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Autore: _Luna_    31/01/2012    2 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Il principe Caspian! Non riuscivo a sopportare l'idea che Susan lo abbandonasse per sempre, così ho voluto dare una seconda opportunità a questa coppia! Spero vi piaccia :3
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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« E’ stato bellissimo » incrociò le dita nelle sue e ci giocherellò «O…ti stai pentendo? »
Lei appoggiò la testa sul suo petto nudo « Mai. » non aveva davvero mai provato qualcosa del genere e non se lo poteva nemmeno immaginare cosa si sarebbe persa « Tu? » domandò spaventata. Le baciò i capelli « Mai. » passarono qualche altro minuto a baciarsi anche se non era niente rispetto a quello che avevano fatto poco prima. Entrambi avevano una voglia sfrenata di rifarlo ma era passata quasi un’ora da quando Edmund era tornato ed era ormai giunta l’ora di andare. Si rivestirono in fretta, rossi sulle guance e con le mani tremanti. Aprirono la porta dell’infermeria e vi trovarono solo il medico che misurava la fronte del ragazzo. Era rinvenuto.
« Ed! » stava per abbracciarlo ma il dottore la fermo « La prego, regina Susan. E’ molto provato e potrebbe fargli del male » così gli diede solo un leggero bacio sulla fronte. Mentre la regina ringraziava il fratello, Caspian domandò al medico se potesse rivolgere qualche domanda al ferito e il medico si raccomandò solo di non farlo muovere.
« Cosa è successo quando ti ho lasciato? » chiese Susan, precedendo Caspian.
« Mi hanno accerchiato quattro Kegar e mi hanno ricondotto da Jadis » un sorriso amaro attraversò il suo volto « Diciamo che non è stata tanto contenta della tua fuga. Mi hanno ricondotto di nuovo alla cella e…credo di essermi addormentato. Poi mi si è avvicinato un nano. Era strano…un po’ più alto degli altri. Doveva solo portarmi il pane ma si è messo a raccontarmi che lui era sempre stato discriminato dagli altri e che aveva deciso di aiutarmi perché si ricordava bene di come avevo combattuto durante la guerra contro tuo zio » e guardò Caspian « Così mi ha dato le chiavi, una spada e mi ha indicato un passaggio da utilizzare. Così nella notte sono uscito e sono riuscito ad arrivare qui con un cavallo che poi mi ha disarcionato poco lontano da qui. Questo è tutto »
Caspian non ci credeva. Era una storia troppo banale e stupida: un alleato, un passaggio, un cavallo per tornare. Aveva ancora qualche incertezza che fosse lui il traditore ma non credeva minimamente a quella storia, certamente inventata. Probabilmente Jadis l’aveva convinto a tradirli di nuovo e l’aveva lasciato andare per fare qualcosa al castello. Ma cosa? Chinò la testa come saluto e uscì dalla stanza, preoccupato. Non aveva prove certe della sua colpevolezza ma andò davanti alla stanza di Susan per parlare con il soldato.
« Come ti chiami? »
« Conet, sire »
« Conet, bene. Come te la cavi a spiare le persone? »
« Abbastanza bene, credo. Almeno finora durante l’addestramento nessuno mi ha scoperto, perché me lo domandate? »
« Da oggi voglio che spii sempre il re Edmund. Sempre. Voglio sapere dove va, cosa fa, con chi parla e quando. Se fa qualcosa di strano me lo vieni a riferire. Subito. Immediatamente. E non farti vedere, chiaro? » Conet annuì seriamente e domandò cosa dovesse fare con la regina Susan « Di lei non preoccuparti, me ne occupo io »
Quando uscì dal consiglio che aveva indetto era stremato. Erano state ore di urla, grida e di accese discussioni. La maggior parte dei consiglieri e dei rappresentanti delle razze di Narnia voleva aumentare la protezione mentre le popolazioni più bellicose volevano armarsi e andare ad uccidere Jadis. Infine si era deciso di aspettare la prossima mossa del nemico e nel frattempo aumentare la protezione del regno. Caspian n’era stato felice perché cos’ poteva controllare con più tranquillità le mosse del giovane re e magari collegare gli eventi a qualche suo movimento sospetto. Entrò in camera sua che erano le dieci e mezza passate, dopo aver cenato con la corte e aver fatto una breve visita al primo indiziato. Si buttò sul letto senza nemmeno cambiarsi e allungò la mano sul letto, come se si aspettasse la presenza di qualcuno. Quel qualcuno bussò alla porta.
« Susan! Che ci fai qui? » aveva un vestito verde con una cintura marrone sul petto. Le ferite erano leggermente più rimarginate e stava ben dritta in piedi. La strinse forte e le domandò ancora il perché di quella comparsa. Lei alzò le spalle « Non volevo stare da sola in camera » nascose la testa tra le sue braccia, presa da uno sconforto inspiegabile. Così si era rivestita e si era diretta senza indugio nella sua stanza « Ti da fastidio? » il ragazzo l’abbracciò ancora più forte e la fece sedere sul letto.
« Tu non mi darai mai fastidio…» si stesero sul letto e proprio lì, di nuovo, si baciarono con una passione mai provata. Sentiva le braccia di Caspian indugiare sulla sua pelle e si sentiva la Susan di un tempo, quella forte ma allegra, indipendente ma coraggiosa. Era Susan. Nemmeno i fratelli e Lucy l’avevano fatta sentire così bene come le mani di Caspian su di lei. I suoi baci sul collo le davano forza e ne voleva ancora e ancora. Non era mai abbastanza così continuarono a farlo per molto tempo, finché, entrambi esausti, non si addormentarono.
Il loro respiro era fievole ed era ormai notte inoltrata. A corte tutti dormivano e anche le guardie sonnecchiavano sulle torri e nei corridoi. I due amanti erano immersi nei loro sogni fatti d’amore e non si accorsero quasi di nulla. La luce della luna riflessa su una lama. Una lama pronta ad uccidere « NO! »
Susan salvò appena in tempo il giovane dal pugnale e prese la spada posata lì a terra ma l’assassino buttò la ragazza per terra e, vedendo che ormai il suo piano era fallito, uscì dalla finestra e sparì.
« Sei ferita? » Caspian la esaminò e solo quando vide che non c’erano ferite fresche prese la spada e si gettò all’inseguimento dell’assassino. Lei intanto uscì fuori dalla camera dopo essersi rivestita e gridò in cerca di aiuto « Aiuto! C’era qualcuno! Aiuto! » Il primo che riuscì a trovare fu il generale Kums che stava correndo verso di lei.
« Cosa succede? »
« Qualcuno ha tentato di uccidere Caspian! E’ scappato dalla finestra e Caspian lo sta inseguendo! » si guardò attorno, e dopo aver detto ad un servo di chiamare i suoi fratelli tornò in camera e uscì dalla finestra per correre in aiuto di Caspian anche se sapeva che l’avrebbe rimproverata. Quando si ritrovò sul terrazzo di marmo, però, vide il suo re che guardava in basso.
« E’ svanito nel nulla. »
« Chi poteva essere? »
« Non l’ho visto, può essere un servo, come può essere un Kegar » come può essere Edmund, aggiunse nella sua mente « Ma tu cosa ci fai qui? E con la spada, oltretutto! Torna subito a letto » Intanto gli altri due fratelli erano arrivati nella stanza e guardavano con aria interrogativa i due giovani così spiegarono loro quello che era appena successo « Stavamo dormendo e…»
Peter sgranò gli occhi e guardò Susan scandalizzato « Stavate dormendo insieme? » Caspian si morse le labbra e si pentì di avergli detto così: già non era molto simpatico a Peter e ora l’avrebbe decapitato perché aveva fatto l’amore con la sorella. Farfugliò qualcosa di incomprensibile, sempre più imbarazzato, finché Susan non gli prese la mano e la strinse forte « Si, abbiamo dormito assieme e non rientra nelle cose che puoi contestare. Mi spiace Peter. Ora abbiamo cose più importanti di cui occuparci » il fratello maggiore però moriva dalla voglia di staccare la testa a morsi a Caspian. Stava lì davanti a lui facendo l’indifferente e non diceva nulla che almeno si avvicinasse ad una scusa, nemmeno ad una bugia che sapesse di scusa. Nulla. Era la goccia che fece traboccare il vaso. Velocemente prese la spada dal fodero e, se Susan non si fosse messa in mezzo, l’avrebbe trafitto nel petto « Peter! Che cosa volevi fare? » il grido della ragazza risuonò nella stanza: aveva la spada del fratello puntata esattamente in mezzo al petto e Caspian era dietro di lei, tentando di spostarla. La situazione era in stallo poiché nessuno si mosse.
Lucy parlo con estrema serietà « Abbassa la spada Peter. Non dobbiamo combattere tra di no. Avanti, abbassala » solo quando Peter ubbidì Lucy continuò a parlare « Siamo in pericolo. Qualcuno è riuscito ad entrare nel castello indisturbato nonostante le guardie. E non solo: è entrato in camera tua e ti ha quasi ucciso. Inoltre non l’hai visto quindi potrebbe essere anche qualcuno del popolo. Invece di scannarvi tra di voi, perché non risolviamo questo problema. Per esempio, Caspian, ordina alle guardie di fermare chiunque tenti di uscire. Peter, torna nella tua stanza. Susan, anche tu » Nessuno volle contrariare la regina così ognuno passò il resto della notte nella propria stanza, a riflettere. Caspian era quasi del tutto certo che Edmund fosse il colpevole, così chiamo la guardia che gli aveva messo alle costole.
« E’ uscito dalla sua stanza? »
Conet scosse la testa « No, sire. Non si è mosso e nessuno è entrato » Lo mandò via e iniziò a rimuginare su quello che era successo. Poteva essere uscito dal terrazzo e poteva essersi arrampicato sopra. D’altronde, da piccolo, Caspian entrava sempre nella stanza dei suoi genitori dal piano di sopra attraverso le finestre ed era abbastanza facile. Ma, perché, una volta che aveva visto Susan, non si era fermato? Poteva ucciderla. Probabilmente la strega gli aveva offerto qualcosa di incredibile se era disposto ad ammazzarla assieme a lui. Scrutò la città dal terrazzo, sperando di trovare l’assassino. Tutto quello che i suoi occhi volevano vedere però era il sorriso della sua Susan.


N.d.A. Hellow! Da quanto tempo :3 Ho avuto qualche recensione in più, così ecco a voi l'ottavo capitolo :D Fatemi sapere cosa ne pensate u.u A presto!
Luna

 

   
 
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