Magia del Passato e Sangue del Presente
Il primi
minuti di volo furono spaventosi, il mondo sotto di lui si rimpiccioliva sempre
più, e le raffiche di vento generate dai potenti colpi d’ala del drago
minacciavano di scaraventarlo giù, verso quel lontanissimo mondo di
lillipuziani, ma ben presto la paura lasciò il posto all’euforia, stava
dominando il mondo dall’alto, e il vento gelido che passava attraverso le
fessure dell’elmo gli dava la carica per il combattimento che avrebbe presto
dovuto affrontare. . . la velocità, la potenza, il mezz’elfo non aveva mai
provato nulla di così incredibile, iniziò a pensare di essere nato per cavalcare draghi.
L’esaltazione durò un’oretta, poi arrivarono la noia . . . e il freddo, il
gelo, dato dall’immobilità, l’altitudine e la velocità, gli aveva raggiunto le
ossa, e Dumat, come tutti gli altri cavalieri, doveva
continuamente sfregarsi le braccia perché non gli si intorpidissero,
fortunatamente però, il sole estivo raggiunse presto lo zenit, alleviando con
il suo tempore un poco delle loro sofferenze.
Volavano ormai da parecchie ore, il sole incominciava già a calare, e alcuni
uomini erano sul punto di addormentarsi, quando una voce suadente risuonò nelle
loro teste ‘Siamo ormai arrivati, il signore della spina di Sanction
mi ha avvertito che hanno già iniziato la ritirata, quindi la battaglia
inizierà subito, tenetevi pronti!’.
‘Agli ordini mia signora!’ pensò Dumat, mentre
scrutava l’orizzonte con impazienza.
Ad un tratto, con la sua vista di mezz’elfo, migliore di quella degli umani,
riuscì a scorgere delle figure in lontananza tra i monti.
‘Li hai visti?’ urlò al drago, che stava guardando nella sua stessa direzione
‘Sì,’ rispose Squall ‘luridi metallici!’, ora che si
erano avvicinati Dumat riusciva a scorgere meglio i
draghi nemici sorvolare i cavalieri di Sanction, in
fuga al centro di una valle, emettendo su di loro i micidiali soffi draconici,
fortunatamente però gli umani in rotta parevano essere circondati da magie di
protezione, e solo pochi cadevano sotto gli attacchi dei draghi.
‘La battaglia ha inizio!’ il mezz’elfo scosse le redini per spingere il drago a
volare più velocemente, ma non ce ne era bisogno, Squall,
con un possente grido di battaglia si era già mossa rapidamente, mettendosi
sulla scia di Thunderflare, che apriva la carica
aerea, mentre gli altri azzurri la seguivano a ruota.
L’immenso drago blu e Lady Nightshield raggiunsero
rapidamente un drago d’ottone nemico, questo si era gettato verso il basso,
avendo notato l’arrivo di questi nuovi avversari, ma loro furono più veloci, e
la signora della Spina, con un movimento fluido del braccio, puntò la pesante
lancia abissale verso il basso, che, spinta da un rapido movimento laterale di Thunderflare, si conficcò in profondità sulla schiena del
drago d’ottone, tra l’attaccatura delle ali. Questo lanciò in ruggito di sfida
mentre cercava di liberarsi, ma un’ondata di energia oscura si liberò dalle
mani della donna, correndo lungo la lancia e andando ad esplodere dentro al
drago, che precipitò verso il suolo senza un gemito.
Dumat rimase sbalordito dalla potenza e dalla
crudeltà della sua signora, che aveva eliminato un drago con un colpo solo, ma
non aveva tempo per distrarsi ad osservarla oltre, i draghi nemici erano
infatti almeno il doppio di loro, e due draghi, uno di bronzo e uno d’argento, cavalcati
da due elfi, si stavano già gettando contro di lui.
Afferrando con forza la lancia da cavaliere si schiacciò contro la schiena di Squall per evitare il soffio gelido del drago d’argento,
mentre il rapido azzurro si avvitava su se stesso per mettersi in posizione
favorevole a caricare il più piccolo drago di bronzo. Il cavaliere elfo, non
era però uno sprovveduto, a quanto pareva, e quando Dumat
stava per colpire con la lancia il drago nemico questi deviò il colpo con la
sua arma, mentre l’artiglio dell’ala di Squall andò a
segno, lasciando un profondo graffio sul fianco del drago bronzeo.
Nel frattempo il drago d’argento, che era passato sopra di loro, si era
voltato, e ora li tallonava da vicino, il drago blu, rallentando un poco, colpì
il muso del nemico con la coda, distraendolo per un istante, dandole il tempo
di sfruttare una corrente ascensionale per voltarsi e scaricargli contro il suo
potente soffio di elettricità. L’argento, colpito al ventre, emise un grido di
dolore.
Il drago di bronzo si era intanto piazzato sopra di loro, e stava scendendo in
picchiata per attaccarli con morso e artigli. Dumat,
che si era accorto in anticipo dell’attacco, staccò la lancia dal suo supporto
e la puntò sopra di se per proteggersi, mentre Squall
era concentrata sull’argento, che era
quasi due volte più grande di lei.
La lancia alzata del mezz’elfo riuscì solo a rallentare il drago in picchiata
per qualche istante, che la spezzò con un possente colpo delle mascelle, dando
a drago blu il tempo per spostarsi.
Dumat vibrò di rabbia, poiché aveva perso la sua
unica arma efficace in uno scontro aereo, poi un’idea malsana gli nacque nella
mente, ora entrambi i draghi nemici si trovavano sotto di lui,e lui ne osservò
i cavalieri, mentre si slacciava le cinghie che lo tenevano ancorato alla
sella. Scelse il drago d’argento, così per un poco non avrebbe dato problemi a Squall che si sarebbe potuta concentrare su quello di
bronzo ‘Ora si combatte a modo mio!’ gridò al suo drago, per poi lanciarsi nel
vuoto.
Dumat ricordava
che quando era piccolo sua madre e suo padre erano spesso occupati a combattere
gli elfi ribelli nella milizia di Qualinost, e così
lui veniva spesso lasciato con le cugine gemelle, Ary
ed Eyrin, affinché lo badassero, anche se in realtà
poi gli lasciavano fare quello che voleva, troppo occupate nei loro affari, e
così si perdeva nell’ osservarle, Ary, sempre immersa
nello studio dei suoi libri di magia, anche se la magia delle lune era sparita
da tempo, ed Eyrin, che tentava di sfogare la sua stizza
per quella perdita allenandosi nell’uso della spada assieme al suo migliore
amico Mihangel, che però non riusciva mai a battere.
Un giorno Eyrin arrivò baldanzosa all’allenamento
giornaliero, finalmente avrebbe battuto l’amico, ne era sicura.
‘Cosa ti da tutta questa sicurezza?’, chiese l’elfo.
‘Il regalo che mi ha fatto Ary per il nostro
compleanno!’ rispose lei con aria di sfida, ‘ma tra poco vedrai!’
Estrasse il suo stocco dal fodero e si mise in posizione di combattimento e quando
Mihangel la caricò, lei si spostò di lato, fuori
dalla sua portata, poi estrasse una pergamena dalla tasca ed iniziò a recitarne
il contenuto, subito la sua mano destra divenne luminosa, mentre scariche
d’elettricità la avvolgevano. ‘Ehi, la magia non vale’, brontolò lui, ‘sai le
regole, devi sconfiggermi con la spada!’
‘Infatti!’, sorrise lei, poi afferrò lo stocco con la mano carica di magia, e
questa si avvolse attorno alla lama, che iniziò a risplendere anch’essa,
percorsa da piccoli fulmini, ‘Spada folgorante!’ gridò.
L’elfo si protesse dal suo assalto, che si faceva sempre più furioso, cercando
nel frattempo di colpirla a sua volta, ma alla fine un affondo di lei lo colpì
di striscio. Normalmente non vi avrebbe nemmeno fatto caso, e avrebbe
continuato a combattere, ma questa volta la magia sulla spada gli causò una
scossa lungo tutta la spina dorsale, che lo fece cadere a terra. ‘Oh vinto, oh
vinto!’ gridò Eyrin esultante, mentre Dumat e Ary applaudivano. Mihangel invece non ne fu molto felice, anche se si
congratulò anche lui con l’amica, dovette infatti rimanere molti giorni a letto
dolorante. I grandi poi non furono affatto contenti di questa cosa, soprattutto
la madre delle gemelle, che considerava questo un atto sconsiderato, e che
preferiva che le due giovani si concentrassero solo sullo studio di magie di
divinazione o protezione, non su incantesimi pericolosi come questo, il giovane
cugino mezz’elfo ne rimase però estasiato, e più volte tentò di emulare quella
tecnica, mentre i suoi poteri naturali si manifestavano, ma senza mai
riuscirci.
‘Vediamo se
questa volta mi riesce!’ pensò Dumat, mentre su
lanciava sul cavaliere del drago d’argento, si concentrò per richiamare la
magia nel palmo della mano, fece poi scorrere con la mente la scarica di
elettricità dentro il cuore della spada, finché non la sentì satura del potere
incantato, atterrando con agilità poi sulla schiena della possente creatura.
Guardando il nemico fu felice di constatare che si trattava di un Silvanesti, gli sarebbe dispiaciuto uccidere un elfo della
sua stessa patria, si stava preparando a caricare quando il drago compì una
manovra brusca per tentare di disarcionarlo, ruotando di 180° sul proprio asse.
Il mezz’elfo, a testa in giù, si afferrò saldamente ad una delle cinghie della
sella con la sinistra, mentre con la destra, dove impugnava la spada carica
magicamente, colpiva le altre cinghie, lacerandole. Il drago, sentendo che la
sella stava per staccarsi, dovette rigirarsi, e il cavaliere delle tenebre poté
tirare un sospiro di sollievo, prima di notare che il Silvanesti
stava ora avanzando verso di lui, tentando di mantenere l’equilibrio sul dorso
del leviatano mentre estraeva uno stocco. Dumat non si fece prendere di sorpresa e azzardò un affondo
prima che il nemico potesse attaccarlo, l’elfo, instabile, non riuscì a
proteggersi efficacemente, e così la spada del mezz’elfo lo colpì al braccio
destro, poi la magia fece il resto.
I nervi del braccio si bloccarono di colpo, e la spada di sfuggì di mano, un
riflesso incondizionato lo spinse a tentare di recuperarlo facendogli perdere
definitivamente l’equilibrio e cadere verso il vuoto sottostante. Il drago
d’argento, vedendo il suo cavaliere precipitare, si gettò verso il basso per
cercare di afferrarlo, disarcionando il cavaliere della Spina. Fortunatamente
dure scaglie blu scuro bloccarono la sua caduta, ‘Non ti facevo così intrepido Spellstriker!’ la voce di velluto di Lady Nightshield lo fece arrossire, poi vide la sua lancia
insanguinata e si ricordò che lei ora era una sanguinaria signora della guerra,
non più la sua cotta infantile.
‘Non distrarti Spellstriker, il tuo drago è in
pericolo, ed è tuo dovere di cavaliere proteggerla!’
‘Come in pericolo!’, si chiese Dumat, Squall era un possente ed adulto drago blu, come poteva
essere sconfitto da quel drago di bronzo che doveva essere poco più che
adolescente, poi sentì il suo grido di dolore.
Il cavaliere del drago di bronzo si era alzato in piedi sulle staffe, e aveva
affondato la spada sopra la spalla del drago blu, che si stava gettando su di
lui. I leviatano precipitò verso il basso, mentre una
quantità copiosa di sangue usciva dalla ferita, che doveva aver lacerato la
carotide, a fatica riuscì a frenare la caduta, stabilizzandosi aprendo alla
massima ampiezza le ali membranose, ma l’elfo stava già preparando un secondo
assalto.
Il cavaliere oscuro non poteva permetterglielo, correndo, utilizzò la coda di Thinderflare come un trampolino, e, potenziando il suo
salto con la magia, riuscì ad afferrare il drago di bronzo.
L’elfo si voltò per affrontare questo nuovo aggressore, e così Dumat poté vederlo in faccia, non credendo ai proprio
occhi: Mihangel.
Non vedeva l’elfo da molto tempo: quando le sue cugine erano fuggite, poiché si
era scoperto che in segreto studiavano magie di illusione e trasmutazione per
poter affrontare un giorno la prova come maghe rosse, anche il loro amico era
sparito, all’inizio si era pensato che le avesse seguite, ma poi, quando Dumat era entrato a far parte della milizia, aveva scoperto
che faceva parte delle forze ribelli
della Leonessa.
In passato erano stati amici, uno dei pochi amici che poteva dire di aver
avuto, in quella terra dove per tutti era solo un diverso, sia tra gli uomini
che tra gli elfi, ma una terra che tanto aveva amato.
Ma ora erano nemici, lui stava attaccando degli inermi soldati in fuga e soprattutto
aveva osato ferire Squall, non gli avrebbe
risparmiato colpi.
Appeso con una mano alle punte sulla coda del drago di bronzo, il mezz’elfo
rinfoderò la sua spada e recitò le parole di uno dei più potenti incantesimi
che conosceva, una piccola sfera dorata partì dalle sue mani, andando ad
esplodere contro Mihangel in un’enorme palla di
fuoco. Per non essere coinvolto nell’esplosione il cavaliere mollò la presa,
lasciandosi cadere, certo che il suo drago blu lo avrebbe afferrato, e così fu.
‘Grazie cavaliere!’ lo ringraziò Squall, mentre lo
risistemava sulla sella,
‘Grazie a te nobile drago!’ Dumat guardò poi su, dove l’elfo e il drago di bronzo si
stavano riprendendo dall’incantesimo, bruciacchiati, ma vivi, la spada di Mihangel emetteva una vibrazione quasi insopportabile.
‘E’ una spada ammazza draghi, per questo ha trapassato così facilmente le mie
scaglie!’ il drago azzurro fremeva di collera, ‘Dobbiamo sconfiggerli a
distanza allora!’ commentò il cavaliere ‘Io ho ancora qualche incantesimo
utile, e tu hai il tuo soffio, no?’
‘Il mio soffio non farà nulla al drago!’
‘Allora miriamo al cavaliere, poi penseremo al drago!’ nella foga della
battaglia, un attimo di tristezza colse il mezz’elfo, che sapeva di non avere
altra scelta.
Squall non se lo fece ripetere, e, volando attorno
agli avversari, come un immenso squalo volante, caricò il suo soffio. Mihangel, nel frattempo, li seguiva con gli occhi per
essere pronto ad ogni loro mossa, e così, quando il drago blu rilasciò il
fulmine dalla sua bocca, lui alzò la sua spada al cielo e questa lo attrasse,
assorbendo l’elettricità e annullando l’attacco mortale.
‘Maledizione!’ ruggì il leviatano azzurro, caricando
gli avversari.
‘Che fai Squall, non era questo il piano!’
‘Quel cavaliere mi ha sfidato, e ora me la pagherà cara!’
‘Così ci farai ammazzare entrambi . . .’ Dumat non
finì di dire la frase, poiché andarono a schiantarsi con forza contro il drago
di bronzo.
Mihangel fu colto alla sprovvisa,
e dovette afferrare con forza le redini per evitare di essere scaraventato via,
ma anche Dumat dovette impegnarsi a mantenere
l’equilibrio, e così per un attimo i due draghi lottarono fra loro, lacerandosi
con gli artigli. Bloccati nella lotta però non potevano però più volare, e così
iniziarono a precipitare verso il suolo, incuranti della loro vita, o di quella
dei loro cavalieri, concentrati solamente in quel combattimento mortale.
‘Missione
riuscita! Allontanatevi subito dal campo di battaglia!’ la voce imperiosa di
Lady Nightshield rimbombò nelle loro teste . . . per
un lungo attimo che sembrò un’eternità Squall si
rifiutò di obbedire, ma poi, vedendo che il suolo si avvicinava sempre più
rapidamente, mollò la presa sul bronzo, e si avvitò su se stessa per riprendere
quota.
Dietro di loro anche Mihangel e il suo drago,
piuttosto malconcio e sul punto di svenire per le ferite, avevano riacquistato stabilità, e ora stavano
tentando di capire quale nuovo assalto avrebbe tentato il nemico, ma l’esercito
delle tenebre si stava già allontanando, poiché i soldati di Sanction erano riusciti ad entrare in un complesso di
caverne in terra di Neraka, dove sarebbero stati al
sicuro.
‘Complimenti a tutti!’ sentenziò la signora della Spina, ‘Abbiamo avuto quattro
perdite, un valoroso drago e tre nobili cavalieri che saranno ricordati per
sempre, ma la nostra è stata una vittoria su tutta la linea, abbiamo inflitto
numerose perdite al nemico e abbiamo salvato la vita ai nostri compagni di Sanction, dovete essere orgogliosi di voi!’
‘E’ stata una battaglia fantastica!’ ruggì esultante Squall,
‘E tu non sei mica male cavaliere della Spina!’
‘Ti ringrazio lady Squall, anche lei è stata
abilissima!’
‘Sciocchezze, hai fatto tutto tu!’
‘Ricevere i complimenti di un drago, che onore!’
‘Ma non farci l’abitudine, capito?’ Squall rise, una
risata simile al brontolio di una tempesta all’orizzonte, e anche Dumat rise, mentre la tensione della battaglia scemava.
‘Cosa ne pensa Milady di diventare il mio drago?’ chiese, mentre il leviatano ancora rideva,
‘Il suo drago, che pretese? E poi non la conosco ancora abbastanza bene, mi
dica ad esempio, quale è il suo sogno?’
‘Mum, il mio sogno? E’ piuttosto un’utopia, ma farò
tutto quanto è in mio potere per realizzarlo ...’
‘Sentiamo . . .’ il drago smise di ridere, il soffio del vento, di una bufera
in avvicinamento, era l’unico rumore attorno a loro, gli altri draghi li
avevano distanziati di un poco, e il rumore sordo delle loro ampie ali non era
più udibile.
‘Io vorrei portare la pace del mondo, vorrei che tutte le morti insensate e
tutto il caos portato dalle guerre, finissero.’
Squall non rispose e continuò a volare dritto, dentro
la tempesta, senza seguire il resto dei draghi, che, seppure loro malgrado,
dovendo difendere l’incolumità dei loro cavalieri, l’avevano aggirata.
La pioggia cadeva, sferzante attorno a loro, i lampi illuminavano l’oscurità,
accompagnati da possenti tuoni, ma a parte questo Duma non riusciva più a
sentire né vedere nulla.
Ad un tratto un fulmine centrò in pieno il drago blu, che vibrò di piacere, la
sella di Dumat, però, che nel corso della lotta tra i
due draghi aveva subito numerosi danni, ricevette il colpo finale e si staccò.
Il mezz’elfo tentò in ogni modo di aggrapparsi alle scaglie del drago, ma
inutilmente poiché erano scivolose per la pioggia, così ben presto perse la
presa, Squall non fece nulla per evitare la sua
caduta, e continuò a volare godendosi la
tempesta, come fosse una doccia calda.
Dumat precipitò, già due volte era caduto verso il
suolo quel giorno, c’erano sempre stati
dei draghi a frenare la sua caduta, ma questa volta non ce n’erano nei paraggi,
la sua magia però, sapeva non l’avrebbe mai abbandonato.
Era difficile concentrarsi mentre sapeva di andare verso una fine orribile, ma
immaginò di essere una piuma, che fluttua dolcemente verso il suolo, scivolando
sull’aria, e la magia ben presto lo avvolse, rallentandone la caduta, fino
quasi a fermalo a mezz’aria.
Giunse dolcemente al suolo, ringraziando i suoi poteri di essere ancora vivo,
ma poi le sue gambe cedettero, non riuscendo più a sviluppare alcuna forza.
Il cavaliere si controllò il fianco, che iniziava a dolergli, scoprendo uno
squarcio da cui il sangue scorreva a fiumi, macchiandogli di rosso vivo tutta
la gamba destra, non si era accorto di essersi ferito durante il combattimento,
forse era successo mentre saltava da un drago all’altro, o forse nella furiosa
mischia finale tra il drago blu e quello bronzeo, non lo sapeva . . . fece
qualche passo, cercando di raggiungere una casupola che vedeva a qualche
centinaio di metri di distanza, ma non ce la fece.
‘Merda . . .’ fu il suo ultimo pensiero, prima di cadere a terra e scivolare nelle
tenebre.