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Autore: ZAITU    10/09/2006    24 recensioni
" Draco Malfoy sarebbe sempre rimasto solo un povero diavolo, che esattamente come Lucifero, odiava per invidia e per vendetta e disprezzava Dio solo perché non sarebbe mai stato alla sua altezza."
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POVERO DIAVOLO

Bene…avevo già pubblicato questa shot che poi mi ha ispirato il seguito LA MASCHERA D’ARGENTO ma alcuni mi hanno fatto notare che a volte le frasi risultavano complicate per mancanza di pronomi o soggetti, così l’ho riguardata, corretta e ripubblicata…

Questa one-shot è stata la mia prima fic in assoluto e rimane sempre la mia preferita.

È inutile dire quanto sarei felice di ricevere i vostri commenti…però ve lo dico lo stesso: fatemi felice e commentate!

 

POVERO DIAVOLO                                                   

 

 

L'aveva vista tante volte rivolgergli quello sguardo, quella mattina, il giorno prima ed il giorno prima ancora, e sapeva benissimo che non poteva aspettarsi nulla di più.

Era semplice continuare a ripetersi che non faceva niente e se ne restava in disparte solo per lei, perché tutto sarebbe stato troppo difficile, troppo diverso dalle sue aspettative, dai suoi sogni, dal suo mondo, e lui non voleva di certo che lei rinunciasse al suo paradiso dorato e perfetto per uno come lui, che forse non nutriva altro per lei che un mero capriccio e un desiderio di conquista.

Infondo era proprio così che era cominciata, con la voglia di rovinare quello splendido quadro troppo luminoso per i suoi occhi di tenebra.

Quante volte aveva sognato di cancellarle quell'espressione di sufficienza dal volto sbattendola violentemente contro un muro e mentre faceva sue quelle labbra di fuoco, sentire i suoi gemiti di protesta, le smorzate richieste d'aiuto ed infine il suo inevitabile arrendersi di fronte alla sua forza fisica...e poi...

Non era una questione di sesso.

Non avrebbe potuto mai piegare né la sua mente né il suo cuore, non era così sciocco da crederlo.

Perciò il sesso era semplicemente lo strumento più efficace e allo stesso tempo più divertente, che immaginava per spezzarla, farla cadere in ginocchio, supplichevole e magari anche in lacrime.

Ed allora magari il suo cuore si sarebbe messo in pace ed il mostro che annidava dentro di lui, sazio della sua nuova preda, sarebbe tornato in letargo.

Pensava a questo Draco Lucius Malfoy, in quegli insoliti momenti in cui le pareti dei sotterranei di Slytherin sembravano richiudersi su di lui, quando il peso di ciò che era  rischiava di soffocarlo e ogni più piccola azione che aveva fatto gli appariva terribilmente ed irreversibilmente sbagliata.

Non c'era un motivo scatenante per questi suoi insoliti pensieri.

Forse era davvero solo la voglia di fare sua qualcosa che sapeva che non sarebbe mai potuta appartenergli, o magari, in quel mondo in cui altri avevano deciso al suo posto, voleva semplicemente qualcosa che nessuno avrebbe scelto per lui, qualcosa che, anche solo nella sua testa, sarebbe stata soltanto sua.

Non si capacitava di queste sue fantasie. Si faceva trasportare, troppo pigro e stanco per tentare anche solo di arginarle. E allora si scopriva capace di odiare. Ed era una sensazione bellissima. Usciva fuori dal torpore in cui era scivolata la sua vita, un sonno incantato e profondo in cui ogni stato d'animo sembrava interrotto, e godeva del freddo bollente che può dare un sentimento come l'odio.

Conforto. Il più gran conforto delle sue giornate. La consapevolezza che tutta quella rabbia repressa fosse indirizzata verso persone che lo odiavano allo stesso modo. San Potter, la donnola...la Granger.

Ma chi scherza con il fuoco, rischia di bruciarsi, e questo, il giovane rampollo dei Malfoy lo aveva dimenticato. Furono i suoi occhi a ricordarglielo, quegli occhi che avevano il fuoco dentro.

-San Potter, vedo che i tuoi cagnolini ti seguono sempre fedelmente...certo che però, nella tua posizione, potevi sceglierteli anche "di razza"...- ammiccò Draco, sottolineando con uno sguardo beffardo a chi fosse rivolta la sua battuta.

La mezzosangue in questione però , della quale veniva messo in discussione il pedigree, non sembrava  aver accolto l'esplicita provocazione, anzi stava cercando molto diplomaticamente di trascinare via l'amico che stava dando sfoggio del fatto di non possedere molto sangue freddo.

-Al tuo posto chiuderei quella bocca, Malfoy. Il tuo paparino non ti ha insegnato che a scherzare con me ci si rimette sempre? Eppure se non sbaglio gli è stata riservata una bella suite ad Azkaban...che c'è, non vedi l'ora di raggiungerlo?... Tranquillo... si può rimediare-

- Taci sfregiato, tanto quello che dici ha meno valore del ronzio di una mosca...basta schiacciarla per farla smettere...- sibilò il serpente, mentre poggiava una mano sulla bacchetta quasi per dare più credibilità alle sue parole.

Ma magari fosse stato così. Quelle affermazioni facevano male, come sempre.

Eppure lui continuava imperterrito, come se in qualche modo traesse piacere da quel sordo dolore, da quella magra illusione di mostrarsi forte, tagliente e così sfacciatamente Malfoy.

Storie di ordinaria quotidianità insomma, scene che si ripetevano ininterrottamente da sei anni, tanto che ormai erano diventate una sgradevole abitudine.

E anche quel giorno tutto si sarebbe risolto come sempre, ognuno a leccarsi le ferite nel proprio cantuccio, se solo per quel brevissimo istante non avesse incrociato i suoi occhi, non più distratti e indifferenti.

Quante cose si possono dire con uno sguardo?

Quante cose si possono capire da uno sguardo?

Questo Draco Malfoy non lo sapeva. I suoi occhi erano sempre stati solo degli inutili specchi che doveva impegnarsi a coprire di fronte al mondo, e non di rado anche di fronte a se stesso.

Ma lei, in quel minuscolo frammento di vita in cui il tempo sembrava essersi dilatato a dismisura, aveva compreso. Non poteva dire con esattezza che cosa, ma era come se un'improvvisa folata di vento gli avesse strappato via dal volto quella maschera che tanto si era impegnato a modellare.

Aveva paura.

Paura come quando da piccolo Narcissa lo sorprendeva ad usare la magia, quando invece gli era proibito.

Paura di essere scoperto.

Ma era già troppo tardi;  sentiva gli occhi di Hermione Granger  frugargli nella testa, esplorare angoli melmosi ed inaccessibili, aprire porte che non sarebbero mai dovute essere aperte.

Se si fosse dimenticato che stava scambiandosi i cortesi insulti quotidiani con Potty, se magari non si fosse trovato di fronte a mezza scuola e se soprattutto non si fosse chiamato Draco Malfoy, molto probabilmente avrebbe urlato come se una trivella gli stesse perforando la tempie.

Ma quello che il mondo vide fu solo l'irrigidirsi della sua mascella e l'ombra di una smorfia sofferente sul volto ,che poteva essere considerata di scherno, prima che si voltasse, con il mantello che lo avvolgeva come le ali di un pipistrello, e si lasciasse alle spalle il vago sentore di qualcosa d'irrisolto, le strana sensazione di aver dato il via ad un gigantesco meccanismo che non sapeva quando si sarebbe fermato.

 

 

Aveva ceduto.

Pur sapendo che non avrebbe mai dovuto permetterlo, aveva abbassato la guardia, e forse inconsciamente era stato lui stesso a volere che qualcuno capisse, che lei capisse.

Ma adesso? Non sarebbe cambiato nulla .

Magari ora nei suoi occhi invece dell'odio avrebbe scorto pietà.

"Dannazione, non è la pietà che voglio da lei"...voleva...

Ma da quando poi aveva cominciato a pensare di aver bisogno di qualcosa da lei?

Lei era Hermione Jane Granger.

L'intelligenza fatta persona, l'orgoglio incarnato, la lealtà più pura, la Griffyndor per eccellenza.

Sarebbe stato come chiedere al sole di smettere di brillare e lasciarsi sedurre dalle tenebre.

Assurdo, semplicemente assurdo.

Draco scagliò rabbiosamente un pugno sulla dura pietra della parete, quasi non avvertendo il dolore che pian piano si diffondeva lungo il braccio.

Si sarebbe strappato i capelli uno ad uno per la frustrazione, se solo fosse stato un po' meno vanitoso, un po' meno Slytherin.

E poi avvertì una fitta, non solo alla mano, ma in un punto imprecisato del petto in cui avrebbe dovuto trovarsi il suo cuore, se solo avesse ammesso di possederne uno.

Boccheggiò per un attimo in cerca d'aria, in cerca di vita.

Strano come solo il dolore lo facesse sentire vivo, il dolore e l'oscurità.

L'uno si confondeva nell'altra e, per lunghi stanti, poteva fingere d'essere qualcun altro, poteva quasi sentire il suo corpo smembrarsi fino a perdere ogni coscienza di sé, tanto da riuscire a dimenticare cosa era stato a fare tanto male.

- Nervoso, Malfoy?-

Il cuore cominciò a pulsargli così forte da renderlo quasi sordo. Era lì, apparsa come un antico fantasma dalle fondamenta di Hogwarts.

E lui, con entrambe le mani artigliate alla parete, rimase immobile, aspettando un qualche aiuto divino che però non giunse.

"D'altronde non ci ho mai creduto in Dio..."

Draco irrigidì le spalle allora, staccandosi lentamente da quell'unico sostegno a cui si era disperatamente aggrappato.

- Granger, non ti hanno mai detto che è pericoloso girare da sola nei corridoi a notte fonda?

Non si sa mai quali serpi possano annidarsi nell'ombra...-

La sua voce vibrava leggermente, quasi come se stesse tentando di tenere a bada qualcosa che minacciava di sopraffarlo.

Ma subito, dopo essersi passato una mano tra i capelli, il classico ghigno alla Draco-sono-dannatamnte-stronzo-Malfoy, gli si stampò a hoc sul volto marmoreo.

-La tua preoccupazione mi commuove Malfoy, ma in ogni caso so badare a me stessa. In fin dei conti sono circondata da serpi tutto il giorno, non vedo cosa possa cambiare di notte.

Sono un prefetto io, e il mio compito è vigilare che tutto sia in ordine...tu piuttosto, cosa ci fai in giro a quest'ora, così lontano dai tuoi adorati sotterranei?-

"Saccente come sempre. Brava Granger, mi fissi pure negli occhi, di nuovo. Hai fegato, non posso negarlo, non tutti avrebbero il coraggio di guardarmi così per poi scoprire che in questi occhi non c'è assolutamente nulla..."

-Vado a caccia- rispose lo Slytherin.

"Sei sempre la solita. Niente riesce a sorprenderti. Alzi appena un sopracciglio, come se osservassi indifferente una nuova specie d'insetto..."

 -Oh, capisco...- "annuisci col capo, con i capelli scompigliati che si tingono del rosso delle torce,  come se avessi capito davvero...chissà magari è così.

Devi aver deciso però, che il tempo che mi hai dedicato ha raggiunto il suo limite massimo e, come se all'improvviso fossi scomparso dal tuo campo visivo, riprendi il tuo incedere lento e sicuro...saresti stata bene tra gli Slytherin...

Qualcuno una volta ha detto "cogli la rosa che non puoi amare". Potrei farlo ora.

Noi due soli, nel buio del settimo piano, lontani da orecchie indiscrete.La realizzazione d'inconfessabili sogni. È forte la Granger, ma non abbastanza per me."

Sarebbe bastato poco, ed il mostro dentro di lui avrebbe cominciato ad affilare gli artigli; un gesto impercettibile, uno sguardo tremante, il contrarsi di un muscolo in quella splendida espressione di superiorità che Hermione ostentava con tanta sicurezza, e poi...

La regina dei leoni era ormai accanto a lui tanto che gli orli dei loro mantelli giocavano a rincorrersi, come mossi da una brezza innaturale.

Ma nessun cenno di cedimento.

Ci sono anime che non possono essere spezzate né tanto meno sottomesse, sempre che non siano loro stesse a permetterlo.

Di colpo però Hermione si voltò verso di lui, con un luccichio ammiccante nelle iridi scure, lo sguardo di chi sa e non ha paura di mostrarlo e il sorriso trionfante che tante volte lui le aveva visto e che tante volte aveva odiato.

Bastò questo.

Nella durata del fruscio di mantello Draco le artigliò i polsi in una morsa d'acciaio e ,strattonandola con forza, la inchiodò al muro.

Ma niente.

Mentre lui si meravigliava del proprio respiro affannato, e delle ginocchia che accennavano un tremito, Hermione, costretta ad alzare il volto per cercare di guardarlo in faccia, sembrava quasi soddisfatta, come se non si aspettasse altro che questo.

- Che c'è Malfoy, non ti fa più ribrezzo toccare una sporca mezzosangue?-

"No...affatto..."

Era quello che le aveva fatto credere per anni. Se non poteva far parte del suo paradiso , cosa che gli era stata chiara sin dal principio, avrebbe fatto in modo che non si dimenticasse mai di lui, anche a costo di farle del male.

Meglio l'odio dell'indifferenza. Avrebbe fatto parte del suo mondo, anche se solo come una piccola e fastidiosa macchia scura.

Sapeva benissimo quindi che cosa lei pensasse di lui e, proprio per questo, non osava guardarla.

Fissava un punto imprecisato della parete al di sopra della sua testa, dove il riflesso delle torce e l'oscurità della pietra si univano in un connubio irreale, per poi dividersi un secondo dopo, in un'eterna ma vana ricerca dell'altro.

Se avesse abbassato lo sguardo su di lei, avrebbe sentito ancora le sue mani rovistare tra i suoi ricordi, o avrebbe incontrato solo degli occhi glaciali e beffardi come i suoi?

-Guardami almeno- gemé  all’improvviso lei, con la voce roca e quasi rabbiosa.

"Guardarti Granger...non ti basta l'umiliazione che sto provando in questo momento? O forse credi che mi stia divertendo?

A pensarci infondo sono stato io a metterti in questa situazione, è ovvio che pensi questo. Ma quando ho riacquistato abbastanza contegno per abbassare lo sguardo su di te, sembri godere nell'aver percepito la mia momentanea incertezza, e non ti lasci scappare l'occasione."

-Cosa vuoi da me Malfoy? Se non ti conoscessi direi che sei spaventato...non ti lascerai scoraggiare da una griffyndor che per di più non può neanche difendersi, vero? Anche se devo ammettere che stamattina sembravi piuttosto sconvolto...-

"Non avresti dovuto dirlo. La mia stretta suoi tuoi polsi si fa più forte, ti sto facendo male, ma sei così brava anche a mascherare il dolore."

- Chiacchieri un po' troppo per i miei gusti, miss-so-tutto-io. Non è per parlare che ti ho fermata -

"Mezze verità, tesori di ogni Slytherin che si rispetti.

Di fatto non lo so perché sto facendo tutto questo.

Ma la mia frase ha avuto il suo effetto e,  per un lunghissimo istante, la tua sicurezza sembra vacillare. Hai cominciato a pensare che dovresti temermi, o come tuo solito, al contrario di me ovviamente, hai capito tutto... e per questo sei ancora più spaventata.

Le persone folli sono imprevedibili.

Ora sei tu ad avere paura e questo mi da una nuova forza.

Mi piace fiutare la paura degli altri, soprattutto quando sono io a provocarla.

Mi avvicino lentamente al tuo volto, i tuoi occhi che non abbandonano neanche per un attimo i miei.

Non ti piace non avere il controllo della situazione...mi dispiace Granger ma non puoi essere sempre tu a comandare."

Il suo respiro caldo le sfiorava leggermente i capelli, come la carezza dolce ed illusoria di un amante.

E stavolta fu lei ad annegare nei suoi occhi d'argento fuso.

Ma quello che vide, esattamente come quella mattina, non le piacque affatto.

Dolore, tanto dolore, e poi rabbia e violenza usate come armi arrugginite contro nemici troppo forti.

Delusione, illusione, rancore. Non c'era niente di bello in lui, niente che giustificasse i suoi sorrisi taglienti ed il suo comportamento strafottente

Ancora meno quindi, Hermione avrebbe dovuto avvertire quella strana vibrazione che la stava invadendo, nel sentire il corpo dell’algido Slytherin così pericolosamente vicino al suo.

Draco le liberò i polsi.

Le pulsavano terribilmente, così si concesse un piccolo gemito di dolore mentre se li massaggiava.

- Non mi aspetto di certo le tue scuse Malfoy, ma che ne diresti di lasciarmi andare e far finta che non sia successo nulla?-

Hermione era stanca, terribilmente stanca, e pur di farlo andare via subito non avrebbe neanche fatto rapporto per la sua condotta. Voleva solo che sparisse e che le lasciasse il tempo per dimenticare ciò che i suoi occhi gli avevano comunicato e che in tutta sincerità avrebbe preferito ignorare.

Ma era esattamente questo, che lui non voleva

-No-

Fu tutto rapido ed istintivo.

In un secondo Draco si ripiegò su di lei e, mentre le sue labbra gelide profanavano quella bocca di fuoco, le braccia che prima la intrappolavano tra lui e la pietra, la strinsero avidamente per i fianchi, facendo aderire i loro corpi come cocci di uno stesso vaso.

La sentiva rigida mentre si aggrappava a lui per non cadere e gli spingeva le mani sul petto per allontanarlo da sé.

Ma troppo debolmente, con troppa poca convinzione.

"Che c'è Granger, niente calci nell'inguine o sonori schiaffi in faccia? Non mi dirai che infondo non ti dispiace..."

Ma quello che era nato come un pensiero per esorcizzare la realtà non si stava dimostrando totalmente illusorio. Le piccole mani che gli spingevano il petto ,infatti , avevano cominciato a salire verso il suo collo e ora le bianche dita gli stuzzicavano timorosamente i biondi capelli sulla nuca.

Tremava la piccola Granger, proprio come un cucciolo che si ritrova solo e confuso in mezzo alla strada, senza sapere cosa fare. Ed era proprio una vorticante confusione quella che la invase quando si accorse di aver dischiuso le labbra al tocco della lingua del ragazzo, che fino a quel momento aveva indugiato agli angoli della sua bocca aspettando il permesso di entrare e che non esitò ad introdursi in quel nuovo mondo che gli veniva offerto.

Il Principe di Slytherin allentò la stretta sulla sua vita, conscio del fatto che ormai lei non sarebbe più fuggita.

Un bacio , un sospiro, un brivido, quella corrente che si era impadronita di loro, rischiava pericolosamente di trascinarli via.

Così le mani le mani cercavano la pelle dell'altro e il calore che si stava impadronendo di loro esigeva implacabilmente altro calore.

Hermione Granger, Draco Malfoy

Una Griffyndor, uno Slytherin

L'Orgoglio, la Vanità

Una ragazza, un ragazzo.

Solo questo era rimasto, due giovani corpi che non avevano resistito al richiamo dei sensi.

Il serpente disegnò una mappa di baci sul volto arrossato di Hermione e lentamente cominciò a scendere lungo il suo collo, posandovi piccoli baci roventi che l'avrebbero marchiata a fuoco se solo fosse stata più consapevole della situazione.

Hermione affondò così le mani tra quei capelli d’oro che rilucevano in quell'oscurità come un faro nel mezzo di una tempesta.

Salvezza e d inganno. Quella luce immensa che sembrava trasparire dalla figura di Draco Malfoy non la stava salvando ma le stava indicando la via per l'inferno.

Giù, sempre più giù.

Mentre le mani esperte di Draco le avevano sollevato la camicetta e le accarezzavano la schiena percorsa dai brividi, la pista dei suoi baci continuava lungo la spalla  scoperta, la clavicola, fino a scendere al di sotto dei bottoni della camicetta che lui le aveva slacciato, dove la giratempo si perdeva nel solco tra i seni, lì dove la pelle era più bianca e delicata e dove poteva sentire sotto le sue labbra il galoppare furioso del suo cuore.

Hermione gli sfilò la cravatta verde-argento, che scivolò a terra arrotolandosi su se stessa come un serpente.

Veleno e passione.

Non era questo che Draco Malfoy si aspettava, non da lei.

Da quella stessa Hermione Granger che non provava nessuna vergogna nel toccare il suo corpo e nel farsi toccare da lui.

Stava forse provando anche lei le sue stesse pulsazioni, o era solamente un modo subdolo per prendersi gioco di lui?

Le percorse con una mano il fianco sinuoso, ghiaccio che tenta di domare il fuoco, cominciando a salire sempre più su e aspettandosi da un momento all'altro una sua reazione ad effetto.

Ma per tutta risposta Hermione inarcò il corpo contro di lui, soffocando un gemito tra i suoi capelli.

Sentiva la testa che , prima vuota e leggera, si riempiva di lui , del calore inaspettato celato sotto la pelle di ghiaccio, della setosità dei suoi capelli, del suo odore.

E poi un rumore in lontananza, il conosciuto strascichio di passi lungo il corridoio. Gazza.

Così il mondo riacquistò i propri contorni e l'incantesimo finì, disperdendosi in piccole schegge di luce invisibile che andarono a conficcarsi dove faceva più male.

Hermione si accostò candidamente i lembi della camicia sul seno, mentre Draco con scatto felino raccolse la cravatta da terra gettandosela su una spalla e dopo aver afferrato Hermione per un gomito la spinse a correre davanti a sé.

Lei si lasciò condurre, cos'altro poteva fare? La sua proverbiale razionalità l'aveva abbandonata in quel piccolo cerchio di luce al settimo piano.

"Ci troveranno e poi..."

Una porta dove prima c'era solo la nuda pietra.

La stanza delle necessità...non sia mai che uno slytherin si lasci trovare impreparato.

Draco la spinse dentro mentre faceva attenzione a non far rumore nel chiudere la porta.

E si sa, spesso chiusa una porta si apre un portone.

 

 

 

 

Quando la stanza delle necessità si era presentata come un'elegante camera da letto, calda ed accogliente ,non si erano affatto stupiti.

In fin dei conti, a quel punto era chiaro quello che entrambi volevano.

E Draco di certo non era uno di quelli che la gente avrebbe definito "un bravo ragazzo".

No, decisamente No.

"Mezza scuola stramazzerebbe al suolo vendendoci così adesso..."

La gemma dei Malfoy di fatto, posava mollemente il capo sul ventre caldo della regina dei leoni, che nel frattempo , poggiata su due morbidi cuscini, gli scompigliava distrattamente i capelli.

Quando la mano del ragazzo le carezzò un fianco nudo, mostrando che in realtà stava solo fingendo di dormire, si compiacque nel sentirla sussultare di sorpresa.

Si puntellò su un gomito e poggiò il mento sul palmo della mano mentre alzava finalmente gli occhi per guardarla.

- Buon giorno mezzosangue- sussurrò

- Buon giorno a te, furetto rimbalzante- ribatté la Griffyndor con uno sguardo di sfida.

"Uno a zero per la Granger."

Anche in quella situazione, nuda ed in un letto con lui, Hermione non perdeva la sua naturale superiorità, quella sua innata capacità di mostrarsi a suo agio in qualsiasi situazione.

Accogliendo quella piccola sconfitta Draco calò di nuovo la testa sul suo ventre, facendosi cullare dal lento alzarsi ed abbassarsi del suo respiro.

Il silenzio tornò tra loro come prima che fosse infranto.

Non un silenzio carico d'imbarazzo, uno di quelli che si va a creare quando due persone cercano così disperatamente le parole per giustificarsi e scusarsi per ciò che hanno fatto o hanno detto, che alla fine non riescono a proferire parola.

Niente di tutto questo, il silenzio che regnava era privo di pretese, denso e caldo, e sembrava avvolgerli dolcemente invitandoli a non disturbarlo.

Quello che avevano fatto per tutta la notte, era chiarissimo ad entrambi e le parole sarebbero state solo superflue se non fastidiose.

Rimasero così per un po' , ognuno a godersi il proprio vortice interiore, vicini ma pur sempre lontanissimi.

-Questo…- sospirò all'improvviso Hermione afferrandogli l'avambraccio sinistro e voltandolo verso l'alto - …quando te lo hanno fatto?-

Il Marchio Nero.

Era ovvio che lai glielo avrebbe chiesto.

Quella notte , dopo avergli sfilato la camicia, Hermione si era soffermata a lungo a guardarlo.

Non c'era stata né paura né pietà nei suoi occhi, anche perché se fosse stato così Draco l'avrebbe cacciata via senza tante cerimonie.

Sembrava sorpresa , piuttosto.

Forse malgrado le voci che circolavano e anche i suoi stessi sospetti non aveva creduto che lo avesse fatto davvero.

Ma si sbagliava.

Hermione poi aveva alzato gli occhi incrociando quelli di Draco ,in quel momento freddi e distaccati, e lei aveva accolto il muto ordine, o era una supplica?, di non fare domande.

Era rimasta in silenzio mentre gli percorreva con le dita il grottesco sfregio che gli imbrattava il braccio, sfiorandolo delicatamente quasi avesse paura di fargli del male, di aggiungere altro dolore a quello che lui si sforzava di nascondere.

Draco l'aveva lasciata fare.

Poi lei lo aveva ignorato.

Dopo avergli lasciato il braccio avevano ripreso ciò che era stato interrotto.

Hermione lo aveva baciato come se tutto quello che quel simbolo rappresentava non contasse veramente niente per lei, come se lui  non fosse più Draco Malfoy, con tutto quello che comportava, ma solo un corpo caldo che non chiedeva altro che di essere amato.

E mentre i ciocchi nel camino si consumavano fino a diventare cenere, anche loro erano bruciati nel rogo che avevano appiccato, chi in un inferno in cui aveva accettato di cadere e chi in un paradiso che non si aspettava così splendente e appagante.

Ma ogni domanda pronunciata esige una risposta.

-Appena compiuti diciassette anni, Granger. I mangiamorte saranno pure dei fottuti bastardi, ma non arruolano nelle loro schiere maghi minorenni. - si decise a rispondere il serpente, la guancia ancora premuta sul suo addome.

-Ma contro la loro volontà, sì- osò controbattere la grifoncina.

Un moto di stizza portò il ragazzo a levarsi a sedere e mentre la osservava con uno sguardo torvo, sputò le parole come veleno.

- Mettiamo una cosa in chiaro Granger. Ho risposto alla tua domanda perché mi sembrava giusto dopo la notte passata insieme. Ma questo non significa che ora hai il diritto di farmi da psicologa, e che solo perché abbiamo fatto sesso tu debba conoscere tutto  della mia vita. E tanto per essere chiari nessuno può obbligarmi a fare qualcosa. Togliti dalla testa l'idea di un Draco Malfoy succube della famiglia e del mondo, un'anima in pena che deve essere salvata. Perché non è così-

-Sai cosa penso io invece?- replicò allora la grifoncina, che non aveva smesso un attimo di fissarlo

- Che sei un pomposo purosangue, troppo abituato agli agi e al lusso per rinunciarvi, anche a costo di seguire un ideale che non gli appartiene. Ma sì, hai ragione te. Seppure viscida e opportunista è pur sempre una tua scelta- nel dire questo Hermione si era sollevata a sedere portandosi alla stessa altezza del ragazzo, così da poter continuare a guardarlo in faccia.

Un'espressione rabbiosa stravolse il volto perfetto del biondo, e mentre le artigliava i polsi spingendola di nuovo contro i cuscini, sovrastandola con il suo corpo, le sussurrò lascivamente all'orecchio - Hai esagerato piccola Mezzosangue-

Il respiro caldo di Draco contro l'orecchio le procurò per un attimo un brivido di piacere, che però non le impedì di accennare ad una protesta.

Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, la bocca del ragazzo calò violentemente sulla sua, una lotta di denti, lingue e labbra , obbligandola al silenzio.

Con una torsione dei fianchi , che le costò non poca fatica vista la preponderanza fisica del ragazzo, Hermione riuscì a farlo rotolare di lato, ribaltando le posizioni.

Un'espressione di trionfo le si disegnò sul volto, mentre con le mani puntate al petto del ragazzo staccava a forza le labbra dalle sue.

I riccioli scuri e arruffati le ricaddero sul viso andando a sfiorare quello del ragazzo, come se fosse calato un sipario sul mondo, che incorniciava solo loro due, unici attori di uno spettacolo fuoriprogramma.

-Vedo che sei bravo a chiudere la bocca alle persone, quando non ti piace quello che dicono...- occhi persi in altri occhi, parole sussurrate come se dovessero rimanere soltanto tra loro.

- Si ,direi che ho una certa esperienza in materia...- rispose il ragazzo, la bocca atteggiata in una linea di scherno che tradiva la sua falsa modestia.

Di colpo però Draco indurì lo sguardo, mentre la trascinava di nuovo accanto a sé.

- Non fare più domande, Granger. - sospirò talmente piano che pensava che lei non l'avesse sentito.

- Perché non dovrei?- chiese esitante la ragazza, dopo qualche secondo.

-Perché potrei anche risponderti. -

 

 

Draco la osservava mentre raccoglieva con calma i vestiti che la sera prima avevano disseminato per il pavimento.

Nuda nella semioscurità, sembrava non curarsi minimamente degli occhi del ragazzo che la seguivano in ogni suo movimento, mentre si piegava a raccogliere un vestito da terra, si aggiustava una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio, e si guardava intorno alla ricerca di qualche indumento che le fosse sfuggito.

"E' bella.." Pensava Draco Malfoy, ancora disteso sul letto, con le braccia piegate dietro al capo e semicoperto dal candido lenzuolo.

Bella, perché non si vergognava del suo corpo nudo esposto al suo sguardo e non tentava, come tante ragazze facevano, di coprirsi disperatamente come se si fosse ritrovata tutto ad un tratto nuda ed indifesa nel letto di un maniaco.

Non aveva mai pensato a quanto una donna potesse essere bella anche nelle sue infinite imperfezioni.

E lei in quel momento era bella solo per lui, si mostrava così dannatamente splendida esclusivamente per i suoi occhi.

Poco importava se, uscita da quella porta, sarebbe tornata la Granger superba e spocchiosa di sempre.

L'ombra di un sorriso comparve sul volto del ragazzo, immerso in questi illuminanti quanto insoliti pensieri.

- Sei strana, Granger - proruppe all'improvviso, con un tono tra il sarcastico e il critico.

- Come scusa?- lo apostrofò la ragazza, che incuriosita posò i vestiti su una angolo del letto e vi si accomodò accavallando distrattamente le gambe.

- Forse non ci hai fatto caso, ma io sono Draco Malfoy, quello che tu e i tuoi amici odiate da anni, e stanotte sei venuta a letto con me...di tua spontanea volontà- precisò il ragazzo, il sorriso malizioso che gli si agitava negli occhi.

- Si Malfoy, non sono stupida , ma potrei rivolgerti la stessa critica, sai?-

- E’ diverso Granger. Io sono un perfido Slytherin e da uno come me ci si può aspettare questo ed altro, tu invece sei una Gryffindor. Il vostro impeccabile codice morale non dovrebbe impedirvi di fare certe cose? Chissà cosa direbbero i tuoi amici se venissero a saperlo...- Draco non sorrideva più ora e il suo tono sembrava piuttosto contrariato.

- Forse hai ragione, ma come prima hai detto tu non devo rendere conto a te della mia vita. E visto che non ti ha violentato, non vedo perché dovrei giustificarmi....ah, e lascia fuori i miei amici, devo a loro meno spiegazioni di quante ne devo a te- Hermione pronunciò le ultime parole con più animosità di quanto avrebbe voluto e subito afferrò la camicia dal mucchio di vestiti sul letto e cominciò ad abbottonarsela con una lentezza esasperante, il capo chino e i capelli sul viso, che tentavano in qualche modo di nascondere al ragazzo l'espressione affranta e imbarazzata che le era apparsa sul volto.

Strano come in un solo istante l' aria che li separava sembrava essersi fatta densa e pesante.

Una nota terribilmente stonata con l'animo forte e combattivo che Draco aveva individuato nella ragazza che si ritrovava di fronte, ma che ora nascondeva la rabbia e l'insoddisfazione dietro una cascata di riccioli.

E si sa un rettile può cambiare pelle, ma non il cuore.

Padrone di questa nuova consapevolezza , la serpe strisciò fuori dal letto con addosso solo un paio di boxer neri ,sin troppo aderenti,  e si posizionò a braccia incrociate di fronte alla ragazza, che non accennò minimamente ad interrompere la sua operazione.

- Ora ho capito, Granger...che c'è, problemi in paradiso?- il tono scherzoso non nascondeva il veleno insito in quelle parole, e l'espressione rabbiosa che le vide in volto quando lei si decise a sollevare lo sguardo, non fece altro che confermargli la sua tesi.

Quanto amaro poteva essere il risvolto della medaglia.

- Hai scoperto che i tuoi amici non sono come sembrano, vero? Troppo impegnati a salvare il mondo o ad occuparsi di Quidditch, per poter badare alla loro piccola mezzosangue...l'amore per i tuoi adorati libri non ti basta più , loro non possono corrispondere. Così ti va bene pure uno sporco slytherin, purché ti faccia sentire un po' meno sola...ho sbagliato qualcosa, Granger?- la voce fredda e distaccata come se le avesse appena letto la lista della spesa.

"Ed io che pensavo di averti coinvolto in un gioco più grande di te, e quasi mi sentivo in colpa...ed invece era proprio quello che tu cercavi...un passatempo per dimenticare"

La rabbia mista all'umiliazione che le lesse in volto non gli impedì di continuare, anzi lo incoraggiò ad andare avanti.

Si chinò su di lei, poggiando le mani sul letto accanto alle sue gambe che accennavano un tremito nervoso.

- Quanto ti costa questo tuo posto privilegiato in paradiso?- le sussurro ad un orecchio.

Draco sentì le sue mani spingerlo violentemente di lato, mentre una rabbia cieca che non conosceva distorceva i lineamenti di Hermione.

La vide rifugiarsi dall'altra parte del letto ,trascinando i vestiti con sé, e ricominciare a vestirsi con una fretta nervosa e le mani tremanti.

- Non accetto lezioni sui compromessi da uno come te, Malfoy!- la freddezza delle sue parole pronunciate con finta calma non rispecchiava di certo quella  dei suoi gesti.

Per la terza volta Hermione tentò di fare un nodo decente alla sua cravatta rosso-oro, ma le dita che continuavano ad intrecciarsi  l'una con l'altra le impedirono anche questo.

Con un gesto di collera allora arrotolò la cravatta e la gettò ai piedi del letto e, lasciandosi cadere su di esso, si portò stancamente le mani tra i capelli.

"Forse ha ragione lui, l' ho usato più di quanto lui non abbia usato me..."

Il ragazzo le si avvicinò senza fretta, temendo di scatenare di nuovo l'ira della ragazza, che però quando lo sentì sedersi vicino a lei , si limitò ad aprire gli occhi e a fissarlo con uno sguardo indecifrabile.

- Ti riferisci a questo, vero?- riprese a parlare il ragazzo toccandosi l'avambraccio sinistro.

- Direi che compromesso è la parola giusta. Questo in cambio della vita. Ci ho rimesso la libertà, è vero, ma sono ancora qui per raccontarlo-

Gli occhi della ragazza si dilatarono leggermente per la sorpresa.

Si stava forse confidando? O le concedeva le risposte alle sue domande non pronunciate, solo per spingerla a parlare, e poi prendersi gioco di lei?

"Ed io che credevo di aver capito tutto, come se un solo sguardo potesse bastare per dire chi è veramente una persona..."

- Vita. Che vita vuoi che sia? Se devi proprio morire, non aggrapparti ad un appiglio inesistente. Muori e basta. - parole troppo dure e vuote per essere pronunciate da una ragazza così giovane, ma lo Slytherin non si scompose minimamente, anzi sembrò quasi divertito.

- Non metto in dubbio che la mia morte ti renderebbe oltremodo felice, Granger, ma vedi, non sono abbastanza coraggioso per disfarmi di qualcosa che in fondo può dimostrarsi anche piacevole. La mia voglia di andare avanti, di vedere cosa accadrà dopo, è più forte di qualsiasi principio morale tu possa tirare in ballo. Sono come un animale che segue il proprio istinto di sopravvivenza, a cui non importa di sbagliare, purché resti in vita. D'altronde sono sopravvissuto a tutto quello che mi è successo perché sono quello che sono. La mia potenza, la mia volontà, il mio rifiuto a cadere: questi sono gli unici elementi presenti nel mio cuore e nella mia anima cui riesco davvero a dare un nome. Il mio ego, se così vuoi chiamarlo, è la mia forza. -

Parole che raccontavano di una vita in cui niente poteva essere dato per scontato, pronunciate da un ragazzo che la vita stessa aveva reso duro e cinico di fronte a qualsiasi manifestazione di debolezza.

Cosa poteva rispondere la giovane regina dei leoni?

Non c'era niente che poteva obbiettare contro quelle parole. La loro ovvietà l'aveva colpita come uno schiaffo in pieno volto, tanto che per un attimo la testa le girò vorticosamente, come in mancanza d'ossigeno.

- Perché mi dici queste cose?- riuscì a sussurrare Hermione dopo qualche secondo.

- Mi chiedi perché? Non lo so neanche io, mezzosangue. Forse perché non sei poi così diversa da me. Tutti voi Gryffindor non lo siete. Vi nascondete dietro sorrisi e belle parole, ricoprite d'oro tutto il fango che vi circonda. Ma la nostra natura è molto simile, solo che almeno noi Slytherin non spacciamo per buono ciò che non lo è. Ed è per questo che siamo migliori di voi. -

La serpe si passò una mano sul volto, come se all'improvviso non si capacitasse veramente del perché le stesse parlando in quel modo. La ragazza lo osservò ancora più stupita.

"Quante cose nasconde Draco Malfoy, dietro la sua pelle di serpente?"

E quante ne nascondeva lei sotto una patina di finto oro?

Uno strano pizzicore le assalì gli occhi.

Lacrime.

Lacrime che chiedevano il permesso di scendere e andare a morire al posto della sua anima che, se ne rendeva perfettamente conto, non era poi così pura e perfetta.

Un permesso però, che non avrebbe concesso, non lì, non davanti a lui.

Perché mai poi avrebbe dovuto piangere?

Per l'umiliazione di aver dovuto ascoltare parole aspramente vere dalla bocca di uno Slytherin, che, per di più, rispondeva al nome di Draco Malfoy? O forse perché il ritratto che Draco aveva costruito di lei, la faceva sentire viscida e patetica come non era mai stata? Era così che il mondo la vedeva? Era così che lui la vedeva?

"E' stato con me per pietà"

Hermione sentì un vuoto opprimente dove doveva  esserci il suo cuore e non poté evitare di portarsi una mano al seno, come per impedire a quello che aveva dentro di straripare fuori.

Non poteva sopportarlo.

Fece per alzarsi e raggiungere la porta, ma una mano salda e sicura del ragazzo la trattenne per un gomito trascinandola rudemente verso di sé

- Scappi, Mezzosangue?- le mani di lui artigliate alle sue spalle le impedivano ogni movimento, se non quello di abbassare il volto per non incontrare quegli occhi nei quali sapeva già cosa avrebbe letto.

Derisione e pietà.

Non compassione, Draco Malfoy non sapeva neanche cosa fosse.

Condividere i suoi sentimenti con gli altri o alleggerire gli altri del proprio dolore non era di certo nella sua indole. In compenso però non gli era difficile tirare fuori dalle persone ciò che avevano dentro, e poi che ne facessero quello che più piaceva loro.

- Credevo che fossi stanca di scappare...- la sua voce le giunse come un flebile sussurro, come il tono di una mamma che tenta di riportare all'obbedienza , con parole dolci, la figlia negligente.

- Cosa ne vuoi sapere di me, Malfoy? Pensi di aver capito tutto, ma non sai niente...niente...- Hermione aveva quasi urlato ,esattamente come una bambina irragionevole , mentre si divincolava furiosamente per sfuggire alla presa del ragazzo.

- Capire? Chi ti ha detto che voglio capire? Quelli che capiscono, o credono di aver capito, si sentono sempre in diritto di poter giudicare... esattamente come te stamattina. Sei stata brava è vero, ti è bastato un solo sguardo e puff, il vero Draco Malfoy ti è apparso, sfuocato e confuso forse, ma più vero e concreto di quanto non lo fosse  mai stato. Ma ti sei abbandonata troppo facilmente al sapore di quella piccola vittoria  e hai cominciato a giudicarmi di nuovo...ed è l'ultima cosa che io voglio fare con te...- qui Draco fu interrotto dalla ragazza che alzò di scatto il volto verso di lui, l'odio negli occhi .

Un sorriso amaro apparve sul viso pallidissimo del ragazzo

- Mezzosangue...sangue sporco...sono parole che non dicono niente di te, non essere così sciocca da confondere un insulto con un giudizio, Granger. -

L'ennesima verità disarmante.

La regina dei leoni riabbassò di nuovo il capo lasciando che le mani del ragazzo la sostenessero.

"Stupida, falsa ed ipocrita..."

Poteva darlo ora quel permesso? Poteva concedere alle lacrime  di scendere?

Si.

"Non mi giudicherà...l 'ha detto lui."

Così una piccola gemma battagliera e coraggiosa solcò solitaria una sua guancia andando a morire sulle sue labbra, prima di essere seguita dalle altre impavide della retrovia.

Sfondata. Ogni sua resistenza era crollata miseramente lasciandola sola e ferita sul campo di battaglia, tra le grinfie del nemico.

La presa sulle sue spalle si indebolì, per poi tornare ad intensificarsi quando si ritrovò con il corpo schiacciato contro quello del ragazzo.

Hermione tentò di staccarsi a forza, cercando di evitare quell' ulteriore umiliazione, ma la voce del serpente la bloccò.

-Sta calma, non ho intenzione di mangiarti- così dicendo una mano forte e sicura del ragazzo le premette la testa contro la sua spalla, stringendola ancora di più a sé.

Un abbraccio, il primo e l'ultimo che le avrebbe mai dato. E questo lui lo sapeva.

Singhiozzava la regina dei leoni, ridotta ad un arruffato micino tra le spire del serpente, le lacrime che si confondevano con le parole.

- Io ti odio Malfoy...odio te e tutta la tua dannata famiglia...e anche i mangiamorte, odio Voldemort e tutta questa fottutissima guerra...odio Harry che forse morirà per salvare il culo a tutti, e Ron che non può fare a meno di seguirlo...ti detesto Malfoy!...- ripeteva questo la giovane Granger mentre tempestava di piccoli pugni il petto del ragazzo, mascherando di rabbia tutto quel dolore.

Non accennava a lasciarla però, il bel Serpeverde, le avrebbe fatto del male se fosse stato necessario, ma non l'avrebbe lasciata.

- Shhh...anche io ti odio piccola mezzosangue...- le bisbigliò Draco ad un orecchio tentando di calmarla, mentre le affondava una mano tra  i capelli e le coccolava gentilmente la testa.

La sentì arrendersi sotto il suo tocco, mentre il singhiozzare rumoroso e disperato lasciava il posto ad un pianto lento e silenzioso.

Draco gustò quel momento come lei non poteva fare.

La dolcezza del suo corpo tra le sue braccia, il profumo dei suoi capelli, l'odore delle sue lacrime, tutto gli stava entrando velocemente dentro come macchie di colore e flash di luce.

Scoprire che anche lei, esattamente come lui, non chiedeva altro che il mondo e i suoi amici le riconoscessero i suoi meriti ed il suo valore, lo fece sentire tutto ad un tratto completo.

Come se la sua parte nera avesse trovato il suo equivalente dorato.

Un'anima affine alla sua, il cui unico obiettivo era quello di diventare grande, di arrivare dove nessuno prima era mai arrivato.

"Non va bene così..."

Draco aprì gli occhi ,che si accorse di aver chiuso dopo aver poggiato la guancia sulla testa della ragazza.

Hermione si aggrappava a lui ora, con tutta la forza che il suo corpo minuto le concedeva.

"Tremeresti, piccala mezzosangue, se ora ti sfiorassi le labbra?"

Il Principe di Slytherin le prese il volto tra le mani piegandosi leggermente su di lei.

Labbra dolci per un bacio altrettanto dolce, dato quasi con timore, nel modo in cui quella notte, nel fuoco della passione, non erano riusciti a scambiarsi.

Occhi negli occhi, osservandosi, frugandosi, cercandosi.

"Ha gli occhi cosi belli da urlare. Freddi ed insondabili come il ghiaccio, ma così immensi..."

Hermione gli intrecciò le mani dietro al collo, senza accennare la minima protesta, quando lo senti piegarsi leggermente e ,afferrandola sotto le ginocchia, sollevarla tra le sue braccia.

Solo una leggera vertigine la percosse, portandola a stringersi ancora di più al solido torace del ragazzo.

Draco la condusse verso il letto, adagiandola tra le lenzuola come un padre premuroso che mette a letto la figlia appena addormentatasi.

Le si stese accanto, e allargando le braccia le offrì il caldo rifugio del suo petto, che lei non tardò ad occupare,e poggiandogli le mani all'altezza del cuore Hermione si soffermò a godere della piacevole sensazione della vita e del calore che si agitavano sotto la pelle candida del giovane Malfoy.

Alzò il viso verso di lui, tante domande negli occhi, tanti muti interrogativi.

Il ragazzo sembrò capire e accennò un sorriso.

- Cos'è che ancora vuoi sapere, Granger?-

- Avrei talmente tante domande da farti che ho paura delle risposte...-

- E allora non farle -

- Hai ragione...- disse sorprendendolo la regina dei leoni mentre tornava a rannicchiarsi più vicina a lui.

L'orecchio poggiato al suo sterno, Hermione avvertiva il cuore del ragazzo pulsare di vita, di sangue, di potenza.

Il suono di una vita, di un'esistenza ignorata per anni e che molto probabilmente sarebbe tornata ad ignorare appena uscita da quella porta, invisibile a chi non sapeva come cercarla.

Ma loro l'avevano vista. E l'avevano aperta.

"Potrò mai dimenticare?"

No. E lo sapeva bene.

- Se solo tu non fossi...- sospirò all'improvviso la Gryffindor prima di essere interrotta bruscamente dal giovane Malfoy.

- Cosa?- proruppe rabbioso Draco mentre aumentava improvvisamente la stretta su di lei.

- Se non fossi uno Slytherin, un sudicio Malfoy con la puzza sotto al naso, un aspirante, anzi no!, un mangiamorte a tutti gli effetti, se un giorno non dovessi uccidere per perorare la causa dell'oscuro signore e se magari fossi anche un po' meno stronzo, cosa succederebbe mezzosangue? Quella persona non sarei io, ed in ogni caso non sarebbe necessariamente migliore di come sono adesso... è inutile pensarci- finì ammorbidendo il tono.

- Ma perché vuoi avere sempre ragione te?-

- Perché forse ce l' ho, Mezzosangue- ovvio, come sempre - E anche tu saresti d'accordo con me se solo non perdessi il tuo tempo ad inseguire il sogno di cambiare il mondo. Ci sono cose che non cambieranno mai; l'importanza che la gente dà al nome,al sangue, al proprio ego. E sia chiaro non sto parlando di bene o male. È qualcosa che è insito nella natura degli uomini e non si possono cambiare "tutti" gli uomini .-

-Mi stai dicendo che la differenza tra bene e male sarebbe irrilevante? Che tra "me e te" non ci sarebbe differenza?- ribatté scettica la ragazza.

-Non quella che credi te, almeno. Non è questione di buoni o cattivi, di bene o male, siamo solo su due fazioni differenti, Granger. Smettila di cercare così disperatamente di cambiare il mondo e prova per una volta ad adattarti a quello che hai già. -

Hermione ammutolì.

Parlare.

Avevano tanto bisogno di parlare. Di cose serie, non del tempo, del risultato dell'ultima partita di Quidditch, o dei voti del compito di pozioni.

Erano stanchi di riempire il silenzio con le solite frasi di circostanza, dette tanto per dire, per non sentire più la testa e il cuore riempirsi dell'assoluta assenza di suoni e di calore umano.

Ed era così facile, così dannatamente semplice come non lo era da tempo o forse come non era mai stato.

Ed ora il silenzio che era tornato a coprirli, non necessitava di essere riempito.

Era già colmo di loro, di quei momenti d'intimità giunti inaspettati come la neve d'estate.

La regina dei leoni sollevò il volto verso quello del ragazzo cercando di intercettare il suo sguardo, e si sorprese nel trovarlo con un sorriso sereno, gli occhi socchiusi, perso in un mondo che lei non poteva vedere.

Era un sorriso, non un ghigno o una smorfia, ma solo un sorriso.

Niente di più.

Le cose rimanevano quelle che erano certo. Però era un sorriso. Piccola cosa, una fogliolina in un bosco che trema allo sbattere d'ali di un uccellino spaventato.

Ma lei lo aveva accolto, a braccia aperte.

"Perché il sole scioglie la neve fiocco dopo fiocco, e forse ho assistito allo sciogliersi del primo fiocco..."

Hermione chiuse gli occhi , ancora con quell'ultimo pensiero in testa, prima di abbandonarsi al buio confortante del sonno, tra le braccia dell'ultima persona con la quale avrebbe mai immaginato di poter condividere qualcosa…men che meno sé stessa.

"Non è possibile che questa sia la stessa Hermione Granger che credevo di conoscere".

Quell'assurda quanto piacevole situazione lo stava confondendo.

Il respiro della ragazza si era fatto lento e profondo, e Draco lo sentiva solleticargli il petto, all'altezza del cuore.

La fissò per un attimo, aspettandosi di vederla scomparire da un momento all'altro, come una visione creata dalla sua mente folle.

Ma lei era lì , piccola e forte, accoccolata tra le sue  braccia come se fosse la cosa più normale del mondo, il posto da sempre cercato e  che infine era riuscita a trovare.

"Non ti ci abituare" si ammonì il giovane.

Quanto sarebbe durata quell'illusione?

Se lo chiedeva anche Draco Malfoy, mentre le ravvivava dietro l'orecchio una ciocca ribelle che le era caduta sul volto.

"Poco, troppo poco."

Le ciglia scure dei suoi occhi erano ancora umide per le lacrime versate poco prima.

Era stata un'enorme sofferenza, un' estenuante battaglia contro il proprio orgoglio, concedersi di piangere d'avanti a lui, Draco lo capiva benissimo.

Anni ed anni di pratica però gli avevano insegnato che nulla, neanche il pianto, doveva incrinare la determinazione, la volontà di una persona, e che ogni momento di debolezza doveva essere superato con altrettanta forza.

Ed anche lei avrebbe imparato.

"Perché lei è Hermione Granger. Ed Hermione Granger non sbaglia mai."

 

 

Stava in piedi, immobile nella tremante luce delle candele, e fissava ad intervalli regolari la porta ed il letto su cui il ragazzo dai capelli d'oro giaceva profondamente addormentato.

Certo, come no .

Appena aveva avvertito l'assenza del suo corpo tra le sue braccia Draco si era immediatamente svegliato e tenendo gli occhi chiusi l'aveva sentita aggirarsi per la stanza.

Il tonfo leggero dei suoi passi sul pavimento, lo stridio della zip della gonna che si chiudeva, e poi il silenzio che scivolava addosso come un logoro sudario, così pesante ed   incerto stavolta, che non aveva potuto fare a meno di socchiudere gli occhi.

Ed eccola lì esitante ad insicura come non era mai stata, lo sguardo vacuo e febbrile.

Hermione si era diretta verso la porta, con l'intento di aprirla ed andarsene, tre o quattro volte ma poi era sempre tornata indietro al punto di partenza.

Draco avrebbe potuto chiederle cosa diavolo stesse facendo, ma non era per uno stupido scherzo che fingeva di dormire.

Sapeva cosa doveva fare.

"Devo lasciarla andare."

Se andarsene senza neanche una parola, oppure svegliarlo per salutarlo per l'ultima volta, era solo una sua scelta.

Ma non si aspettava niente di più.

Sapevano entrambi che non ci sarebbe stato un seguito, che non poteva esserci un seguito.

L'unicità e l'irripetibilità di ogni gesto che si erano scambiati quella notte e di ogni sguardo che si erano rivolti, li aveva invasi stordendoli.

"Solo per stavolta..."

Nessuna pretesa e nessuna colpa.

Ma andava bene così.

Draco trattenne a stento una fragorosa risata quando la vide incespicare sul bordo del tappeto ed imprecare sottovoce contro tutti gli eredi di Salazar Slytherin.

Lei però dovette accorgersene perché si volse di scatto verso il letto, dove tuttavia la figura del ragazzo si stagliava scura ed immobile.

Mantenere il controllo.

 Era una delle prime, delle poche cose in effetti, che suo padre gli aveva insegnato.

"Nelle situazioni più difficile il controllo è fondamentale."

Draco non mosse un muscolo quindi, quando sentì il materasso piegarsi sotto il peso della ragazza, e delle morbide labbra poggiarsi tremanti sulle sue, in un bacio lento e casto, traboccante di una dolcezza che non poteva comprendere, non avendone mai ricevuta prima.

Non diede segni di vita neanche quando una mano morbida e dolce gli sfiorò uno zigomo, mentre gli scostava i capelli dal volto.

"Sembra un angelo..."

Forse, ma non lo era, e non lo sarebbe mai stato.

Altrimenti, appena avvertito il cigolio dei cardini non oliati, sarebbe balzato giù dal letto urlandole di non andarsene, o almeno, appena sentito lo sbattere della porta, l'avrebbe seguita per fermarla e prometterle che se si fossero impegnati niente sarebbe stato impossibile.

Ma non lo fece.

Anche quando il ripetersi nella sua testa di quel tonfo così definitivo cessò all'improvviso, Draco Malfoy non accennò alcun movimento.

Rimase lì tra le coperte, perpetuando la sua farsa anche nella solitudine di quella stanza ,ora terribilmente vuota, immobile come solo un cadavere sapeva essere.

"The show must go on."

Già ,lo spettacolo sarebbe continuato, come da copione.

"Se solo avessi più tempo..."

Ma il tempo non c'era, non si concedeva ai comuni mortali, che come lui, non bramavano altro che dominarlo.

Giusto pochi minuti, e l'immagine che lo specchio gli restituì fu quella di sempre, niente di diverso.

Perfetto ed impeccabile.

Il ghigno stampato in faccia, una ciocca di capelli sulla fronte, il simbolo di Slytherin in bella vista sul petto, non mancava nulla.

Ma se qualcuno avesse osservato più attentamente avrebbe notato che il costume e gli accessori dell'attore erano più logori e consunti del solito.

Tuttavia nessuno l'avrebbe fissato abbastanza a lungo per accorgersene.

Draco si diresse verso la porta, aprendola con un gesto teatrale degno del più grande cabarettista.

The show must go on.

"Alzate pure il sipario..."

Applausi.

 

 

**********

 

 

Il cortile a dividerli, qualche metro di terra che equivaleva a migliaia di anni luce.

Malgrado la giornata assolata, il portico che circondava l'ampio spazio aperto rimaneva in una costante penombra e risultava un'ideale postazione per chi voleva osservare senza essere visto.

Draco Malfoy, appoggiato distrattamente ad una colonna, sembrava totalmente impegnato nell'arte del dolce far niente, che di recente sembrava occupare gran parte del suo tempo.

Ma in realtà pensava.

"Strano", avrebbero detto alcuni.

"Forse avete ragione", avrebbe risposto lui.

Tuttavia gli capitava spesso negli ultimi tempi, soprattutto quando il trio miracoli con la sua corte al seguito si trovava pericolosamente nel suo raggio d'azione.

Certo, non che si lasciasse scappare tutte le occasioni per il suo giochetto preferito, insulto, replica, sguardi d'odio e se  capitava anche una bella scazzottata con Potty, ma fatto sta che a volte non gli dispiaceva rimanere in quell'ombra che tanto gli somigliava, a guardare da lontano lo scorrere delle vite altrui.

Di una vita sola, in verità.

In quell'accozzaglia di mantelli scuri e nella cacofonia degli studenti, solo una figura spiccava nella sua naturale perfezione.

Hermione Granger era abbagliante.

Sembrava ardere di luce propria, rendendo luminosi anche quelli che gli orbitavano intorno.

Draco Malfoy la osservava compiaciuto, come un artigiano che guarda soddisfatto la propria creazione, mentre lei elargiva sorrisi luccicanti di perle bianche, lo sguardo fiero ed il mento alzato a guardare tutti dall'alto in basso con un’inconsapevole superbia.

"Lei può farlo."

Sì, poteva.

Dall'alto del suo piedistallo d'oro, lei avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

"Non avevo dubbi che ci sarebbe riuscita"

Aveva rischiato di cadere ma una sua impercettibile spinta l'aveva riportata in piedi.

Rischi inevitabili. Più si sta in alto  più è facile e doloroso cedere.

Che il tutto fosse  il risultato di una maschera o dell'ottenuta consapevolezza di sé, non aveva importanza.

Con il tempo aveva Draco imparato che la forza per mantenere l'apparenza non era inferiore  a quella necessaria per affrontare la vita a viso scoperto, quindi non ci trovava niente di screditante, e al contrario ammirava la dose di abilità in più che quest'arte richiedeva.

D'improvviso però, quasi percependo il suo sguardo, Draco  la vide voltarsi dalla sua parte e fissare la sua figura nella semioscurità.

Niente derisione né odio negli occhi...ma forse...gratitudine?

"Non ringraziarmi, Granger, l' ho fatto anche per me..."

Il fatto che le parole che egli stesso le aveva rivolto quella notte, avessero avuto ripercussioni disastrose sul suo animo momentaneamente instabile, era solo un effetto collaterale destinato a finire in breve tempo.

"Passerà prima o poi..."

Il Principe di Slytherin le rivolse un cortese quanto inaspettato cenno del capo, ammiccando con lo sguardo a qualcuno dietro di lei.

La ragazza si volse, intercettando le espressioni incuriosite dei suoi amici, stupiti nel notare a chi fosse rivolta la sua attenzione.

"Poveri idioti...è inutile che la guardate così, lei fa quello che vuole."

Presto detto.

Dopo uno scambio di poche parole che lui non riuscì a sentire, li vide imbarazzati, girarsi di scatto e tornare a chiacchierare tra di loro.

Lei lo guardava ancora, gli occhi fragili, mostrando di nuovo solo a lui quella debolezza che non se ne era andata, ma che era riuscita solamente a spingere più in profondità.

Sembrava quasi cercare la sua approvazione.

Il Serpente annuì.

"Va bene anche così, mezzosangue, un giorno sarà sprofondata così in basso, che te ne dimenticherai...lo so bene, è in questo modo che funziona."

Gli sembrò quasi che lei gli stesse rispondendo, ma non ne era sicuro.

"Grazie..."

Mimò la ragazza con le labbra, prima di voltarsi e raggiungere i suoi amici.

"Di niente."

Draco sorrise, per la seconda volta solo per lei. Ma Hermione non poté vederlo.

"La neve comincia a sciogliersi..."

Certo, ma non ci sarebbe stato abbastanza tempo prima della prossima nevicata.

Si volse anche lui lasciandosi alle spalle il cortile e quel sole che da tempo non riusciva più scaldarlo.

"Lei diventerà grande un giorno."

Tra poco l'anno sarebbe finito e la sua strada sarebbe stata tutta da tracciare, un intricato sentiero di incognite, in cui soltanto lei avrebbe trovato le giuste soluzioni.

Avrebbe raggiunto le vette più alte, precluse ai semplici uomini che si accontentavano delle briciole e che sapevano solo lamentarsi della loro triste sorte.

"E anch'io lo diventerò..."

Solo che la sua strada era già stata tracciata tempo prima sul suo braccio sinistro.

Mangiamorte.

C'era molto poco da decidere. Avrebbe potuto solo scegliere come farlo.

E già che c'era lo avrebbe fatto al massimo delle sue capacità. Senza risparmiarsi mai.

Se il suo posto era l'Inferno, allora ne sarebbe diventato il sovrano.

Ciò nonostante sarebbe sempre rimasto solo un povero diavolo, che esattamente come Lucifero, odiava per invidia e per vendetta e disprezzava Dio solo perché non sarebbe mai stato alla sua altezza.

"Poco male. Si può essere grandi in tanti modi...grandi stronzi, grandi coglioni, grandi bastardi..."

Rise fra sé.

I  suoi obiettivi erano decisamente più alti.

"Tutto o niente."

E forse dopo tante uccisioni e tante torture, Draco avrebbe ricordato, con un sentimento molto simile al rimpianto, l'unica volta in cui si era accontentato di un morso e poi aveva lasciato libera la sua preda, con un pezzo di cuore in meno, ma libera come a lui non era ancora concesso di essere.

Avrebbe potuto renderla la sua regina, terribile ed oscura come lui.

Non lo aveva fatto per pietà, ma piuttosto per il timore che un giorno la sua bellissima e malvagia compagna avrebbe potuto schiacciarlo.

"Il prezzo del potere è la solitudine...non possono esserci amici, non può esserci amore;

solo servi e donne a scaldarti il letto."

Un'altra perla di saggezza di papà Malfoy.

Ma anche lei sarebbe stata sola, perché in pochi riuscivano a capire quanto potesse essere forte il richiamo, la sete di potere e conoscenza che li avrebbe spinti lontano, anche se in due direzioni opposte.

Draco quella notte  non le aveva parlato in quel modo per farla ricongiungere con i suoi amici, bensì per donarle gli strumenti per staccarsi da loro prima che fossero loro a farlo, lasciandola sola a chiedersi cosa avesse sbagliato.

"Tu sei diversa Granger, loro non possono capirlo. Cresci, mostra al mondo la tua grandezza e poi vieni da me...se sarai diventata abbastanza forte, allora ti lascerò vivere... se invece sarò io il più debole,  allora farai di me quello che vuoi.

Soltanto io e te.

E finalmente vedremo chi è il migliore."

Ma in fondo il suo animo conosceva già la risposta.

"Eterno secondo."

Poteva sopportarlo, avrebbe potuto accettare questa sconfitta soltanto se fosse stata lei ad infliggergliela.

Nel frattempo avrebbe vissuto come un'ombra che ambiva all'oscurità, ma che non poteva fare a meno di dipendere dalla luce che gli dava la vita e senza la quale non poteva esistere, attendendo il giorno che lo avrebbe visto scomparire, soffocato dal bagliore di una luce accecante, oppure in cui si sarebbe innalzato su tutti, vincitore e signore in un mondo di tenebra, con le mani imbrattate del sangue di un angelo.

Ma c'era ancora tanta strada da fare.

Tutto ad un tratto sotto i vari strati di tessuto, il Marchio Nero cominciò a bruciare.

"Mi sta chiamando."

Un ghigno gli distorse il volto perfetto, mentre nei suoi occhi si depositava una scheggia di luce scarlatta.

"Si comincia...aspettami Granger."

 

 

 

 

 

FINE

 

Se questa shot vi è piaciuta vi consiglio di leggerne anche il seguito LA MASCHERA D’ARGENTO di cui sto scrivendo l’ultimo capitolo…vi avverto subito che i toni saranno abbastanza cupi ed il romanticismo non la farà da padrone…cmq ci ho messo veramente tutta me stessa e secondo il mio modesto, quanto parziale, parere, vale la pena leggerla…

A presto!!! ZAITU

  
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