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Autore: Seiht    31/01/2012    3 recensioni
Sarebbe scivolata, sarebbe scivolata sicuro se… se solo una fila di libri non le si fosse parata dietro la schiena e non l’avesse sorretta.
1984, Hermione Jean Granger, cinque anni.
Una bambina particolare in tutti i sensi, perché far levitare degli oggetti, credetemi, non è una cosa da tutti.
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Fanfiction partecipante al "Di pasticci e capricci", indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Nickname: Ela_Chan
Titolo della fanfiction: Bring it on home to me
Titolo del contest: Di Pasticci e Capricci
Personaggi: Hermione Granger
Generi: Commedia
Warnings: One-Shot, Beta Reader (la mia fantastica life_intechnicolor <3)
Note personali: One shot un po' particolare, eh sì. Ha partecipato al contest "Di Pasticci e Capricci" indetto dal sempre eccellente C.o.S., classificandosi quinta, e qui ci sono i fantastici giudizi di malve(ross).
Qui troviamo un'Hermione piccola ma già molto simile a quella che abbiamo nei libri alle prese con una tata un po' particolare e con una mamma che la adora, lascio i commenti a voi :)
Un bacione,
Ela





Bring it on home to me

 
A Hermione piaceva leggere libri.
Le era sempre piaciuto, a dire la verità.
Come l’odore del latte e biscotti, la melodia delle canzoncine della buonanotte, le carezze e i baci, i libri le erano rimasti appiccicati addosso, tutta la vita.
Ricordava il brivido di girare pagina e scoprire che fine aveva fatto Biancaneve o chi aveva estratto la Spada nella Roccia o, ancora, se il principe sarebbe riuscito a trovare Cenerentola.
Le era sempre piaciuto.
 

*
 

 

C’erano giorni in cui Isabel Alexandra Granger usciva presto di casa. La si vedeva camminare, tra la nebbia che avvolgeva Londra, di primo mattino, avvolta in un cappotto beige e con i tacchi che battevano sul lastricato davanti alla viletta.
Pochi minuti dopo, circa una mezzora ma se la signora Granger avesse scoperto che la lasciava così tanto da sola l’avrebbe sicuramente licenziata, appariva, timida, alla porta ,una ragazza bionda, bassa e un po’ grassottella.
Si chiamava Alice.
E… Hermione la odiava.
È raro che i bambini provino odio. Di solito sono così adorabili, riempiono di sorrisi persino i controllori sull’autobus o le vecchiette scorbutiche al supermercato, ma non Hermione Jean Granger.
Era una bambina minuscola, sembrava una bambolina di porcellana, con la pelle chiara e gli occhi grandi. Aveva, però, gli stessi capelli di sua madre, lunghi e crespi, solo che Isabel, con anni e anni di esperienza nell’acconciarli, riusciva a renderli magicamente lisci e luminosi.
Piccola, ma con una capacità intellettiva che avrebbe fatto invidia a chiunque della sua età, se solo i suoi coetanei non avessero avuto cinque anni e il loro bisogno primario non fosse stato giocare fino a cadere per terra sul tappeto e addormentarsi sfiniti.
Ebbene, Hermione odiava a morte Alice Watson.
Da quando?
Be’, precisamente da quando era entrata in casa sua cercando di adempire ai compiti che le erano stati assegnati, come se fosse stato un futile surrogato di sua madre. Un inutile, stupido, patetico surrogato di sua madre.
Ma quella mattina anche Hermione si era svegliata presto.
Si era alzata e aveva scavalcato le sbarre del lettino, era scesa giù in salone, e Alice non era arrivata, non c’era ancora l’odore di sigarette scadenti per le scale.
Se doveva passare tutta la giornata con il surrogato, avrebbe almeno preso qualche libro da portarsi su in camera.
Isabel non voleva mai che Hermione prendesse da sola i libri della libreria del salone, erano troppo in alto e la piccola arrivava a malapena alla prima fila.
Ma quella mattina Isabel non c’era.
La bambina si arrampicò su per il mobile poggiando i piedini sugli scaffali.
La sua meta erano quei libri grandi e illustrati che il suo papà chiamava enciclopetie, ce n’era una sugli animali, una sulle statue di tutto il mondo, una, addirittura, con tutti i tipi di churros texani.
Ed erano tutte in cima.
Hermione cominciò a buttare per terra i libri che le impedivano la salita, e, piano piano, tendeva il braccio verso i libroni.
Quando, improvvisamente, le mancò una mensola sotto il piede destro.
Accidenti.
Sarebbe scivolata, sarebbe scivolata sicuro se… se solo una fila di libri non le si fosse parata dietro la schiena e non l’avesse sorretta.
Durò un attimo, solo il tempo della bambina di poggiare entrambi i piedi su una mensola ed era già tutto per terra, a formare un grande, enorme mucchio.
Scese piano, facendo bene attenzione, gli occhi grandi per lo spavento, e sentì il chiavistello della porta girare con un secco rumore di chiavi inserite nella toppa.
« Ciao, Alice »
 

 

*
 

 
Quando Isabel aveva saputo cosa era successo, aveva immediatamente mandato via la tata, perché Hermione poteva farsi male e non mi importa se dici che ha fatto tutto da sola, lei è la mia Hermione, il mio angioletto, e non fa mai pasticci.
Era sera, e la bambina amava la sera.
Sua madre le raccontava sempre una storia prima di dormire, lei non doveva nemmeno tenere il libro in mano.
« E così Mago Merlino trasformò il topo in una tazza da tè, e il gatto in una teiera… »
Hermione si tirò su a sedere svelta.
« In una teiera? Mamma, perché? Anche tu puoi trasformare il gatto dei signori Clark in una teiera? Mi dà sempre fastidio quando sto fuori in giardino… »
Isabel sospirò e chiuse il libro.
« No, Tesoro, non posso trasformare proprio niente in una teiera, nemmeno il gatto dei signori Clark, mi spiace ».
La bambina la guardò con aria di sfida.
« E allora perché Mago Merlino può farlo? ».
« Perché lui è un mago, piccola ».
Hermione sembrava ancora più confusa.
« Un mago può fare magie? »
Isabel la fece stendere di nuovo sul letto.
« Esatto ».
La piccola si spostò alcune ciocche di capelli dalla fronte, poi chiese di nuovo: « Mamma… esiste la magia? »
La donna la guardò, le mani strette a pugno sul libro che teneva in grembo.
« No, Tesoro ».
Hermione piegò la testa di lato.
« Sei sicura? »
Isabel poggiò il libro sul comodino e sorrise.
« Sì, e adesso dormi ».
Rimboccò le coperte alla piccola e le schioccò un umido bacio sulla guancia.
Poi spense l’abat-jour e si avviò verso la porta.
« Mamma ».
« Cosa c’è, Hermione? »
La piccola si scostò un poco in modo che la luce che proveniva dal corridoio le illuminasse il viso.
« I libri volano, vero? »
Isabel sorrise divertita.
« Certo che no, sciocca. Buonanotte ». Richiuse la porta dietro di sé.
Hermione si distese di nuovo a pancia all’aria, alzò le braccia e si osservò assorta le manine.
La mamma si sbaglia, pensò mentre il libro di Re Artù levitava silenziosamente verso di lei.
Anche quel signore dell’altro giorno con la barba bianca e gli occhiali a mezzaluna l’ha fatto.

 

 
 

*
 

 

Era in cucina, e sul tavolo le carote si stavano lentamente facendo a fettine per la cena.
Rose non mangiava molte verdure, le uniche che le piacevano erano quelle, bisognava adattarsi.
E Ron sarebbe anche tornato tardi, quella sera.
E Ron era l’unico capace di farla mangiare.
Sorrise.
Voltò di poco lo sguardo e notò il libro aperto vicino alla credenza.
La Spada nella Roccia.
Lo prese in mano e lo sfogliò lentamente, arrivando.
Rosie andava pazza per quella storia.
Be’, non sarebbe stata sua figlia, altrimenti.
Un rumore improvviso, proveniente dal salone, la riscosse dai suoi pensieri.
Abbandonò malamente il libro sul tavolo e le carote sminuzzate si sparsero per tutto il piano.
Arrivò subito in salotto e la trovò lì, sorridente accerchiata da libri che levitavano.
Levitavano.
« Ciao, mamma ».
 



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