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Autore: Yuki Delleran    10/09/2006    9 recensioni
Possono uno scrittore in erba e un'attrice famosa innamorarsi a vicenda e trovare il coraggio di dichiararsi solo grazie ad un tentato omicidio? Questa è la storia della giovinezza dei genitori di Shinichi dal mio personale punto di vista, con un pizzico di giallo (siate clementi...). Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yukiko Kudo, Yusaku Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yukiko & Yusaku Story 3 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Gosho Aoyama tranne Yoshie e Saya Sakaguchi che comunque non hanno un ruolo importante.

YUSAKU & YUKIKO’ STORY

di Yuki Delleran


Epilogo

Un anno dopo: il nostro numero uno

Nella stazione di polizia di Beika regnava un’insolita calma. L’ispettore Samezaki era chiuso nel suo ufficio ad esaminare un nuovo caso appena giunto e la maggior parte degli impiegati era fuori. Solo da una scrivania in un angolo giungevano le voci concitate di due persone che discutevano.
«Non posso lasciarti frugare negli archivi, te l’ho già detto un sacco di volte. » stava dicendo l’agente Megure a un giovane dall’aria accigliata in piedi davanti a lui.
«Ah, bhè, se per te la tua fidanzata conta così poco… » commentò quello con noncuranza. «Temo che non riuscirò proprio a procurarmi l’ultimo romanzo del Barone della Notte autografato da Yusaku Kudo. Dovrai aspettare che esca in libreria, ma dopotutto si tratta solo di qualche settimana massimo un mese. »
«Tra un mese il compleanno di Midori sarà già passato! » protestò Megure. «Kudo-kun… »
«A cosa sta lavorando l’ispettore? » chiese Yusaku.
«Un caso piuttosto brutto, non posso dirti altro. Fai il bravo, dai… »
«Forse si tratta di questo? » fece Yusaku sfilando da una pila di incartamenti un fascicolo con l’intestazione “Riservato”.
«Kudo-kun, per quanto riguarda il libro… »
«Senti, Megure-san, ho gli editori col fiato sul collo e mi serve l’ispirazione per un nuovo romanzo. Facciamo il solito patto: lasciami curiosare un po’ in giro e avrai tutti i volumi autografati che vorrai. »
Davanti a quella proposta il povero agente capitolò. La sua fidanzata era una grande fan del Barone della Notte e più volte grazie a Yusaku aveva fatto bella figura con lei regalandole copie autografe ancora introvabili sul mercato. Ogni regalo però era cosato un piccolo favore e anche se in questo modo contribuiva alla creazione dei capolavori del giallista più apprezzato del momento, Megure sperava che l’ispettore Samezaki lo venisse a sapere il più tardi possibile.
«Traffico di stupefacenti! » esclamò Yusaku che intanto si era immerso nella lettura del fascicolo. «Traffico d’armi, sospetta implicazione in sequestro di persona, concorso in omicidio di vario genere. Unico indizio: il colore nero. Roba grossa. »
«Già. Troppo grossa per un dilettante. Non ficcanasare o rischi di trovarti in guai seri. Ispirati finché vuoi ma lascia perdere le indagini. » disse Megure. «Senza contare che se l’ispettore lo viene a sapere è la mia fine. »
Yusaku trascinò una poltroncina accanto alla scrivania e vi si allungò.
«Non temere. Editori a parte, tra poco sarà l’anniversario mio e di Yukiko quindi ho altro per la testa… »
Megure notò lo sguardo preoccupato dietro le lenti del giovane.
«Qualche problema? » si informò.
«Non lo so. Non ne sono sicuro. » rispose Yusaku, dopodiché sprofondò di nuovo nella lettura del fascicolo e per parecchio tempo non disse più una parola.

Yukiko camminava nervosamente su e giù per il salotto di casa guardando ripetutamente l’orologio. Era in ritardo di venti minuti. Possibile che quella sottospecie di ragazzo che si trovava non era nemmeno capace di darle un appuntamento e arrivare puntuale? La sua pazienza stava per raggiungere un punto di rottura quando finalmente il campanello suonò. Avviandosi alla porta immaginò di trovarsi davanti uno Yusaku scompigliato dalla corsa e con un’espressione desolata sul volto, questo bastò a farle tornare il sorriso. Era così carino quando si scusava che lei non riusciva a tenere il broncio per più di cinque minuti. La sue aspettative vennero deluse quando all’ingresso trovò ad attenderla Eri Kisaki.
«Dalla tua espressione deduco che aspettavi qualcun altro. » commentò la ragazza vedendo il sorriso spegnersi sul volto dell’amica. «Fammi indovinare, quel disgraziato del Topo ti ha dato buca un’altra volta. »
Yukiko lanciò l’ennesima occhiata all’orologio.
«Penso che ormai non verrà più, e se verrà non mi troverà. » disse. «Che ne dici di un’uscita tra ragazze? E’ un po’ che non ci vediamo e abbiamo diverse cose di cui parlare. »
«Ero venuta proprio per questo. » acconsentì Eri con entusiasmo.
Le due amiche trascorsero la serata chiacchierando tranquillamente in un grazioso locale poco lontano, aggiornandosi reciprocamente sugli ultimi pettegolezzi e sui pregi e difetti dei rispettivi fidanzati.
«Kogoro è talmente pigro che non ci crederesti. » si lamentò Eri. «A volte è capace di passare un’intera giornata sdraiato sul divano. »
«Yusaku invece ha sempre la testa tra le nuvole. Spesso, nel bel mezzo di un discorso, invece di rispondermi tira fuori un’agendina e si mette a scrivere. » disse Yukiko. «Magari l’ultima frase che ho detto gli è piaciuta, oppure gli è venuta un’idea che deve assolutamente appuntarsi e che di solito non c’entra niente con quello di cui stavamo parlando. Questo naturalmente quando non sta indagando su qualche delitto, in quel caso posso essere sicura che non mi ascolta nemmeno. »
«Insomma, ti trascura? » chiese Eri con espressione preoccupata. «Direi che ci siamo lamentate abbastanza, adesso parliamo seriamente. Come vanno le cose tra voi? »
Yukiko si concesse una pausa durante la quale sorseggiò il suo analcolico. Non era sicura neanche lei di come fosse la situazione con Yusaku.
«E’ disordinato, confusionario, ritardatario cronico, smemorato e imbranato ma gli voglio bene. » sospirò. «Non riesco più a immaginare la mia vita senza di lui. Anche se in questo periodo è diventato più strano del solito. Ho l’impressione che mi stia nascondendo qualcosa e questo mi spaventa perché… »
Non finì la frase e si strinse le mani in grembo, gesto che non sfuggì allo sguardo acuto di Eri.
«Yuki-chan, non è che anche tu gli stai nascondendo…qualcosa? »
Le guance di Yukiko si colorarono leggermente.
«Non lo so. Però vorrei che fosse un po’ più presente. Per esempio tra poco è il nostro anniversario, però non mi ha detto niente. Temo se lo sia dimenticato. »
«Cioè è già passato un anno dalla vostra strepitosa dichiarazione in diretta nazionale? Come passa il tempo! Comunque dubito che una cosa del genere si possa dimenticare. »
«E’ vero, è stata un’esperienza pazzesca. » ricordò Yukiko concedendosi un sorriso. «Magari organizzerà qualcosa a casa sua per ricordare l’evento. Da quando Agasa-san si è trasferito e gli ha lasciato l’appartamento, ci vediamo spesso da lui. »
«Spero che riusciate a chiarirvi. » disse Eri.
«Lo spero anch’io. Almeno gli parlerò della decisione che ho preso. Spero che capisca… »

Era mezzanotte passata e nonostante la temperatura mite Yusaku cominciava ad avere i brividi. Del resto non aveva nessun diritto di lamentarsi, era arrivato con un’ora di ritardo e Yukiko se n’era andata. Così non gli era rimasto altro da fare che aspettare davanti a casa che rientrasse. Stava quasi per andarsene, rassegnato a scusarsi in un secondo momento, quando la vide arrivare in compagnia di Eri.
«Yukiko! » esclamò correndole incontro. «Mi dispiace tanto! Sono uno stupido! Ero andato alla stazione di polizia a cercare un po’ di materiale e ho perso tempo a stuzzicare Megure-san. Poi ho trovato un fascicolo su un caso che mi sembrava un buono spunto e mi sono messo a leggere. Non mi ero accorto che fosse così tardi! Davvero! Non volevo piantarti in asso, sono imperdonabile! »
Yukiko alzò una mano per interromperlo.
«D’accordo, d’accordo, di’ solo quello che mi vuoi dire. »
Yusaku la fissò negli occhi.
«Scusami. »
Vide la sua espressione aprirsi in un sorriso dolce, poi la ragazza si avvicinò e lo baciò.
«Va bene, ti perdono. » mormorò.
Yusaku notò che l’espressione di Eri, alle spalle di Yukiko, non prometteva niente di buono. Probabilmente aveva parlato male di lui per tutto il tempo. Per evitare ritorsioni, sfoderò subito la sua seconda arma segreta che, dopo le scuse, sperava sortisse un effetto benefico sulla fidanzata abbandonata.
«Tra due giorni è il nostro anniversario. » sussurrò all’orecchio di Yukiko. «Beika Center Building, ristorante con vista panoramica, alle otto. Non mancare. »
Lo sguardo di Yukiko si illuminò e lei gli gettò le braccia al collo.
«Oh, tesoro! Era un sacco di tempo che volevo andarci! Dicono che sia meraviglioso e che dalle sue vetrate si goda un panorama stupendo fino alla baia di Tokyo.»
Le sue ultime parole fecero scattare qualcosa nella mente di Yusaku.
Il luogo dell’omicidio… il covo dei sequestratori… la base dei trafficanti… Quando aveva controllato la loro ubicazione sulla cartina gli era sembrato che ci fosse qualcosa di strano e ora finalmente aveva capito. Tutti quei luoghi erano praticamente equidistanti da un punto preciso. Sarebbe bastato far convergere le linee e…
«Ma certo! E’ chiaro! La baia di Tokyo! » esclamò.
Lasciò andare Yukiko, si voltò e corse via.
Mentre si allontanava gli giunse una frase che la ragazza rivolgeva all’amica.
«Ecco, che ti avevo detto? »

La serata risplendeva delle mille luci della capitale d’estate. Una serata romantica. Suggestiva. Perfetta. Il giorno era giusto e quello che si innalzava alle sue spalle era indubbiamente il Beika Center Building. Erano le otto e dieci minuti.
«Allora perché quello stupido non si vede? » pensò tra sé Yukiko che iniziava a seccarsi. «Yusaku Kudo, non osare piantarmi in asso il giorno del nostro anniversario o giuro che non ti rivolgerò mai più la parola! »
Abbassò lo sguardo lasciandosi prendere per un attimo dallo sconforto. Doveva parlargli di cose importanti e lui non si faceva vedere. Possibile che non avesse capito la situazione? Di solito al suo sguardo acuto non sfuggiva nulla, specialmente quando si trattava di lei, ma questa volta non aveva detto niente. Forse per delicatezza, forse per incertezza o forse perché sperava che non fosse vero. Si passò una mano sulla fronte scostando la frangia. No, così non andava bene. Una volta presa la sua decisione doveva andare avanti, non poteva continuare a rimuginare chiedendosi se fosse meglio tornare sui suoi passi.
Voltandosi con sguardo deciso, si avviò nell’atrio del grattacielo e prese l’ascensore che la portò all’ultimo piano dove si trovava il ristorante panoramico. Scoprì che almeno la prenotazione a nome “Kudo” esisteva, ridacchiando tra sé al pensiero della pessima figura che avrebbe fatto se non ci fosse stata. Si era appena accomodata al tavolo, quando vide Yusaku fare irruzione nell’atrio, con il fiatone e l’aria stravolta per la corsa. Raramente lo aveva visto in giacca e cravatta e quella visione le strappò un sorriso. In mano aveva un mazzo di rose rosse, in realtà un po’ sgualcite ma comunque splendide. Quando la vide, si avvicinò al tavolo con espressione desolata.
«Ero appena arrivato quando ti ho vista entrare. Siccome hai preso l’ascensore, io ho preso le scale ma dopo dieci piani… »
«Oh, sta’ zitto e dammi un bacio. » lo interruppe Yukiko facendolo arrossire.
Nonostante fosse passato un anno si imbarazzava ancora davanti ad affermazioni del genere. Le porse le rose e si chinò su di lei.
«Buon anniversario, amore mio. »
Il cameriere si era appena allontanato con le loro ordinazioni quando Yukiko decise che era giunto il momento di affrontare la questione che le stava a cuore. «Devo dirti una cosa importante, Yusaku. » esordì.
Lo vide irrigidirsi leggermente poi sforzarsi di sorridere.
«Sì, te ne devo dire una anch’io, ma prima le signore. »
Yukiko trasse un sospiro per farsi coraggio e disse tutto d’un fiato: «Ho deciso di lasciare il mondo dello spettacolo. »
Yusaku rimase sbalordito. Era evidente che non se l’aspettava.
«Cosa? Ma perché? »
Quella domanda invece Yukiko se l’aspettava eccome e c’erano una miriade di risposte. Forse troppe per essere riassunte in una sola, ma ci provò lo stesso.
«Dopo la morte di Yoshie-san è diventato sempre più difficile. Il lavoro non manca ma sono io che non me la sento di portarlo avanti. Ho passato metà della mia vita sotto i riflettori recitando ogni sorta di ruolo e vincendo tutto quello che si poteva vincere. Adesso sento l’esigenza di qualcosa di diverso. Voglio essere Yukiko e basta. Quindi porterò a termine i progetti in corso poi darò il mio addio. »
Sospirò di nuovo. Aveva tentato di esprimersi al meglio e sperava che Yusaku avesse capito. La sua espressione attonita le lasciava qualche dubbio.
«Ora tocca a te. » lo incoraggiò sperando in cuor suo che non si trattasse di niente di preoccupante.
«Bhè… io… » tentennò Yusaku incerto, poi sembrò decidersi. «Ho deciso di traslocare. L’appartamento comincia a starmi stretto così ho già dato la caparra per una casetta indipendente che stanno costruendo. »
«Fantastico! » esclamò Yukiko entusiasta. «Dove si trova? Avrai sborsato un capitale per una casa indipendente! »
In quel momento nell’atrio del ristorante echeggiò un grido. Buona parte dei clienti in sala , Yusaku per primo, si voltarono in quella direzione.
«Fai silenzio! » intimò il capocameriere alla ragazza che aveva gridato.
«Ma… hai detto che… quell’uomo con la pistola… al piano di sotto… »
«Non dobbiamo allarmare i clienti. » la ammonì l’uomo e la ragazza tornò al lavoro a testa bassa.
Yukiko notò che lo sguardo di Yusaku era rimasto puntato in quella direzione un attimo di troppo.
«Sei curioso? » chiese.
«Oh, no. Assolutamente. » rispose il giovane fin troppo prontamente. «Questa sera niente indagini. Cosa stavo dicendo? Ah, il nuovo indirizzo. Beika, 2-chome numero 21. Proprio di fianco alla casa del Doc. E’ stato lui a dirmi che il terreno era in vendita. »
La signora che si era alzata dal tavolo accanto al loro, rientrò e tornò a sedersi.
«Pare che al piano di sotto ci sia stato un omicidio. » bisbigliò al marito. «Una delle cameriere dice di aver sentito lo sparo… »
«Il terreno… ehm… » continuò Yusaku. «Sì, c’è abbastanza terra per fare un bel giardino. Non mi è costato poi tanto e visto che i proventi dell’ultimo libro sono stati superiori al previsto, ho pensato che si potesse fare. »
«La polizia è già arrivata. » sussurrò la signora. «Stanno interrogando tutti. »
«La casa… bhè… non è grande, ma si potrà ampliare col tempo. Sarà bellissima. La farò diventare ‘Villa Kudo’! »
«Yusaku… » lo interruppe Yukiko con un sospiro. «Vai. »
«Cosa? »
«Avanti, vai. Si vede lontano un miglio che muori dalla voglia di fiondarti al piano di sotto. Non ho intenzione di legarti alla sedia. »
L’espressione di Yusaku si illuminò per un attimo.
«Davvero? Voglio dire… tu non… »
«No, stai tranquillo. Non sono arrabbiata e non ho intenzione di andarmene. » Yukiko sorrise. «Tu sei così, mi piaceresti di meno se fossi diverso. Vai, ti aspetto qui.»
Yusaku balzò in piedi.
«Darò solo un’occhiata. Ti prometto che tornerò subito! »
Era già a metà della sala quando l’esclamazione di Yukiko lo fermò.
«Yusaku! »
Il giovane si voltò.
«Non cacciarti nei guai. »
In risposta le giunsero un pollice alzato e un sorriso smagliante poi sparì dalla sua vista.

Il sangue non si fermava. Accidenti! Maledizione! E faceva male. Terribilmente male. L’aveva immaginato ma non fino a questo punto. L’unica cosa che aveva per tentare di fermarlo era un fazzoletto ormai completamente inzuppato.
«Sono uno stupido! » si disse Yusaku premendo una mano sulla ferita che bruciava come il fuoco.
Mentre l’ispettore Samezaki gli accennava a grandi linee l’accaduto, si era reso conto di uno strano particolare: anche il Beika Center Building era equidistante dalla baia di Tokyo come gli altri luoghi in cui erano avvenuti i misfatti legati alla misteriosa organizzazione. Già di per sé quello era strano. Durante gli interrogatori i suoi sospetti si erano focalizzati su un individuo e con un paio di domande ben mirate era riuscito a portare a galla la verità facendolo arrestare. Mentre lo conducevano via però aveva notato uno strano ragazzo che si allontanava alla chetichella. Lo aveva visto solo di spalle ma due particolare non gli erano sfuggiti: aveva i capelli biondi e vestiva completamente di nero. Questo era bastato ad innescare i suoi sospetti e a far sì che lo seguisse. Quel tipo però doveva essersi accorto di lui perché l’aveva attirato in un vicolo e non aveva esitato a sparargli, per poi defilarsi su un’auto a sua volta nera.
Per fortuna il proiettile l’aveva colpito solo di striscio a un fianco, ma il sangue non accennava a fermarsi e ora si trovava seduto per terra in un vicolo a chiedersi perché i gialli non si limitava a scriverli e perché si era ostinato in quella caccia quando una creatura meravigliosa che gli faceva l’onore di essere la sua ragazza lo stava ancora aspettando. Doveva ancora dirle la cosa più importante, per quale assurdo motivo si era alzato da quel tavolo?! Doveva tornare subito o, per quanto dicesse, questa volta non lo avrebbe perdonato.
Quasi non si rese conto dell’agente Megure che lo aveva raggiunto con espressione allarmata e lo aveva sollevato quasi di peso.
«Ti avevo detto di non ficcanasare in questa storia, Kudo-kun! Vuoi farti ammazzare? » lo sgridò caricandolo a forza su una volante e premendogli un fazzoletto pulito sulla ferita.
Yusaku sussultò riscuotendosi con un leggero capogiro.
«Dove stiamo andando? » chiese preoccupato vedendo il Beika Center Building allontanarsi alle sue spalle, chiudendo gli occhi subito dopo.
«Al pronto soccorso, mi sembra ovvio. » rispose Megure. «Ti gira la testa? La ferita non sembra grave ma stai perdendo un sacco di sangue. Stai tranquillo, ci siamo quasi. »
Yusaku si abbandonò contro lo schienale pensando che avrebbe potuto perdere i sensi se non gli avesse fatto così male.
«Megure-san, di’ all’ispettore di battere palmo a palmo la baia di Tokyo. » mormorò.
«Ancora con questa storia? Lascia perdere, ora pensa solo a stare tranquillo. »
«E di’ a Yukiko che mi dispiace… »
Megure sorrise suo malgrado.
«Che sciocco, quello puoi dirglielo tu. Per nulla la mondo sarei disposto a sorbirmi la sua sfuriata al tuo posto. »

Yukiko sbirciò l’orologio. Ultimamente le sembrava di non fare altro. Era passato un sacco di tempo e Yusaku ancora non tornava. Iniziava ad essere preoccupata: dopotutto era andato sul luogo di un omicidio, poteva essergli successo di tutto.
«Stai calma. » si disse. «E’ Yusaku, non può capitargli niente di male e poi ha detto che non si sarebbe cacciato nei guai. »
Questo però, proprio perché si trattava di lui, non la rassicurava per niente.
Quando arrivò il cameriere a presentarle per la terza volta la carta dei dolci nella speranza che si decidesse a ordinare, la trovò talmente nervosa che si sentì quasi in dovere di tranquillizzarla.
«Se vuole, ripasso tra poco. Non si preoccupi, vedrà che il suo fidanzato tornerà presto. »
Yukiko sorrise grata all’uomo, sperando che avesse ragione.
Voltandosi verso la vetrata, si perse nella contemplazione del panorama notturno. Le luci cittadine, seppure artificiali, viste da lassù erano così suggestive. In lontananza si scorgeva anche lo scintillio del mare in prossimità della baia. La baia… I riferimenti che aveva fatto Yusaku a quel luogo la facevano stare in pensiero. Già lo immaginava alla ricerca del covo di qualche spietato assassino o mentre veniva aggredito da un killer in un vicolo buio. Scosse la testa. Forse aveva letto troppo i suoi libri. Yusaku non si sarebbe mai lanciato allo sbaraglio da solo a caccia del colpevole. O sì? In realtà sapeva bene che era capace di tutto.
«Oddio, Yusaku, torna presto… » mormorò abbassando la testa sulle braccia.
Erano passati solo pochi minuti quando sentì una mano leggera posarsi sulla spalla. Alzò la testa di scatto e riconoscendo proprio Yusaku, balzò in piedi e gli gettò le braccia al collo d’impulso.
«Sei qui… sei qui… menomale… » mormorò stringendolo a sé. «Ero preoccupata. Avevo un brutto presentimento. »
Quando lo lasciò notò la smorfia di dolore che il giovane non era riuscito a nascondere in tempo.
«Cosa c’è? Cos’hai fatto? » esclamò Yukiko allarmata vedendo concretizzarsi i suoi timori.
«Niente, non preoccuparti. E’ solo un graffio. » si giustificò Yusaku sistemandosi gli occhiali e prendendo posto di fronte a lei. «Ordiniamo il dolce? Temo che ormai il ristorante stia per chiudere.»
«Un graffio? » continuò imperterrita Yukiko ignorando le parole successive. «Come te lo sei fatto?»
Come un flash le tornarono in mente le parole della cameriera e della signora del tavolo accanto.
«Quell’uomo con la pistola… »
«… Una delle cameriere dice di aver sentito lo sparo… »

«Ti hanno sparato? » chiese sbiancando.
Yusaku se ne accorse e strinse tra le sue le mani che avevano iniziato a tremare.
«Non è niente. Davvero. Stai tranquilla. »
«Ti hanno sparato davvero? » insisté Yukiko.
Ora le tremava anche la voce.
«Mi ha preso di striscio. Mi hanno dato qualche punto, per questo ci ho messo tanto. Yukiko… » Le accarezzò la guancia pallida. «Yukiko, sto bene. Ti giuro che non farò mai più una cosa del genere. Non voglio farti stare male in questo modo con il rischio di aspettarmi invano. Non ti lascerò più sola. »
Sempre stringendole le mani, si alzò dalla sedia e si inginocchiò faticosamente davanti a lei.
A quel gesto Yukiko arrossì vistosamente. Cosa stava succedendo? Tutto questo non era possibile. Anche Yusaku sembrava molto imbarazzato mentre frugava freneticamente nella tasca interna della giacca. Finalmente trovò quello che cercava e aprì davanti ai suoi occhi una scatolina contenente un delizioso anello d’argento con un piccolo brillante a forma di cuore.
«Vuoi sposarmi? »
L’unica cosa di cui si rese conto Yukiko furono le lacrime che le inumidirono gli occhi, poi quando si riprese si accorse di essere a sua volta in ginocchio sul pavimento, le braccia intorno al collo di Yusaku e le labbra sulle sue.
«Sì… » mormorò dopo un attimo.
Stavano per abbandonarsi a un nuovo abbraccio quando un applauso risuonò alle loro spalle. Le poche persone rimaste nella sala si stavano congratulando vivamente con loro per quell’eclatante proposta. Dopo qualche secondo scattò anche il flash di una macchina fotografica.
«Scusa, non mi ero reso conto… » mormorò Yusaku imbarazzato.
Yukiko lo abbracciò ridendo.
«Oh, non preoccuparti! Dopo la dichiarazione di un anno fa era ora che fornissimo un altro po' di materiale alla stampa! »
Si rivolse al giornalista ammiccando.
«Fotografa questo. » disse, poi prese il viso di Yusaku tra le mani e lo baciò di nuovo.
«Ti amo. »

Quando lasciarono il ristorante era già notte inoltrata. Yusaku si offrì di accompagnare a casa Yukiko ma lei preferì fare prima una passeggiata. L’aria era tiepida e dolce, il cielo terso e stellato. Sarebbe stato un peccato sprecare anche un solo attimo di quella serata magica.
«Siamo in un bel guaio, sai? » esordì Yusaku mentre attraversavano il parco del campus universitario. «I miei genitori, i tuoi, tutti verranno a sapere che ci sposiamo dai giornali di domani. Ci troveremo alla porta una schiera di parenti e amici offesi. »
Yukiko ridacchiò.
«E’ molto probabile. Già immagino la mamma che mi addita come figlia degenere che agisce alle sue spalle. »
«Vedrai che le passerà quando saprà che diventerai la signora di Villa Kudo. » rise Yusaku. «Sempre se non rimarrà offesa perché non le hai comunicato anche l’altra notizia. »
Vide Yukiko sgranare gli occhi.
«Allora, adesso me lo vuoi dire? » continuò Yusaku. «La decisione che mi hai annunciato al ristorante era solo una delle cose che dovevi dirmi, giusto? »
Yukiko rimase con lo sguardo basso, rivolto nella direzione opposta. Sembrava quasi intimorita e Yusaku accentuò la stretta sulla mano per darle coraggio.
«Io… » mormorò infine. «… aspetto un bambino… »
Yusaku si fermò di botto. Allora era vero! Yukiko non lo guardava, rimaneva ostinatamente con gli occhi rivolti verso terra. Era davvero preoccupata, realizzò Yusaku. Temeva che lui prendesse male la notizia. Intenerito a quell’idea, l’abbracciò stretta.
«Era ora che ti decidessi a dirmelo. » mormorò. «Cominciavo a pensare di essermi sbagliato. »
Yukiko lo allontanò da sé sgranando gli occhi, questa volta per lo stupore.
«Lo sapevi? Ma come… »
«Bhè, ho notato diversi particolari. Innanzi tutti in questo periodo hai smesso di portare scarpe col tacco, inoltre non bevi alcolici. Né stasera, né l’altra sera quando sei uscita con Kisaki-san. Me ne sono accorto quando mi hai baciato. In più stringi spesso le mani in grembo, un gesto che non ti ho mai visto fare prima. La mia comunque finora è rimasta solo un’ipotesi. »
«E… sei contento che si sia rivelata vera? »
Era così carina con quell’espressione ansiosa che Yusaku non potè fare a meno di abbracciarla di nuovo.
«Un bambino nostro… mio e tuo… è una cosa meravigliosa. Un miracolo! »
Non poteva dire di essere stato preso alla sprovvista, ma negare il panico che inizialmente lo aveva colto quando aveva cominciato a nutrire dei sospetti avrebbe significato mentire spudoratamente. Tuttavia ora che si trovava di fronte alla conferma, non riusciva a contenere la gioia. Questa volta le sue deduzioni avevano portato a una verità di felicità invece che a quella tristezza e disperazione che aveva imparato a vedere anche dietro lo sguardo gelido del più spietato assassino.
«Con dei genitori come noi, questo bambino sarà molto fortunato! » esclamò. «Gli farò conoscere tutti i migliori scrittori di gialli, diventerà un esperto nel campo! »
«Non cominciare a contagiarlo con le tue manie. » lo sgridò Yukiko. «Non voglio che mio figlio si cacci nei guai come fa suo padre! »
«Diventerà un ragazzo meraviglioso. » continuò Yusaku ormai perso nelle sue fantasie. «Se sarà affascinate come sua madre e avrà il cervello di suo padre, allora sarà sicuramente il numero uno! »
Yukiko aggrottò le sopracciglia pensierosa.
«Il numero uno… uno… ichi… Shinichi! »
«Cosa? »
«Sì, sarà il nostro numero uno. Il nostro Shinichi! »




NOTICINA DI YUKI
Ecco qui l'epilogo! La scena iniziale è ripresa da "Ellery e la salma inquieta", mi era piaciuta troppo e mi sembrava azzeccatissima per il "mio" Yusaku (fan di Ellery non vogliatemene) e il finale al ristorante...bhè, ci voleva dopo la pulce nell'orecchio che mette Shinichi nella puntata "Omicidio guastafeste" (quanto ho penato in quell'episodio! Io sì che avrei legato Shin alla sedia!). Piccola precisazione: in giapponese l'ideogramma "ichi" significa "uno" e il nome di Shinichi lo contiene (come viene spiegato nel film "The 14th target/L'asso di picche"). Ora veniamo ai ringraziamenti:
Ginny85: CHECCARINAAAAA!!!! ^____^ Questa è stata la prima cosa che ho pensato quando ho letto la tua recensione! Grazie, mi ha fatto tantissimo piacere! Spero che il secondo capitolo e questo epilogo ti siamo piaciuti altrettanto!
Akemichan: Anche tu sei stata troppo gentile! ^__^ Avevo capito che mi stavi facendo un complimento, forse sono stata io ad esprimermi in modo che sembrasse il contrario... Sono stata davvero contenta di questa tua seconda recensione! Cosa ne dici delle citazioni di Ellery all'inizio di questo capitolo? (più che una citazione è un'intera scena...) Spero di trovare di nuovo un tuo commento! ^_^
Anche questa storia è finita, comunque tranquilli perchè tornerò presto ad assillarvi con i miei racconti strampalati scritti a seconda delle manie del momento. Un bacio a tutti!
YUKI-CHAN


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Coming Soon (se riesco a districarmi da un piccolo blocco dello scrittore): L'altra metà dell'anima (Yu-Gi-Oh!)
   
 
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