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Autore: Something Rotten    31/01/2012    1 recensioni
Si era alzato di scatto, gettando a terra quell'ammasso di ghiaccio e di neve e guardandosi intorno alla ricerca del colpevole. Naturalmente sulla sua lista c'erano davvero pochi nomi, dato che l'appartamento lo divideva solo con tre persone, ma erano comunque tre possibili sospettati:
Brendon aveva un unico neurone funzionante e lo utilizzava solo ed esclusivamente per fare cazzate simili ;
Dallon era soggetto all'influenza costante di Brendon, quindi da quando lo aveva conosciuto non faceva altro che escogitare piani simili insieme al nanerottolo;
Ian era davvero troppo dolce per fare una cosa simile, era il classico ragazzo che si preoccupava sempre della saluta altrui - soprattutto quando ci teneva particolarmente- quindi non avrebbe mai fatto una cosa simile con il rischio di fargli prendere un'accidente. Ian era appena uscito di diritto dalla lista dei sospettati.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ice
Ice doesn't Help the Uncoordinated.


Si era svegliato per via di quella sensazione gelida che gli percorreva il corpo. Aveva aperto gli occhi, tastandosi il corpo per cercare di capire il perché di quella sensazione di freddo, le coperte non lo coprivano più, al loro posto c'era qualcosa di freddo e di morbido, qualcosa che somigliava dannatamente alla neve. Aveva acceso l'abat-jour sul comodino, illuminando la stanza e, soprattutto, quella sostanza bianca dalla quale era ricoperto. Si era alzato di scatto, gettando a terra quell'ammasso di ghiaccio e di neve e guardandosi intorno alla ricerca del colpevole. Naturalmente sulla sua lista c'erano davvero pochi nomi, dato che l'appartamento lo divideva solo con tre persone, ma erano comunque tre possibili sospettati:
Brendon aveva un unico neurone funzionante e lo utilizzava solo ed esclusivamente per fare cazzate simili ;
Dallon era soggetto all'influenza costante di Brendon, quindi da quando lo aveva conosciuto non faceva altro che escogitare piani simili insieme al nanerottolo;
Ian era davvero troppo dolce per fare una cosa simile, era il classico ragazzo che si preoccupava sempre della saluta altrui - soprattutto quando ci teneva particolarmente- quindi non avrebbe mai fatto una cosa simile con il rischio di fargli prendere un'accidente. Ian era appena uscito di diritto dalla lista dei sospettati.
Aveva lasciato quell'ammasso di neve ai piedi del letto, cosciente che una volta tornato non avrebbe trovato altro che acqua gelida ad aspettarlo, ma l'idea di scoprire il colpevole e di fargliela pagare era molto più eccitante di quella di sistemare la stanza. Era uscito sul corridoio, fissando le impronte delle scarpe inzaccherate di neve e di fango, erano troppo piccole per appartenere a Dallon, potevano essere solo che di Brendon. Le aveva seguite, arrivando di fronte alla porta d'ingresso principale, trovandola abboccata, forse Brendon stava escogitando un nuovo scherzo, forse ai danni dello stesso Dallon o di Ian. L'aveva aperta ancora un po, quel tanto che bastava per poterci passare, ma, prima, aveva tirato fuori il volto per vedere se c'era qualcuno ad aspettarlo sotto al porticato. Quando era stato abbastanza sicuro di essere da solo, era uscito. L'intero giardino di fronte alla villetta era coperto di neve che, tra l'altro, continuava a scendere copiosa dal cielo. 
Aveva mosso qualche  passo incerto verso il centro del giardino, così da avere una prospettiva più ampia e, forse, migliore, stando ben attento a non affondare completamente le pantofole nella neve morbida. Non sembrava esserci nessuno lì fuori, tranne lui. Aveva perlustrato l'intero giardino, illuminato solo da qualche lampione della strada, prima di convincersi che, chiunque gli aveva fatto quello scherzo, ora si trovava in casa, a sogghignare.  Così si era diretto, nuovamente, verso il portico. Mentre camminava, pensava al modo di fargliela pagare a quel piccolo nanetto, soprattutto perché, visto quanto era bagnato, il giorno seguente si sarebbe svegliato con un fantastico mal di gola e, se gli andava male, anche qualche linea di febbre. Era così immerso nei suoi piani malvagi, da non sentire neanche il rumore delle scarpe che affondavano nella neve dietro di lui. Se ne era accorto solo quando si era ritrovato con il volto nella neve e con un "qualcosa" che gli premeva contro la schiena, qualcosa che se la rideva allegramente.
« Brendon, alzati che non respiro. » aveva detto, o almeno era quello che avrebbe detto se la neve non gli fosse finita anche nella bocca, rimasta semiaperta per via dello spavento.
Il ragazzo sulla sua schiena si era alzato, girandolo come un kebab, così da salvarlo da una morte prematura.
Spencer si era pulito il volto, maledicendo l'unico neurone vivo del suo cantante.
« E, comunque, signor "non mi sveglio neanche con le cannonate", non sono Brendon. » aveva pigolato l'ammasso di ricci folti che gli stava ancora sopra.
Aveva aperto gli occhi, incontrando quelli nocciola del ragazzino che non la smetteva di sorridere.
« Ian? Proprio tu? » aveva chiesto puntandogli un dito a pochi centimetri dal naso « Proprio tu che dicevi di tenerci alla mia salute! »
Ian aveva piegato la testa di lato, fissandolo con aria interrogativa.
« Mi hai ricoperto di neve nel cuore della notte! Quando "Mister braccino corto Dallon Weekes" spegne ogni singolo termosifone della villa e chiude l'interruttore con tre lucchetti! » aveva sbraitato con aria melodrammatica « Se domani mi sveglio con la febbre è colpa tua! »
Ian aveva spalancato la bocca, come se l'idea della febbre non fosse stata contemplata nel suo "piano" perfetto.
« Potresti svegliarti con la febbre?! » aveva urlato alzandosi di scatto « Non ci avevo pensato... scusa! L'idea è stata di Brendon, perché lui non voleva alzarsi per vedere la neve, Dallon era troppo impegnato con Brez su Skype e tu non ti svegliavi.. io volevo qualcuno con il quale giocare con la neve, avevo paura che non sarebbe rimasta fino al mattino, perché prima aveva smesso di nevicare... così lui mi ha detto di ricoprirti di neve per svegliarti e io l'ho fatto! Perché sono un cretino e volevo giocare con la neve, quanto sono stupido! »
Spencer lo fissava, trattenendo a stento un sorriso e godendosi lo sclero del ragazzino di fronte a lui. Poi, quando aveva ritenuto di aver sentito abbastanza, l'aveva spinto a terra, ricoprendolo quasi totalmente di neve. L'altro aveva opposto una resistenza minima, quasi che volesse essere sbattuto a faccia in giù sulla neve, in fin dei conti era per quello che l'aveva svegliato.
« Ora siamo pari. » aveva dichiarato Spencer correndo scomposto verso il portico, seguito a ruota da Ian che tentava di raggiungerlo. Quella sorta di inseguimento si era protratto per un paio di minuti, fino a quando, nel pieno di uno sprint degno di un campione d'atletica leggera, Spencer non era scivolato su una lastra di ghiaccio - spuntata dal nulla- ed era caduto scompostamente sul terreno. Ian prima si era accertato che l'altro non si fosse fatto troppo male, poi si era gettato a terra, rotolando nella neve fresca e ridendo sguaiatamente.
Spencer si era alzato, rosso in volto e con una delle migliori espressioni imbarazzate. Quando si era messo a correre non aveva per niente preventivato la presenza di quella maledetta lastra di ghiaccio, se l'avesse fatto non si sarebbe messo a correre, odiava fare quelle figure meschine, soprattutto di fronte ad Ian che ancora non aveva smesso di ridere.
« Sono così divertente?! » aveva tuonato portando le mani sui fianchi.
« Si... » aveva pigolato Ian, tornando serio « Il problema è... che sei così scoordinato, Spence! è un piacere vederti cadere così sul ghiaccio, dovresti farlo più spesso... E poi c'è da ammettere che il ghiaccio non aiuta per niente a chi ha la coordinazione di un bradipo come la tua... »
Spencer lo aveva incenerito con lo sguardo, raccogliendo da terra un piccolo cumulo di neve, appallocandolo fino a formare una piccola palla e tirandola sulla testa del povero Ian , senza smettere di ridere, aveva accolto la provocazione, cominciando a lanciare  palle neve a raffica, in fin dei conti l'aveva svegliato apposta. Spencer, stufo di ricevere palline di neve sul volto, aveva deciso di buttarsi sul più piccolo con delicatezza. L'aveva sovrastato con il suo corpo, si era messo a cavalcioni a pochi centimetri sul suo basso ventre, senza però toccarlo.
« Ti piace tanto ridere, eh piccoletto? » aveva chiesto ironico « Allora vediamo se dopo questa scarica di solletico sarai dello stesso avviso! »
Ian aveva scosso la testa, pregando il più grande di non fargli il solletico, odiava quando qualcuno lo faceva, non la smetteva di ridere e, spesso, da piccolo si era quasi strozzato, rischiando di soffocare!
« Per favore, tutto ma non il solletico! » continuava ad urlare « Ti prego, Spence, basta! »
Ma Spencer non era intenzionato a finirla lì, continuava a fargli il solletico sui fianchi fissando divertito il sorriso che Ian non riusciva a trattenere. Rideva, non faceva altro, ed era un piacere vederlo ridere in quel modo, così sguaiato e spontaneo.
« Faccio tutto per te... giuro che farò di tutto se la smetti!! Ti prego... »
Spence si era fermato.
« Tutto, tutto? »
« Tutto! Lo giuro! » aveva detto convinto portandosi una mano sul petto ed alzando l'altra, come una perfetta Giovane marmotta.
« L'hai giurato ed io ho smesso... » aveva cominciato con un pizzico di malizia « Quindi io ti ordino di... »
« Di?! »
« Di... smetterla di ridere per via della caduta. »
Ian aveva messo il broncio, un tenero broncio da bambino di sei anni al quale era stato appena vietato di salire sulla sua giostra preferiva, il broncio di chi sapeva che alla fine, su quella maledetta giostra, ci sarebbe andato lo stesso.
« Solo? » aveva pigolato.
Spencer aveva scosso la testa, abbassandosi fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo volto.
« Dovrai asciugarmi i capelli,  cambiarmi le lenzuola, cambiarmi il pigiama e lavarmi ... »
« Sei uno schiavista, Smith! » aveva esclamato convinto, senza togliere però quel tenero broncio dal volto.
« Lo sai che significa vero? » Ian aveva scosso la testa « Ti ho appena chiesto di fare l'amore con me sotto alla doccia e poi... magari sulle lenzuola pulite. »
Ian gli aveva sorriso malizioso, spingendo Spencer a terra e ribaltando la posizione. Gli aveva lasciato un tenero bacio sulle labbra, prima di tirarsi in piedi e di correre verso l'ingresso al grido di "Chi arriva ultimo sta sotto".
Spencer si era alzato dalla neve giusto in tempo per vedere il ragazzino cadere esattamente nel punto in cui era caduto lui pochi minuti prima. Si era accertato che non si fosse fatto male, prima di correre dentro e di arrivare per primo nella sua camera.
Quando Ian, dopo qualche minuto, era arrivato lo aveva accolto con un  " Oggi stai sotto tu, mio caro Mr. Uncoordinated."
Ian gli aveva sorriso felice, in fin dei conti, stare "sotto" non era poi così male....


   
 
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