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Autore: _lovecurlyhair    01/02/2012    8 recensioni
Solo in quel momento July capì come mai quel bambino le infondesse una triste e amara tenerezza.
Come quella che si prova guardando vecchie fotografie e leggendo i classici.
La tenerezza di un passato che non torna, e che non può tornare.
Così stanno le cose.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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That's the way it is!

 

{Look at the stars
Look how they shine for you
And everything you do

Yellow - Coldplay}

 

 

July aveva fatto lo stesso sogno della sera prima. E di quella precedente. E di quella prima ancora.

A dire la verità, era lo stesso che faceva anche da bambina. 

Ricorreva ogni notte, con qualche dettaglio differente e qualcosa di diverso, ma sostanzialmente era lo stesso.

C'era una bambina con una lunga treccia bionda e gli occhi chiari e limpidi su un'altalena, sorridente e allegra nella sua folle spensieratezza.

Si stringeva nel suo cappotto blu e si dondolava lentamente, mantenendo un certo ritmo cadenzato.

Tra le mani, foglie colorate dell'autunno che stava giungendo al termine.

Autunno, del tempo indeterminato dei sogni.

E July la osservava sempre curiosa, nei suoi gesti teneramente scordinati, nella sua fragilità innocua e terribilmente spaventosa.

Poi, ad un certo punto, notava che un bambino con i capelli arruffati e ricci e gli occhi grandi e verdi, distante qualche metro, scrutava attento la bambina, speranzoso di giocare con lei.

Si avvicinava sempre di più, quasi cercando di farsi notare; e sorrideva incerto, affondando il naso congelato dal freddo pungente nella sciarpa rossa.

Ma lei non lo vedeva, e non lo invitava a giocare con lei, guardava davanti a sè la grande quercia, i cui rami oscillavano al vento.

Non sollevava lo sguardo da quell'albero, e non sembrava avesse intenzione di farlo.

E July avrebbe voluto dirle di guardare il bambino, di divertirsi con lui e di non lasciarlo andar via.

E come se fosse veramente importante il fatto che quella bambina sconosciuta e senza nome si accorgesse di lui, come se fosse una questione di vita o di morte, si sentiva sopraffarre da un senso di sconvolgente e disarmante paura.

Una brutta sensazione, brutta da provare sulla propria pelle e brutta da spiegare a parole.

Brutta perfino da sognare.

E anche la fine del sogno era brutta, proprio come quella sensazione.

Il bambino alla fine andava sempre via.

Stanco di aspettare per qualcuno che non lo vede, o che non lo vuole vedere.

 

 

July si svegliò di soprassalto anche quella mattina, accorgendosi come sempre di essersi svegliata troppo presto.

Si alzò di malavoglia, scostando le lenzuola bianche da un lato, e trascinando di peso il proprio corpo fuori dal letto.

Non sarebbe riuscita a riaddormentarsi.

Come sempre; ormai lo sapeva bene.

Andò in bagno e osservò per un po' il riflesso sullo specchio che sovrastava il lavandino.

Provò a sorridere, ma quello che venne fuori fu sola una strana smorfia.

Sospirò lavandosi il viso con l'acqua fredda e ripassando mentalmente le materie che avrebbe dovuto affrontare a scuola.

Afferrò il pettine sbuffando e decise di pettinarsi i lunghi capelli biondi.

Per una volta pensò di non dover competere con Charlotte e i suoi meravigliosi e perfetti riccioli; così decise di farsi una treccia, sconvolgendo del tutto le sue abitudini.

E  forse propriò perchè le sconvolse del tutto, capì l'origine di quel sogno.

Forse proprio perchè non sopportava più farsi i boccoli ogni mattina, per assomigliare alla ragazza più popolare della scuola.

Bella, francese, e inevitabilmente stronza.

Perchè si sa, le ragazze belle sono tutte stronze.

E' come una prova del nove, se una è stronza puoi stare sicuro che è bella, e viceversa.

Fatto sta, che quando July Thompson osservò il suo riflesso nello specchio, capì tutto.

La bambina che sognava ogni notte da quando si ricordava di aver fatto il suo primo sogno, era lei.

La treccia bionda e gli occhi cristallini che emanavano una luce fioca, quasi timida e insicura, ne eravo la schiacciante prova.

Tutto quello che aveva sognato doveva essere successo, in un passato non molto lontano, tra gli immensi parchi della Gran Bretagna.

E un bambino riccio con gli occhi verdi, aveva aspettato che si girasse a guardarlo per un po', fino a quando non si era voltato ed era tornato a casa.

Solo in quel momento July capì come mai quel bambino le infondesse una triste e amara tenerezza.

Come quella che si prova guardando vecchie fotografie e leggendo i classici.

La tenerezza di un passato che non torna, e che non può tornare.

La folle consapevolezza di non sapere quello che sarebbe potuto accadere se avessi visto quel bambino.

Se ci avessi parlato e condiviso una vita insieme. 

 

 

 

mylittle(but very sweet)'s corner 

 

A dire la verità non so perchè ho pubblicato questa one-shot così triste per il diciottesimo compleanno di Harry.

O semplicemente lo so, ma preferisco non approfondire l'argomento.

Quello che prova July, quello stare male che ti trascina sempre più giù con l'andare dei giorni, lo provo anch'io; e fa male.

Fa male e bene, quasi fosse una medaglia e dipenda da come la guardi.

E se da un lato appare strano e avvincente quello - non ho il coraggio di chiamarlo sentimento - che provo per Harry, dall'altro fa male, quella assurda consapevolezza di non poterlo mai abbracciare come vorresti, di non poterlo mai baciare o stringere a te.

E me lo immagino così il ritorno degli amari  ricordi, immagino la me del futuro a ripensare a tutto quanto.

Immagino le varie opzioni della mia vita, le varie scelte, le varie strade, e so che la mia di via, non ti include.

Rimani dall'altro lato della strada, aspettando che il semaforo diventi verde e che tu possa continuare il tuo tragitto ed arrivare alla tua meta.

Ed io che ti vedo, sto male, perchè so che non sei me quello che stai cercando; ma qualcun'altro, che ha la fortuna di seguire la tua stessa strada, e le tue orme.

That's the way it is.

Così stanno le cose.

  
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