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Autore: Betelgeuse17    31/01/2012    9 recensioni
Un parco, una fata e un ragazzo, in una notte di fine estate.
[...]Teneva lo sguardo basso; le iridi grigie seguivano rapidi i movimenti delle scarpe consunte.
Stava camminando sempre più veloce - non fermarti, non fermarti -, la schiena diritta e le mani chiuse a pugno in tasca. I capelli rossi erano tagliati corti e a spazzola, quasi a richiamare un passato da militare - o da carcere minorile.[...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Nota legale: Total Drama © 2007, Jennifer Pertsch&Tom McGillis.
Il qui presente intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva dell'autrice; pertanto, non può  essere riprodotto - totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: fluff, diabete&ammore a palate, what if dopo il reality.
Note: È la mia prima storia nel fandom, mi sembrava doveroso iniziare con una delle coppie che più ho apprezzato in questa nuova stagione♥

Non vale


Vero, le persone vanno e vengono,
ma ce ne sono alcune che, pur andando via,
rimangono più presenti di chi è presente,
più tangibili di chi resta,
sono quelle che riesci a sentire, anche se non le vedi,
concrete assenze di un eterno passaggio.
(Paola Melone)


Anche quell’estate stava finendo: l'arrivo imminente dell’autunno era preannunciato da fastidiose folate di vento che facevano danzare mucchietti di foglie gialle e marroni nell'aria rosa del crepuscolo.
La sera era ormai arrivata e nel parco, oramai rischiarato dagli primi flebili raggi di luna, rimanevano soltanto una coppia di pittoreschi vecchietti presi dalla loro conversazione su Marx e quei fantocci moderni che avevano la pretesa di far politica e un ragazzo che attraversava il grande viale centrale.
Teneva lo sguardo basso; le iridi grigie seguivano rapidi i movimenti delle scarpe consunte.
Stava camminando sempre più veloce - non fermarti, non fermarti -, la schiena diritta e le mani chiuse a pugno in tasca. I capelli rossi erano tagliati corti e a spazzola, quasi a richiamare un passato da militare - o da carcere minorile.
Avrebbe emanato sicurezza - se il suo sguardo non lo avesse tradito.
Carico di una strana malinconia.
Scott ricordava e ad ogni passo si malediva per aver ucciso qualcosa ancora prima del suo sbocciare. Camminare avrebbe dovuto distrarlo, ma la luce argentea ormai diffusa gli faceva rimpiangere uell’amore abortito a causa della sua brama di denaro, della sua stupidità, della sua cecità.
Il piano doveva proseguire, doveva vincere. E lei, lei con i suoi vestiti strambi, con le fissazioni new age, con gli incensi e il karma e tutte le altre stronzate, si era intromessa. Nonostante tutto, la sua eliminazione non era prevista.
In fondo, però, quando se n’era andata aveva tirato un sospiro di sollievo.
Aveva paura, Scott, di quella bambolina di porcellana.
Era così delicata, un cerbiatto bisognoso di protezione. Ma i suoi occhi erano così grandi , limpidi e profondi, lo catturavano e lo portavano in un altro mondo, il mondo di Dawn, così diverso dal suo. Era puro, immacolato, come lei. Forse ingenuo.
Scott ne era destabilizzato.
Com’era possibile che una simile creaturina lo potesse mettere tanto in soggezione?
Nonostante tutto, però, Dawn era speciale, per quanto facesse male ammetterlo.
Scott sorrise laconicamente, mentre si rendeva conto dell’inutilità di quei pensieri, ormai l’aveva persa  per sempre.
Alzò il viso alla luna.
Era bella, luminosa come lei, così si fermò, lì, in quell'angolo dimenticato e verde della metropoli, incantato con il naso all’insù. Gli sembrava quasi di sentirla, la risata appena percettibile di Dawn.
Era sicuramente uguale a quello di una fata, ne era certo. Migliaia di campanelli d'argento.
Si faceva sempre più forte, limpida e cristallina.
Scott si girò.
Stava provando una sensazione nuova perchè, per la prima volta nella sua vita, qualcosa nel petto iniziò a battere più velocemente, era sicuro, anche il suo cuore rideva insieme a quel suono, gorgogliava di felicità.
Eccola, la gioia, quella vera, che scalda il petto nel più freddo degli inverni. Che ti spinge a celebrare la vita, perché è meravigliosa. Che si sente quando si ritrova qualcosa che si credeva perduto per sempre.
Dawn era lì  «Non hai mai smesso di pensarmi, e di amarmi, lo so» sorrideva, gli occhi che sfavillavano di luce propria.
 «Non vale» Scott la guardò con aria di rimprovero,e la giovane cambiò espressione. Sembrava mortificata.
Il ragazzo, però, l’abbracciò. Stavolta lui scoppiò in un fragoroso riso, stringendola forte al petto.
«Tu leggi le aure».


  
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