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Autore: Nyktifaes    31/01/2012    22 recensioni
Mi risvegliai di soprassalto con la sensazione di essere sbalzata. Mi aggrappai alla base della poltroncina, spaventata. Impiegai qualche secondo per ricordare che sedevo su un sedile e che mi trovavo su un aereo. È sorprendente quanti dettagli si possano registrare in pochi secondi di panico. Ricordo perfettamente i visi spaventati dei passeggeri, la hostess che si aggrappava ad una fila di sedili, la mascherina che usciva dal soffitto dell’aereo, a un soffio dal mio viso, un boato. E poi il buio.
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Primo capitolo di Twilight. Bella si trova sull'aereo che la deve portare a Forks, ma qualcosa va storto.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Capitolo rivisto e corretto

 

 

Diciassette recensioni?! Un commento?! Quattordici preferiti?! Trentacinque seguiti?!
WOW, ragazze/i ma siete meravigliose/i!! Non mi aspettavo un successo del genere! Vi giuro che sto morendo dalla felicità! Mi avete fatto mille complimenti, a mio parere immeritati, nelle recensioni da farmi sembrare un coniglio di Pasqua in miniatura, saltellante per tutta la casa :D Dovete sapere che io sono molto giovane, in confronto a molte di voi e sapere che pensate che quello che scrivo sia anche solo decente… Beh… Per me è tanto!
Ma bando alle ciance e via alla lettura!
Riporterò nelle note finali i nomi delle meravigliose creature che mi hanno resa felicissima!
Ci leggiamo a fine capitolo ;)
Vero

 

 


 
II capitolo
Avevo perso la cognizione del tempo, non riuscivo più a capire quanto fosse passato dall’inizio del processo di trasformazione e quanto mancasse alla fine dei tre giorni stabiliti. Ricordavo d’aver più volte supplicato Carlisle di uccidermi, per far smettere quella tortura, ma lui mi chiedeva di resistere, mi sussurrava parole di conforto e si scusava per quello che stavo provando.  
Così, quando il fuoco sembrava leggermente attenuarsi, pensai che fosse giunta la mia ora. Finalmente avrei smesso di soffrire. Lentamente, il fuoco stava abbandonando le mani e i piedi, le giunture principali, per riversarsi nel petto. Non avrei mai creduto che un cuore potesse battere così forte, che potesse sopportare tanto dolore. E infatti, all’apice della sofferenza, mi sollevai appena dal terreno, spinta dal fuoco. Sperai nella morte, perché nemmeno l’inferno sarebbe potuto essere peggiore.

Infine, il mio cuore cessò di battere. Per sempre.
Ma non ero morta.  
Aprii gli occhi sulla mia nuova vita e rimasi qualche secondo ad osservare il cielo. Era grigio, quasi plumbeo, a causa della presenza di una massa infinita di nuvole. Ma era normale perché eravamo in… inverno, giusto? Mi resi conto di non essere sola. Il vento mi portò l’odore dolce di… non sapevo esattamente di cosa fosse, non avevo mai avvertito un profumo simile prima d’allora e una piccola parte del mio cervello l’analizzò. Nel giro di un ottantesimo di secondo il mio corpo reagì irrigidendosi. In un decimo di secondo mi ritrovai a dieci metri di distanza, acquattata, mentre dalla mia bocca usciva uno strano sibilo, simile ad un ringhio, nato nel petto, che risuonò potentissimo tra gli alberi. Precedentemente mi trovavo supina, esposta e vulnerabile. Mi resi conto solo allora di quanto fosse intollerabile quella sensazione. La cosa più sorprendente fu accorgermi che durante il movimento velocissimo, avevo continuato a vedere perfettamente il paesaggio circostante, come fossi rimasta ferma. Un’altra parte del mio cervello si occupò dell'analisi di quella stranezza, affascinata dalla mia nuova rapidità. Il vento, inoltre, aveva portato anche un altro odore, più pungente e forte. Forse avrebbe piovuto.

Un uomo biondo si trovava a quindici metri da me, in posizione rilassata. L’espressione e la postura erano quasi forzate, come se si forzasse di mostrarsi così innocuo. Riconobbi in lui Carlisle, ma questo non mi permise di lasciare la posizione di difesa. Come mosse un passo nella mia direzione emisi un altro ringhio, istintivo, allontanandomi di tre passi.

La mia mente l’aveva automaticamente classificato come un pericolo, l’unico nel raggio di mezzo chilometro. Senza realmente volerlo avevo già elaborato sette diversi piani di fuga.
«Bella, non voglio farti del male!».

Un altro passo avanti. Questa volta portò le braccia avanti, i palmi rivolti verso di me, sembrava voler aggiungere “vengo in pace”. Non mi allontanai.

«Perché dovrei? Ora sei forte e veloce, molto più di me». Mi si avvicinò ancora e accennò un leggero sorriso. Non parlai, mi limitai ad osservarlo. Era ancora più bello di quanto ricordassi, solo ora potevo vederlo davvero. Ogni più piccolo particolare del suo viso era perfetto, quasi luminoso. Provai la strana sensazione di aver bisogno di strizzare gli occhi, come davanti al sole.
Abbandonai la posizione di difesa e raddrizzai la schiena. Incerta, mossi un passo verso di lui. Per quanto tutto dentro di me gridasse di allontanarmi, la piccola parte sopravvissuta del mio essere razionale mi obbligò a porgli l’unica domanda davvero importante.
«Cosa… cosa sono diventata?».

Un trillo, simile al suono di mille campane, melodiose e perfette, uscì dalle mie labbra. Le sfiorai, stupita. Era la mia voce? Carlisle parve capire il mio stupore e mi rispose con un sorriso.
«Lo so, il primo periodo è difficile, ma vedrai che in poco tempo ci farai l’abitudine», poi, prendendo un profondo respiro e abbandonando il sorriso, continuò: «Sei diventata una vampira, Isabella. La trasformazione è terminata».
Continuai ad osservarlo, mentre le sue parole rimbalzavano nella mia testa. Una vampira. Allora non l’avevo sognato, tutto ciò che mi aveva detto non era stata un’allucinazione dettata dall’agonia del fuoco.

Rievocare gli ultimi tre giorni, che di certo non potevo aver immaginato, mi causava un vero e proprio dolore fisico. Rimasi stupita: i ricordi non bruciano le membra, non arrivano fino alle ossa.
Cercai di capire in che altro modo fosse cambiato il mio corpo.

Mi osservai le mani: erano molto più pallide di quanto non fossero prima, nei muscoli tesi avvertivo una sorta di forza bruta, grezza. La sentivo scorrere nelle braccia e nelle gambe, anche nell’immobilità più totale.

Improvvisamente un dolore, simile a quello della trasformazione, mi colpì alla gola. Per un attimo fui terrorizzata dall'idea che il rogo potesse ricominciare. Portai entrambe le mani sul collo, stringendolo. Tentavo di spegnere il fuoco dall'esterno. 
«Lo so, fa male. È la sete Bella, devi andare a caccia». Sorrise amaramente e mi invitò a seguirlo. Non avevo idea di dove stessi andando, né di cosa avrei fatto. Ma Carlisle sembrava intenzionato ad aiutarmi e io non potevo attendere oltre. Ero certa che sarei morta se non avessi bloccato immediatamente il bruciore alla gola.

Corremmo nel bosco e mi resi conto che, senza alcuno sforzo fisico, gli ero accanto. Lo superai disinvolta, come se correre a oltre centotrenta chilometri orari fosse la cosa più naturale del mondo.  
Mi lasciai andare all’istinto.

Chiusi gli occhi, in attesa.

Un odore dolce, caldo, che prometteva di mettere a tacere il fuoco che mi bruciava in gola, attirò la mia attenzione. Dallo stesso punto arrivava il suono di un forte cuore. Senza riflettere, andai incontro alla mia preda: un puma. Senza troppe cerimonie gli balzai addosso, preda dell’istinto, e lo morsi al collo. Arrivai con facilità all’arteria pulsante, gli strati di pelle e muscoli del suo corpo erano come burro, sotto i miei denti. Bevetti con avidità e ferocia il prezioso nettare che fuori usciva dalla sua carne. Troppo velocemente il puma smise di muoversi e il suo cuore di battere. Lasciai andare la carcassa e mi guardai le mani e i vestiti, mezzi lacerati nella lotta contro l'animale e sporchi di sangue. Inorridii a quella vista. Ero stata io ad ucciderlo?
Carlisle mi fu subito accanto e, poggiandomi una mano sulla spalla, mi disse:
«Bella, o loro o gli essere umani. Lo so che è qualcosa di… mostruoso e per questo ti chiedo perdono… Ma davvero era l’unico modo per permetterti di continuare a “vivere”, almeno in parte. E poi, Bella… puoi scegliere. Non ti obbligo di certo a vivere da “vegetariana”, puoi decidere di intraprendere la dieta classica».
Ritornai a due giorni prima, quando mi aveva parlato della sua famiglia. Loro erano diversi dalla maggior parte dei vampiri, non uccidevano gli esseri umani per sopravvivere. Scossi il capo, disgustata. Senza dubbio l’idea di uccidere degli innocenti era peggiore di quella di cibarmi di animali.

«Carlisle, non ho la minima intenzione di uccidere delle persone per vivere».

Di nuovo, lo scampanellio della mia voce mi suonò estraneo. Lui accennò un sorriso soddisfatto.

«Bene. Non ho mai visto un vampiro di poche ore capace di parlare e ragionare con così tanta padronanza di sé».

Lo guardai senza comprendere.

«Di solito, i giovani vampiri sono troppo assetati per pensare a qualcosa che non sia il sangue. E, essendo molto più forti e veloci dei vampiri maturi, sono difficilissimi da controllare».

Si aspettava una pazza furiosa pronta a divorare chiunque le capitasse sotto tiro? Mi presi un momento per riflettere, per ascoltare nuovamente la forza grezza negli arti. Non mi sentivo per niente senza controllo. Sorrisi, evidentemente era un’ottima cosa.

Dovetti ricredermi quasi subito: il fuoco tornò repentino a bruciare nella gola. Ero di nuovo frustrata e assetata. Carlisle, ovviamente, capì.
«Sta' tranquilla, come ho detto sei giovane e per questo motivo hai bisogno di molto sangue. Torna pure a cacciare, non c’è nessun umano nelle vicinanze».

Seguii immediatamente il suo consiglio.

Nel giro di poco tempo uccisi due grossi alci e, finalmente, mi sentii sazia.

Seguii il suono dello scrosciare dell’acqua e arrivai ad un ruscello: il sangue ormai ricopriva interamente i miei vestiti e avevo bisogno di una ripulita. Mi piegai sulle ginocchia e mi sporsi in avanti, indecisa se immergermi completamente o meno.

Una ragazza dal volto pallido e le fattezze di un angelo, ricambiò il mio sguardo. La osservai, stupita: il viso meraviglioso era incorniciato da una folta chioma color ebano e due occhi cremisi acceso mi fissavano, allarmati. In un primo momento mi spaventai. Chi era quella? Impiegai dieci secondi a riconoscere il mio riflesso.

Carlisle, che mi aveva raggiunta, sorrise.
«Ti avevo detto che saresti cambiata anche fisicamente! Gli occhi sono di questo colore perché sei giovane, ma nel giro di qualche mese di caccia animale diventeranno dorati, proprio come i miei e quelli della mia famiglia».

Lanciai un’ultima occhiata alla me stessa d’acqua, poi mi voltai verso Carlisle. Mi resi conto di non sapere quasi nulla su ciò che ero, sulla mia nuova natura, sulla famiglia di cui tanto parlava.

«Parlami di loro, parlami di quelli come noi».

 

 

 

 
Eccoci ragazze/i! Che ne dite? Questo è una sorta di capitolo di passaggio, infatti come in molte si aspettavano Bella non ha ancora conosciuto i Cullen, ma mi sembrava importante dedicare un capitolo alla reazione della nuova vampirella alla sua nuova natura!
SUPER IMPORTANTE: Capitolo betato da quelle due sante delle mie migliori amiche: Ele Cullen e Sarah__98!! Vi adoro ragazze *-* Ditemi cosa ne pensate ;)
A presto!!
Vero

   
 
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