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Autore: putoffia    01/02/2012    0 recensioni
Sì, il loro rapporto era difficile, all'inizio, quando Dave si comportava da stronzo. Ma lentamente, le cose erano cambiate, Dave aveva iniziato ad accettare se stesso e Kurt ad accettarlo come un buon amico.
O forse...?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Jessie St. James, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina arrivò una chiamata inaspettata.
Dave afferrò il cellulare, e vide quel nome. Kurt.
Combattuto tra tensione ed emozione, premette il tasto verde e attese che l'altro rispondesse.
"Ehi, Dave."
"Kurt..."
"Devo sfogarmi con qualcuno, e Finn non sa ascoltare né tantomeno confortare. Quindi... Possiamo vederci alle 3 in auditorium? Ho bisogno di stare con qualcuno che non faccia tante domande."
"Perfetto, a dopo."
Gli occhi di Dave si illuminarono di una luce nuova, brillante ed unica, che solo lui sapeva donargli con poche parole.
Attendeva quel pomeriggio con ansia, senza neanche capirne il motivo.
 
 
***
 
 
Arrivò in auditorium dieci minuti prima, e appena entrato sentì il cellulare vibrare. Sbuffò nel leggere il messaggio.
 
Voglio stare un po' con te. Quando passi da casa mia? -Jesse
 
Gettò nuovamente il telefono nella tasca e si sedette, aspettando l'altro con apprensione e preoccupazione.
Cosa gli avrebbe detto? Cosa era successo? Non riusciva a distrarsi da quel pensiero che lo aveva attanagliato sin dalla loro telefonata di quella stessa mattina.
Avrebbe voluto parlare del loro recente incontro intimo?
Gli avrebbe detto di interrompere qualsiasicosastesseroavendoinquelmomento?
C'era poco tempo per farsi inutili ed infondate domande.
Infatti, alle tre in punto, Kurt arrivò.
"Dave, ci sei?"
La sua voce acuta echeggiò nell'ampio locale e giunse a Dave come una melodia.
Deglutì e si alzò per andargli incontro.
Si scambiarono uno sguardo intenso e poi lo abbassarono entrambi, cominciando a parlare ed evitando accuratamente il contatto visivo.
"Quindi, mmh... Come stai?" chiese Kurt timidamente, ringraziando la penombra per nascondere quell'improvviso e leggero rossore che gli scaldava le guance.
"Diciamo bene, ma potrebbe andare meglio... E tu?"
"Bene, considerando che il mio ragazzo mi ha lasciato, che ho perso il senso dell'orientamento spazio-temporale, che ho rivalutato il fascino del tessuto tecnico, che indosso roba di tre taglie più grande della mia, che mangio gelato al cioccolato a colazione, pranzo e cena..."
Lo sguardo di Kurt era inconfondibile. Quelle magnifiche iridi chiare si stagliavano nell'oscurità dell'auditorium e comunicavano tristezza e smarrimento.
E... Cercava di trovare un appiglio in quello di Dave, che ricambiò lo sguardo dolcemente e lo invitò a sedersi e a tranquillizzarsi.
Dopo aver individuato una sparuta (e forse la prima di tante altre) lacrima sul suo volto ed avergliela asciugata, gli sfiorò una spalla ed esercitò una leggera frizione.
"Dai. Tutto passa. Ci può volere tanto tempo ma prima o poi tutto ritorna al suo posto e l'ordine si ristabilisce. E se avrai ancora bisogno... Conta su di me."
Quelle poche parole bastarono a Kurt, che lo strinse in un forte abbraccio e bagnò la sua giacca Letterman appena lavata e stirata di calde lacrime.
Ma a Dave non importava. Voleva Kurt al suo fianco, in un modo o nell'altro.
Il suo cuore lo reclamava, esigeva la sua presenza.
Come biasimarlo?
 
 
***
 
 
Rimasero a lungo abbracciati, in silenzio, semplicemente.
Un silenzio non impegnativo, non imbarazzante.
Perfetto così com’era.
Dopo qualche minuto, Kurt si allontanò e fissò Dave negli occhi.
“Basta, sennò ti rovino la giacca…”
Con il dorso della mano tamponò le lacrime che uscivano copiose e Dave prontamente gli porse un fazzoletto.
“Grazie…”
L’altro sorrise e annuì, per poi passare il pollice su una lacrima rimasta sulla guancia dell’altro.
La guancia di Kurt arrossì al contatto, quasi avvampò, e tutto ciò che riuscì a balbettare fu: “Grazie di tutto.”
“Ma quante volte mi ringrazi? Va bene così… Ora andiamo in bagno così ti sciacqui il viso e poi ognuno va per la sua strada come al solito! Chiaro?”
Il tono burbero di Dave sembrava a tratti minaccioso, ma Kurt sapeva che c’era affetto ed apprensione nelle sue intenzioni.
Sorrise, tirò su con il naso e uscì dall’auditorium insieme all’altro, che lo guardava preoccupato.
Dio, quanto avrebbe voluto…
Arrivati in bagno, Kurt cominciò a lavarsi il viso e a tamponarsi con un fazzolettino di carta, avendo cura di non arrecare alcun tipo di danno a quella pelle pressoché perfetta.
Dave lo fissò, a lungo.
Non riusciva a farne a meno.
“Tutto bene? Perché mi fissi?”
“I-io? Oddio scusa, ero distratto…”
Immediatamente abbassò lo sguardo e Kurt sorrise dolcemente.
Erano così… Scontati i momenti con lui.
Non doveva fingere, non doveva essere gentile se non voleva, non doveva utilizzare i soliti luoghi comuni per confortarlo.
Sorrise all’improvviso pensando a quanto il loro rapporto fosse cambiato nel giro di poco tempo.
Quando Kurt ebbe finito, gettò il fazzoletto e si avvicinò all’altro, appoggiato allo stipite della porta.
“Dave, grazie… E sì, sono ripetitivo, ma grazie. Io ho bisogno di qualcuno che non mi faccia sentire colpevole… So di esserlo, ma sono stanco di sentire sempre questo peso addosso. Io amo Blaine, ma pensare a lui ora come ora mi fa solo stare male. Perché so che non stiamo più insieme e ogni cosa che me lo riporta alla mente mi rende… Pesante. Capisci cosa intendo?”
Annuì e lo ascoltò interessato, anche se un po’ colpito da quelle parole.
“Io… Sento di volerti molto bene, Dave. E sì, hai fatto lo stupido a lungo, e sì, mi hai reso la vita impossibile, ammettiamolo… Ma ora come ora, tu mi hai letteralmente salvato. E ho il coraggio di andare avanti, ottenere il suo perdono, grazie a te. Che senza fare niente di speciali instilli in me un sacco di speranze, e di fiducia. Lo leggo nei tuoi occhi. Tu ti fidi di me, tu credi in me. E al momento, sei l’unica persona con cui posso confidarmi senza sentirmi giudicato.”
Dave arrossì violentemente e cominciò a tormentarsi le mani goffamente, come di solito faceva quando era estremamente nervoso.
“I-io credo in te semplicemente perché mi hai insegnato tante cose. Sono stato uno stronzo, e per questo penso che ti chiederò scusa fino alla morte, ma ora che ho capito che tirare granite alle persone non è esattamente la cosa più divertente da fare, voglio recuperare tutto il tempo perso a fare il cretino standoti accanto come posso. Sappi che però uno come me non può dare molto… Ma piano piano, penso che anche le mie poche parole ti aiuteranno. Questi piccoli passi ci porteranno da qualche parte, ne sono sicuro.”
Kurt aveva voglia di piangere ancora, commuoversi per quelle parole semplici ma toccanti. Soprattutto se pronunciate dal ragazzone che aveva di fronte.
Uscirono poco dopo dal bagno, e si separarono dopo essersi scambiati un sorriso più che eloquente.
 
 
***
 
 
Una volta tornato a casa, si sedette con un tonfo sul letto e si guardò intorno.
Le foto di Blaine riempivano la sua camera, e l'immagine del suo volto l'ultima volta che si erano visti era indelebile.
L'aveva tradito, sì, spudoratamente, senza dirglielo ed illudendolo.
Si sentiva uno schifo, e ogni giorno sembrava essere peggiore.
Eppure, la persona più inaspettata lo risollevava.
Gli regalava se non qualche sorriso, qualche momento in cui si poteva sentire la primadonna oggetto di tutte le attenzioni e le premure possibili.
Dave.
Gli suonava così strano chiamarlo in quel modo, ma dopo la confidenza che era nata tra loro, come avrebbe potuto chiamarlo? Karofsky?
Inorridiva solo al pensiero.
Quel ragazzo goffo e robusto che aveva conosciuto nelle ultime settimane non era Karofsky.
Neanche il ragazzo che aveva baciato più volte.
Era Dave.
Non aveva un ruolo specifico, era solo... Dave.
Anche se non poteva trascurare colui che era stato il motivo della fine del rapporto tra lui e Blaine.
Beh, in effetti però non era colpa sua, era solo colpa di Kurt stesso.
Poteva parlargliene, di sicuro sarebbe successa la stessa cosa ma almeno sarebbe stato onesto.
Amava Blaine, eppure… Con Dave c’era qualcosa.
Si stupiva di provare qualcosa che non fosse odio e timore per quel ragazzo, però era così.
Da quando aveva scoperto quel suo lato così immotivatamente e faticosamente nascosto, lo aveva rivalutato.
E ora quindi, cosa doveva fare? Parlargli del loro rapporto? Trovare una definizione adeguata?
No, non era necessario.
Andava bene così, e tutto sembrava filare liscio sotto quel punto di vista.
D'istinto, prese il cellulare e compose rapidamente il suo numero, sorpreso di averlo già imparato a memoria quando per una formula matematica aveva bisogno di volontà e concentrazione per giorni interi.
Appena Dave rispose, inspirò profondamente e parlò, scandendo ogni singola parola.
"Se ci stai, voglio fare una cosa."

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Imploro umilmente perdono ç___ç Ma oltre agli impegni universitari, ho poca inventiva e non so mai che scrivere. Ho trecento documenti di Word con FF iniziate e sospese dopo tre frasi XD
Spero di aggiornare più frequentemente :3
Grazie a chi legge questa FF, siete fantastici :)
Putoffia <3
   
 
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