RITORNO ALLA CIVILTA‘

Il rumore del mare, una piccola capanna di pescatori, frutta tropicale ogni mattina e pensare, riflettere, meditare su quella che era stata la mia vita, quali erano i miei veri valori e quello che era ormai rimasto della mia anima… Goa era un sogno di libertà per le persone babbane della mia generazione e ormai lo era anche per me.
Mamma India… 13 mesi a contatto con lei mi avevano purificata, aiutata, liberata.
Mamma India quel giorno mi stava regalando il tramonto più bello e io mi inchinai a baciare il suolo per salutare quella terra che tanto mi aveva amata. Mi alzai e fumando una sigaretta mi diressi verso la piccola capanna, aprii la piccola porta cigolante e tutta la famiglia si girò a sorridermi e io gli ricambiai, non li avrei mai dimenticati quello che avevo imparato con loro valeva 1000 volte più che tutto quello che avevo imparato sulle arti magiche. Mi diressi verso la mia stanza che era una semplice cantina, dove nel periodo dei monsoni mettevano le reti per la pesca,mi girai su me stessa ammirandola, i miei quadri le mie valigie e poi lei: la lettera.
Quella lettera mi aveva riportata ai miei obblighi, sorrisi di nuovo, probabilmente il problema dello psicopatico inglese era così pericoloso da mettere da parte l’intolleranza nei miei confronti per chiedermi aiuto. Per capire il perché bastava guardare il mio passato ero finita in prigione in 12 stati diversi (per diverse situazioni assurde), avevo una passione per le mode babbane della mia generazione tra cui principalmente le loro abitudini negative. Ma alla fine facevo sempre parte di una tra le più antiche famiglie di maghi italiani. La  nostra linea partiva dall’antica Roma e la mia istruzione era basata sulle arti magiche più antiche e assurde esistenti al mondo, per questo facevo parte di un ristretto numero di maghi che veniva chiamato in casi come quello di Mr. Voldemort. Iniziai a fare le valigie, l’indomani avrei preso un treno che mi avrebbe portata a Mumbai e da li sarei partita per l’Inghilterra volando su un magnifico aereo solo per irritare ancora di più i poveri maghi che sarebbero venuti ad accogliermi all’aeroporto.