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Autore: Meramadia94    01/02/2012    2 recensioni
Catherine, convince Sherlock e John a staccare da Londra e andare con lei e i compagni di università a sciare qualche giorno.
Ma la loro vacanza si trasforma in un nuovo caso da risolvere
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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John era basito dalla rivelazione di Sherlock.

''Aspetta...il ragazzo che piace a Kitty, e per il quale ci ha coinvolto nella settimana sulla neve...è l'assassino? Ma ne sei sicuro?''- chiese allontanando l'amico dal suo petto.

''Mi era venuto il dubbio che il nostro amico avesse riempito il lavabo della sua camera di acqua di fiume per affogare Myaya, così mi sono finto un idraulico e ho preso dell'acqua dallo scarico di ogni singola camera.

Ci vorrebbero delle analisi più dettagliate ma la reazione chimica dell'acqua rimasta nella stanza del mio potenziale cognato e quella del torrente vicino a dove abbiamo trovato il corpo non lascia possibilità di errore: sono identiche.''

John era scioccato, sconvolto, adirato... ma soprattutto addolorato per la sua amica: come le avrebbero detto che il ragazzo per il quale aveva completamente perso la testa e per il quale si era addirittura messa delle scarpe che odiava e che le facevano un male incredibile era uno spietato assassino che aveva prima ucciso una donna, e poi infierito oltre sul corpo?

I casi erano due se glielo dicevano: o ci credeva e diventava uno zombie distrutta dal dolore e dalla delusione o non ci credeva e accusava Sherlock di essere un gran guastafeste.

''Ma se non glielo dici e lasci che lo venga a sapere dai giornali, ti odierà a vita per averle nascosto la veirtà.''- concluse John.

Sherlock aprì un cassetto dello scrittoio e tirò fuori il suo portatile: per un fortuito miracolo, la loro, era l'unica camera dalla quale la connessione senza fili prendesse.

''E ora che cosa stai combinando?''- chiese John.

''Una ricerca sul nostro amico''- rispose Sherlock digitando il nome Ryan Olsen.

Nel giro di tre secondi si era aperta una pagina con tutti i risultati trovati-:'' Ryan Olsen, ventitre anni, studente della facoltà di Chimica alla London University... andiamo amico, qualcosa che ancora non so?''- chiese Sherlock.

Oddio, ora parla pure con il computer... pensò John scioccato e divertito allo stesso tempo. Lo conosceva da secoli e ancora non si era abituato alle stranezze del coinquilino.

''Senti...''- chiese nel cercare di dargli un filo di speranza-:'' hai pensato all'eventualità che forse qualcuno abbia riempito il lavabo con quell'acqua e l'abbia annegata mentre Ryan era fuori sulla neve?''

''Purtroppo è impossibile...''- rispose Sherlock-:'' ti ricordi il giorno prima di partire, quando siamo andati a prenderla a scuola cos'ha detto Myaya?''

''Vediamo... anche se con accento svizzero, le sue parole erano... Ma certo che verrò a sciare con te, Ryan.''- rispose John. Una doccia gelata lo attraversò-:'' quindi... tu credi che... che...''

''... che Ryan abbia iniziato subito a corteggiare Myaya e ad invitarla a sciare per guadagnarsi la sua fiducia per riuscire ad eliminarla con facilità. Aveva pianificato tutto.''

''Però... il rettore disse che era stata un' idea di Myaya quella di venire a sciare in Svizzera.''- riflettè John.

''Programmato anche quello.''- rispose Sherlock. Ma perchè John si ostinava a voler ribattere e obiettare su quello che diceva il suo coinquilino? Tanto in un modo o nell'altro avrebbe trovato il modo di aver ragione.

''Ryan avrà raccontato alla sua nuova ragazza che gli sarebbe piaciuto scendere giu dalle montagne innevate della Svizzera.... e lei per farlo contento, è caduta nella trappola che il ragazzo le aveva teso.''- fu la risposta.

Ora la domanda a cui rispondere era... perchè?

''Vediamo un po'...''- sussurrò Sherlock-:'' Ecco.''

''E' un articolo di giornale che risale a tre anni fa...''- appurò John. Quell'articolo parlava che tre anni fa, in quella zona si erano svolti i campionati studenteschi di sport sulla neve a cui avevano partecipato molti giovani talenti provenienti da tutto il continente europeo.

Tragedia sulle piste da scii, diceva il titolo

''Marienne Olsen, diciassette anni, detta la Princess of Ice e candidata al primo posto per le gare di scii muore durante la competizione finale contro la campionessa locale Myaya Collins.

La ragazza ha perso l'equilibrio all'improvviso ed è rotolata fino a valle, rompendosi l'osso del collo e non c'è stato il tempo di salvarla.''

Poche parole, ma terribili.

'' Una campionessa di uno sport invernale muore in un campionato... mi ricorda il caso del piccolo Carl Powers.''- sussurrò John. E come avrebbe potuto dimenticarlo? Come poteva dimenticare l'orribile sensazione che aveva provato quando quel pazzo furioso di Moriarty lo aveva imbottito di esplosivo nemmeno fosse un tacchino da ingrassare per il giorno del ringraziamento, la paura che potesse fare del male a Sherlock e l'ansia che aveva provato quando Moriarty sosteneva di aver cambiato idea e di volerli uccidere tutti e due in quella dannata piscina? Da quella volta non era più riuscito ad ascoltare 'Stayng Alive'' senza provare paura e senza che una terribile ansia gli serrasse la gola.

''E non solo: la ragazza morta qui tre anni fa era la sorellina minore di Ryan. Non so ancora in che modo, ma Ryan ha ritenuto Myaya personalmente responsabile della morte di Marienne.''- concluse Sherlock-:'' forse per avere la risposta al perchè Myaya è dovuta morire, dobbiamo prima scoprire se quello di tre anni fa è stato solo un incidente o un fatto doloso.''

''E se Kitty ti chiederà come vanno le indagini? Cosa le riponderai, giusto per sapere.''- chiese John.

Sherlock sospirò e si sdraiò sul letto in posizione orizzontale-:'' Devo temporeggiare. Se glielo dico subito è capacissima di andare a chiedere conferma al suo Ryan e chissà che cosa combina. E nel frattempo, studio un modo per confessarle la verità... e non le farà granchè piacere.''

John gli sorrise per confortarlo e si sedette sul letto vicino a lui passandogli una mano tra i capelli. Sherlock chiuse gli occhi, lasciando che quella mano abbronzata risaltasse sulla sua pelle pallida come la neve. Ogni volta che sentiva la mano di John a pelle si sentiva maggiormente rilassato, ogni carezza era un balsamo.

''Va tutto bene... ''- lo rassicurò John-:'' non sarà facile, ma troveremo una soluzione.''

''Allora, c'è qualche novità?''- chiese Kitty. Aveva passato maggior parte della giornata sulla pista di pattinaggio dietro la baita con alcune amiche. Indossava ancora il berretto di lana bianco, un maglione a collo alto nero, una gonna che le arrivava fino al ginocchio pieghettata bianca.

Era proprio la domanda che temevano la piccola Holmes avrebbe posto loro.

''Forse...''- rispose il fratello-:'' non vorrei sbagliare, ma credo che la morte di Myaya sia legata a quella di un altra sciatrice che era qui per gareggiare in un campionato tre anni fa. Si chiama Marienne Olsen.''

Kitty aveva notato che Ryan e quella ragazza portavano lo stesso cognome, ma dal momento che il fratello non sopportava ne di dire ne di sentire ovvietà lasciò perdere il cercare di farglielo notare.

''Un incidente?''- chiese Kitty bevendo una tazza di cioccolata calda.

''Non per l'assassino. Guarda caso quella poveretta contro chi gareggiava il giorno della sua morte? Myaya Collins.''- rispose John. In fin dei conti non le stavano mentendo: le stavano dando una parziale verità, il resto, a detta di Sherlock, voglio vedere se riesce a capirlo da sola.

''Io e John cercheremo di indagare più a fondo nell'omicidio della tua compagna di corso. Tu vai in giro a chiedere più notizie riguardo a quell' incidente.''

Kitty lo guardò con due occhi a pesce lesso. Davvero suo fratello pretendeva di riuscire a fare luce addirittura su un potenziale caso di omicidio avvenuto tre anni fa? Era un impresa impossibile.

''La mia parola preferita.''- disse Sherlock leggendole nel pensiero. In quel momento videro Ryan che si dirigeva verso il loro tavolo e Sherlock s'incupì ad un tratto.

''Mantieni la calma...''- disse John stringendogli un polso, abbastanza forte che Sherlock lo sentisse ma non abbastanza da far sentire anche Catherine-:'' se adesso rendi pubblica la verità e questo tipo si agita chissà che cosa sarebbe capace di fare.''

''Ciao Kitty.''- la salutò il ragazzo.

Kitty diventò improvvisamente rossa e felice allo stesso tempo: erada quando aveva messo piede a Londra e lo aveva visto all' università che sperava di poter scambiare qualche parola con quel ragazzo, quello che sembrava uscito da una favola ed era la seconda volta in due giorni che le rivolgeva la parola.

Oh no, ho ancora i capelli in disordine!!! pensò la ragazza agigustandosi il berretto alla meglio per non sembrargli troppo trasandata.

''Ciao Ryan...''- balbettò la ragazza. Sentiva che il cuore le batteva talmente forte che per un attimo pensò che glielo stessero per strappare dal petto per giocarci a pallavolo.

'' Respirazione nervosa... battito accellerato... pupille spaventosamente dilatate....''- analizzò Sherlock-:'' mi dispiace sorellina, ma ho ragione io: l'amore è uno svantaggio pericoloso che ti impedisce di agire e pensare come una persona razionale.''

Ryan prese una sedia vuota dal tavolo vicino a quello dove sedevano Kitty, John e Sherlock e si sedette con la ragazza-:'' Senti mi chiedevo... se ti andasse di venire a fare un giro sulla funicolare con me domani.''

A Kitty sembrava di volare: non solo le stava parlando ma le stava addirittura chiedendo di uscire.

Raggiante gli rispose-:'' Mi sembra un' idea...''

''... assolutatamente perfetta!!! Va pure Kitty, vai.''- concluse Sherlock sotto lo sguardo grato della sorella e quello confuso di John.

''Avanti, parla. Cosa c'è che non va?''- chiese Sherlock seduto sulla sedia che c'era nella loro camera dopo dieci minuti buoni che l'amico lo fissava.

''Come sarebbe a dire... cosa c'è che non va?''- lo aggredì John-:'' hai dedotto che quel tizio con cui domani Kitty esce è uno spietato assassino. Perchè non glielo hai impedito?''

''Mi servono semplicemente altre prove concrete per incastrarlo. Il viso di Myaya era letterlalmente pietrificato dalla paura quando l'abbiamo ritrovata cadavere. Voglio scoprire che cosa l'abbia terrorizzata fino a quel punto.''- rispose Sherlock.

''E di grazia, Kitty cosa c'entra in tutto questo?''- chiese ancora John.

Sherlock sbuffò annoiato. Come faceva a non arrivarci da solo? Eppure era talmente semplice.

''Mi pare ovvio: se la chiave del mistero si trova in quella camera, mi serve che Ryan se ne stia fuori dai piedi per un bel po' e quest'invito non poteva capitarmi più a fagiolo di così. E se ti stai chiedendo come mai non abbia detto tutto a Kitty e non le abbia chiesto di tenerlo fuori dalle scatole con un pretesto o una scusa.... semplicemente perchè non voglio metterlo in allarme, potrebbe sospettare qualcosa e cancellare ogni possibile indizio che potrebbe portare alla verità.''

John scosse la testa rassegnato: il suo coinquilino era un mago a manovrare le persone e fargli fare quello che voleva senza che queste se ne accorgessero, e l'aveva capito a spese sue.

''Sei un essere diabolico, sai?''- disse John perdendosi in quei due occhi azzurri paragonabili a pezzi di ghiaccio-:'' saiche quando la tua dolce sorellina capirà che l'hai usata per distrarre il tuo uomo, ti romperà la testa vero?''

''Ti sembro il tipo che si fa mettere i piedi in testa da una donna?''- chiese Sherlock con una punta di malizia nella voce.

Sherlock infatti non si era mai fatto mettere i piedi in testa da una donna, eccetto una. Ma Irene Adler non era una donna.

Lei era la Donna.

''Non c'è pericolo maggiore di una donna ferita in amore e che si accorge di essere stata usata. Rammentalo bene.''- lo avvertì John-:''Però c'è una cosa che non mi convince.''

''So a che cosa ti riferisci... perchè questo ragazzo si è improvvisamente interessato a Kitty se prima d'ora non gliene è mai importato niente?''

Inutile dire che Sherlock avesse ragione anche su questo, ma onestamente... qualcuno poteva avere dei dubbi sul fatto che Sherlock Holmes potesse non avere ragione su qualcosa?

''La risposta è semplice, ce l'ha detta proprio lui...''- rispose Sherlock alla domanda che John non aveva avuto il tempo di porgli-:'' è un accanito fan del tuo blog, quindi è perfettamente a conoscienza del fatto che questo caso mi avrebbe appassionato e che avrei indagato, sa di piacere molto alla mia sorellina e quindi spera di poterla circuire e che Kitty ci convinca che il ragazzo sia al di sopra di qualunque sospetto.''

John si sdraiò sul letto accanto a Sherlock borbottando-:'' Che vigliacco... se Kitty non gli rompe il setto nasale o non lo fai tu, glielo spacco io.''

Più che altro era preoccupato per l'incolumità della ragazza: se fosse stata sua sorella, non sarebbe stato tranquillo nemmeno un po' a lasciarla da sola, in compagnia di qualcuno che aveva ucciso una ragazza.

''Ti posso assicurare che non corre alcun pericolo.''- lo rassicurò il CI intuendo i suoi pensieri-:'' come ti ho gia spiegato, Kitty è l'unica persona capace di poterlo tenere fuori dal mio campo d'indagine, peccato che non sappia di esserci gia dentro. Non la toccherà, vedrai.''

John sperava vivamente che avesse ragione: ma sapeva anche che se quel tizio si fosse azzardato a sfiorarla con cattive intenzioni se ne sarebbe pentito amaramente. Eppure vedeva nei suoi occhi l'angoscia, quegli occhi azzurri, ghiacciati e meravigliosi... avrebbe dato qualsiasi cosa per togliergli quell'angoscia.

''Forse un modo c'è...''- pensò John prendendo il viso di Sherlock tra indice e pollice, avvicinandolo al suo viso-:'' hai qualcosa sulle labbra, te lo tolgo.''

Sherlock non fece la minima resistenza quando l'amico lo baciò, socchiuse gli occhi e lasciò che il respiro di John penetrasse nel suo corpo. L'investigatore portò le proprie mani sulla sua camicia e inziò a sbottonarla portando alla luce una pelle che avrebbe fatto sembrare più abbronzato perfino Edward Cullen.

John gli afferrò i polsi e li spinse con forza sul materasso in modo che non potesse muoverli, senza smettere di esplorare la bocca dell'amico con la propria lingua.

Passarono dieci minuti buoni in queste condizioni, e quando finalmente le loro labbra si separarono respiravano entrambi affanosamente.

''Grazie''- disse Sherlock sorridendo.

''Non c'è di che.''- sorrise John a sua volta.

La mattina dopo, Sherlock e John si appostarono in un corridoio che dava sulla stanza di Ryan. Alle otto precise videro arrivare Kitty con una tuta da sciatrice rosa confetto. Dalla camera uscì un ragazzo moro, alto e muscoloso che indossava una giacca marrone in tinta con i pantaloni e sotto una maglione nero.

I due ''fidanzatini'' si allontanarono. John era preoccupato.

''Te lo chiedo per l'ultima volta, è sicuro che Kitty non corra pericolo?''

''Ma scherzi?''- chiese Sherlock divertito-:'' io mi preoccuperei di più per Ryan, e di quello che gli farà la mia sorellina quando scoprirà che l'ha usata. Non farti ingannare, sotto quel faccino adorabile si nasconde la piccola aiutante del diavolo.''

John lo guardò scioccato-:'' Ma se è una ragazza dolcissima.''- certe volte si chiedeva se Catherine e Sherlock fossero veramente fratelli.

Ora era il turno di Sherlock di essere sorpreso, e mentre apriva la porta della camera di Ryan con un duplicato che aveva creato disse-:'' Stiamo ancora parlando della stessa ragazzina che a nove anni ha tagliato le gomme della moto a Mycroft perchè ci era passato sopra il suo yo-yo, e che a cinque mi ha liberato una colonia di formiche rosse in camera perchè l'ho fatta accidentalmente cadere in uno stagno pieno di ranocchi?''

John era completamente sconvolto: possibile che una ragazzina così dolce e carina fosse un tipo così vendicativo?

Una volta entrati nella camera poterono constatare che le camere del rifugio si assomigliavano tutte: anche qui c'era un letto vicino alla porta finestra, uno scrittoio, un armadio a muro e un piccolo bagno incorporato.

''Rinfrescami la memoria su cosa stiamo cercando.''- chiese John inziando a curiosare nei cassetti e nel cestino della spazzatura. Sherlock si diresse verso la stanza da bagno rispondendo-:'' Qualsiasi cosa possa provare senza ombra di dubbio che Ryan ha tolto di mezzo Myaya, e la spiegazione al perchè il suo volto fosse contratto dalla paura. Oh mamma....''

''Che c'è?''- chiese John raggiungendolo. Nel bagno c'era un lenzuolo attaccato sulla finestra, e nel mobiletto del bagno c'erano un proiettore e una paio di casse wireless, e la foto di una ragazza di circa sedici- diciassette anni con grandi occhi scuri e capelli riccioluti neri, su uno sfondo bianco. Decisamente la foto del necrologio.

''Hai capito... ingegnoso il ragazzo. Ha piazzato il proiettore con la foto della sorella sopra la doccia in modo che l'immagine fosse proiettata sul lenzuolo, in modo che Myaya credesse di vedere il fantasma della rivale in quella gara.''- spiegò Sherlock, poi azionò le casse.

Tu mi hai uccisa e distrutto la mia giovinezza, ma quel che sono io lo devi essere anche tu.

Dalle casse era uscita una voce femminile, spettrale che fece accapponare la pelle al medico.

Intanto di ritorno alle piste da scìì, Ryan e Kitty si stavano dirigendo alla tavola calda dopo una mattinata sulla neve.

Kitty era felicissima di poter passare un po di tempo con l'amore della sua vita, incurante di quello che stava per capitarle.

''Certo che tuo fratello è strano...''- le disse Ryan-:'' non ha paura a lasciare uscire la sua sorellina con un perfetto sconosciuto? E poi a volte fa dei discorsi strani... gli hai parlato di me per fargli sapere dove lavoro, vero?''

''Certo che no, ha dedotto tutto da solo''- rispose la giovane con un sorriso smagliante-:'' è vero a volte sembra mezzo matto, ma è una persona splendida. Quando ero piccola, i nostri genitori erano sempre in giro per il continente per lavoro e lui e Mycroft sono stati dei sostituti genitori splendidi. Lo conoscerai meglio e vedrai che imparerai ad apprezzarlo, sia lui che John.''

E di questo ne era sicura.

''Eccoli.''- disse Ryan. Kitty salutò il fratello e l'amico gioiosa, aveva così tante cose da raccontare loro per renderli allegri come lei.

Il fratello la guardava serio come non mai, e Kitty non se lo spiegava.

''Sherl, tutto bene?''- chiese la ragazza.

Sherlock annuì pensieroso, mentre Ryan guardava i due Holmes e il medico con uno sguardo ansioso. Qualcosa lo preoccupava e non c'era bisogno di essere Sherlock Holmes per capirlo.

''Kitty, ascolta...''- disse John-:'' ti dobbiamo dire una cosa importante... te la dovrebbe dire lui...''- qui si riferiva sia al fratello che a Ryan-:'' ma te la dico io, per dei motivi che poi capirai.''

John la condusse via, verso il bar con la scusa di offrirle una cioccolata calda, mentre Ryan invitò Sherlock a seguirlo nella propria camera.

Una volta in camera, il ragazzo si sedette sul proprio letto, mettendosi le mani tra i capelli con un espressione disperata consapevole che il suo piano era miseramente fallito.

''Sei stato tu ad uccidere Myaya, vero? Volevi vendicarti di tua sorella Marienne morta in una tragica fatalità, su queste piste, nelle vicinanze di questo albergo.''

Ryan sorrise divertito-:'' Tragica fatalità... questa si che è buona. Detective, sa che per sciare più facilmente sugli scìì si applica una particolare sostanza? Mia sorella la metteva con regolarità, sapeva bene che troppa... sarebbe stato pericoloso, la neve sarebbe stata molto scivolosa...''

''... e fermarsi senza rompersi qualcosa sarebbe stato impossibile.''- concluse Sherlock-:'' Myaya voleva vincere il campionato di sport invernali ad ogni costo, e ha pensato che alterando un po' la sostanza che tua sorella metteva sempre sugli scii si sarebbe rotta qualcosa, ma ha esagerato.''

''E la mia Mary ci ha rimesso la vita. Io ero appena arrivato a Londra da Cardiff, quando mia sorella è partita per la Svizzera ed è morta. Tutti mi dissero che probabilmente aveva avuto un eccesso di fiducia nelle proprie capacità, ma io non ci ho mai creduto e non ci crederò mai.

Indagai, mi presi delle ferie dal mio primo lavoro, per venire in Svizzera a indagare, mi ci volle un anno per trovare un testimone.''- continuò Ryan pieno di odio.

''Ma non avevi prove contro di lei, solo la tesiomonianza di qualcuno che aveva visto di sfuggita Myaya applicare qualcosa sugli scii di tua sorella, sapevi che nessun tribunale ti avrebbe dato retta e hai deciso di farle giustizia da solo.''- ipotizzò Sherlock. Era sicuro che le cose fossero andate in questo modo.

Il racconto continuò-:'' La cercai in Svizzera ma dal giorno in cui vinse il torneo era sparita misteriosamente.''

''Fino a quando non la vedesti alla London University pochi giorni fa.''- aggiunse Sherlock-:'' l'hai avvicinata con una scusa e l'hai convinta ad organizzare una settimana in Svizzera. Volevi che morisse dove è morta Marienne. Il resto non importa che te lo spieghi, giusto?''

Ryan sospirò-:'' Ero convinto che bastassero i sentimenti di Kitty a tenermi fuori da qualsiasi sospetto...''

''Gia, ma io non sono mia sorella.''- rispose Sherlock-:'' eri nel mio raggio d'azione prima che tu iniziassi a interessarti a lei. Le ho sempre detto che l'amore è un sentimento irrazionale dunque deprecabile, ma non ha mai voluto darmi retta. Come vedi avevo ragione io. L'amore per tua sorella ti ha completamente irrazionalizzato fino a spingerti a compiere il peggiore dei reati.''

''Forse. Forse ha ragione lei...''- disse il ragazzo alzandosi e prendendo dal cassetto dello scrittoio una pistola, probabilmente la stessa con cui aveva sparato alla ragazza giorni fa, puntandola contro l'investigatore-:'' ma lei mi lascerà andare.''

Sherlock sorrise divertito-:'' Non penserai davvero che basti minacciarmi di morte per convincermi a chiudere un occhio con le forze dell'ordine vero? A quest'ora mia sorella sa chi sei veramente, lo sa John... anche se io muoio uno dei due ti farebbe finire in galera.''

Ryan era sul punto di mettersi a piangere-:'' Forse... ma in galera non ci vado.''

Tolse la sicura all'arma e...

SBANG!!!

La porta si spalncò all'istante e sulla porta apparvero John e Kitty, entrambi con il fiatone.

''Sherlock, tutto bene?''- chiese John terrorizzato.

''Chi, io? Si, sto bene...''- fece Sherlock. La pallottola aveva centrato l'armadio e Ryan era svenuto sul pavimento-:'' quando ha capito che uccidermi non sarebbe servito a nulla per evitare la galera, ha tentato di spararsi ma sono riuscito a deviare il colpo.''

John prese il polso del ragazzo e disse-:'' Ha perso i sensi.''

Kitty guardava il ragazzo che fino a pochi minuti fa gli pareva l'angelo più bello del mondo e che ora ai suoi occhi era solo un vigliacco assassino che aveva cercato di servirsi di lei solo per poter evitare il carcere, aveva usato lei, i suoi sentimenti, il suo amore... tremava dalla rabbia, sensazione mai provata fino ad ora.

La polizia svizzera non si fece attendere e portarono via il ragazzo in manette. All'uscita dal rifugio c'erano i due Holmes e John che fissavano il ragazzo con espressioni diverse: Kitty furiosa, John nauseato e Sherlock con la sua solita espressione di totale indifferenza.

Ryan si voltò verso Kitty e le lanciò uno sguardo che diceva-:'' Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi.''. Forse Kitty aveva sentito il suo pensiero come se lo avesse detto ad alta voce e chiese agli investigatori di fermarsi un attimo, di darle il tempo di salutarlo. La ragazza si perse un attimo nei suoi occhi scuri ambrati e meravigliosi, e gli sfiorò il viso con una mano...

SCIAFF!!!

Gli mollò un violento schiaffo in presenza a tutti, senza vergognarsi ne preoccuparsi che una signorina certi gesti non dovrebbe nemmeno ardire a pensarli, ma quando è troppo è troppo.

Sherlock e John la guardarono con due occhi stralunati. Sherlock aggiunse-:''Questo lo sentirà domani.''

John lo smentì-:''Per me lo sente fin da ora.''

Quando lo portarono via il fratello e il medico la raggiunsero-:'' Bel gancio.''

''Era un diretto.''- borbottò la ragazza-:'' se ora mi saltate fuori con la stessa storia di mamma e Mycroft Non sono cose da signorina inglese!...''

''No, hai fatto bene. Se io fossi stato in te...''- le disse John, ma lei lo zittì.

''Gli avresti rotto l'osso del collo come stavi per fare con Sherlock un po' di tempo fa e ora ci sarebbero due persone che amo in galera.''- concluse-:'' ma non temete, anche se ora mi pare che il mondo sia crollato su di me, mi rialzerò.''

Sherlock sorrise.

Tutta suo fratello. Buon sangue non mente. Poi propose-:''Sciamo?''

''Sei ansioso di sbattere ancora la faccia sulla neve?''- lo prese in giro la sorella.

''L'ultima volta che siamo venuti in montagna e tu eri una bimba ho battuto tuo fratello in una gara si scii o mi sbaglio?''- ribattè il CI con un aria furbetta sul viso.

''Nostro fratello, Sherl.''- disse Kitty-:'' Sherlock, Mycorft è nostro fratello: mio e tuo. E gia che ci siamo, giusto per la cronaca, l'unico motivo per cui l'hai battuto è perchè all'improvviso è saltato fuori un leprotto davanti a lui e ha perso l'equilibrio. Ha passato il resto delle vacanze a letto con una gamba e un piede ingessato.''

''Che bei tempi erano...''- replicò Sherlock con aria sognante. Si misero a ridere tutti e tre. In quel momento arrivò una telefonata sul cell di Sherlock. Era Lestrade.

''Salve Ispettore. Come va?''- chiese Sherlock mettendo in vivavoce la chiamata.

''Malissimo!!!''- fece una voce disperata che conoscievano bene dall'altra parte del telefono-:'' Torna ti prego!!! C'è un pazzo che sta rapinando tutti i luoghi pubblici di Londra: teatro, idroscalo, Macelleria, palazzetto dello sport, areoporto...''

Il detective ci pensò su e poi si decise a dire-:'' Scusa Lestrade, ma al momento mi trovo a risolvere un caso di omicidio ben più interessante. Comunque se ti interessa puoi beccarlo al centro commerciale. Se siete bravi farà il suo prossimo ed ultimo colpo la. Tante care cose.''- e riattaccò. La sorella e il collega lo guardavano scioccati, increduli che il loro Sherlock avesse appana rifiutato un caso, cosa senza la quale non poteva vivere.

''Gia risolto. Quel tipo derubava luoghi pubblici che inizavano con una lettera del suo nome, troppo deludente, un caso da quattro e mezzo. E poi sono in vacanza no?''

Kitty però sapeva che aveva rifutato il lavoro per passare del tempo con lei e John: era ancora l'adolesciente che la proteggeva dai bulli di quartiere e la persona che John Hamish Watson amava. 

  
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