ignota a predisporre qualche diavoleria
ignota, ma nessuno si ricordò esattamente di questo, in quel momento.
«Non sci posso credere!» borbottò tra sé e sé
Fleur, prendendo posto.
«Che stavano
facendo, i piccioncini?» le si rivolse Angelina.
«Tu lo
sapevi?» rispose sorpresa e irritata.
«Come
chiunque altro, qui, immagino» alzò le spalle.
«E perché non
l’hanno detto prima a moi?
Prima che diventasse una cosa di pubblico dominio potevi dirlo alla tua maman» gemette,
con una voce innaturalmente acuta, rivolgendosi ora direttamente alla figlia.
Victoire assunse un’aria colpevole e si strinse nelle spalle.
«Tesoro, vuoi
un po’ di succo di zucca?» chiese Bill, che fino a prima aveva parlato con
Charlie, alla moglie.
«Ti sembra
momento?» sbottò, nervosa.
«Che succede?»
chiese, colpito da quella reazione improvvisa.
«Lo sai» lo
accusò «Come chiunque altro, qui, no?».
Gli occhi di
Bill non nascondevano una notale confusione.
«Fleur, che
cosa dovrei sapere?» chiese. No: lui chiaramente non sapeva. E avrebbe
preferito non sapere.
«Che Victoire
si è fidanzata» spiegò, infilzandolo
come con un pugnale con quella parola.
«C-cosa?» sbiancò Bill, cominciando a sudare freddo e a sperare di aver capito male. «Chi è il delinquente che pensa di portarsi via la mia bambina?» s’incupì, burbero e geloso.
«Teddì» gli chiarì la moglie.
«Razza di
delinquente, e io che l’ho trattato come un figlio! Dovrà passare sul mio
cadavere» uscì di senno, alzandosi di scatto dalla sedia e battendo i pugni sul
tavolo.
Tutti gli
ospiti si voltarono a guardarlo e si prepararono al peggio.
«Non ti sembra di esajerare?» si preoccupò Fleur, posandogli una mano sul braccio e intervenendo come mediatrice, ma lui se ne librerò con uno scatto. Insomma, lei avrebbe solo voluto sapere in modo diverso la cosa, non che non fosse mai avvenuta.
«Noi»
cominciò, con un profondo respiro, fissando Ted «Dobbiamo parlare».
Ted inghiottì
a vuoto e si preparò anche lui al peggio. Nella sua mente erano già scorse una
decina di sequenze che rappresentavano varie e alternative possibili morti per
omicidio, ma non seppe mai se una di esse sarebbe corrisposta alla sua
imminente sorte perché un forte scoppio distrasse tutta la tavolata. Seguì
tutti quanti sul retro, da dove proveniva il rumore e scoprì che ad esserne la
causa era James. Un principio di incendio si stava propagando lì a Villa
Conchiglia e il ragazzino non aveva ancora l’abilità di gestire con la magia
questo tipo di cose. Con estrema prontezza di riflessi, Ted lanciò un Aguamenti abbastanza potente da spegnerlo.
Fleur era sul
punto di svenire, perché in quella giornata niente
si era svolto per come lei aveva organizzato e stava per rimetterci la sua
adorata e curatissima casa. Ginny e Harry, non meno furiosi, ancora non avevano
trovato la punizione più adatta da infliggere a James; eppure in quegli anni
avevano dovuto sviluppare una certa fantasia quanto a castighi.
Bill,
ritornato in sé, tese una mano a Ted. «Solo perché hai salvato la mia casa»
disse, condiscendente. «Ma se osi fare soltanto una mossa sbagliata…» lo
avvisò, puntandogli contro un dito con severità.
«Non lo farò
mai, Bill» lo interruppe Ted, sorridendo.
«Comunque
chiamami Signor Weasley» intimò Bill, ancora distante e non ancora disposto a perdonare del tutto, anche se in un
angolo della sua bocca si era nascosto un sorriso.
Come James venne a saperlo
L’autunno sembrò arrivare troppo velocemente quell’anno. La mattina del primo settembre, Ted
accompagnò Victoire alla stazione di King’s Cross
dove avrebbe preso per l’ultima volta l’Espresso di Hogwarts. Bill, che ormai
aveva dovuto accettare il fatto di non avere l’esclusiva sulla figlia maggiore,
era diventato ancora più geloso e possessivo nei confronti di Dominique.
«Papà, basta,
mi rovini i capelli» si lamentò Dominique, divincolandosi dallo stretto
abbraccio in cui l’aveva attanagliata. «E poi mi vedono tutti gli amici»
sibilò, scandalizzata.
Un po’ di metri
distante dai genitori e i fratelli, Victoire stava salutando Ted prima di salire sul treno, dopo aver appurato che il
padre non la stesse guardando.
«Che cosa
stai facendo?» li interruppe una voce dietro di loro.
I due ragazzi
si separarono e videro James che li fissava come se lo avessero oltraggiato.
«Secondo te, Jamie?» rispose Teddy, inarcando le sopracciglia.
«La stavi
baciando! Sulla bocca! Ma come ti viene in mente?» esclamò il ragazzino,
vagamente schifato.
«Ho tutto il
diritto di baciare la mia ragazza» disse risoluto Ted, «E ora smamma» aggiunse,
tornando a posare il suo braccio attorno alle spalle di Vic.
Questa, pensò
James, era assolutamente la cosa più stramba che a Teddy fosse potuta mai
venire in mente!
Salve a
tutti! Sono tornata con una piccola cosina sui miei adorati Ted e Vic, spero
che vi piaccia. L’intenzione era quella di ricreare un’atmosfera da commedia,
ma non so se sono riuscita nell’intento. Ho pensato, innanzi tutto, che i
parenti sapessero ogni cosa prima che James lo dicesse loro, visto che nell’epilogo
sono rimasti indifferenti. Ho accennato ad alcuni particolari che fanno
riferimento alla mia precedente fan fiction su di loro (Potresti sforzarti di avere
i capelli più rossi), ma spero che si capisca bene anche senza averla letta.
Spero di aver descritto i personaggi della old
generation IC e di avervi presentato una versione credibile di Dominique, Molly,
Lucy e Roxanne. Per il resto… vediamo: George usa un noi, ho pensato che capiti; la prima frase della seconda parte è
tratta direttamente dall’epilogo dei Doni; nonna Molly, che tanto sperava che
Bill e Tonks si mettessero insieme, ora è felice che
i loro figli si siano innamorati. Se vedeste errori o incongruenze, sarei più
che felice se me li faceste notare. Vi sarei umilmente devota, poi, per le
recensioni. A presto, Korat.PS: mi scuso con chi aveva già recensito prima che la storia venisse inavvertitamente cancellata!