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Autore: RicksIlsa    01/02/2012    2 recensioni
Rivolgersi al dottor Hopper non era stato di alcun aiuto, e non aveva proprio il coraggio di affrontare Regina Mills. Ad ogni modo andare dalla madre di Henry non avrebbe fatto che peggiorare la situazione.
Il signor Gold non le piaceva, non piaceva a nessuno. Anche se in effetti non riusciva a farsene una buona ragione. Non c’era nulla che avesse fatto specificamente a lei, ma, ogni volta che lo incontrava, qualcosa le faceva venir voglia di scappare.
Mary Margaret si fermò giusto fuori dal negozio e dovette sopprimere quell’impulso per continuare a camminare. Era per Henry. Poteva essere abbastanza coraggiosa da fare questo per lui.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Untold Tale'
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Hope

 

 

 

 

« Quando ha deciso di diventare una maestra? » domandò Henry Mills.

Suonava come una domanda innocente, ma Mary Margaret poteva vederla come l’esame che era in realtà. La guardava attentamente in viso, studiando la sua espressione e cercando qualcosa che lei sarebbe stata felicissima di dargli, se solo avesse saputo di cosa si trattava.

I due erano alla finestra dell’aula, a guardare gli uccellini appena nati azzuffarsi per un verme mentre la madre volava via per cercare altro cibo.

Mary Margaret sorrise al bambino che era venuto a trovarla tutte le mattine prima delle lezioni fin da quando aveva cinque anni. Gli insegnanti non avrebbero dovuto avere dei favoriti, ma lei ce l’aveva. Henry era speciale, in un modo che non avrebbe saputo davvero definire.

« Beh, io... Uhm. Non lo so, Henry. A volte queste cose succedono e basta... Oh, il piccolino ha preso il verme » esclamò con un sorriso.

La delusione che gli attraversò il viso le fece capire che ancora una volta non aveva superato quella prova, qualunque fosse. Se solo avesse potuto capire cosa voleva da lei...

Il sospiro profondo del ragazzino la indusse ad abbassare lo sguardo su di lui, preoccupata.

« Cosa c’è che non va, Henry? Va... tutto bene a casa? » gli chiese esitante.

Per un attimo Henry guardò fuori dalla finestra senza vedere nulla.

« Beh, non mi ha picchiato di nuovo, se è questo che vuole sapere. Ma ancora non mi dice niente. Ogni volta che le faccio domande sulla città mi dice: ‘Risparmiale per il dottor Hopper’. »

Mary Margaret increspò le labbra, incerta su cosa rispondere. Henry le aveva parlato molto di quanto fosse ‘strana’ Storybrooke. Le aveva detto che si sentiva come intrappolato in un mondo in cui tutti erano sempre gli stessi, tranne lui. Che ogni anno lui cresceva, mentre gli altri in città restavano esattamente alla stessa età...

All’inizio aveva pensato che avesse solo una fervida immaginazione, ma col passare del tempo le sembrava sempre più triste e isolato. In nessun modo avrebbe potuto parlarne con il sindaco, così Mary Margaret era andata dal dottor Hopper.

Le era sempre piaciuto Archie Hopper, ed era stata felice di sapere che stava cercando di aiutare Henry.

« Beh, per questioni legali non posso dirle molto, signorina Blanchard. Ma sono preoccupato per lui. Abbiamo iniziato le nostre sedute da quattro anni e le cose sembrano progressivamente peggiorare... »

Henry sospirò e distolse lo sguardo dalla finestra.

« E non importa quanto ci provi, non riesco a incontrare il signor Gold da solo. Lei mi sorveglia come un falco ogni volta che c’è lui nei paraggi. Sa sempre quando cerco di andare nel suo negozio e trova sempre un modo per fermarmi! » brontolò, avviandosi pesantemente al suo posto in fondo alla classe.

« E perché vuoi parlare con il signor Gold? » gli chiese lei arricciando il naso.

C’era qualcosa di sconcertante e crudele nel proprietario del negozio dei pegni. Per quale motivo qualcuno dovesse volontariamente andare a cercarlo, era al di là della sua comprensione.

« Gliel’ho detto. Ricorda il giorno che ci siamo conosciuti? Il signor Gold mi ha detto che sono stato adottato! »

Mary Margaret annuì e iniziò a sistemare i libri di esercizi sui banchi.

« Già, è vero. Credo che abbia sbagliato nel dirtelo, Henry. Tua madre l’avrebbe fatto non appena avesse pensato che tu fossi pronto per saperlo. Inoltre, non è che sia un segreto. Tutti in città lo sapevano già » gli spiegò, passandogli il suo eserciziario.

Lui lo prese con un sospiro.

« Lo so, ma il signor Gold mi ha detto che mia madre ha chiesto a lui di procurarle un bambino. Se voglio trovare la mia vera mamma, è da lui che devo cominciare. »

« Oh, Henry. Non sono sicura che sia una buona idea. »

Ma la campanella suonò e la classe si riempì presto del chiasso dei bambini che mettevano via merende e cappotti e andavano al posto chiacchierando.

Mary Margaret continuò a osservare Henry mentre il ragazzino teneva lo sguardo basso sul suo libro, ignorando la confusione attorno a sé.

Gli altri studenti gli diedero solo un’occhiata e si sedettero ai loro posti. Persino in mezzo a una classe indaffarata, Henry non le era mai sembrato così solo. Il suo dolore le faceva male, in un modo che suggeriva che il legame tra loro era ormai al di là di un semplice rapporto insegnante-allievo, e all’improvviso Mary Margaret desiderò di essere stata lei ad adottare Henry. Anche se ciò avesse significato stringere un accordo con il signor Gold.

Quel giorno, dopo la scuola, Mary Margaret si ritrovò a vagare per la città. Non aveva davvero pensato a dove stesse andando prima di vedere il negozio dei pegni.

Rivolgersi al dottor Hopper non era stato di alcun aiuto, e non aveva proprio il coraggio di affrontare Regina Mills. Ad ogni modo andare dalla madre di Henry non avrebbe fatto che peggiorare la situazione.

Il signor Gold non le piaceva, non piaceva a nessuno. Anche se in effetti non riusciva a farsene una buona ragione. Non c’era nulla che avesse fatto specificamente a lei, ma, ogni volta che lo incontrava, qualcosa le faceva venir voglia di scappare.

Mary Margaret si fermò giusto fuori dal negozio e dovette sopprimere quell’impulso per continuare a camminare. Era per Henry. Poteva essere abbastanza coraggiosa da fare questo per lui.

Il campanello trillò quando lei spinse la porta, e un piacevole odore di tempi passati assalì i suoi sensi. Scorse con gli occhi gli insoliti oggetti allineati sugli scaffali e disposti nelle vetrine. Un raggio di sole del tardo pomeriggio scintillava su una delle molte miniature di cristallo che formavano una bellissima scultura di pendenti. Il prisma di luce l’abbagliò e con gli occhi della mente poté vedere un lettino sul quale un giorno i pendenti potevano essere stati appesi. Intagliato in legno di ciliegio e ricoperto di decorazioni elaborate: un lettino perfetto per una principessa bambina...

« Vuole che lo tiri giù, per guardarlo più da vicino? »

La voce la fece sussultare, scrollandola da un sogno a occhi aperti.

« Oh, no, grazie » disse, con voce un po’ tremante.

Il negoziante le rivolse un sorriso che, sebbene probabilmente volesse essere rassicurante, non fece che turbarla più di quanto già non fosse.

« Beh, allora qualcos’altro. Uno specchio, forse? » Le indicò un bellissimo, antico specchio circolare d’argento appeso al muro alla sua destra.

Lei gli diede un rapido sguardo, ma scosse la testa.

« Non è intenzionata a comprare? C’è qualcosa che le piacerebbe vendere? »

Di nuovo, Mary Margaret scosse la testa, incapace di parlare. Perché quell’uomo era così intimidatorio?

« No? Mm... Non è qui per comprare, non è qui per vendere... Non mi deve alcun affitto. C’è un altro tipo di accordo che intende fare con me? »

Non riuscì a nascondere un brivido alla parola ‘accordo’, anche se non capiva perché dovesse turbarla così tanto.

Il sorriso di lui si allargò e gli occhi parvero scintillare di luce interna. Era come se sapesse per quale motivo era venuta, per quale motivo si sentiva così a disagio in sua presenza...

« No. Non per me, comunque » la voce non le tremò affatto. Tenne Henry ben fermo nella propria mente. « Sono qui per via di Henry. »

« Il figlio del sindaco? » chiese lui, ma non c’era curiosità nel suo sguardo o nel suo tono.

Si guardò le mani, posate su una teca di vetro.

« Cos’ho a che vedere, io, con Henry Mills? »

Mary Margaret si prese un momento per riordinare i pensieri, e il signor Gold attese pazientemente che riprendesse.

« È stato lei a presentarmi a Henry. Da quel giorno lui è diventato molto speciale per me. E io... io credo che abbia bisogno di aiuto, ma non so come aiutarlo. »

« E perché venire da me? Perché non rivolgersi alla madre del ragazzo? » chiese, guardandosi ancora le mani.

Era una domanda ragionevole, una per la quale lei non aveva una buona risposta.

« Non credo che servirebbe » cercò di spiegare.

L’uomo alzò lo sguardo e inclinò il capo da un lato.

« E di preciso, come pensa che io possa aiutarlo? »

Sospirò, frustrata.

« Non lo so. Henry dice che lei ha accennato al fatto che Regina l’ha incaricata di trovarlo. È un ragazzo speciale, ed è così solo. Vuole trovare la sua madre naturale e crede di dover cominciare da lei. »

Era calmo; il suo volto non tradiva nulla.

« E lei crede che trovare sua madre gli farebbe bene? »

« Sì. No... Non lo so. Quello che so è che lui crede di sì. E penso che l’idea che sua madre è là fuori da qualche parte... sia la sola cosa che gli impedisca di impazzire. Ho paura per lui » sbottò, e poi voltò in fretta il viso per asciugarsi una lacrima.

Il signor Gold rimase in silenzio per molto tempo. Alla fine annuì.

« Aspetti qui un momento, cara. »

Si voltò e zoppicò verso un corridoio affacciato sul retro del negozio, appoggiandosi pesantemente al suo bastone.

Mary Margaret si asciugò di nuovo gli occhi e si rese conto in ritardo di una cosa accaduta quando si era intravista nello specchio indicatole poco prima dal signor Gold. Per un secondo aveva creduto di vedere se stessa con lunghi, vaporosi riccioli neri punteggiati di fiorellini bianchi. Si stropicciò gli occhi e si guardò di nuovo nello specchio. No, i soliti vecchi capelli. Doveva averlo immaginato.

« Ha cambiato idea sullo specchio? »

La voce era irrisoria, e quando incontrò il suo sguardo lei sentì che sapeva esattamente ciò che aveva visto. O creduto di vedere...

« Che cos’è? » domandò, la sua attenzione catturata ora dal vecchio librone che l’uomo aveva tirato sul banco.

« Un regalo per Henry » le rispose, voltandolo così che potesse guardarlo meglio.

Mary passò la mano sulla copertina di morbida pelle, e cautamente sfogliò le pagine. Era un libro di fiabe, meravigliosamente illustrato da quelli che sembravano disegni fatti a mano.

« È molto bello, signor Gold. Ma non vedo come un libro di vecchie storie possa aiutare Henry » disse, richiudendolo e alzando lo sguardo verso il negoziante, perplessa.

« Oh, ma queste non sono solo storie, signorina Blanchard. Sono favole. Favole speciali, che gli daranno ciò di cui ha più bisogno in questo momento » spiegò.

« E cioè? »

« La speranza. »

La mattina seguente, al suo arrivo, il libro era posato sul banco di Henry.

Lui lo fissò per un attimo e poi la guardò confuso.

« Mi sta dando dei compiti? » le chiese con una trepidazione che la fece ridere.

« No, è un regalo. Qualcosa che ti aiuterà a sentirti meglio » cercò di spiegargli, ma persino alle sue orecchie suonava debole.

« Uhm, okay. Grazie...? »

Lei rise di nuovo e gli diede una pacca sulla spalla.

« Sono favole, Henry. Storie a lieto fine. Ho pensato che forse avrebbero potuto distrarti per un po’. Darti un po’ di speranza e aiutarti a trovare il tuo lieto fine. »

Fu la prima volta in cui Henry l’abbracciò. E non era un semplice, dovuto abbraccio di ringraziamento. Si strinse a lei, affondandole il viso nello stomaco e stringendola forte.

Era un abbraccio di ringraziamento ‘perché ti prendi cura di me, perché riconosci il mio dolore, perché capisci, perché non mi allontani’.

« Grazie per il libro » bisbigliò, guardando in su con gli occhi lucidi.

« Prego. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di traduzione

 

Tradurre questa storia è stato un epic win xD RicksIlsa ha le mie stesse idee su quali possano essere le origini del libro di Henry – ma vi assicuro che non c’è plagio, né influenza, da nessuna delle due parti. Io ho pubblicato la mia ‘Es War Einmal’ ben prima che lei pubblicasse ‘Hope’, ma non gliene ho mai parlato, ed è anche da escludersi che sia passata dal mio profilo qui su EFP per destreggiarsi con l’italiano. Le nostre teorie comuni sono una purissima coincidenza. Non datele addosso.

(Anche perché, diciamocelo, la sua Mary Margaret è diecimila volte meglio della mia <3)

Con questa shot si chiude il suo ciclo di storie pre-pilot, ma l’autrice afferma di avere altre idee in cantiere. So, see you soon.

Aya Lawliet ~

   
 
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