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Autore: TheBlazer    01/02/2012    2 recensioni
La Eggman Royal High School non è una scuola normale: a frequentarla non sono studenti ordinari, ma esper, ragazzi dotati di poteri paranormali, temuti e isolati dal resto della società. Da poco iscritto, Silver s'illude di poter continuare a vivere un'esistenza tranquilla e pacifica, ma non può nemmeno immaginare quanto si stia sbagliando: perché non è tutto oro quel che luccica e, dietro la sua facciata luminosa e perfetta, la Royal cela tenebrosi segreti. E come la mettiamo se l'unico punto fermo di Silver sembra essere una misteriosa ragazza con il temutissimo dono della pirocinesi? (Silvaze in quantità, accenni di Silvamy, Sonamy, Jetave. Indecisa tra Shadouge e Knouge.)
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 :: The Power of One ::

. Encounter .




Finito il pranzo, gli studenti svuotarono i vassoi e si diressero verso le rispettive aule. Silver e Knuckles erano gli unici del gruppo ad avere storia come prima lezione pomeridiana; benché Knuckles fosse al secondo anno, le aule di storia si trovavano tutte al trentesimo piano, perciò i due ragazzi si avviarono insieme verso il ponte del teletrasporto. Mentre camminava, Silver non poteva fare a meno di pensare a Blaze. Il senso di mistero che spirava da quella ragazza lo intimoriva e seduceva al tempo stesso. Tra sé e sé, si era già convinto che, qualunque fosse successa al suo test, doveva essersi trattato per forza di un incidente: Blaze non era malvagia, non poteva esserlo.

E tu come lo sai? gli sussurrò una vocina velenosa nella testa. Puoi dire di conoscerla bene?Se proprio vogliamo essere precisi, fino a un'ora fa non sapevi nemmeno della sua esistenza.

Silver scosse il capo, scacciando la voce. 

- Che ti prende? - chiese Knuckles.

- Oh, niente - disse Silver, con una risatina un po' forzata. - Stavo solo pensando che... che questa non è una scuola, è un labirinto! - Pescò la cartina della Royal, sulla quale erano dettagliamente schematizzati tutti i piani e le lezioni che vi si svolgevano. - Storia al trentesimo piano, analisi al quarantaduesimo, educazione fisica al quattordicesimo... come fai a ricordarteli tutti? -

- Ci farai l'abitudine - replicò Knuckles con un sorriso. - Basta ricordarsi che le lezioni vere e proprie vanno dal trentesimo al quarantacinquesimo piano, mentre la palestra, l'Arena Piccola e l'Arena Grande, ovvero il campo di boardball, vanno dal tredicesimo al quindicesimo. -

- Tutto chiaro - ironizzò l'altro. 

- All'inizio è normale sentirsi un po' spaesati, ma a breve imparerai a orientarti. -

Silver tirò un sospiro di sollievo. Knuckles gli sembrava un tipo a posto e ormai era arrivato a catalogarlo come amico, ma per il momento preferiva che non sapesse della vera fonte del suo turbamento. Prese a studiare la cartina con assoluta nonchalance.

- E questi piani qua, invece? - chiese, indicandoli. - Questi che vanno dal quarantacinque in su? -

Il rosso fece spallucce. - Sono gli uffici, gli alloggi dei prof e i laboratori vari. Non lo so di preciso, sono completamente off-limits: se provi a digitarli sul teletrasporto, ti viene chiesto di pronunciare la password e mostrare un codice a barre. E quelli ce li hanno solo i prof e il personale di servizio. -

A Silver la faccenda pareva un po' sospetta, ma tenne per sé i suoi dubbi. Per quel giorno, aveva già abbastanza cose su cui riflettere. 

La sua aula di storia era subito prima di quella di Knuckles, così salutò l'amico e vi entrò. Si era aspettato chissà quale meraviglia tecnologica, e invece si ritrovò in una classe vecchio stampo: le pareti quasi sparivano sotto strati e strati di mappe e piantine e dietro la cattedra s'innalzava un'elegante libreria di lucido legno di quercia, stracolma di libri. Sulla semplice lavagna d'ardesia c'era una scritta, fatta col gesso: Aula di storia, primo anno - Prof. Skyland. Doveva essere un tipo all'antica. 

Silver si guardò in giro, in cerca di un posto libero. I banchi erano organizzati a file di due ed erano una decina in tutto. Nonostante mancassero ancora cinque minuti buoni all'inizio della lezione, la maggioranza di essi era già occupata: gli unici due posti ancora disponibili erano uno in prima fila, direttamente sotto il naso del prof, e uno all'angolo dell'ultima fila. Per un attimo, Silver si sorprese che un preziosissimo banco dell'ultima fila venisse trascurato in quel modo (nella sua vecchia scuola, si sarebbe fatto a botte per impossessarsene), poi però vide chi era seduto al posto vicino e tutto ebbe il suo amaro senso.

Blaze Hellfire se ne stava a testa china, intenta a leggere qualcosa, apparentemente incurante delle occhiate astiose e dei commenti poco amichevoli che le venivano rivolti, neppure a voce tanto bassa. 

E' ora di finirla, pensò Silver, irritato. Agì d'impulso: senza esitare oltre, andò ad appoggiare lo zaino sul banco accanto a Blaze.

- Ciao - disse, sforzandosi di suonare allegro. - Io sono Silver, Silver Venice. Piacere di conoscerti. -

Non si curò dello sbigottimento generale, né del silenzio improvvisamente calato nella classe. In un'altra occasione avrebbe preferito buttarsi giù da un ponte anziché intavolare un discorso con una ragazza, specialmente con una così carina, ma il desiderio di far cessare quelle cattiverie era molto più forte di qualunque timidezza. Rimase comunque senza fiato quanto lei alzò su di lui i luminosi occhi nocciola. 

- Blaze Hellfire - si presentò lei, con una nota di sincero stupore nella voce.

Niente domande sul passato, si disse Silver, ricordando il triste racconto di Tails. - Scusa se ti ho disturbato, non intendevo dare noia. Cosa leggi di bello? -

Lei gli mostrò un libriccino rilegato in pelle rossa. Sulla copertina era elegantemente vergato Le cronache della Regina della Notte, di J.R. Comet, il tutto in delicati caratteri color giallo ocra. Silver s'illuminò. 

- James Roland Comet, lo conosco! - esclamò, del tutto dimentico delle preoccupazioni di poco prima. - E' lo stesso autore de Le cronache del Discepolo di Tauhm, vero? Comet è un genio del fantasy, l'ho sempre detto. E' da poco uscito il suo ultimissimo romanzo, sempre le cronache di qualcosa... - 

- Le cronache del Cacciatore d'Ombre - disse Blaze. La sua voce era limpida ma sommessa, come se la ragazza temesse di parlare troppo forte. - L'ho finito in due giorni. E' un bel libro, davvero notevole. -

- Ti piace il fantasy, allora? Io lo adoro, è il mio genere preferito in assoluto. -

- Beh, sei in buona compagnia... io ho due o tre scaffali pieni solo di quello. -

- Due o tre scaffali? - Silver fece un mezzo sorriso. - Dilettante, io ho messo su un'intera libreria. -

- La quantità non segue sempre la qualità - ribatté Blaze. - Immagino che tu non conosca La Saga delle Tempeste Oscure... -

- No, quella no - ammise Silver.

- E' una trilogia mozzafiato, il capolavoro di Wanda Trent. Potrei prestartelo, se sei il fanatico che dici di essere ti piacerà senz'altro. -

All'insaputa di Silver, l'intera classe aveva teso le orecchie verso la conversazione e ora ascoltava in un silenzio allibito. La maggior parte di loro sapeva già da un pezzo della fama di Blaze, e si teneva bene alla larga da quella strana esper dai poteri distruttivi. Che fosse pericolosa, era un fatto noto; c'era addirittura chi giurava che avesse contatti con l'inferno, e chi suggeriva che fosse un demone in carne e ossa.

Il fatto di vederla lì, intenta a chiacchierare amabilmente di un argomento tanto ordinario, era un vero shock per i sostenitori di quelle storie. Chiunque, guardandola in quel momento, avrebbe pensato che fosse una normalissima ragazza... e per soprammercato, anche piuttosto graziosa.

Blaze aveva appena cominciato a raccontare la trama della saga quando nell'aula entrò il professor Skyland, un ometto piccolo e tarchiato dai vibranti baffetti scuri. Dopo un breve discorsetto introduttivo, in cui spiegò a grandi linee il programma dell'anno, Skyland attaccò subito con il primo argomento di storia: le rivoluzioni Mobien tra il 2205 e il 2214. Doveva essere un tipo che non perdeva tempo.

Blaze cominciò a prendere appunti in bella grafia. Silver la imitò, anche se a caratteri un po' più grossolani, ma mentre scriveva non poteva fare a meno di scoccare qualche fugace occhiata alla ragazza. Lei pareva tutta concentrata su Skyland e sulla sua voce piatta e un poco stridula. Silver nascose a stento un sorriso. Il lavoro era ancora lungo, ma, se non altro, era certo di aver aperto una piccolissima breccia nella corazza d'acciaio che serrava il cuore di Blaze.

Blaze fissava il professor Skyland, sforzandosi di guardarlo come se stesse pendendo completamente dalle sue labbra, ma non poteva fare a meno di pensare a Silver. S'era accorta che il ragazzo ogni tanto la guardava, e tra sé e sé si chiedeva nervosamente per quale motivo. Sarebbe stato bello poter credere di piacergli e basta, così, senza bisogno di tanti complessi, ma la parte più dura e cinica di sé la teneva in guardia: non era una stupida, Blaze, e sapeva benissimo che non è tutto oro quel che luccica. Era possibile che le sue ragioni fossero molto meno pure di quanto non sembrasse. Silver non sarebbe stato il primo ad avvicinarsi a lei con un bel sorriso, spinto semplicemente dall'onda degli ormoni. Quando si guardava allo specchio, Blaze vedeva la persona meno appariscente del mondo, ma a quanto pareva riscuoteva un certo successo, tra i ragazzi... probabilmente perché la Royal era piena di idioti a cui bastavano un bel faccino, un tocco di mistero e una terza di reggiseno per schizzare con il testosterone a mille. Anche se il numero di idioti in questione si era considerevolmente ridotto, dal giorno dell'incidente.

L'incidente...

Blaze serrò i pugni, scacciando con rabbia le lacrime che già minacciavano di pungerle gli occhi. Lei non aveva mai, mai perso il controllo, prima d'allora, nemmeno per un secondo. Si era addirittura convinta di padroneggiare il suo potere alla perfezione; quando evocava il fuoco, sapeva sempre con precisione millimetrica quanto le fiamme sarebbero state alte, calde o intense. Non le era mai capitato di causare un'esplosione, tantomeno di quelle proporzioni. Ancora non si spiegava come diavolo fosse successo: era salita sul palco a passo deciso, pronta a dare una buona prova di sé, sicura che i suoi futuri compagni si sarebbero spellati le mani ad applaudirla, e poi...

E poi, la luce. E la detonazione. E il caos.

E li aveva distrutti. Tutti, dal primo all'ultimo.

L'amarezza le strinse lo stomaco. In mezzo agli altri ragazzi dell'orfanotrofio si era sentita come un delfino circondato da squali, ma questo non voleva dire che li volesse morti... anzi, aveva sperato di potersi riscattare, in qualche modo, di suscitare in loro un minimo barlume di ammirazione. Non le importava che fossero le stesse persone che avevano tormentato la sua infanzia: sarebbe stata più che disposta a dimenticare tutto, ogni scherzo e ogni umiliazione, in cambio di un banalissimo segno di rispetto.

E ora aveva perso anche quella possibilità, per sempre. L'aveva sradicata con le sue stesse mani.

Cosa le restava, ora? Una storia dell'orrore da raccontare, e nient'altro. Il disprezzo, la paura, la diffidenza che leggeva negli sguardi della gente... lei non voleva nulla di questo. Tutto ciò che desiderava era qualcuno che potesse vederla e apprezzarla per quello che era, qualcuno che le volesse bene incondizionatamente, senza secondi fini. Qualcuno che ridesse con lei, che la sostenesse quando lei vacillava, che le offrisse la spalla quando sentiva il bisogno di piangere.

Qualcuno... chiunque, che fosse lì per lei.

E Blaze, ingenua com'era, ogni volta credeva che fosse la volta buona. D'accordo, Silver sembrava un tipo a posto, ma chi le garantiva che lo fosse davvero? Tutti i giorni vedeva sfilare davanti a sé un'eterna mascherata di odio e ipocrisia. Quello che Silver le aveva mostrato cos'era, il suo vero volto o solo l'ennesima maschera? Non poteva fidarsi completamente di lui, non ancora, perlomeno.

Blaze lo guardò di sottecchi. Fidato o no, bisognava ammettere che era proprio carino, con quei lunghi capelli argentei e gli occhi del caldo colore dell'ambra. Una ciocca ribelle gli balenava di continuo davanti alla fronte, ma lui si limitava a scostarla distrattamente, in un gesto automatico. Mentre lo osservava, Blaze fu colta da un dubbio terribile: quanto sapeva Silver sul suo conto? Forse non era ancora a conoscenza dell'incidente del mese prima. In tal caso, cosa avrebbe fatto una volta scoperta la verità? L'avrebbe considerata anche lui un mostro? No, non poteva finire così: Blaze avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di conquistare la sua amicizia. Per qualche ragione indefinita, il pensiero che Silver si allontanasse da lei le era inaccettabile.

Ma accanto a me è in pericolo. Quella constatazione la raggelò. Il suo potere, la pirocinesi... quanto era capace di controllarla? Fino a un mese e mezzo prima, avrebbe risposto senza esitazioni, ma ora quel punto interrogativo la torturava. Angosciata, Blaze capì che per adesso poteva solo aspettare: aveva bisogno di schiarirsi le idee, conoscere meglio Silver e, soprattutto, conoscere meglio se stessa.


I piccoli tocchi di Silvaze continuano :) che dire, spero che vi divertiate a leggere quanto io mi diverto a scrivere. Blaze è un personaggio davvero difficile da rendere, è possibile che venga fuori un po' meno precisa di quanto vorrei. I nomi dei romanzi e degli autori me li sono beatamente inventati. Scusate se sono di poche parole ma è l'una meno venti di notte anche per me ^^" bacio a tutti!

  
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