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Autore: Korat    31/01/2012    5 recensioni
Primo settembre, binario 9 e 3/4: James Sirius Potter avvista Ted Lupin baciare Victoire, sua cugina Victoire! Perché nessuno sembra sconvolto alla notizia? Probabilmente tutti se n'erano già accorti e probabilmente durante un pranzo estivo a Villa Conchiglia, fra pettegolezzi, shock, risate e incantesimi esplosivi, è dove e come proprio tutti - tranne uno - vennero a saperlo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Come vennero a saperlo

Come tutti vennero a saperlo

Innanzi tutto ci voleva un piano per dirlo a tutti.

Ci voleva un modo per sganciare la bomba – che Ted e Victoire stavano insieme – che non destasse troppo clamore, che non fosse troppo imbarazzante e che non costasse troppa fatica. E soprattutto, che non scatenasse l’ira di gelosia di papà.

Ma Ted e Victoire non stavano pensando esattamente a questo, mentre si erano appartati nello sgabuzzino. Si erano allontanati dalla folla di parenti riunitisi per il pranzo che Fleur organizzava a Villa Conchiglia quando iniziavano le vacanze estive e i ragazzi tornavano da Hogwarts, convinti che nessuno avrebbe notato la loro assenza fra tanta confusione. Victoire aveva appena finito il suo sesto anno e non aveva prospettive più felici che passare l’intera estate con il suo Teddy.

Di certo si stava scomodi, in quello spazietto angusto pieno di polvere e vecchie cianfrusaglie sistemate in equilibrio precario, ma non stavano pensando neanche a questo, in quel momento. Avrebbero potuto passare lì il resto del loro tempo, se non fosse già arrivata l’ora di servire i piatti e a tavola non si fossero accorti che mancava qualcuno.

«Fleur, cara, la Bouillabaisse ha un odore delizioso» si complimentò Molly con la nuora. Ormai la chiamava cara, quella che era diventata da tempo a tutti gli effetti Fleur Weasley, anche se c’erano sempre dei momenti in cui restava terribilmente Flebo.

«James!» batté le mani sul tavolo Ginny, vedendo che non era seduto al suo posto. Conoscendo il figlio, sapeva già che non stava combinando niente di innocuo.

«Oh, ma anche Teddì e Victoire non sono qui» osservò Fleur, chiedendo permesso agli ospiti e alzandosi dalla sedia per andare a cercare i ragazzi, appena irritata per il fatto che il tutto non si stesse svolgendo precisamente per come lo aveva progettato.

«Eh-eh, chissà cosa stanno facendo Teddy e Victoire» sorrise furbamente George in direzione di Percy. Questi alzò le sopracciglia, non cogliendo affatto l’allusione e non sembrava particolarmente curioso di saperne di più.

«Perce, andiamo! Scommetto che sono andati a pomiciare nello stanzino delle scope, ti ricorda qualcosa questa abitudine?» continuò comunque George, facendo arrossire sulla punta delle orecchie Percy, che, tuttavia, tentava di mantenersi del tutto indifferente a quel riferimento importuno.

«Tutto merito mio» si pavoneggiò Ron, seduto di fronte a loro «Se non avessi regalato a Ted per Natale “Dieci infallibili passi per sedurre una strega”, avrebbe continuato a fare lo stoccafisso come quella volta sotto il vischio».

«Se noi, per primi, non ti avessimo regalato quel libro Rose e Hugo non sarebbero ancora nati e soprattutto tu non avresti potuto dare proprio nessun consiglio» lo rimbeccò George, umiliando gli evidenti progressi del fratello – varietà emozionale di un cucchiaino – nel coltivare la sua sensibilità. «Se qualcuno vi ha un merito, sono io: chi ha venduto a Teddy la Polvere Peruviana Buiopesto?» domandò, in modo retorico. Era stato un suo suggerimento, quello di usare uno dei fantastici Tiri Vispi per fare uno scherzetto al vecchio Aberforth e poter usare il suo passaggio segreto per entrare a Hogwarts il giorno del compleanno di Victoire. Che poi il piano non si fosse risolto come previsto, era solo colpa dell’imbranataggine cronica del ragazzo.

Dominique, che stava fingendo di interessarsi a quanto la sua iper-secchiona cugina Molly le raccontava riguardo alcune letture estive, pur tendendo un orecchio verso tutto quello che dicevano gli altri, sobbalzò. Aveva un fiuto eccezionale per gli affari di cuore e non si lasciava sfuggire nessun pettegolezzo.

«Hai sentito?» interruppe senza troppi preamboli Molly.

«Che cosa?» rispose quella.

«Di Teddy e Vic: deve essere ufficiale! Ho cominciato a coltivare dei sospetti vedendola ricevere e inviare tanti di quei gufi, negli ultimi tempi, e arrossire quando chiedevo, ma questa è la conferma» le spiegò, tutta pimpante.

«Che sia ufficiale è una notizia vecchia, quello che è successo il due maggio ha fatto il giro di tutta la Torre di Grifondoro» fece Molly, molto meno eccitata.

Dominique spalancò gli occhi in un’espressione di terrore: e perché la notizia non aveva educatamente bussato anche alla Torre di Corvonero?

«Raccontami i dettagli più succulenti, muoviti» ordinò e scosse la cugina per un braccio, ma lei alzò le spalle e costrinse Dominique a interrogare, invece, Lucy.

«Sicuro: Beth Finnigan mi ha detto che Juno Adams le ha detto che Ivy Denshaw le ha detto che nella Stanza delle Necessità…» cominciò, con più evidente entusiasmo Lucy, con la quale era molto più semplice parlare di cose frivole. Percy diceva sempre che Lucy era la sua rovina. Anche Roxanne si unì presto alla conversazione, aggiungendo vari particolari inediti e di autenticità non verificata.

Intanto, Ginny stava discutendo con la madre, tentando di farle presente che era un po’ troppo prematuro parlare di matrimonio.

«La figlia di Bill e il figlio di Ninfadora! Doveva succedere!» diceva Molly, al limite della commozione.

«Mamma, non cominciare a prenotare mentalmente i fiori per la cerimonia» disse pratica Ginny. Non che non credesse che Ted e Victoire non sarebbero arrivati a portare lo stesso cognome, anzi: lo sapeva con una certezza più solida di chiunque altro. Era stata come una mamma adottiva per Ted e la più stretta confidente di Vic, li aveva visti crescere insieme, diventare più che amici all’aumentare dei sospiri alla luna di Victoire e aveva sopportato la loro ostinazione nel non volerlo ammettere per troppo tempo.

I pensieri di Fleur, d’altra parte, non si erano minimamente posati su Ted e Victoire in senso romantico. Stava solo maledicendoli perché non riusciva a scovare loro assieme a quella peste di James, costringendola ad andare su e giù per casa mentre la Bouillabaisse si faceva ormai fredda.

Con uno scatto, abbassò la maniglia della porta dello sgabuzzino e strillò «Mon dieu!», portandosi una mano al petto, come colpita da un attacco di cuore. Ted e Victoire, colti di sorpresa, si scollarono fulminei l’uno dall’altra e si lisciarono i vestiti, cercando di restare indifferenti. «L-la cornice» balbettò Ted, con i capelli che si erano fatti scarlatti, afferrando il primo oggetto a caso che gli capitò sottomano. «Siamo venuti a prendere questa cornice» confermò Victoire, annuendo vigorosamente.

«Lo sapevo che prima o poi voi due mi avreste combinoto una cosa del jenere!» gemette Fleur con la voce acuta e scuotendo il capo.

In estremo imbarazzo, i ragazzi seguirono la donna per raggiungere tutti gli altri a tavola. James era ancora da qualche parte ignota a predisporre qualche diavoleria ignota, ma nessuno si ricordò esattamente di questo, in quel momento.

«Non sci posso credere!» borbottò tra sé e sé Fleur, prendendo posto.

«Che stavano facendo, i piccioncini?» le si rivolse Angelina.

«Tu lo sapevi?» rispose sorpresa e irritata.

«Come chiunque altro, qui, immagino» alzò le spalle.

«E perché non l’hanno detto prima a moi? Prima che diventasse una cosa di pubblico dominio potevi dirlo alla tua maman» gemette, con una voce innaturalmente acuta, rivolgendosi ora direttamente alla figlia. Victoire assunse un’aria colpevole e si strinse nelle spalle.

«Tesoro, vuoi un po’ di succo di zucca?» chiese Bill, che fino a prima aveva parlato con Charlie, alla moglie.

«Ti sembra momento?» sbottò, nervosa.

«Che succede?» chiese, colpito da quella reazione improvvisa.

«Lo sai» lo accusò «Come chiunque altro, qui, no?».

Gli occhi di Bill non nascondevano una notale confusione.

«Fleur, che cosa dovrei sapere?» chiese. No: lui chiaramente non sapeva. E avrebbe preferito non sapere.

«Che Victoire si è fidanzata» spiegò, infilzandolo come con un pugnale con quella parola.

«C-cosa?» sbiancò Bill, cominciando a sudare freddo e a sperare di aver capito male. «Chi è il delinquente che pensa di portarsi via la mia bambina?» s’incupì, burbero e geloso.

«Teddì» gli chiarì la moglie.

«Razza di delinquente, e io che l’ho trattato come un figlio! Dovrà passare sul mio cadavere» uscì di senno, alzandosi di scatto dalla sedia e battendo i pugni sul tavolo.

Tutti gli ospiti si voltarono a guardarlo e si prepararono al peggio.

«Non ti sembra di esajerare?» si preoccupò Fleur, posandogli una mano sul braccio e intervenendo come mediatrice, ma lui se ne librerò con uno scatto. Insomma, lei avrebbe solo voluto sapere in modo diverso la cosa, non che non fosse mai avvenuta.

«Noi» cominciò, con un profondo respiro, fissando Ted «Dobbiamo parlare».

Ted inghiottì a vuoto e si preparò anche lui al peggio. Nella sua mente erano già scorse una decina di sequenze che rappresentavano varie e alternative possibili morti per omicidio, ma non seppe mai se una di esse sarebbe corrisposta alla sua imminente sorte perché un forte scoppio distrasse tutta la tavolata. Seguì tutti quanti sul retro, da dove proveniva il rumore e scoprì che ad esserne la causa era James. Un principio di incendio si stava propagando lì a Villa Conchiglia e il ragazzino non aveva ancora l’abilità di gestire con la magia questo tipo di cose. Con estrema prontezza di riflessi, Ted lanciò un Aguamenti abbastanza potente da spegnerlo.

Fleur era sul punto di svenire, perché in quella giornata niente si era svolto per come lei aveva organizzato e stava per rimetterci la sua adorata e curatissima casa. Ginny e Harry, non meno furiosi, ancora non avevano trovato la punizione più adatta da infliggere a James; eppure in quegli anni avevano dovuto sviluppare una certa fantasia quanto a castighi.

Bill, ritornato in sé, tese una mano a Ted. «Solo perché hai salvato la mia casa» disse, condiscendente. «Ma se osi fare soltanto una mossa sbagliata…» lo avvisò, puntandogli contro un dito con severità.

«Non lo farò mai, Bill» lo interruppe Ted, sorridendo.

«Comunque chiamami Signor Weasley» intimò Bill, ancora distante e non ancora disposto a perdonare del tutto, anche se in un angolo della sua bocca si era nascosto un sorriso.

Come James venne a saperlo

L’autunno sembrò arrivare troppo velocemente quell’anno. La mattina del primo settembre, Ted accompagnò Victoire alla stazione di King’s Cross dove avrebbe preso per l’ultima volta l’Espresso di Hogwarts. Bill, che ormai aveva dovuto accettare il fatto di non avere l’esclusiva sulla figlia maggiore, era diventato ancora più geloso e possessivo nei confronti di Dominique.

«Papà, basta, mi rovini i capelli» si lamentò Dominique, divincolandosi dallo stretto abbraccio in cui l’aveva attanagliata. «E poi mi vedono tutti gli amici» sibilò, scandalizzata.

Un po’ di metri distante dai genitori e i fratelli, Victoire stava salutando Ted prima di salire sul treno, dopo aver appurato che il padre non la stesse guardando.

«Che cosa stai facendo?» li interruppe una voce dietro di loro.

I due ragazzi si separarono e videro James che li fissava come se lo avessero oltraggiato.

«Secondo te, Jamie?» rispose Teddy, inarcando le sopracciglia.

«La stavi baciando! Sulla bocca! Ma come ti viene in mente?» esclamò il ragazzino, vagamente schifato.

«Ho tutto il diritto di baciare la mia ragazza» disse risoluto Ted, «E ora smamma» aggiunse, tornando a posare il suo braccio attorno alle spalle di Vic.

Questa, pensò James, era assolutamente la cosa più stramba che a Teddy fosse potuta mai venire in mente!

Salve a tutti! Sono tornata con una piccola cosina sui miei adorati Ted e Vic, spero che vi piaccia. L’intenzione era quella di ricreare un’atmosfera da commedia, ma non so se sono riuscita nell’intento. Ho pensato, innanzi tutto, che i parenti sapessero ogni cosa prima che James lo dicesse loro, visto che nell’epilogo sono rimasti indifferenti. Ho accennato ad alcuni particolari che fanno riferimento alla mia precedente fan fiction su di loro (Potresti sforzarti di avere i capelli più rossi), ma spero che si capisca bene anche senza averla letta. Spero di aver descritto i personaggi della old generation IC e di avervi presentato una versione credibile di Dominique, Molly, Lucy e Roxanne. Per il resto… vediamo: George usa un noi, ho pensato che capiti; la prima frase della seconda parte è tratta direttamente dall’epilogo dei Doni; nonna Molly, che tanto sperava che Bill e Tonks si mettessero insieme, ora è felice che i loro figli si siano innamorati. Se vedeste errori o incongruenze, sarei più che felice se me li faceste notare. Vi sarei umilmente devota, poi, per le recensioni. A presto, Korat.PS: mi scuso con chi aveva già recensito prima che la storia venisse inavvertitamente cancellata!

   
 
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