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Autore: AyrinL    31/01/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se tra l'amore di due ragazzi,tenuto ancora nascosto e al sicuro dal resto del mondo,ci fosse un male troppo forte da sconfiggere? E se l'amore fosse più forte di tutto,anche della morte?
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[dal 2°capitolo]...si ritrovarono subito nudi,abbracciati,intenti a far brillare quell’amore,quasi a farlo bruciare più del sole,più delle stelle. Erano solo loro due quella notte ,spettatrice solamente la Luna,i quali raggi illuminavano i loro corpi;la Luna che oramai portava il segreto di tante notti passate a fare l’amore nel modo più dolce possibile,sussurrandosi ti amo, stringendosi le mani, guardandosi negli occhi,nascondendosi dal mondo. Celando sulle loro labbra tutta quella passione che la paura impediva loro di urlare al mondo intero,forse perché nessuno avrebbe potuto capire,forse perché le gente avrebbe solo parlato ,a vanvera,giudicandoli. Darren si chiedeva spesso perché molti non potessero o volessero capire: l’amore non ha sesso,l’amore è amore,incondizionatamente. Forse nessuno amava nel modo in cui lui amava Chris,nessuno poteva capire.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Mount Sinai Hospital (così il nome della clinica) cominciò a diventare per Chris il teatro di ciò che sarebbe stato quel dramma. Neanche la presenza di Darren riusciva a tranquillizzarlo.
Un’ infermiera disse loro che l’illustre dottor Anderson sarebbe giunto presto da loro,così propose di  guidarli in una visita dell’intera struttura.
Sembrava la discesa verso gli Inferi. Li tutto gli sembrava innaturale,smorzato...triste. 
Si incamminarono lungo un corridoio silenzioso,l’infermiera blaterava qualcosa sull’efficienza e professionalità della clinica.
Cazzate,pensava Chris. Non possiamo impedire al destino di fare il suo corso. E’ come andare alla ricerca di una lacrima nell’oceano,è come cercare di acciuffare il vento,è come cercare di scampare alla morte.
Ad ogni suo passo sembrava avvicinarsi sempre più ad una tempesta. Sentiva il freddo di quelle stanze penetrare fin dentro le sue ossa. Il gelo della morte che incombe.
-       Allora Chris,hai sentito?
Chris guardò confuso sua madre. Non aveva sentito una parola di quello che si stavano dicendo,troppo impegnato a pensare. Quel posto gli faceva sempre più paura.
-       S-si,credo…
-       Seguitemi,prego.
L’infermiera proseguì e tutto il gruppo avanzò dietro di lei. Salirono un paio di scale,e Chris sentiva adesso il suono di voci sconnesse. Evidentemente c’era qualcuno. E raggiunsero così un altro corridoio,stavolta però parecchio diverso.
Le pareti erano di un colore rosso vivo,l’arredamento più informale, con varie poltrone di pelle sparse qua e la. Vi erano delle porte,una di queste era socchiusa. Da ogni stanza si sentivano voci.
-       Noi qui siamo abituati a trattare i pazienti come fossero a casa propria. Prego,guardate…
Chris entrò,e si chiese come fosse possibile che quella cavolo di infermiera potesse sorridere. No,lui non ce la faceva proprio a ridere. In quella stanza vi erano alcuni bambini,intenti a giocare.
Bambini legati alle loro flebo.
Bambini senza capelli.
Bambini magri,pallidi.
Smunti,il viso rinsecchito.
Bambini con in mano i loro pupazzi,con un lieve accenno di sorriso,ma con lo sguardo semi perso.
Entrarono nella stanza,Chris dietro tutti loro. Non riusciva quasi a muoversi.
-       Bambini,salutate i signori Colfer!
Chris si decise ad entrare . Una bambina alla sua destra lo salutò,alzando piano la piccola manina.
Aveva gli occhi azzurri,proprio come i suoi. Chissà perché,Chris immaginò che i suoi capelli,quei capelli che ormai non c’erano più chissa a causa di quale atroce malattia, fossero biondi. Si inginocchiò e le prese una mano.
-       Ciao,piccola…
Darren dietro di lui fece la stessa cosa,poggiando una mano sulla sua schiena.
-       Ciao…
La bambina rispose con la voce bassa,accennando un sorriso. Chris in quei occhi ci rivide tutto se stesso.
-       Sei bellissima,sai?
La bambina abbassò lo sguardo,facendo scomparire quella traccia di sorriso.
-       Che succede,piccola?
-       Dite tutti così,ma non è vero…
Fu in quel momento che qualcosa in Chris cominciò a spezzarsi. Si chiese se anche gli altri avessero sentito il rumore del suo cuore che andava in frantumi. E mentre questo quasi smetteva di battere,in lui continuava a rafforzarsi una decisione che inconsciamente aveva già preso.
Si alzò,guardando ancora la bambina.
-       Bene,continuiamo il giro…
L’infermiera,visibilmente imbarazzata,trascinò il gruppo fuori dalla stanza. Presero un altro corridoio,simile a quello del piano inferiore,quello freddo e bianco.
-       Queste sono le stanze dei nostri pazienti.
E a quella vista,Chris cedette. Poteva scorgere i malati dalle porte sui loro letti,senza forze,in lacrime.
Mamme disperate,figli rassegnati.
Vide , in una stanza,una donna giovane stesa sul suo letto,gli occhi chiusi. Qualcosa portò Chris ad entrare in quella stanza. Una forza,forse proprio il destino.
-       Signor Colfer,dove va?
Chris entrò,non curandosi di nessuno.
Si chiese come fosse possibile che un essere umano potesse ridursi in quel modo. Il viso di quella donna era così magro che sembrava che gli occhi,circondati da un’ombra nera,uscissero fuori dalle orbite. Le labbra erano secche,di un colore quasi scuro,attorniate da un tono bluastro. Tutto il suo corpo era rinsecchito,e le ossa erano perfettamente visibili sotto lo strato smunto di pelle. Erano visibili le vene,e dei lividi neri sulle sue braccia,forse a causa di troppe flebo e siringhe. E i capelli… vi erano pochi capelli che ricadevano sulla sua fronte,un tempo dovevano essere rossi,pensò. Adesso avevano perso tutta loro lucentezza, erano solo un ammasso  di sterpaglia.
Come poteva Dio ridurre così la vita? Perché donarla se poi la spezzava in quel modo?
-       Chris,amore,non puoi stare qui.
Chris era talmente fuori dal mondo da non reagire neanche alla stretta sul suo polso di Darren. Da non accorgersi che una lacrima cominciò a scendere sul suo viso.
La donna cominciò a muoversi,emise un rantolio dalla gola secca. Aprì piano gli occhi,e si svegliò.
Chris fissò attentamente gli occhi. Erano verdi,ma erano spenti,quasi inesistenti. E quegli occhi lo fecero sentire completamente solo. Vide una cartella clinica sul comodino affianco al suo letto. Gli occhi scivolarono sulle informazioni.
Anche questa volta,mossi dalla forza del fato.
E vide,quella parola,impressa sulla carta,come era impressa nel sangue di quella donna: Leucemia.
La sua stessa malattia. La sua stessa piega che lo affliggeva.
Non aspettò altri secondi,e Chris sentì l’impellente bisogno di fuggire. Lasciò la stanza,prima indietreggiando lentamente,poi,corse lungo il corridoio,mentre i suoi genitori lo fissavano scandalizzati, scese le scale,con gli occhi pieni di lacrime,scappò non sentendo affatto il peso della fatica,corse fino all’ingresso della clinica,mentre Darren cercava di seguirlo.
 
Chris arrivò e ,stanco,si accasciò sull’erba del giardino. Si portò le mani al viso,cercando di cancellare l’immagine di quei due occhi verdi,l’immagine della bambina,l’immagine dei corridoi lunghi,freddi e desolati.
Lo sapeva che era sbagliato.
-       Avessi potuto correre io così,quando sono arrivata qui.
Chris si volse,non preoccupandosi di essere sotto shock e in lacrime,e vide la donna col gatto che aveva notato prima di entrare. Lui non rispose nulla,rimanendo fisso nella stessa posizione.
-       Sai,ragazzo,quando sono arrivata qui,costretta dai miei figli,mi avevano promesso tante cose. Che sarei guarita,che era ancora presto per la vecchiaia.Ma sai che ti dico? Non è vero nulla. Non si può sfuggire alla morte,ragazzo mio.
 
Disse quelle parole,con tanta lucidità,tranquillità,come se ciò che avesse detto non fosse affatto una cosa cruda,violenta. Era la realtà.
Prima o poi moriamo tutti.
L’anziana signora tornò ad accarezzare il gatto.
-       Chris!
Darren lo chiamò,qualche metro distante da lui.
Chris si fece forza,e si alzò,ormai aveva preso una decisione. Corse da lui,fermandosi a pochi centimetri.
-       Ascolta,Darren..io ho voluto provarci…ma…non posso.Mi spiace,ma  non capisci che tutto questo è inutile?
La voce rotta dal pianto,e Darren di fronte a lui che aveva già capito.
-       Darren,io oggi ho capito che per quanto cerchiamo di sfuggire al destino,esso ci rincorrerà,sempre. E finiamo solo col soffrire il doppio del dovuto. Che senso ha aspettare la morte in un letto d’ospedale e farsi del male? Io non ci sto,Dar. Io voglio la vita,cavolo,anche per quel poco che me ne resta,voglio sprofondare totalmente in essa,impazzirei per averla! E non m’importa dei dottori,di quello che penserà la gente. Non m’importa quando mio padre mi urlerà contro che sono solo un perdente,che non ho il coraggio di affrontare la situazione,perché vedi,quello non è essere coraggiosi,quello è solamente arrendersi! Avere paura,lasciarsi andare alla prassi…fare quello che gli altri ti dicono di fare. No,al diavolo.
Darren prese per i polsi Chris,che continuava a piangere,e a parlare,e parlare…
-       Perdonami Darren. Io non so se mi capisci,ma ti prego,ti prego,io…
Darren prese Chris a se e lo strinse forte. Talmente forte da farlo quasi soffocare in quell’abbraccio. Voleva dirgli che era tutto sbagliato,che potevano farcela insieme,ma non poteva,non poteva rischiare di perdere il suo Chris prima del dovuto. Già,forse era vera tutta quella storia del destino,ma proprio in quel momento capì perché si era innamorato di Chris: perché era forte,coraggioso. Amava la vita più di qualsiasi altra cosa,e pensò a quanto fosse fortunato ad aver fatto parte di essa.
Chris continuava a piangere sulla sua spalla,mentre si aggrappava con forza ai suoi ricci. Darren cominciò a piangere anche lui,dimenticandosi completamente del resto del mondo.
E Chris continuava a sussurrargli : “Perdonami,perdonami”….perdonami perché forse un giorno non ci sarò più te.
-       Chris,ti odio perché vuoi lasciarmi in questo schifoso mondo da solo. Ma ti amo troppo per vederti inchiodato in un letto d’ospedale,morendo lentamente,giorno dopo giorno.
Strinse la sua testa contro quella di Chris,prendendogli il viso tra le mani.
-       Io ti starò accanto,sempre,voglio vederti vivere,voglio vederti sorridere,fin quando il destino  me lo concederà.
Chris premette le sue labbra contro le sue ,si scambiarono quel bacio dal gusto salato delle loro lacrime,assaporavano le loro labbra cercando di trattenere con sé quanto il più possibile la traccia dell’altro. Cercando di trasmettere quel sentimento tanto forte quanto ineffabile,quelle parole che solo il tocco soffice delle labbra potevano spiegare. E le loro dita che si sfioravano in cerca di quella stretta rassicurante,quella stretta dove spariva tutto il dolore .
E di nuovo si dissero ‘ti amo’,perché in fondo, non c’erano  altre parole adatte.
   
 
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