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Autore: likeasong    01/02/2012    3 recensioni
Quando l'amicizia diventa amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Non ti farei mai arrabbiare più del dovuto



“Poteva venire peggio.”
“Poteva venire meglio, è tutta colpa tua.” La bambina incrociò le braccia al petto e sbuffò, facendo uscire una leggera nuvola di vapore dalle sue delicate labbra rosee. Odiava non riuscire a far bene qualcosa: lei doveva eccellere, sempre e in tutto. E quel pupazzo di neve non le piaceva per niente.
“Avanti, Beth, non lamentarti ora: ci abbiamo impiegato due ore, non possiamo fare di meglio!” L'accusato si strofinò il naso arrossato con un guanto e sistemò meglio la sciarpa di lana che portava al collo. “E fa anche freddo, se non te ne sei accorta!”
L'amica gli fece il verso e si girò, dandogli la schiena. “Certo che me ne sono accorta, Harry! E se mamma si arrabbierà con me perché diventerò malata, sarà di nuovo colpa tua! Ho addirittura rinunciato al corso di danza per venire da te oggi.” Piagnucolò e corse sotto il portico della casa, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi, che si ostinava a non voler tagliare. Iniziò a rimettere dentro lo zaino di scuola i guanti da neve e cercò un fazzoletto per cancellare le lacrime dal volto.
“Tieni.”
Beth alzò lo sguardo e vide Harry che le porgeva un fazzoletto; esitò, ma alla fine si arrese e glielo strappò di mano. “Spero che tu non l'abbia usato” disse, facendo un smorfia.
“Non oserei mai farti arrabbiare più del dovuto.” Ridacchiò, ma smise subito appena vide l'occhiata di fuoco che la bambina gli stava rivolgendo. “Va bene, non irritarti. La prossima volta me lo farò da solo un pupazzo di neve!”

***

Beth era in camera che stava riascoltando la base per il saggio del giorno dopo: doveva ricordare ogni singola nota, perché solo così sarebbe riuscita a non dimenticare i suoi passi.
“Forse sto sbagliando.” Spense la base e si sdraiò sul letto. “Seguirò semplicemente la musica, senza troppi pensieri per la testa. I passi li so, sono due mesi che mi esercito solo su questa coreografia e ormai il mio maestro è perfettamente convinto che la faccia alla perfezione.” Sbuffò, facendo sollevare un ciuffo di capelli che le era accidentalmente sfuggito dalla coda di cavallo. “Dovrei anche smetterla di parlare da sola.”
Un leggero toc-toc sulla porta la risvegliò dai suoi pensieri. “Avanti.” Probabilmente era sua madre. Vedendo che nessuno entrava, ripetè. “Ho detto avanti.” Scese dal letto e si avviò verso la porta per aprirla: nell'esatto momento qualcuno dalla parte opposta fece l'identico gesto.
A Beth mancarono le parole, semplicemente si gettò tra le braccia dell'ospite.
“Quanto affetto!” esclamò Harry, rimanendo un attimo fermo.
“Stai zitto e abbracciami!” Non vedeva quel ragazzo da cinque mesi, dato che era partito per un tour con la sua band, famosa ormai in tutto il mondo, e si erano sentiti nei rari momenti liberi che avevano avuto. “Quando sei arrivato?” chiese Beth, allontanandosi -a malincuore- da quella stretta.
“Giusto pochi minuti fa e sono corso subito da te: sono o non sono fantastico?” disse, spostandosi una ciocca di capelli ricci che gli era finita sugli occhi e appoggiandosi allo stipite della porta, cercando di mettere sul suo volto un'espressione sexy.
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Sei sempre il solito, Styles!” Non l'avrebbe mai ammesso, ma quel gesto infuse al suo cuore un calore immenso e sentì il suo battito aumentare, forse anche troppo.
“Comunque, fuori nevica e io non sono qui per stare in casa. Prendi la tua tuta da sci e andiamo in giardino. Non accetto scuse”
“Sei tornato per darmi ordini e farmi arrabbiare?”
“Non oserei mai farti arrabbiare più del dovuto.”
Beth sorrise dolcemente, ricordando che quella frase lui l'aveva già pronunciata quando avevano poco più di dieci anni: quante cose erano cambiate da allora.

Erano sdraiati in giardino, sopra una coltre di neve, da più di mezz'ora.
“Secondo te, Beth, perché non ci sarà mai un fiocco di neve uguale all'altro?”
Harry teneva il viso rivolto verso l'alto, mentre piccoli granelli di neve andavano a posarsi sopra e si scioglievano nel giro di un millesimo di secondo. Aveva il naso e le guance rosse per il freddo. I suoi occhi però, i suoi occhi erano sempre gli stessi. Erano di quel verde, quel verde che trasmetteva calore appena Beth aveva l'occasione si specchiarsi dentro, quel verde che la faceva sentire in un porto sicuro. Ma la ragazza provava queste sensazione solo con attimi fugaci, rubati e imbarazzanti: non aveva il coraggio di reggere quello sguardo, che mai nel corso degli anni era cambiato.
La ragazza aprì la bocca per rispondere alla domanda del riccio, ma venne bloccata in partenza. “No, Beth, lo so che succede perché le molecole dell'acqua, raffreddandosi, si sistemano ogni volta in maniera diversa. Qualcosa delle lezioni di biologia del professor Smith mi è rimasto.” Si voltò e le sorrise. “Era solo rimasto incantato da questi fiocchi e mi chiedevo se dietro non ci fosse una qualche magia.”
Beth ricambiò il sorriso timidamente. Se solo avesse avuto il coraggio di prendere la parola: quella volta non avrebbe voluto rispondere in modo saccente, come faceva sempre. Si era stufata di essere quella che sapeva sempre tutto, sapeva fare tutto e non sbagliava mai niente. Per tutta la vita, era sempre stata vista sotto quella luce: ma era andata così solo perché non voleva deludere i suoi genitori. In realtà, tutto ciò che aveva fatto in quegli anni sembrava in poco tempo non importare più nulla, tutti gli sforzi sembravano vani. Solo una cosa la salvava sempre: la danza.
Forse.. forse anche Harry?
“Hai perso la parola? È per questo che sta nevicando?” Il ragazzo ridacchiò e la strinse in abbraccio. “Hai paura per domani?”
Beth scosse la testa e si accoccolò meglio sulla spalla del suo amico, per poi posargli una mano sul petto. “Verrai a vedermi?”
“Sono tornato apposta.” sussurrò Harry, lasciandole un delicato un bacio tra i capelli.

***


Aveva le mani sudate. Ma ormai il peggio era passato.
Era riuscita ad esibirsi senza la minima esitazione e, duranti i tre lunghi minuti del pezzo, era anche riuscita ad incrociare gli occhi di Harry che, in prima fila, la guardava, restando rigido sulla propria poltrona: Beth ci avrebbe scommesso che fosse più agitato lui di lei.
Dietro le quinte la situazione si stava acquietando: fino a pochi minuti dopo le varie esibizioni c'erano state ballerine che correvano da una parte all'altra alla ricerca dei proprio maestri. Beth era rimasta seduta su una scomoda sedia di legno, che non era neanche nelle migliori delle condizioni, rischiando così -ogni volta che si muoveva- di rovinare i collant che ancora portava addosso. Ora regnava quasi un silenzio inumano, rotto solo da qualche sospiro o singhiozzo.
Strofinò le mani l'una contro l'altra, sperando di allontanare l'ansia: ora, sì, che era agitata. Dai risultati di quel saggio dipendeva il suo futuro. Aveva bisogno di classificarsi almeno terza per aver la possibilità di ricevere una borsa di studio per poter frequentare la Juilliard, scuola che sognava fin da bambina.
Un ticchettio sul pavimento di legno le fece alzare il volto e vede passare di fronte a sé una signora con una crocchia nei capelli e il viso tirato, quasi inespressivo. Teneva nelle mani un foglio e Beth ricordò di averla vista tra i membri della giuria. Una fila di ragazze iniziò a seguire la signora e Beth si unì a loro, ritrovandosi poi davanti ad una bacheca. Con una calma estenuante, il giudice prese una puntina dalla tasca e la premette sul foglio, attaccandolo al pezzo di legno; si girò e ci fissò una ad una. “Buona fortuna.” disse semplicemente, per poi allontanarsi, più veloce di come era arrivata.
Fu questione di pochi secondi e Beth si ritrovò schiacciata in mezzo ad altre decine di ballerine che cercano di scorgere il risultato. Senza rendersene conto si ritrovò di fronte al foglio che avrebbe indirizzato la sua vita e, decidendo di non dare libero sfogo all'ottimismo, iniziò a leggere dal fondo, cercando di trovare il proprio nome. Il dito saliva lungo l'assurda fila di concorrenti e iniziò a mordicchiarsi le labbra. Era già giunta alla posizione numero dieci e ancora niente. Il cuore iniziò a battere forte e sentì la vista offuscarsi: finalmente il suo indice incontrò il suo nome. Era arrivata seconda. Non riusciva a crederci: aveva una borsa di studio. Senza pensarci si allontanò dalla massa di ragazze e corse verso le quinte. Prese velocemente le sue cose e si cambiò, non facendo neanche caso a cosa faceva.
Corse fuori e spinse la porta d'accesso riservata a loro: Harry era lì davanti che l'aspettava, nel piccolo cortiletto che circondava l'edificio. Cercava di ripararsi dalla neve, nascondendosi sotto un albero. Beth sorrise: non avrebbe risolto molto facendo così. Avanzò a passo veloce verso di lui. Harry la vide e spalancò le braccia. “Sei stata bravissima, qualunque sia stato il risultato.” Fecero un piccolo giro su se stessi e poi la appoggiò a terra.
“Sono arrivata seconda.”
“Come? Non prima?”
Beth ridacchiò. “Va bene lo stesso: avrò la mia borsa di studio.”
Non ebbe tempo di finire di dire la frase che si ritrovò le labbra di Harry attaccate alle sue. Rimase un attimo ferma, non riuscendo a capire che cosa stesse succedendo. Sentì che il ragazzo si stava per allontanare, forse reso insicuro dalla sua immobilità, così mise una mano fra i suoi soffici capelli, resi umidi dalla neve, e si avvicinò al suo corpo.
Sentiva un dolore piacevole a livello dello stomaco: forse le farfalle che per tanto tempo aveva cercato di tenere chiuse, si stavano finalmente librando, felici anche loro come lo era adesso Beth.
Sorrise leggermente e si staccò da Harry, facendo però scontrare le loro fronti. Si fissarono per un tempo indeterminato negli occhi, mentre la neve attorno a loro continuava a scendere silenziosamente, ovattando qualsiasi rumore.. o forse erano loro che in quel momento si trovavano nella loro bolla privata e nessuno al mondo avrebbe potuto farla scoppiare?
“Scusami, era da tanto che volevo farlo.” Bisbigliò Harry, accarezzando con il pollice la sua guancia.
Beth rabbrividì a quel contatto e lo strinse ancora di più a sé. “Avevo paura che non l'avresti mai fatto.”
Non ti farei mai arrabbiare più del dovuto.



dalma's corner
Salve gente!
Forse qualcuno già mi conosce, perchè c'è una mia storia in questo fandom che ogni tanto torna alla luce.. ma, ahimè, tra impegni vari non trovo mai tempo di andare avanti.
Comunque, nonostante per domani io avrei un'interrogazione, dovrei concludere entro il mese una tesina ect., non sono riuscita a stare lontana da Word. Tutta colpa della neve -che io amo follemente- e del fatto che oggi fosse il compleanno di quel def..ehm famosissimo Styles.
In realtà, tutto subito non volevo pubblicarla, considerato l'obbrobrio che ne è uscito, però mi son detta "vabbè, dalma, ormai hai sprecato un pomeriggio." e così eccomi qua.
Spero che mi farete sapere che cosa ne pensiate, mi farebbe davvero piacere.
Lots of love,
Dalma.

p.s. Se qualcuno avesse twitter e volesse seguire i miei scleri quotidiani, ecco il mio nome @_iwantcookies
(:
  
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