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Autore: becky    31/01/2012    3 recensioni
C’è una bottiglia di vino vuota sul tavolo. È un Bordeaux dell’84, un’ottima annata.
Storia di un’amicizia strana, insolita, difficile da comprendere a fondo. Storia di due uomini, due nazioni, due amici.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Come sempre mi scuso se ci sono errori di battitura ma ho il correttore automatico disattivato e sono sprovvista di Beta, al momento.

Grazie comunque di continuare a leggere! Buona lettura!

Capitolo 3 – La fotografia

“Come fa male cercare , trovarti poco dopo E nell' ansia che ti perdo ti scatterò una foto”

C’è una foto, su una mensola della cucina di Antonio, che li ritrae tutti assieme. L’ha messa proprio lì, tra il frigorifero e la dispensa, perchè non c’è posto più addatto per quella fotografia.

“C’è un posto adatto per ogni cosa”, gli ripeteva sempre sua nonna quando era piccolo e l’aiutava a mettere in ordine la casa. Per questo ha fatto sempre molta attenzione a dove collocava ogni singola foto, nel suo appartamento.

Sul comodino, accanto al letto, tiene una foto di lui e Romano assieme. È una foto scattata durante una festa al locale, ed ogni volta che la guarda gli si stringe qualcosa nel petto. Quella è l’unica foto che ha di Romano, ed è perfetta, perchè c’è tutto quello che serve. C’è Antonio, sorridente e felice, che abbraccia l’italiano da dietro e guarda verso l’obiettivo. E c’è Romano, bello e impeccabile come sempre, con un broncio adorabile che finge di allontanarsi, ma senza rendersi conto di essere inquadrato mente gli stringe con determinazione una mano.

Le fotografie della sua famiglia, invece, le tiene nel salotto, in modo che tutti le possano vedere. La sua famiglia è il suo passato, il posto da dove viene e che lo ha reso ciò che è adesso. Per questo lascia che siano la prima cosa che si noti appena entrati nel suo appartamento. Sono un tacito avviso, un monito: non si può pretendere di conoscere Antonio senza conoscere le sue origini, la sua famiglia, la sua fede.

E poi c’è la foto in cucina, racchiusa in un semplice portafoto di legno scuro. Li ritrae tutti assieme, sereni e forse un po’ ubriachi, sul terrazzo del loro appartamento.

In prima fila c’è Feliciano, accovacciato per terra intendo ad accarezzare un gatto. Subito dietro di lui ci sono Arthur, serio e impassibile, ed Alfred, che ride e saluta l’obiettivo. Kiko se ne sta in un angolo, goffo e imbarazzato, mentre Ludwig scruta tutt’attorno corrucciato. Esattamente al centro, protagonisti indiscussi, ci sono Antonio e Francis. Hanno le teste vicine e le braccia sulle rispettive spalle, e chiunque potrebbe capire che tra loro c’è qualcosa di importante.

Antonio si ferma spesso, mentre cucina o mentre pulisce, ad osservare quella fotografia. Ogni volta che la guarda sorride o ridacchia, e cerca di ricordare come ci siano finiti tutti assieme, tutti lì, in quel piccolo appartamento.

« Scusatemi, mi potete dire da che parte è Calle National?» domanda un ragazzone biondo dal fortissimo accento straniero che fa istintivamente rabbrividire Antonio.

Ecco come hanno conosciuto Alfred Fitzgerard Jones. È una mattina di maggio, le strade di Barcellona sono più serene del solito e il profumo di privarera arriva fino alla soglia del bar di Antonio, dove lui e Francis stanno bevendo una spremuta di pomodori.

« Calle National?» domanda incuriosito il francese osservando i muscoli del biondo, il suo sorriso spavaldo ma un po’ spaesato e i suoi occhi terribilmente azzurri.

Alfred gli porge un pezzo di carta strappato da qualche giornale e gli mostra un annuncio su una casa in affitto.

« Vedi? È qui che devo andare!» esclama entusiasta il ragazzo con la sua voce tonante.

Francis sgrana gli occhi e il suo cervello, che ama definire semplicemente geniale, fa rapidamente due più due.

« Quindi stai cercando casa...» mormora con finta noncuranza e a quelle parole anche Antonio si fa subito più attento.

Scocca un’occhiata veloce all’annuncio sul giornale e gli servenono solo tre secondi per decidere cosa fare. Entrambi hanno una luce maligna negli occhi, un lampo che per fortuna l’americano non coglie perchè troppo occupato a pulire e infilarsi un paio di occhiali da sole.

Antonio si morde vistosamente il labbro inferiore e sussurra rammaricato « Oh, vai a vedere proprio quell’appartamento».

Francis gli regge il gioco e lancia all’americano uno sguardo impietosito, restituendogli l’anununcio.

« Beh, certo, capisco. Se ti piace quel genere di posto...».

Alfred, da dietro le lenti scure dei Rayban, sgrana gli occhi « Perchè? Cos’ha quell’appartamento di strano?».

Antonio e Francis si lanciano un’occhiata triste e infine lo spagnolo sospira « Sai, io non vorrei fare il pettegolo, però...».

« Però?».

« Però dicono che sia orribile. Certo, se non ti crea problemi dormire con gli scarafaggi nel letto e il lavandino che perde non c’è nulla che non vada».

« A parte i vicini rumosi e le continue perdite di gas, si intende- aggiunge il francese con una scrollata di spalle».

« Davvero?» domanda affascinato e al tempo stesso ansioso Alfred, pendendo letteralmente dalle loro labbra. Antonio e Francis vorrebbero ghignare, ma hanno ancora abbastanza contegno per non farlo.

« Eh sì, e poi c’è il proprietario. Un tipo losco, sempre ficcato in qualche brutto affare» commenta evasivo Antonio godendosi la faccia sconvolta del ragazzo.

« Un comunista» conferma per sicurezza Francis, e questo sembra essere il colpo decisivo.

« No! » strilla oltraggiato l’americano.

« Sì, invece ».

Alfred si guarda la punta delle scarpe da ginnastica e sembra rifletterci per qualche istante. Una manciata di secondi dopo le sue spalle robuste sono scosse da un flebile sospiro e infine rassegnato sussurra « Va bene, ho capito, cercherò qualcos’altro. Grazie lo stesso, ragazzi».

« Oh, di nulla» risponde sorridente Antonio, ma un attimo prima che il ragazzone si volti butta lì con finta casualità « Però ci potrebbe essere un’alternativa».

Gli occhi azzurri di Alfred si illuminano e un sorriso letteralmente radioso si allarga sul suo viso. Francis ne rimane folgorato per una manciata di secondi e quando si riprende ricambia con un ghigno malizioso.

« Non vorrei essere troppo invadente » mente spudoratemente Francis sporgendosi verso di lui ammiccante « ma vedi...io sto cercando un coinquilino».

Ed eccola, la trappola che scatta silenziosamente ma letale. E l’americano non si rende conto di essere appena diventato la loro preda.

« Veramente? » esclama tonante Alfred saltellando sul posto freneticamente « Perchè io ho proprio bisogno di un posto dove andare!».

I sorrisi gemelli di Antonio e Francis, più simili a ghigni che a sorrisi sinceri, si allargano e entrambi annuiscono soddisfatti.

« Non è tanto lontano da qua, è grande e lo sto risistemando. Ci sono tre camere da letto, ma se vuoi puoi stare nella mia, tesoro» propone languido il francese ma Alfred non lo sta neppure più ascoltando.

« Accetto!» esclama rapidamente « Accetto subito, non vorrei che dessi il posto a qualcun altro!».

« Perfetto, allora» ridacchia Antonio già pregustando i nuovi e raddoppiati introiti « passa domani qui al bar, ti porto a vedere la casa, ok?».

Una volta che il biondo è sparito dietro l’angolo Antonio e Francis sospirano conteporaneamente e si lasciano cadere sulle sedie davanti all’entrata.

« Dio, è stato fin troppo facile» commenta quasi rammaricato lo spagnolo continuando a guardare la strada dove è sparito l’altro ragazzo « Quell’americano è un tale idiota!».

« Oh, è carino» lo rabbonisce Francis tornando alla sua bevanda « e non vedo l’ora di entrare per sbaglio in bagno quando lui si farà la doccia!».

.

.

Antonio non si aspettava quel tipo di ragazzo.

A giudicare dalla chiamata ricevuta quella mattina pensava che il tipo che aveva risposto all’annuncio per l’affitto fosse un ragazzo acqua e sapone, forse un po’ ingenuotto, allegro e un filo sopra le righe.

Il ragazzino che invece sta girando per l’appartamento, osservando entusiasta gli stucchi, i quadri e il panorama fuori dalla finestra è ... è semplicemente strano. Nonostante sia primavera indossa un lungo giaccone scuro, un cappellino da baseball calato sul viso e un paio di occhiali scuri come se volesse celare la propria identità. Ogni tanto si guarda attorno guardingo, sussulta ad ogni minimo rumore e osserva di sottecchi lo spagnolo.

Strano, poco da aggiungere.

« Allora...» prova a rompere il ghiaccio Antonio «...che te ne pare? Ti piace? È grande e Francis ha rimesso a nuovo l’impianto elettrico e idraulico. E poi è tranquillo, i vicini...».

« Sono invadenti? Fanno domande?» chiede di scatto l’italiano avvicinandosi a lui e guardandolo dal basso verso l’alto.

Antonio arrossisce e si gratta la nuca « Uhm, no, non direi. Sono tutte famiglie tranquille».

« Bene, allora è perfetto» sospira il ragazzino e lo spagnolo inizia a domandarsi quali oscure attività nasconda.

« Lo prendo».

« Intendi dire che affitti una stanza?».

« Esatto, proprio quello. Dove devo firmare?».

Antonio decide che farsi troppe domande sarebbe controproducente. E poi non è lui a dover vivere assieme allo strambo italiano, ma Francis e Alfred. Quindi, col sorriso sulla faccia, gli porge il contratto d’affitto e una penna.

L’italiano fa appena in tempo ad apporre un paio di firme che un paio di colpi scuotono la porta d’ingresso. Il ragazzino squittisce e si rintana immediatamente il più lonanto possibile, mentre Antonio assiste sbigottito alla caduta della porta.

Un piccolo esercito di uomini in giacca, cravatta, auricolari e occhiali scuri fa irruzione nel salotto e si dirige a passo di marcia verso l’italiano.

« Signorino Vargas, come ha fatto a scappare di nuovo? L’abbiamo seguita per tutta la città, suo nonno era estremamemten preoccupato».

Feliciano sbuffa qualcosa di indefinito e cerca di opporre un’inutile quanto vana resistenza alle guardie del corpo.

«Voglio restare qua! » protesta come un bambino « Non voglio tornare a casa col nonno!».

Una voce possente, maschile e dura impone il silenzio. Da dietro alcuni bodyguard emerge un uomo alto ed affascinante, ben vestito ed elegante, che osserva dall’alto in basso il ragazzino.

Ad Antonio bastano tre secondi per riconoscerlo. Il profillo massiccio e squadrato di Romeo Vargas è inconfondibile, lo avrà visto centinaia di volte sulle riviste patinate di gossip e finanza. Tuttavia visto dal vivo è nettamente più imponente e spaventoso. È alto, muscoloso e ha lo sguardo di chi è pronto a qualsiasi cosa.

« Nonno, ti prego, non portarmi a casa! Voglio restare qui!» lo supplica il ragazzino con i grandi occhi castani pieni di lacrime.

« Ti ho comprato una villa e un attico nel centro di Barcellona. Perchè vuoi vivere in questa topaia?» domanda l’uomo con voce dura e irreprensibile.

Antonio apre la bocca per difendere l’appartamento ma gli sguardi d’avvertimento che gli lanciano le guardie del corpo lo fanno desistere. Serra con forza la mascella e continua a seguire la conversazione in silenzio, anche se dentro di sè sta semplicemente ruggendo.

« Perchè voglio essere come tutti gli altri!» esclama con rinnovato entusiasmo il ragazzo « Voglio vivere con altre persone, condividere la casa e la mia vita! Non voglio chiudermi in una gabbia dorata, nonno! Voglio restare qua, studiare come tutti gli altri ragazzi della mia età e dipingere ciò che ho attorno! Come faccio se rimango chiuso in una villa o in un attico?».

Lo spagnolo si aspettava una risposta brusca e secca da parte dell’uomo più anziano, invece ancora una volta questi lo sorprende. Romeo si scioglie in un sorriso pieno di tenerezza e abbraccia il nipote con tanta forza da rischiare di strangolarlo.

« Oh, il mio adorabile nipotino...» sospira baciandogli i capelli « come sei diventato maturo! Sono così fiero di te, Feliciano!».

Le guardie del corpo sembrano abituate a scene del genere mentre Antonio fatica seriamente a richiudere la bocca spalancata. Romeo Vargas non sembra neppure più lui, non ha più nulla dell’uomo austero e freddo che era quando è entrato. O almeno è così almeno fino a quando lascia andare il nipote e si volta verso Antonio. Il suo sguardo è tornato serio e determinato, e lo spagnolo sente le gambe tremargli per una frazione di secono.

« Tieni d’occhio il mio nipotino, d’accordo? E se gli succede qualcosa ti riterrò personalmente responsabile. E non sarà piacevole, te lo posso assicurare».

Antonio deglutisce e annusice istintivamente, giurando a sè stesso che non toccherà Feliciano mai a poi mai, nemmeno con un dito.

Ovviamente non sapeva ancora che l’italiano aveva anche un fratello.

.

.

« No, non se ne parla neppure».

« Francis, questa cosa non piace neppure a me, ma è necessario. E poi ormai ho detto che andava bene».

 Ma come ti è saltato in mente di dire che andava bene?».

« Non lo sapevo, d’accordo? Non ho pensato di chiedergli di che nazionalità fosse quando ha telefonato!».

« Sbagliato, Antonio, molto sbagliato! Era la prima cosa che dovevi chiedergli!».

« Stai esagerando».

« Certo che esagero! E poi non devi viverci tu con lui, no? Sono io quello che dovrà condividere casa con un...» Francis prende un respiro profondo « un damerino Inglese, ecco».

« Magari non è poi tanto male» tenta Antonio, sorridente.

Il francese lo trucida con lo sguardo « Ti dico io cosa sarà. Sarà un piccolo, spocchioso, arrogante inglese. Come tutti. Sarà sicuramente pieno di sè, snob, viziato, maniaco dell’ordine e della pulizia, esageratamente organizzato, educato e politically correct. Dio, sarà un incubo...».

Antonio vorrebbe dire che sta davvero esagerando, ma il trillo del campanello li interrompe.

« Eccolo, è arrivato» sussurra Antonio mentre va ad aprire la porta e gli lancia un’occhiata ammonitrice « Comportati bene».

Un attimo dopo entra in casa il famigerato Arthur Kirkland, alto un metro e qualcosa, occhi verdi, capelli biondi e delle inquietantissime sopracciglia scure.

“Oh cielo” pensa Francis e vorrebbe tanto, davvero tanto, sbattere la testa contro il muro “ Ha anche l’ombrello! Ci sono quaranta gradi e nessuna nuvola, e lui ha anche un ombrello!”.

Mentre Antonio fa gli onori di casa e parla a vanvera delle bellezze di Barcellona, Francis gira attorno all’inglese studiandolo attentamente, quasi fosse un animale bizzarro e in via d’estinzione. E quando finalmente Arthur se ne accorge sbotta bruscamente « Hai finito? Sei irritante!».

« Oh, scusa, non volevo darti fastidio...» sogghigna poco rassicurante Francis e Antonia inizia a pregare.

« Come sei divertente...» sibila l’inglese digrignando i denti.

« Certamente meglio del vostro famoso “humor inglese”, no?».

« Mangialumache!».

« Sopracciglia folte!».

« Fallito!».

« Sfigato!».

Tutto quello che Antonio può fare è lasciare l’appartamento e chiudersi la porta alle spalle, sperando di non trovare il giorno dopo un bagno di sangue.

“Iniziamo bene, proprio bene”.

È questo che ha pensato quando Arthur è entrato a far parte delle loro vite, e le ha stravolte. Riguardando indietro, tutti quanti, a loro modo, hanno cambiato la sua vita. In meglio, di solito. E ognuno di loro è immortalato in una foto, per ricordarglielo.

Manca solo Francis. Ogni tanto qualcuno gli chiede perchè non abbia una foto con il suo migliore amico, e lui risponde sempre che non ne ha bisogno.

Non ha bisogno di alcuna foto di Francis, non quando vede il suo viso dal vivo ogni singolo giorno, non quando il francese si autoinvita a cena un giorni sì e l’altro anche, non quando se lo ritrova a dormire sul divano senza spiegazioni.

Ma alla fine va bene così, perchè gli vuole bene proprio per quello.

.

.

.

.

NdB:

Bene, eccoci qui! E fu così che si incontrarono i coinquilini dell’appartamento spagnolo!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto perchè per me è molto importante, soprattutto la prima parte.

E per quanto riguarda il prossimo un piccolo spoiler: non vi sembra che manchi qualcuno? Manca un terzo elemento per comporre il trio delle meraviglie!

Grazie infinite per aver letto e soprattutto commentato, ne sono davvero felicissima! Lasciatemi un commentino, ok?

  
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