Bene…avevo
già pubblicato questa shot che poi mi ha ispirato il seguito LA MASCHERA
D’ARGENTO ma alcuni mi hanno fatto notare che a volte le
frasi risultavano complicate per mancanza di pronomi o soggetti, così l’ho
riguardata, corretta e ripubblicata…
Questa
one-shot è stata la mia prima fic in assoluto e rimane sempre la mia preferita.
È
inutile dire quanto sarei felice di ricevere i vostri commenti…però ve lo dico
lo stesso: fatemi felice e commentate!
POVERO DIAVOLO
L'aveva
vista tante volte rivolgergli quello sguardo, quella mattina, il giorno prima
ed il giorno prima ancora, e sapeva benissimo che non poteva aspettarsi nulla
di più.
Era
semplice continuare a ripetersi che non faceva niente e se ne restava in
disparte solo per lei, perché tutto sarebbe stato troppo difficile, troppo
diverso dalle sue aspettative, dai suoi sogni, dal suo mondo, e lui non voleva
di certo che lei rinunciasse al suo paradiso dorato e perfetto per uno come
lui, che forse non nutriva altro per lei che un mero capriccio e un desiderio
di conquista.
Infondo
era proprio così che era cominciata, con la voglia di rovinare quello splendido
quadro troppo luminoso per i suoi occhi di tenebra.
Quante
volte aveva sognato di cancellarle quell'espressione di sufficienza dal volto
sbattendola violentemente contro un muro e mentre faceva sue quelle labbra di
fuoco, sentire i suoi gemiti di protesta, le smorzate richieste d'aiuto ed
infine il suo inevitabile arrendersi di fronte alla sua forza fisica...e poi...
Non
era una questione di sesso.
Non
avrebbe potuto mai piegare né la sua mente né il suo cuore, non era così
sciocco da crederlo.
Perciò
il sesso era semplicemente lo strumento più efficace e allo stesso tempo più
divertente, che immaginava per spezzarla, farla cadere in ginocchio,
supplichevole e magari anche in lacrime.
Ed
allora magari il suo cuore si sarebbe messo in pace ed il mostro che annidava
dentro di lui, sazio della sua nuova preda, sarebbe tornato in letargo.
Pensava
a questo Draco Lucius Malfoy, in quegli insoliti momenti in cui le pareti dei
sotterranei di Slytherin sembravano richiudersi su di lui, quando il peso di
ciò che era rischiava di soffocarlo e
ogni più piccola azione che aveva fatto gli appariva terribilmente ed
irreversibilmente sbagliata.
Non
c'era un motivo scatenante per questi suoi insoliti pensieri.
Forse
era davvero solo la voglia di fare sua qualcosa che sapeva che non sarebbe mai
potuta appartenergli, o magari, in quel mondo in cui altri avevano deciso al
suo posto, voleva semplicemente qualcosa che nessuno avrebbe scelto per lui,
qualcosa che, anche solo nella sua testa, sarebbe stata soltanto sua.
Non
si capacitava di queste sue fantasie. Si faceva trasportare, troppo pigro e stanco
per tentare anche solo di arginarle. E allora si scopriva capace di odiare. Ed
era una sensazione bellissima. Usciva fuori dal torpore in cui era scivolata la
sua vita, un sonno incantato e profondo in cui ogni stato d'animo sembrava
interrotto, e godeva del freddo bollente che può dare un sentimento come
l'odio.
Conforto.
Il più gran conforto delle sue giornate. La consapevolezza che tutta quella
rabbia repressa fosse indirizzata verso persone che lo odiavano allo stesso
modo. San Potter, la donnola...la Granger.
Ma
chi scherza con il fuoco, rischia di bruciarsi, e questo, il giovane rampollo
dei Malfoy lo aveva dimenticato. Furono i suoi occhi a ricordarglielo, quegli
occhi che avevano il fuoco dentro.
-San
Potter, vedo che i tuoi cagnolini ti seguono sempre fedelmente...certo che
però, nella tua posizione, potevi sceglierteli anche "di razza"...-
ammiccò Draco, sottolineando con uno sguardo beffardo a chi fosse rivolta la
sua battuta.
La
mezzosangue in questione però , della quale veniva messo in discussione il
pedigree, non sembrava aver accolto
l'esplicita provocazione, anzi stava cercando molto diplomaticamente di
trascinare via l'amico che stava dando sfoggio del fatto di non possedere molto
sangue freddo.
-Al
tuo posto chiuderei quella bocca, Malfoy. Il tuo paparino non ti ha insegnato
che a scherzare con me ci si rimette sempre? Eppure se non sbaglio gli è stata
riservata una bella suite ad Azkaban...che c'è, non vedi l'ora di
raggiungerlo?... Tranquillo... si può rimediare-
- Taci sfregiato, tanto quello che dici ha meno valore del ronzio di una mosca...basta schiacciarla per farla smettere...- sibilò il serpente, mentre poggiava una mano sulla bacchetta quasi per dare più credibilità alle sue parole.
Ma
magari fosse stato così. Quelle affermazioni facevano male, come sempre.
Eppure
lui continuava imperterrito, come se in qualche modo traesse piacere da quel
sordo dolore, da quella magra illusione di mostrarsi forte, tagliente e così
sfacciatamente Malfoy.
Storie
di ordinaria quotidianità insomma, scene che si ripetevano ininterrottamente da
sei anni, tanto che ormai erano diventate una sgradevole abitudine.
E
anche quel giorno tutto si sarebbe risolto come sempre, ognuno a leccarsi le
ferite nel proprio cantuccio, se solo per quel brevissimo istante non avesse
incrociato i suoi occhi, non più distratti e indifferenti.
Quante
cose si possono dire con uno sguardo?
Quante
cose si possono capire da uno sguardo?
Questo
Draco Malfoy non lo sapeva. I suoi occhi erano sempre stati solo degli inutili
specchi che doveva impegnarsi a coprire di fronte al mondo, e non di rado anche
di fronte a se stesso.
Ma
lei, in quel minuscolo frammento di vita in cui il tempo sembrava essersi
dilatato a dismisura, aveva compreso. Non poteva dire con esattezza che cosa,
ma era come se un'improvvisa folata di vento gli avesse strappato via dal volto
quella maschera che tanto si era impegnato a modellare.
Aveva
paura.
Paura
come quando da piccolo Narcissa lo sorprendeva ad usare la magia, quando invece
gli era proibito.
Paura
di essere scoperto.
Ma
era già troppo tardi; sentiva gli occhi
di Hermione Granger frugargli nella
testa, esplorare angoli melmosi ed inaccessibili, aprire porte che non
sarebbero mai dovute essere aperte.
Se si fosse dimenticato che stava scambiandosi i cortesi insulti quotidiani con Potty, se magari non si fosse trovato di fronte a mezza scuola e se soprattutto non si fosse chiamato Draco Malfoy, molto probabilmente avrebbe urlato come se una trivella gli stesse perforando la tempie.
Ma quello che il mondo vide fu solo l'irrigidirsi della sua mascella e l'ombra di una smorfia sofferente sul volto ,che poteva essere considerata di scherno, prima che si voltasse, con il mantello che lo avvolgeva come le ali di un pipistrello, e si lasciasse alle spalle il vago sentore di qualcosa d'irrisolto, le strana sensazione di aver dato il via ad un gigantesco meccanismo che non sapeva quando si sarebbe fermato.
Aveva
ceduto.
Pur
sapendo che non avrebbe mai dovuto permetterlo, aveva abbassato la guardia, e
forse inconsciamente era stato lui stesso a volere che qualcuno capisse, che lei
capisse.
Ma
adesso? Non sarebbe cambiato nulla .
Magari
ora nei suoi occhi invece dell'odio avrebbe scorto pietà.
"Dannazione,
non è la pietà che voglio da lei"...voleva...
Ma
da quando poi aveva cominciato a pensare di aver bisogno di qualcosa da lei?
Lei
era Hermione Jane Granger.
L'intelligenza
fatta persona, l'orgoglio incarnato, la lealtà più pura, la Griffyndor per
eccellenza.
Sarebbe
stato come chiedere al sole di smettere di brillare e lasciarsi sedurre dalle
tenebre.
Assurdo,
semplicemente assurdo.
Draco
scagliò rabbiosamente un pugno sulla dura pietra della parete, quasi non
avvertendo il dolore che pian piano si diffondeva lungo il braccio.
Si
sarebbe strappato i capelli uno ad uno per la frustrazione, se solo fosse stato
un po' meno vanitoso, un po' meno Slytherin.
E
poi avvertì una fitta, non solo alla mano, ma in un punto imprecisato del petto
in cui avrebbe dovuto trovarsi il suo cuore, se solo avesse ammesso di possederne
uno.
Boccheggiò
per un attimo in cerca d'aria, in cerca di vita.
Strano
come solo il dolore lo facesse sentire vivo, il dolore e l'oscurità.
L'uno
si confondeva nell'altra e, per lunghi stanti, poteva fingere d'essere qualcun
altro, poteva quasi sentire il suo corpo smembrarsi fino a perdere ogni
coscienza di sé, tanto da riuscire a dimenticare cosa era stato a fare tanto
male.
-
Nervoso, Malfoy?-
Il
cuore cominciò a pulsargli così forte da renderlo quasi sordo. Era lì, apparsa
come un antico fantasma dalle fondamenta di Hogwarts.
E
lui, con entrambe le mani artigliate alla parete, rimase immobile, aspettando
un qualche aiuto divino che però non giunse.
"D'altronde
non ci ho mai creduto in Dio..."
Draco
irrigidì le spalle allora, staccandosi lentamente da quell'unico sostegno a cui
si era disperatamente aggrappato.
-
Granger, non ti hanno mai detto che è pericoloso girare da sola nei corridoi a
notte fonda?
Non
si sa mai quali serpi possano annidarsi nell'ombra...-
La
sua voce vibrava leggermente, quasi come se stesse tentando di tenere a bada
qualcosa che minacciava di sopraffarlo.
Ma
subito, dopo essersi passato una mano tra i capelli, il classico ghigno alla
Draco-sono-dannatamnte-stronzo-Malfoy, gli si stampò a hoc sul volto marmoreo.
-La
tua preoccupazione mi commuove Malfoy, ma in ogni caso so badare a me stessa.
In fin dei conti sono circondata da serpi tutto il giorno, non vedo cosa possa
cambiare di notte.
Sono
un prefetto io, e il mio compito è vigilare che tutto sia in ordine...tu
piuttosto, cosa ci fai in giro a quest'ora, così lontano dai tuoi adorati
sotterranei?-
"Saccente
come sempre. Brava Granger, mi fissi pure negli occhi, di nuovo. Hai fegato,
non posso negarlo, non tutti avrebbero il coraggio di guardarmi così per poi
scoprire che in questi occhi non c'è assolutamente nulla..."
-Vado
a caccia- rispose lo Slytherin.
"Sei
sempre la solita. Niente riesce a sorprenderti. Alzi appena un sopracciglio,
come se osservassi indifferente una nuova specie d'insetto..."
-Oh, capisco...- "annuisci col capo, con
i capelli scompigliati che si tingono del rosso delle torce, come se avessi capito davvero...chissà
magari è così.
Devi
aver deciso però, che il tempo che mi hai dedicato ha raggiunto il suo limite
massimo e, come se all'improvviso fossi scomparso dal tuo campo visivo,
riprendi il tuo incedere lento e sicuro...saresti stata bene tra gli
Slytherin...
Qualcuno
una volta ha detto "cogli la rosa che non puoi amare". Potrei farlo
ora.
Noi
due soli, nel buio del settimo piano, lontani da orecchie indiscrete.La
realizzazione d'inconfessabili sogni. È forte la Granger, ma non abbastanza per
me."
Sarebbe
bastato poco, ed il mostro dentro di lui avrebbe cominciato ad affilare gli
artigli; un gesto impercettibile, uno sguardo tremante, il contrarsi di un muscolo
in quella splendida espressione di superiorità che Hermione ostentava con tanta
sicurezza, e poi...
La
regina dei leoni era ormai accanto a lui tanto che gli orli dei loro mantelli
giocavano a rincorrersi, come mossi da una brezza innaturale.
Ma
nessun cenno di cedimento.
Ci
sono anime che non possono essere spezzate né tanto meno sottomesse, sempre che
non siano loro stesse a permetterlo.
Di
colpo però Hermione si voltò verso di lui, con un luccichio ammiccante nelle
iridi scure, lo sguardo di chi sa e non ha paura di mostrarlo e il sorriso
trionfante che tante volte lui le aveva visto e che tante volte aveva odiato.
Bastò
questo.
Nella
durata del fruscio di mantello Draco le artigliò i polsi in una morsa d'acciaio
e ,strattonandola con forza, la inchiodò al muro.
Ma
niente.
Mentre
lui si meravigliava del proprio respiro affannato, e delle ginocchia che
accennavano un tremito, Hermione, costretta ad alzare il volto per cercare di
guardarlo in faccia, sembrava quasi soddisfatta, come se non si aspettasse
altro che questo.
-
Che c'è Malfoy, non ti fa più ribrezzo toccare una sporca mezzosangue?-
"No...affatto..."
Era
quello che le aveva fatto credere per anni. Se non poteva far parte del suo
paradiso , cosa che gli era stata chiara sin dal principio, avrebbe fatto in
modo che non si dimenticasse mai di lui, anche a costo di farle del male.
Meglio
l'odio dell'indifferenza. Avrebbe fatto parte del suo mondo, anche se solo come
una piccola e fastidiosa macchia scura.
Sapeva
benissimo quindi che cosa lei pensasse di lui e, proprio per questo, non osava
guardarla.
Fissava
un punto imprecisato della parete al di sopra della sua testa, dove il riflesso
delle torce e l'oscurità della pietra si univano in un connubio irreale, per
poi dividersi un secondo dopo, in un'eterna ma vana ricerca dell'altro.
Se
avesse abbassato lo sguardo su di lei, avrebbe sentito ancora le sue mani
rovistare tra i suoi ricordi, o avrebbe incontrato solo degli occhi glaciali e
beffardi come i suoi?
-Guardami
almeno- gemé all’improvviso lei, con la
voce roca e quasi rabbiosa.
"Guardarti
Granger...non ti basta l'umiliazione che sto provando in questo momento? O
forse credi che mi stia divertendo?
A
pensarci infondo sono stato io a metterti in questa situazione, è ovvio che
pensi questo. Ma quando ho riacquistato abbastanza contegno per abbassare lo
sguardo su di te, sembri godere nell'aver percepito la mia momentanea
incertezza, e non ti lasci scappare l'occasione."
-Cosa
vuoi da me Malfoy? Se non ti conoscessi direi che sei spaventato...non ti
lascerai scoraggiare da una griffyndor che per di più non può neanche
difendersi, vero? Anche se devo ammettere che stamattina sembravi piuttosto
sconvolto...-
"Non
avresti dovuto dirlo. La mia stretta suoi tuoi polsi si fa più forte, ti sto
facendo male, ma sei così brava anche a mascherare il dolore."
-
Chiacchieri un po' troppo per i miei gusti, miss-so-tutto-io. Non è per parlare
che ti ho fermata -
"Mezze
verità, tesori di ogni Slytherin che si rispetti.
Di
fatto non lo so perché sto facendo tutto questo.
Ma
la mia frase ha avuto il suo effetto e,
per un lunghissimo istante, la tua sicurezza sembra vacillare. Hai
cominciato a pensare che dovresti temermi, o come tuo solito, al contrario di
me ovviamente, hai capito tutto... e per questo sei ancora più spaventata.
Le
persone folli sono imprevedibili.
Ora
sei tu ad avere paura e questo mi da una nuova forza.
Mi
piace fiutare la paura degli altri, soprattutto quando sono io a provocarla.
Mi
avvicino lentamente al tuo volto, i tuoi occhi che non abbandonano neanche per
un attimo i miei.
Non
ti piace non avere il controllo della situazione...mi dispiace Granger ma non
puoi essere sempre tu a comandare."
Il
suo respiro caldo le sfiorava leggermente i capelli, come la carezza dolce ed
illusoria di un amante.
E
stavolta fu lei ad annegare nei suoi occhi d'argento fuso.
Ma
quello che vide, esattamente come quella mattina, non le piacque affatto.
Dolore,
tanto dolore, e poi rabbia e violenza usate come armi arrugginite contro nemici
troppo forti.
Delusione,
illusione, rancore. Non c'era niente di bello in lui, niente che giustificasse
i suoi sorrisi taglienti ed il suo comportamento strafottente
Ancora
meno quindi, Hermione avrebbe dovuto avvertire quella strana vibrazione che la
stava invadendo, nel sentire il corpo dell’algido Slytherin così
pericolosamente vicino al suo.
Draco
le liberò i polsi.
Le
pulsavano terribilmente, così si concesse un piccolo gemito di dolore mentre se
li massaggiava.
-
Non mi aspetto di certo le tue scuse Malfoy, ma che ne diresti di lasciarmi
andare e far finta che non sia successo nulla?-
Hermione
era stanca, terribilmente stanca, e pur di farlo andare via subito non avrebbe
neanche fatto rapporto per la sua condotta. Voleva solo che sparisse e che le
lasciasse il tempo per dimenticare ciò che i suoi occhi gli avevano comunicato
e che in tutta sincerità avrebbe preferito ignorare.
Ma
era esattamente questo, che lui non voleva
-No-
Fu
tutto rapido ed istintivo.
In
un secondo Draco si ripiegò su di lei e, mentre le sue labbra gelide
profanavano quella bocca di fuoco, le braccia che prima la intrappolavano tra
lui e la pietra, la strinsero avidamente per i fianchi, facendo aderire i loro
corpi come cocci di uno stesso vaso.
La
sentiva rigida mentre si aggrappava a lui per non cadere e gli spingeva le mani
sul petto per allontanarlo da sé.
Ma
troppo debolmente, con troppa poca convinzione.
"Che
c'è Granger, niente calci nell'inguine o sonori schiaffi in faccia? Non mi
dirai che infondo non ti dispiace..."
Ma
quello che era nato come un pensiero per esorcizzare la realtà non si stava
dimostrando totalmente illusorio. Le piccole mani che gli spingevano il petto
,infatti , avevano cominciato a salire verso il suo collo e ora le bianche dita
gli stuzzicavano timorosamente i biondi capelli sulla nuca.
Tremava
la piccola Granger, proprio come un cucciolo che si ritrova solo e confuso in
mezzo alla strada, senza sapere cosa fare. Ed era proprio una vorticante
confusione quella che la invase quando si accorse di aver dischiuso le labbra
al tocco della lingua del ragazzo, che fino a quel momento aveva indugiato agli
angoli della sua bocca aspettando il permesso di entrare e che non esitò ad
introdursi in quel nuovo mondo che gli veniva offerto.
Il
Principe di Slytherin allentò la stretta sulla sua vita, conscio del fatto che
ormai lei non sarebbe più fuggita.
Un
bacio , un sospiro, un brivido, quella corrente che si era impadronita di loro,
rischiava pericolosamente di trascinarli via.
Così
le mani le mani cercavano la pelle dell'altro e il calore che si stava
impadronendo di loro esigeva implacabilmente altro calore.
Hermione
Granger, Draco Malfoy
Una
Griffyndor, uno Slytherin
L'Orgoglio,
la Vanità
Una
ragazza, un ragazzo.
Solo
questo era rimasto, due giovani corpi che non avevano resistito al richiamo dei
sensi.
Il
serpente disegnò una mappa di baci sul volto arrossato di Hermione e lentamente
cominciò a scendere lungo il suo collo, posandovi piccoli baci roventi che
l'avrebbero marchiata a fuoco se solo fosse stata più consapevole della
situazione.
Hermione
affondò così le mani tra quei capelli d’oro che rilucevano in quell'oscurità
come un faro nel mezzo di una tempesta.
Salvezza
e d inganno. Quella luce immensa che sembrava trasparire dalla figura di Draco
Malfoy non la stava salvando ma le stava indicando la via per l'inferno.
Giù,
sempre più giù.
Mentre
le mani esperte di Draco le avevano sollevato la camicetta e le accarezzavano
la schiena percorsa dai brividi, la pista dei suoi baci continuava lungo la
spalla scoperta, la clavicola, fino a
scendere al di sotto dei bottoni della camicetta che lui le aveva slacciato,
dove la giratempo si perdeva nel solco tra i seni, lì dove la pelle era più
bianca e delicata e dove poteva sentire sotto le sue labbra il galoppare
furioso del suo cuore.
Hermione
gli sfilò la cravatta verde-argento, che scivolò a terra arrotolandosi su se
stessa come un serpente.
Veleno
e passione.
Non
era questo che Draco Malfoy si aspettava, non da lei.
Da
quella stessa Hermione Granger che non provava nessuna vergogna nel toccare il
suo corpo e nel farsi toccare da lui.
Stava
forse provando anche lei le sue stesse pulsazioni, o era solamente un modo
subdolo per prendersi gioco di lui?
Le
percorse con una mano il fianco sinuoso, ghiaccio che tenta di domare il fuoco,
cominciando a salire sempre più su e aspettandosi da un momento all'altro una
sua reazione ad effetto.
Ma
per tutta risposta Hermione inarcò il corpo contro di lui, soffocando un gemito
tra i suoi capelli.
Sentiva
la testa che , prima vuota e leggera, si riempiva di lui , del calore
inaspettato celato sotto la pelle di ghiaccio, della setosità dei suoi capelli,
del suo odore.
E
poi un rumore in lontananza, il conosciuto strascichio di passi lungo il
corridoio. Gazza.
Così
il mondo riacquistò i propri contorni e l'incantesimo finì, disperdendosi in
piccole schegge di luce invisibile che andarono a conficcarsi dove faceva più
male.
Hermione
si accostò candidamente i lembi della camicia sul seno, mentre Draco con scatto
felino raccolse la cravatta da terra gettandosela su una spalla e dopo aver
afferrato Hermione per un gomito la spinse a correre davanti a sé.
Lei
si lasciò condurre, cos'altro poteva fare? La sua proverbiale razionalità
l'aveva abbandonata in quel piccolo cerchio di luce al settimo piano.
"Ci
troveranno e poi..."
Una
porta dove prima c'era solo la nuda pietra.
La
stanza delle necessità...non sia mai che uno slytherin si lasci trovare
impreparato.
Draco
la spinse dentro mentre faceva attenzione a non far rumore nel chiudere la
porta.
E
si sa, spesso chiusa una porta si apre un portone.
Quando
la stanza delle necessità si era presentata come un'elegante camera da letto,
calda ed accogliente ,non si erano affatto stupiti.
In
fin dei conti, a quel punto era chiaro quello che entrambi volevano.
E
Draco di certo non era uno di quelli che la gente avrebbe definito "un
bravo ragazzo".
No,
decisamente No.
"Mezza
scuola stramazzerebbe al suolo vendendoci così adesso..."
La
gemma dei Malfoy di fatto, posava mollemente il capo sul ventre caldo della
regina dei leoni, che nel frattempo , poggiata su due morbidi cuscini, gli
scompigliava distrattamente i capelli.
Quando
la mano del ragazzo le carezzò un fianco nudo, mostrando che in realtà stava
solo fingendo di dormire, si compiacque nel sentirla sussultare di sorpresa.
Si
puntellò su un gomito e poggiò il mento sul palmo della mano mentre alzava
finalmente gli occhi per guardarla.
-
Buon giorno mezzosangue- sussurrò
-
Buon giorno a te, furetto rimbalzante- ribatté la Griffyndor con uno sguardo di
sfida.
"Uno
a zero per la Granger."
Anche
in quella situazione, nuda ed in un letto con lui, Hermione non perdeva la sua
naturale superiorità, quella sua innata capacità di mostrarsi a suo agio in
qualsiasi situazione.
Accogliendo
quella piccola sconfitta Draco calò di nuovo la testa sul suo ventre, facendosi
cullare dal lento alzarsi ed abbassarsi del suo respiro.
Il
silenzio tornò tra loro come prima che fosse infranto.
Non
un silenzio carico d'imbarazzo, uno di quelli che si va a creare quando due
persone cercano così disperatamente le parole per giustificarsi e scusarsi per
ciò che hanno fatto o hanno detto, che alla fine non riescono a proferire
parola.
Niente
di tutto questo, il silenzio che regnava era privo di pretese, denso e caldo, e
sembrava avvolgerli dolcemente invitandoli a non disturbarlo.
Quello
che avevano fatto per tutta la notte, era chiarissimo ad entrambi e le parole
sarebbero state solo superflue se non fastidiose.
Rimasero
così per un po' , ognuno a godersi il proprio vortice interiore, vicini ma pur
sempre lontanissimi.
-Questo…-
sospirò all'improvviso Hermione afferrandogli l'avambraccio sinistro e
voltandolo verso l'alto - …quando te lo hanno fatto?-
Il
Marchio Nero.
Era
ovvio che lai glielo avrebbe chiesto.
Quella
notte , dopo avergli sfilato la camicia, Hermione si era soffermata a lungo a
guardarlo.
Non
c'era stata né paura né pietà nei suoi occhi, anche perché se fosse stato così
Draco l'avrebbe cacciata via senza tante cerimonie.
Sembrava
sorpresa , piuttosto.
Forse
malgrado le voci che circolavano e anche i suoi stessi sospetti non aveva
creduto che lo avesse fatto davvero.
Ma
si sbagliava.
Hermione
poi aveva alzato gli occhi incrociando quelli di Draco ,in quel momento freddi
e distaccati, e lei aveva accolto il muto ordine, o era una supplica?, di non
fare domande.
Era
rimasta in silenzio mentre gli percorreva con le dita il grottesco sfregio che
gli imbrattava il braccio, sfiorandolo delicatamente quasi avesse paura di
fargli del male, di aggiungere altro dolore a quello che lui si sforzava di
nascondere.
Draco
l'aveva lasciata fare.
Poi
lei lo aveva ignorato.
Dopo
avergli lasciato il braccio avevano ripreso ciò che era stato interrotto.
Hermione
lo aveva baciato come se tutto quello che quel simbolo rappresentava non
contasse veramente niente per lei, come se lui
non fosse più Draco Malfoy, con tutto quello che comportava, ma solo un
corpo caldo che non chiedeva altro che di essere amato.
E
mentre i ciocchi nel camino si consumavano fino a diventare cenere, anche loro
erano bruciati nel rogo che avevano appiccato, chi in un inferno in cui aveva
accettato di cadere e chi in un paradiso che non si aspettava così splendente e
appagante.
Ma
ogni domanda pronunciata esige una risposta.
-Appena
compiuti diciassette anni, Granger. I mangiamorte saranno pure dei fottuti
bastardi, ma non arruolano nelle loro schiere maghi minorenni. - si decise a
rispondere il serpente, la guancia ancora premuta sul suo addome.
-Ma
contro la loro volontà, sì- osò controbattere la grifoncina.
Un
moto di stizza portò il ragazzo a levarsi a sedere e mentre la osservava con
uno sguardo torvo, sputò le parole come veleno.
-
Mettiamo una cosa in chiaro Granger. Ho risposto alla tua domanda perché mi
sembrava giusto dopo la notte passata insieme. Ma questo non significa che ora
hai il diritto di farmi da psicologa, e che solo perché abbiamo fatto sesso tu
debba conoscere tutto della mia vita. E
tanto per essere chiari nessuno può obbligarmi a fare qualcosa. Togliti dalla
testa l'idea di un Draco Malfoy succube della famiglia e del mondo, un'anima in
pena che deve essere salvata. Perché non è così-
-Sai
cosa penso io invece?- replicò allora la grifoncina, che non aveva smesso un
attimo di fissarlo
-
Che sei un pomposo purosangue, troppo abituato agli agi e al lusso per
rinunciarvi, anche a costo di seguire un ideale che non gli appartiene. Ma sì,
hai ragione te. Seppure viscida e opportunista è pur sempre una tua scelta- nel
dire questo Hermione si era sollevata a sedere portandosi alla stessa altezza
del ragazzo, così da poter continuare a guardarlo in faccia.
Un'espressione
rabbiosa stravolse il volto perfetto del biondo, e mentre le artigliava i polsi
spingendola di nuovo contro i cuscini, sovrastandola con il suo corpo, le
sussurrò lascivamente all'orecchio - Hai esagerato piccola Mezzosangue-
Il
respiro caldo di Draco contro l'orecchio le procurò per un attimo un brivido di
piacere, che però non le impedì di accennare ad una protesta.
Ma
prima che potesse dire qualsiasi cosa, la bocca del ragazzo calò violentemente
sulla sua, una lotta di denti, lingue e labbra , obbligandola al silenzio.
Con
una torsione dei fianchi , che le costò non poca fatica vista la preponderanza
fisica del ragazzo, Hermione riuscì a farlo rotolare di lato, ribaltando le
posizioni.
Un'espressione
di trionfo le si disegnò sul volto, mentre con le mani puntate al petto del
ragazzo staccava a forza le labbra dalle sue.
I
riccioli scuri e arruffati le ricaddero sul viso andando a sfiorare quello del
ragazzo, come se fosse calato un sipario sul mondo, che incorniciava solo loro
due, unici attori di uno spettacolo fuoriprogramma.
-Vedo
che sei bravo a chiudere la bocca alle persone, quando non ti piace quello che
dicono...- occhi persi in altri occhi, parole sussurrate come se dovessero
rimanere soltanto tra loro.
- Si
,direi che ho una certa esperienza in materia...- rispose il ragazzo, la bocca
atteggiata in una linea di scherno che tradiva la sua falsa modestia.
Di
colpo però Draco indurì lo sguardo, mentre la trascinava di nuovo accanto a sé.
-
Non fare più domande, Granger. - sospirò talmente piano che pensava che lei non
l'avesse sentito.
-
Perché non dovrei?- chiese esitante la ragazza, dopo qualche secondo.
-Perché
potrei anche risponderti. -
Draco
la osservava mentre raccoglieva con calma i vestiti che la sera prima avevano
disseminato per il pavimento.
Nuda
nella semioscurità, sembrava non curarsi minimamente degli occhi del ragazzo
che la seguivano in ogni suo movimento, mentre si piegava a raccogliere un
vestito da terra, si aggiustava una ciocca di capelli ribelli dietro
l'orecchio, e si guardava intorno alla ricerca di qualche indumento che le
fosse sfuggito.
"E'
bella.." Pensava Draco Malfoy, ancora disteso sul letto, con le braccia
piegate dietro al capo e semicoperto dal candido lenzuolo.
Bella,
perché non si vergognava del suo corpo nudo esposto al suo sguardo e non
tentava, come tante ragazze facevano, di coprirsi disperatamente come se si
fosse ritrovata tutto ad un tratto nuda ed indifesa nel letto di un maniaco.
Non
aveva mai pensato a quanto una donna potesse essere bella anche nelle sue
infinite imperfezioni.
E
lei in quel momento era bella solo per lui, si mostrava così dannatamente
splendida esclusivamente per i suoi occhi.
Poco
importava se, uscita da quella porta, sarebbe tornata la Granger superba e
spocchiosa di sempre.
L'ombra
di un sorriso comparve sul volto del ragazzo, immerso in questi illuminanti
quanto insoliti pensieri.
-
Sei strana, Granger - proruppe all'improvviso, con un tono tra il sarcastico e
il critico.
-
Come scusa?- lo apostrofò la ragazza, che incuriosita posò i vestiti su una
angolo del letto e vi si accomodò accavallando distrattamente le gambe.
-
Forse non ci hai fatto caso, ma io sono Draco Malfoy, quello che tu e i tuoi
amici odiate da anni, e stanotte sei venuta a letto con me...di tua spontanea
volontà- precisò il ragazzo, il sorriso malizioso che gli si agitava negli
occhi.
-
Si Malfoy, non sono stupida , ma potrei rivolgerti la stessa critica, sai?-
-
E’ diverso Granger. Io sono un perfido Slytherin e da uno come me ci si può
aspettare questo ed altro, tu invece sei una Gryffindor. Il vostro impeccabile
codice morale non dovrebbe impedirvi di fare certe cose? Chissà cosa direbbero
i tuoi amici se venissero a saperlo...- Draco non sorrideva più ora e il suo
tono sembrava piuttosto contrariato.
-
Forse hai ragione, ma come prima hai detto tu non devo rendere conto a te della
mia vita. E visto che non ti ha violentato, non vedo perché dovrei
giustificarmi....ah, e lascia fuori i miei amici, devo a loro meno spiegazioni
di quante ne devo a te- Hermione pronunciò le ultime parole con più animosità
di quanto avrebbe voluto e subito afferrò la camicia dal mucchio di vestiti sul
letto e cominciò ad abbottonarsela con una lentezza esasperante, il capo chino
e i capelli sul viso, che tentavano in qualche modo di nascondere al ragazzo
l'espressione affranta e imbarazzata che le era apparsa sul volto.
Strano
come in un solo istante l' aria che li separava sembrava essersi fatta densa e
pesante.
Una
nota terribilmente stonata con l'animo forte e combattivo che Draco aveva
individuato nella ragazza che si ritrovava di fronte, ma che ora nascondeva la
rabbia e l'insoddisfazione dietro una cascata di riccioli.
E
si sa un rettile può cambiare pelle, ma non il cuore.
Padrone
di questa nuova consapevolezza , la serpe strisciò fuori dal letto con addosso
solo un paio di boxer neri ,sin troppo aderenti, e si posizionò a braccia incrociate di fronte alla ragazza, che
non accennò minimamente ad interrompere la sua operazione.
-
Ora ho capito, Granger...che c'è, problemi in paradiso?- il tono scherzoso non
nascondeva il veleno insito in quelle parole, e l'espressione rabbiosa che le
vide in volto quando lei si decise a sollevare lo sguardo, non fece altro che
confermargli la sua tesi.
Quanto
amaro poteva essere il risvolto della medaglia.
-
Hai scoperto che i tuoi amici non sono come sembrano, vero? Troppo impegnati a
salvare il mondo o ad occuparsi di Quidditch, per poter badare alla loro
piccola mezzosangue...l'amore per i tuoi adorati libri non ti basta più , loro
non possono corrispondere. Così ti va bene pure uno sporco slytherin, purché ti
faccia sentire un po' meno sola...ho sbagliato qualcosa, Granger?- la voce
fredda e distaccata come se le avesse appena letto la lista della spesa.
"Ed
io che pensavo di averti coinvolto in un gioco più grande di te, e quasi mi
sentivo in colpa...ed invece era proprio quello che tu cercavi...un passatempo
per dimenticare"
La
rabbia mista all'umiliazione che le lesse in volto non gli impedì di
continuare, anzi lo incoraggiò ad andare avanti.
Si chinò su di lei, poggiando le mani sul letto accanto alle sue gambe che accennavano un tremito nervoso.
-
Quanto ti costa questo tuo posto privilegiato in paradiso?- le sussurro ad un
orecchio.
Draco
sentì le sue mani spingerlo violentemente di lato, mentre una rabbia cieca che
non conosceva distorceva i lineamenti di Hermione.
La
vide rifugiarsi dall'altra parte del letto ,trascinando i vestiti con sé, e
ricominciare a vestirsi con una fretta nervosa e le mani tremanti.
-
Non accetto lezioni sui compromessi da uno come te, Malfoy!- la
freddezza delle sue parole pronunciate con finta calma non rispecchiava di
certo quella dei suoi gesti.
Per la terza volta Hermione tentò di fare un nodo decente alla sua cravatta rosso-oro, ma le dita che continuavano ad intrecciarsi l'una con l'altra le impedirono anche questo.
Con
un gesto di collera allora arrotolò la cravatta e la gettò ai piedi del letto
e, lasciandosi cadere su di esso, si portò stancamente le mani tra i capelli.
"Forse
ha ragione lui, l' ho usato più di quanto lui non abbia usato me..."
Il
ragazzo le si avvicinò senza fretta, temendo di scatenare di nuovo l'ira della
ragazza, che però quando lo sentì sedersi vicino a lei , si limitò ad aprire
gli occhi e a fissarlo con uno sguardo indecifrabile.
-
Ti riferisci a questo, vero?- riprese a parlare il ragazzo toccandosi
l'avambraccio sinistro.
-
Direi che compromesso è la parola giusta. Questo in cambio della vita.
Ci ho rimesso la libertà, è vero, ma sono ancora qui per raccontarlo-
Gli
occhi della ragazza si dilatarono leggermente per la sorpresa.
Si
stava forse confidando? O le concedeva le risposte alle sue domande non
pronunciate, solo per spingerla a parlare, e poi prendersi gioco di lei?
"Ed
io che credevo di aver capito tutto, come se un solo sguardo potesse bastare
per dire chi è veramente una persona..."
- Vita. Che vita vuoi che sia? Se devi proprio morire, non aggrapparti ad un appiglio inesistente. Muori e basta. - parole troppo dure e vuote per essere pronunciate da una ragazza così giovane, ma lo Slytherin non si scompose minimamente, anzi sembrò quasi divertito.
-
Non metto in dubbio che la mia morte ti renderebbe oltremodo felice, Granger,
ma vedi, non sono abbastanza coraggioso per disfarmi di qualcosa che in fondo
può dimostrarsi anche piacevole. La mia voglia di andare avanti, di vedere cosa
accadrà dopo, è più forte di qualsiasi principio morale tu possa tirare in
ballo. Sono come un animale che segue il proprio istinto di sopravvivenza, a
cui non importa di sbagliare, purché resti in vita. D'altronde sono
sopravvissuto a tutto quello che mi è successo perché sono quello che sono. La
mia potenza, la mia volontà, il mio rifiuto a cadere: questi sono gli unici
elementi presenti nel mio cuore e nella mia anima cui riesco davvero a dare un
nome. Il mio ego, se così vuoi chiamarlo, è la mia forza. -
Parole
che raccontavano di una vita in cui niente poteva essere dato per scontato,
pronunciate da un ragazzo che la vita stessa aveva reso duro e cinico di fronte
a qualsiasi manifestazione di debolezza.
Cosa
poteva rispondere la giovane regina dei leoni?
Non
c'era niente che poteva obbiettare contro quelle parole. La loro ovvietà
l'aveva colpita come uno schiaffo in pieno volto, tanto che per un attimo la
testa le girò vorticosamente, come in mancanza d'ossigeno.
-
Perché mi dici queste cose?- riuscì a sussurrare Hermione dopo qualche secondo.
-
Mi chiedi perché? Non lo so neanche io, mezzosangue. Forse perché non sei poi
così diversa da me. Tutti voi Gryffindor non lo siete. Vi nascondete dietro
sorrisi e belle parole, ricoprite d'oro tutto il fango che vi circonda. Ma la
nostra natura è molto simile, solo che almeno noi Slytherin non spacciamo per
buono ciò che non lo è. Ed è per questo che siamo migliori di voi. -
La
serpe si passò una mano sul volto, come se all'improvviso non si capacitasse
veramente del perché le stesse parlando in quel modo. La ragazza lo osservò
ancora più stupita.
"Quante
cose nasconde Draco Malfoy, dietro la sua pelle di serpente?"
E
quante ne nascondeva lei sotto una patina di finto oro?
Uno
strano pizzicore le assalì gli occhi.
Lacrime.
Lacrime
che chiedevano il permesso di scendere e andare a morire al posto della sua
anima che, se ne rendeva perfettamente conto, non era poi così pura e perfetta.
Un
permesso però, che non avrebbe concesso, non lì, non davanti a lui.
Perché
mai poi avrebbe dovuto piangere?
Per
l'umiliazione di aver dovuto ascoltare parole aspramente vere dalla bocca di
uno Slytherin, che, per di più, rispondeva al nome di Draco Malfoy? O forse
perché il ritratto che Draco aveva costruito di lei, la faceva sentire viscida
e patetica come non era mai stata? Era così che il mondo la vedeva? Era così
che lui la vedeva?
"E'
stato con me per pietà"
Hermione
sentì un vuoto opprimente dove doveva
esserci il suo cuore e non poté evitare di portarsi una mano al seno,
come per impedire a quello che aveva dentro di straripare fuori.
Non
poteva sopportarlo.
Fece
per alzarsi e raggiungere la porta, ma una mano salda e sicura del ragazzo la
trattenne per un gomito trascinandola rudemente verso di sé
-
Scappi, Mezzosangue?- le mani di lui artigliate alle sue spalle le impedivano
ogni movimento, se non quello di abbassare il volto per non incontrare quegli
occhi nei quali sapeva già cosa avrebbe letto.
Derisione e pietà.
Non
compassione, Draco Malfoy non sapeva neanche cosa fosse.
Condividere
i suoi sentimenti con gli altri o alleggerire gli altri del proprio dolore non
era di certo nella sua indole. In compenso però non gli era difficile tirare
fuori dalle persone ciò che avevano dentro, e poi che ne facessero quello che
più piaceva loro.
-
Credevo che fossi stanca di scappare...- la sua voce le giunse come un flebile
sussurro, come il tono di una mamma che tenta di riportare all'obbedienza , con
parole dolci, la figlia negligente.
-
Cosa ne vuoi sapere di me, Malfoy? Pensi di aver capito tutto, ma non sai
niente...niente...- Hermione aveva quasi urlato ,esattamente come una bambina
irragionevole , mentre si divincolava furiosamente per sfuggire alla presa del
ragazzo.
- Capire?
Chi ti ha detto che voglio capire? Quelli che capiscono, o credono di aver
capito, si sentono sempre in diritto di poter giudicare... esattamente come te
stamattina. Sei stata brava è vero, ti è bastato un solo sguardo e puff, il
vero Draco Malfoy ti è apparso, sfuocato e confuso forse, ma più vero e
concreto di quanto non lo fosse mai
stato. Ma ti sei abbandonata troppo facilmente al sapore di quella piccola
vittoria e hai cominciato a giudicarmi
di nuovo...ed è l'ultima cosa che io voglio fare con te...- qui Draco fu
interrotto dalla ragazza che alzò di scatto il volto verso di lui, l'odio negli
occhi .
Un
sorriso amaro apparve sul viso pallidissimo del ragazzo
-
Mezzosangue...sangue sporco...sono parole che non dicono niente di te, non
essere così sciocca da confondere un insulto con un giudizio, Granger. -
L'ennesima
verità disarmante.
La
regina dei leoni riabbassò di nuovo il capo lasciando che le mani del ragazzo
la sostenessero.
"Stupida,
falsa ed ipocrita..."
Poteva
darlo ora quel permesso? Poteva concedere alle lacrime di scendere?
Si.
"Non
mi giudicherà...l 'ha detto lui."
Così
una piccola gemma battagliera e coraggiosa solcò solitaria una sua guancia
andando a morire sulle sue labbra, prima di essere seguita dalle altre impavide
della retrovia.
Sfondata.
Ogni sua resistenza era crollata miseramente lasciandola sola e ferita sul
campo di battaglia, tra le grinfie del nemico.
La
presa sulle sue spalle si indebolì, per poi tornare ad intensificarsi quando si
ritrovò con il corpo schiacciato contro quello del ragazzo.
Hermione
tentò di staccarsi a forza, cercando di evitare quell' ulteriore umiliazione,
ma la voce del serpente la bloccò.
-Sta
calma, non ho intenzione di mangiarti- così dicendo una mano forte e sicura del
ragazzo le premette la testa contro la sua spalla, stringendola ancora di più a
sé.
Un
abbraccio, il primo e l'ultimo che le avrebbe mai dato. E questo lui lo sapeva.
Singhiozzava
la regina dei leoni, ridotta ad un arruffato micino tra le spire del serpente,
le lacrime che si confondevano con le parole.
-
Io ti odio Malfoy...odio te e tutta la tua dannata famiglia...e anche i
mangiamorte, odio Voldemort e tutta questa fottutissima guerra...odio Harry che
forse morirà per salvare il culo a tutti, e Ron che non può fare a meno di
seguirlo...ti detesto Malfoy!...- ripeteva questo la giovane Granger mentre
tempestava di piccoli pugni il petto del ragazzo, mascherando di rabbia tutto
quel dolore.
Non
accennava a lasciarla però, il bel Serpeverde, le avrebbe fatto del male se
fosse stato necessario, ma non l'avrebbe lasciata.
-
Shhh...anche io ti odio piccola mezzosangue...- le bisbigliò Draco ad un
orecchio tentando di calmarla, mentre le affondava una mano tra i capelli e le coccolava gentilmente la testa.
La
sentì arrendersi sotto il suo tocco, mentre il singhiozzare rumoroso e
disperato lasciava il posto ad un pianto lento e silenzioso.
Draco
gustò quel momento come lei non poteva fare.
La
dolcezza del suo corpo tra le sue braccia, il profumo dei suoi capelli, l'odore
delle sue lacrime, tutto gli stava entrando velocemente dentro come macchie di
colore e flash di luce.
Scoprire
che anche lei, esattamente come lui, non chiedeva altro che il mondo e i suoi
amici le riconoscessero i suoi meriti ed il suo valore, lo fece sentire tutto
ad un tratto completo.
Come
se la sua parte nera avesse trovato il suo equivalente dorato.
Un'anima
affine alla sua, il cui unico obiettivo era quello di diventare grande, di
arrivare dove nessuno prima era mai arrivato.
"Non
va bene così..."
Draco
aprì gli occhi ,che si accorse di aver chiuso dopo aver poggiato la guancia
sulla testa della ragazza.
Hermione
si aggrappava a lui ora, con tutta la forza che il suo corpo minuto le
concedeva.
"Tremeresti,
piccala mezzosangue, se ora ti sfiorassi le labbra?"
Il
Principe di Slytherin le prese il volto tra le mani piegandosi leggermente su
di lei.
Labbra
dolci per un bacio altrettanto dolce, dato quasi con timore, nel modo in cui
quella notte, nel fuoco della passione, non erano riusciti a scambiarsi.
Occhi
negli occhi, osservandosi, frugandosi, cercandosi.
"Ha
gli occhi cosi belli da urlare. Freddi ed insondabili come il ghiaccio, ma così
immensi..."
Hermione
gli intrecciò le mani dietro al collo, senza accennare la minima protesta, quando
lo senti piegarsi leggermente e ,afferrandola sotto le ginocchia, sollevarla
tra le sue braccia.
Solo
una leggera vertigine la percosse, portandola a stringersi ancora di più al
solido torace del ragazzo.
Draco
la condusse verso il letto, adagiandola tra le lenzuola come un padre premuroso
che mette a letto la figlia appena addormentatasi.
Le
si stese accanto, e allargando le braccia le offrì il caldo rifugio del suo
petto, che lei non tardò ad occupare,e poggiandogli le mani all'altezza del
cuore Hermione si soffermò a godere della piacevole sensazione della vita e del
calore che si agitavano sotto la pelle candida del giovane Malfoy.
Alzò
il viso verso di lui, tante domande negli occhi, tanti muti interrogativi.
Il
ragazzo sembrò capire e accennò un sorriso.
-
Cos'è che ancora vuoi sapere, Granger?-
-
Avrei talmente tante domande da farti che ho paura delle risposte...-
- E
allora non farle -
-
Hai ragione...- disse sorprendendolo la regina dei leoni mentre tornava a
rannicchiarsi più vicina a lui.
L'orecchio
poggiato al suo sterno, Hermione avvertiva il cuore del ragazzo pulsare di
vita, di sangue, di potenza.
Il
suono di una vita, di un'esistenza ignorata per anni e che molto probabilmente
sarebbe tornata ad ignorare appena uscita da quella porta, invisibile a chi non
sapeva come cercarla.
Ma
loro l'avevano vista. E l'avevano aperta.
"Potrò
mai dimenticare?"
No.
E lo sapeva bene.
-
Se solo tu non fossi...- sospirò all'improvviso la Gryffindor prima di essere
interrotta bruscamente dal giovane Malfoy.
-
Cosa?- proruppe rabbioso Draco mentre aumentava improvvisamente la stretta su
di lei.
-
Se non fossi uno Slytherin, un sudicio Malfoy con la puzza sotto al naso, un
aspirante, anzi no!, un mangiamorte a tutti gli effetti, se un giorno non
dovessi uccidere per perorare la causa dell'oscuro signore e se magari fossi
anche un po' meno stronzo, cosa succederebbe mezzosangue? Quella persona non
sarei io, ed in ogni caso non sarebbe necessariamente migliore di come sono
adesso... è inutile pensarci- finì ammorbidendo il tono.
-
Ma perché vuoi avere sempre ragione te?-
-
Perché forse ce l' ho, Mezzosangue- ovvio, come sempre - E anche tu saresti
d'accordo con me se solo non perdessi il tuo tempo ad inseguire il sogno di
cambiare il mondo. Ci sono cose che non cambieranno mai; l'importanza che la
gente dà al nome,al sangue, al proprio ego. E sia chiaro non sto parlando di
bene o male. È qualcosa che è insito nella natura degli uomini e non si possono
cambiare "tutti" gli uomini .-
-Mi
stai dicendo che la differenza tra bene e male sarebbe irrilevante? Che tra
"me e te" non ci sarebbe differenza?- ribatté scettica la ragazza.
-Non
quella che credi te, almeno. Non è questione di buoni o cattivi, di bene o
male, siamo solo su due fazioni differenti, Granger. Smettila di cercare così
disperatamente di cambiare il mondo e prova per una volta ad adattarti a quello
che hai già. -
Hermione ammutolì.
Parlare.
Avevano
tanto bisogno di parlare. Di cose serie, non del tempo, del risultato
dell'ultima partita di Quidditch, o dei voti del compito di pozioni.
Erano
stanchi di riempire il silenzio con le solite frasi di circostanza, dette tanto
per dire, per non sentire più la testa e il cuore riempirsi dell'assoluta
assenza di suoni e di calore umano.
Ed
era così facile, così dannatamente semplice come non lo era da tempo o forse
come non era mai stato.
Ed
ora il silenzio che era tornato a coprirli, non necessitava di essere riempito.
Era
già colmo di loro, di quei momenti d'intimità giunti inaspettati come la neve
d'estate.
La
regina dei leoni sollevò il volto verso quello del ragazzo cercando di
intercettare il suo sguardo, e si sorprese nel trovarlo con un sorriso sereno,
gli occhi socchiusi, perso in un mondo che lei non poteva vedere.
Era
un sorriso, non un ghigno o una smorfia, ma solo un sorriso.
Niente
di più.
Le
cose rimanevano quelle che erano certo. Però era un sorriso. Piccola cosa, una
fogliolina in un bosco che trema allo sbattere d'ali di un uccellino
spaventato.
Ma
lei lo aveva accolto, a braccia aperte.
"Perché
il sole scioglie la neve fiocco dopo fiocco, e forse ho assistito allo
sciogliersi del primo fiocco..."
Hermione
chiuse gli occhi , ancora con quell'ultimo pensiero in testa, prima di
abbandonarsi al buio confortante del sonno, tra le braccia dell'ultima persona
con la quale avrebbe mai immaginato di poter condividere qualcosa…men che meno
sé stessa.
"Non
è possibile che questa sia la stessa Hermione Granger che credevo di
conoscere".
Quell'assurda
quanto piacevole situazione lo stava confondendo.
Il
respiro della ragazza si era fatto lento e profondo, e Draco lo sentiva
solleticargli il petto, all'altezza del cuore.
La
fissò per un attimo, aspettandosi di vederla scomparire da un momento
all'altro, come una visione creata dalla sua mente folle.
Ma
lei era lì , piccola e forte, accoccolata tra le sue braccia come se fosse la cosa più normale del mondo, il posto da
sempre cercato e che infine era
riuscita a trovare.
"Non
ti ci abituare" si ammonì il giovane.
Quanto
sarebbe durata quell'illusione?
Se
lo chiedeva anche Draco Malfoy, mentre le ravvivava dietro l'orecchio una
ciocca ribelle che le era caduta sul volto.
"Poco,
troppo poco."
Le
ciglia scure dei suoi occhi erano ancora umide per le lacrime versate poco
prima.
Era
stata un'enorme sofferenza, un' estenuante battaglia contro il proprio
orgoglio, concedersi di piangere d'avanti a lui, Draco lo capiva benissimo.
Anni
ed anni di pratica però gli avevano insegnato che nulla, neanche il pianto,
doveva incrinare la determinazione, la volontà di una persona, e che ogni
momento di debolezza doveva essere superato con altrettanta forza.
Ed
anche lei avrebbe imparato.
"Perché
lei è Hermione Granger. Ed Hermione Granger non sbaglia mai."
Stava
in piedi, immobile nella tremante luce delle candele, e fissava ad intervalli
regolari la porta ed il letto su cui il ragazzo dai capelli d'oro giaceva
profondamente addormentato.
Certo,
come no .
Appena
aveva avvertito l'assenza del suo corpo tra le sue braccia Draco si era
immediatamente svegliato e tenendo gli occhi chiusi l'aveva sentita aggirarsi
per la stanza.
Il tonfo leggero dei suoi passi sul pavimento, lo stridio della zip della gonna che si chiudeva, e poi il silenzio che scivolava addosso come un logoro sudario, così pesante ed incerto stavolta, che non aveva potuto fare a meno di socchiudere gli occhi.
Ed eccola lì esitante ad insicura come non era mai stata, lo sguardo vacuo e febbrile.
Hermione
si era diretta verso la porta, con l'intento di aprirla ed andarsene, tre o
quattro volte ma poi era sempre tornata indietro al punto di partenza.
Draco
avrebbe potuto chiederle cosa diavolo stesse facendo, ma non era per uno
stupido scherzo che fingeva di dormire.
Sapeva
cosa doveva fare.
"Devo
lasciarla andare."
Se
andarsene senza neanche una parola, oppure svegliarlo per salutarlo per
l'ultima volta, era solo una sua scelta.
Ma
non si aspettava niente di più.
Sapevano
entrambi che non ci sarebbe stato un seguito, che non poteva esserci un
seguito.
L'unicità
e l'irripetibilità di ogni gesto che si erano scambiati quella notte e di ogni
sguardo che si erano rivolti, li aveva invasi stordendoli.
"Solo
per stavolta..."
Nessuna
pretesa e nessuna colpa.
Ma
andava bene così.
Draco trattenne a stento una fragorosa risata quando la vide incespicare sul bordo del tappeto ed imprecare sottovoce contro tutti gli eredi di Salazar Slytherin.
Lei
però dovette accorgersene perché si volse di scatto verso il letto, dove
tuttavia la figura del ragazzo si stagliava scura ed immobile.
Mantenere
il controllo.
Era una delle prime, delle poche cose in effetti,
che suo padre gli aveva insegnato.
"Nelle
situazioni più difficile il controllo è fondamentale."
Draco
non mosse un muscolo quindi, quando sentì il materasso piegarsi sotto il peso
della ragazza, e delle morbide labbra poggiarsi tremanti sulle sue, in un bacio
lento e casto, traboccante di una dolcezza che non poteva comprendere, non
avendone mai ricevuta prima.
Non
diede segni di vita neanche quando una mano morbida e dolce gli sfiorò uno
zigomo, mentre gli scostava i capelli dal volto.
"Sembra
un angelo..."
Forse,
ma non lo era, e non lo sarebbe mai stato.
Altrimenti,
appena avvertito il cigolio dei cardini non oliati, sarebbe balzato giù dal
letto urlandole di non andarsene, o almeno, appena sentito lo sbattere della
porta, l'avrebbe seguita per fermarla e prometterle che se si fossero impegnati
niente sarebbe stato impossibile.
Ma
non lo fece.
Anche
quando il ripetersi nella sua testa di quel tonfo così definitivo cessò
all'improvviso, Draco Malfoy non accennò alcun movimento.
Rimase
lì tra le coperte, perpetuando la sua farsa anche nella solitudine di quella
stanza ,ora terribilmente vuota, immobile come solo un cadavere sapeva essere.
"The show must go on."
Già
,lo spettacolo sarebbe continuato, come da copione.
"Se
solo avessi più tempo..."
Ma
il tempo non c'era, non si concedeva ai comuni mortali, che come lui, non
bramavano altro che dominarlo.
Giusto
pochi minuti, e l'immagine che lo specchio gli restituì fu quella di sempre,
niente di diverso.
Perfetto
ed impeccabile.
Il
ghigno stampato in faccia, una ciocca di capelli sulla fronte, il simbolo di
Slytherin in bella vista sul petto, non mancava nulla.
Ma
se qualcuno avesse osservato più attentamente avrebbe notato che il costume e
gli accessori dell'attore erano più logori e consunti del solito.
Tuttavia
nessuno l'avrebbe fissato abbastanza a lungo per accorgersene.
Draco
si diresse verso la porta, aprendola con un gesto teatrale degno del più grande
cabarettista.
The show must go on.
"Alzate
pure il sipario..."
Applausi.
**********
Il
cortile a dividerli, qualche metro di terra che equivaleva a migliaia di anni
luce.
Malgrado
la giornata assolata, il portico che circondava l'ampio spazio aperto rimaneva
in una costante penombra e risultava un'ideale postazione per chi voleva osservare
senza essere visto.
Draco
Malfoy, appoggiato distrattamente ad una colonna, sembrava totalmente impegnato
nell'arte del dolce far niente, che di recente sembrava occupare gran parte del
suo tempo.
Ma
in realtà pensava.
"Strano",
avrebbero detto alcuni.
"Forse
avete ragione", avrebbe risposto lui.
Tuttavia
gli capitava spesso negli ultimi tempi, soprattutto quando il trio miracoli con
la sua corte al seguito si trovava pericolosamente nel suo raggio d'azione.
Certo,
non che si lasciasse scappare tutte le occasioni per il suo giochetto
preferito, insulto, replica, sguardi d'odio e se capitava anche una bella scazzottata con Potty, ma fatto sta che
a volte non gli dispiaceva rimanere in quell'ombra che tanto gli somigliava, a
guardare da lontano lo scorrere delle vite altrui.
Di
una vita sola, in verità.
In
quell'accozzaglia di mantelli scuri e nella cacofonia degli studenti, solo una
figura spiccava nella sua naturale perfezione.
Hermione
Granger era abbagliante.
Sembrava
ardere di luce propria, rendendo luminosi anche quelli che gli orbitavano
intorno.
Draco
Malfoy la osservava compiaciuto, come un artigiano che guarda soddisfatto la
propria creazione, mentre lei elargiva sorrisi luccicanti di perle bianche, lo
sguardo fiero ed il mento alzato a guardare tutti dall'alto in basso con
un’inconsapevole superbia.
"Lei
può farlo."
Sì,
poteva.
Dall'alto
del suo piedistallo d'oro, lei avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
"Non
avevo dubbi che ci sarebbe riuscita"
Aveva
rischiato di cadere ma una sua impercettibile spinta l'aveva riportata in
piedi.
Rischi
inevitabili. Più si sta in alto più è
facile e doloroso cedere.
Che
il tutto fosse il risultato di una
maschera o dell'ottenuta consapevolezza di sé, non aveva importanza.
Con
il tempo aveva Draco imparato che la forza per mantenere l'apparenza non era
inferiore a quella necessaria per
affrontare la vita a viso scoperto, quindi non ci trovava niente di
screditante, e al contrario ammirava la dose di abilità in più che quest'arte
richiedeva.
D'improvviso
però, quasi percependo il suo sguardo, Draco
la vide voltarsi dalla sua parte e fissare la sua figura nella
semioscurità.
Niente
derisione né odio negli occhi...ma forse...gratitudine?
"Non
ringraziarmi, Granger, l' ho fatto anche per me..."
Il
fatto che le parole che egli stesso le aveva rivolto quella notte, avessero
avuto ripercussioni disastrose sul suo animo momentaneamente instabile, era
solo un effetto collaterale destinato a finire in breve tempo.
"Passerà
prima o poi..."
Il
Principe di Slytherin le rivolse un cortese quanto inaspettato cenno del capo,
ammiccando con lo sguardo a qualcuno dietro di lei.
La
ragazza si volse, intercettando le espressioni incuriosite dei suoi amici,
stupiti nel notare a chi fosse rivolta la sua attenzione.
"Poveri
idioti...è inutile che la guardate così, lei fa quello che vuole."
Presto
detto.
Dopo
uno scambio di poche parole che lui non riuscì a sentire, li vide imbarazzati,
girarsi di scatto e tornare a chiacchierare tra di loro.
Lei
lo guardava ancora, gli occhi fragili, mostrando di nuovo solo a lui quella
debolezza che non se ne era andata, ma che era riuscita solamente a spingere
più in profondità.
Sembrava
quasi cercare la sua approvazione.
Il
Serpente annuì.
"Va
bene anche così, mezzosangue, un giorno sarà sprofondata così in basso, che te
ne dimenticherai...lo so bene, è in questo modo che funziona."
Gli
sembrò quasi che lei gli stesse rispondendo, ma non ne era sicuro.
"Grazie..."
Mimò
la ragazza con le labbra, prima di voltarsi e raggiungere i suoi amici.
"Di
niente."
Draco
sorrise, per la seconda volta solo per lei. Ma Hermione non poté vederlo.
"La
neve comincia a sciogliersi..."
Certo,
ma non ci sarebbe stato abbastanza tempo prima della prossima nevicata.
Si
volse anche lui lasciandosi alle spalle il cortile e quel sole che da tempo non
riusciva più scaldarlo.
"Lei
diventerà grande un giorno."
Tra poco l'anno sarebbe finito e la sua strada sarebbe stata tutta da tracciare, un intricato sentiero di incognite, in cui soltanto lei avrebbe trovato le giuste soluzioni.
Avrebbe
raggiunto le vette più alte, precluse ai semplici uomini che si accontentavano
delle briciole e che sapevano solo lamentarsi della loro triste sorte.
"E
anch'io lo diventerò..."
Solo
che la sua strada era già stata tracciata tempo prima sul suo braccio sinistro.
Mangiamorte.
C'era
molto poco da decidere. Avrebbe potuto solo scegliere come farlo.
E
già che c'era lo avrebbe fatto al massimo delle sue capacità. Senza
risparmiarsi mai.
Se
il suo posto era l'Inferno, allora ne sarebbe diventato il sovrano.
Ciò
nonostante sarebbe sempre rimasto solo un povero diavolo, che esattamente come
Lucifero, odiava per invidia e per vendetta e disprezzava Dio solo perché non
sarebbe mai stato alla sua altezza.
"Poco
male. Si può essere grandi in tanti modi...grandi stronzi, grandi coglioni,
grandi bastardi..."
Rise
fra sé.
I suoi obiettivi erano decisamente più alti.
"Tutto
o niente."
E
forse dopo tante uccisioni e tante torture, Draco avrebbe ricordato, con un
sentimento molto simile al rimpianto, l'unica volta in cui si era accontentato
di un morso e poi aveva lasciato libera la sua preda, con un pezzo di cuore in
meno, ma libera come a lui non era ancora concesso di essere.
Avrebbe
potuto renderla la sua regina, terribile ed oscura come lui.
Non
lo aveva fatto per pietà, ma piuttosto per il timore che un giorno la sua
bellissima e malvagia compagna avrebbe potuto schiacciarlo.
"Il
prezzo del potere è la solitudine...non possono esserci amici, non può esserci
amore;
solo
servi e donne a scaldarti il letto."
Un'altra
perla di saggezza di papà Malfoy.
Ma
anche lei sarebbe stata sola, perché in pochi riuscivano a capire quanto
potesse essere forte il richiamo, la sete di potere e conoscenza che li avrebbe
spinti lontano, anche se in due direzioni opposte.
Draco
quella notte non le aveva parlato in
quel modo per farla ricongiungere con i suoi amici, bensì per donarle gli
strumenti per staccarsi da loro prima che fossero loro a farlo, lasciandola
sola a chiedersi cosa avesse sbagliato.
"Tu
sei diversa Granger, loro non possono capirlo. Cresci, mostra al mondo la tua
grandezza e poi vieni da me...se sarai diventata abbastanza forte, allora ti
lascerò vivere... se invece sarò io il più debole, allora farai di me quello che vuoi.
Soltanto
io e te.
E
finalmente vedremo chi è il migliore."
Ma
in fondo il suo animo conosceva già la risposta.
"Eterno
secondo."
Poteva
sopportarlo, avrebbe potuto accettare questa sconfitta soltanto se fosse stata
lei ad infliggergliela.
Nel
frattempo avrebbe vissuto come un'ombra che ambiva all'oscurità, ma che non
poteva fare a meno di dipendere dalla luce che gli dava la vita e senza la
quale non poteva esistere, attendendo il giorno che lo avrebbe visto
scomparire, soffocato dal bagliore di una luce accecante, oppure in cui si
sarebbe innalzato su tutti, vincitore e signore in un mondo di tenebra, con le
mani imbrattate del sangue di un angelo.
Ma
c'era ancora tanta strada da fare.
Tutto
ad un tratto sotto i vari strati di tessuto, il Marchio Nero cominciò a
bruciare.
"Mi
sta chiamando."
Un
ghigno gli distorse il volto perfetto, mentre nei suoi occhi si depositava una
scheggia di luce scarlatta.
"Si
comincia...aspettami Granger."
FINE
Se
questa shot vi è piaciuta vi consiglio di leggerne anche il seguito LA MASCHERA
D’ARGENTO di cui sto scrivendo l’ultimo capitolo…vi avverto subito che i toni
saranno abbastanza cupi ed il romanticismo non la farà da padrone…cmq ci ho
messo veramente tutta me stessa e secondo il mio modesto, quanto parziale,
parere, vale la pena leggerla…
A
presto!!! ZAITU