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Autore: Chibi Tantei    31/01/2012    3 recensioni
[Le sue gambe si muovevano velocemente lungo le strade di Crepuscopoli. La sua testa era coperta dal cappuccio che,  a causa della velocità della ragazza, piano piano scivolava, scoprendo ai tenui raggi del sole un piccolo caschetto nero...]
in quanto al titolo... beh, non sono nemmeno sicura che sia azzeccato....
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Xion
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ok, lo so, sono colpevole del mio ritardo....
Questo capitolo non è niente di che, ma mi piaceva l'idea di scriverlo.... ci ho provato.
Ringrazio tutti coloro che lo leggeranno.









Un’altra volta il buio totale.
Nuovamente, si ritrovava a camminare nel vuoto.
Questa volta, però, la “passeggiatina” surreale durò di meno.
Un lampo bianco le coprì l’intera visuale, ed improvvisamente si ritrovò seduta.
Poggiava su una sedia bianca; davanti a lei c’era un lungo tavolo albino, e pareti di color neve la circondavano.
Di quello stesso colore, vestiva la minuta e fragile corporatura di Naminè, con i suoi lunghi capelli biondi che le facevano da cornice. Costei era seduta davanti a lei, all’altra estremità del tavolo. I suoi occhi azzurro cielo erano rapiti dal disegno che stava completando, impasticciando con i suoi pastelli colorati un immacolato foglio bianco, che lentamente prendeva forma.
Xion restò qualche secondo immobile a fissarla, prima che la giovane si accorgesse di lei, staccando i suoi occhi dal suo artefatto e posandoli sulla corvina.
Sorrise, restando con i pastelli in mano.
“Bentornata, Xion.”
Riabbassò gli occhi e riprese a colorare.
Xion provò a parlare, ma la sua voce non uscì dalla sua bocca, lasciandola muovere senza sonoro.
Se ne rese conto dopo aver provato ad urlare, sospettando precedentemente un calo della voce. E invece no: non riusciva proprio a parlare.
“Allora? Di cosa volevi parlare?”
La corvina non riusciva a pronunciar parola, mentre Naminè scarabocchiava ancora sul foglio.
Xion decise di batter un pugno sul tavolo, per attirare l’attenzione della bionda.
“Oh, giusto …” fece Naminè, senza alzare ancora lo sguardo. “Non riesci a parlare.”
“Beh, è normale, ancora non riesco a farti “partecipe” completamente a queste visite.”
Sorrise, posando pastelli ed album, guardandola negli occhi.
“Non sono ancora brava su questo, perdonami …”
Si alzò, si diresse verso di lei, e posandole la sua mano destra sulla stessa spalla di Xion, le disse:”Sta tranquilla: parleremo dei tuoi dubbi, ma …”
Si allontanò, uscendo fuori dalla visuale di Xion, avvicinandosi ad un mobile bianco, dove teneva i pastelli nuovi.
“ … Non oggi. Ho finito il pastello azzurro.”
                                                                                            ***
In quel momento, il sogno svanì e Xion aprì immediatamente gli occhi.
“… Vigliacca.”
Si ritrovò a fissare il soffitto bianco della sua stanza, mentre una mano si grattava la nuca, ben nascosta da quel piccolo cespuglietto di capelli imbizzarriti. Il suo corpo si muoveva per mettersi in posizione supina, in mezzo alle coperte del suo nuovo letto.
Quel letto che, per fortuna, aveva trovato il giorno prima con i suoi amici, e lo avevano acquistato in tempo, prima che arrivasse qualcun altro intenzionato a comprarlo.
Ma le spese non erano finite quel giorno, e il letto, anche se smontato(fatta eccezione per il materasso), era pur sempre scomodo da trasportare. Si ritrovarono in poco a chieder una mano ai genitori di Hayner e Pence che, oltre a trasportare il letto, presero con sé anche una piccola panca che Allison e Olette avevano acquistato per metterci dentro i vestiti della ragazza.
Arrivati tutti a destinazione, Olette mandò via i grandi, incaricò Hayner e Pence di montare il letto, e portò di nuovo con sé Allison per vedere i vestiti, che con tutto quel trambusto, se ne erano dimenticate.
Nonostante l’insistenza della ragazza a non voler comprare quasi niente, Olette la fece tornare a casa con una pila di vestiti nuovi.
Aperta la porta dell’abitazione, chiamò a rapporto i due ragazzi, distraendoli dal loro lavoro.
“Loro”.
Per modo di dire, perché il povero Pence, trovatosi in compagnia di un ribelle Hayner con una voglia di lavorare che a mala pena raggiungeva la pianta dei piedi, si ritrovò a fare tutta la fatica da solo.
Allison chiese a che punto era il lavoro.
“Abbiamo quasi finito” disse Pance, con la sua facciona allegra”Anche se all’inizio abbiamo perso tempo con le istruzioni …”
E da dietro si sentì ululare Hayner con imprecazioni varie sulla lingua della Finlandia …
Finiti i vari discorsi, la castana ordinò ai ragazzi di uscire fuori. Ci fù qualche lamentela da parte loro che fù velocemente soppressa con il fare minaccioso di Olette.
Rimasta sola con Allison, l’aveva trascinata in camera, e le consigliò di cambiarsi d’abito, dando a lei i vestiti sporchi che portava ancora addosso.
Dopo dieci minuti, la castana aveva una busta con i panni sporchi da lavare, e Allison indossava dei pinocchietti bianchi e una felpa blu a mezze maniche, con un cappuccio e dei fiori bianchi stampati sul fondo della maglietta. Ricordavano molto i fiori sulla maglietta arancione di Olette, ma quelli della felpa blu erano di un tipo tropicale, più fantasioso e ricercato dell’altro modello.
Scese giù con l’amica, aprì la porta ai due imbronciati ragazzi e per l’ultima volta uscirono fuori a finire la spesa.
Verso sera, Olette aveva lasciato il carico dei vestiti alla madre, e si era offerta di rimanere con la corvina per darle una mano a sistemare tutta la spesa di quel giorno.
Sistemarono i vestiti nella panca, lasciando fuori una maglietta a mezze maniche bianca e blu, con una grande stella di quello stesso colore in basso a sinistra e un paio di pantaloncini, sempre di quel medesimo colore, che indossava tutt’ora come pigiama.
I ricordi del giorno prima erano  finiti con i discorsi più strani mai sentiti prima da parte di Olette, che distrutta, era crollata sul suo letto, addormentandosi accanto all’amica.
Ora la castana era di sotto, e Allison si stava ancora stropicciando gli occhi quando la prima la distolse dai suoi pensieri per chiamarla a fare colazione.
Svogliatamente la corvina posò i piedi nudi sul freddo pavimento, e la voglia di rinfilarsi sotto le coperte così improvvisa e nuova che l’attraversò in quel momento, fu un qualcosa di piacevole che convinse la ragazza a seguire il suo istinto.
“Prometto che dormo per altri cinque minuti, soltanto cinque …” disse fra sé e sé, accoccolandosi nel groviglio di lenzuola che si era creata.
Purtroppo che quei cinque minuti si trasformarono prima in sei, poi in sette, in otto, continuando, per poi divenire ben quindici, allo scadere dei quali, si sentirono passi pesanti salire le scale, attraversare la piccola stanza, e aprire con forza la porta.
Sulla sua soglia si poteva vedere la figura di Olette, minacciosa come non mai, con i suoi occhi sprizzanti fuoco e scintille che, a grandi passi, si avvicinò alla figura dormiente che giaceva sul letto davanti a lei.
“Allison, svegliati! La colazione si sta freddando!”
Bofonchiando qualcosa di incomprensibile la corvina si rigirò su sé stessa, aprì gli occhi, e sotto lo sguardo omicida di Olette si alzò, posando definitivamente i piedi nudi sul freddo pavimento.
Cosa che la fece svegliare del tutto.
“Su, andiamo di sotto, la colazione ci aspetta!”
“Cosa c’è di buono?” chiese Allison alla pimpante Olette, sperando dentro di sé che i freddi dessert azzurri non fossero stati allegri compagni anche delle sue mattine.
Si sentì un urletto allegro della ragazza esclamare:“Uova e pancetta!”
Poi si avviò di sotto, a controllare se il thè che aveva messo sul fuoco tempo prima fosse pronto.
“Sia ringraziato Kingdom Hearts.” Pensò Allison, e scese giù, pronta a provare le squisitezze dell’amica, a lei nuove.





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Non è niente di che, ma spero che sia piaciuto.
scusate ancora per il ritardo.
Chibi Tantei

  
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